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Autore: Britin_Kinney    08/09/2012    2 recensioni
Merlin detesta i comportamenti di Arthur, ma deve scegliere, imparare ad accettare questi suoi atteggiamenti o aiutarlo a cambiare, evitandogli compagnie sconvenienti e bravate che potrebbero costargli la vita.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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I Hate (Love) You.



Merlin prese tra le dita il cellulare che aveva appoggiato sulla scrivania. Bevve un altro sorso di the alla menta e lesse il messaggio che arrivando gli aveva praticamente fatto vibrare le ossa.
Quel maledetto telefonino...
Tolse il blocco e controllò.
Era Arthur, già, quel coglione di un asino! Odiava i suoi compagni per aver scelto alla velocità della luce i loro compagni per la ricerca, lasciando fuori lui e quel Pendragon idiota.
Chiuse gli occhi un attimo per tentare di calmarsi: solo il nome dell'asino gli faceva salire i nervi. E quando Merlin si innervosiva non era un bene neanche per se stesso. 


"Ehi, Dumbemrys come va la ricerca?"

Ma che cazzo, perchè doveva chiamarlo 'Dumbemrys'? Non che avesse qualcosa in contrario con Dumbo, però! Solo perchè aveva le orecchie un po' più grandi della media non c'era bisogno di sfotterlo e inventare nomignoli idioti!
Cercò di non lanciare il cellulare dalla finestra e scrisse la risposta:

"Va benissimo, come mai te ne preoccupi?" 

Premette 'Invio' e sbattè con tutta la forza -il che era un tutto dire- che aveva in corpo il cellulare sul tappetino del mouse.
Il telefono si spense per l'intensità dell'impatto, un Samsung era piuttosto delicato e questo Merlin lo sapeva bene, però non sopportava quel telefono per il solo fatto che nella sua memoria ci fosse il nome di quel... messaggio.
Merlin afferrò di nuovo il cellulare scocciato più che mai.

"Te l'ho chiesto perchè mentre tu sei lì a scrivere e contorcerti il cervello, io me la sto spassando con due ragazzi mori. Volevo sapere se la ricerca era eccitante come quello che sto facendo io... Visto come sono buono?"

Ah, altro piccolo dettaglio, Arthur era Gay. Anche Merlin lo era, certo, ma non era così appariscente ed evidente! Insomma... Arthur ce l'aveva scritto in fronte! 

"Sono contento che ti stai divertendo. E comunque sì, la ricerca è interessantissima!"

Certo, tsè, e i maiali volano.
Merlin poggiò per l'ennesima volta il telefono sul tavolo, si era ripromesso che l'avrebbe spento, ma poi sarebbe stato in pensiero per quel coglione! Quindi doveva per forza lasciarlo acceso, dopo quello che era successo l'ultima volta, poi!

Arthur lo aveva chiamato nel cuore della notte. Oh, non avrebbe potuto scegliere notte migliore, è chiaro, il giorno dopo c'era l'esame di chimica e quello di tedesco.
Che dire? Lo odiava!
Biascicava per telefono che gli serviva il suo aiuto.
A malincuore Merlino aveva lasciato le calde coperte e preoccupato - perchè, sì, lui l'aveva un cuore a differenza di qualcun altro - si rivestì in fretta. Entrando nel locale dove sapeva sarebbe andato Arthur quella sera, lo vide in mezzo a due ragazzi che lo tenevano su, più di una volta aveva rischiato di scivolare.
"Grazie, lo riporto io a casa" aveva sorriso a quei due ragazzi e lo aveva trascinato in macchina.
Una volta in auto Arthur aveva cominciato a sorridere come un'idiota. "Grazie, Dumbemrys" Merlin lo aveva guardato male.
"Non chiamarmi più così, o giuro che apro lo sportello e ti faccio rotolare per la strada" Arthur aveva riso, Merlin si era fermato davanti casa Pendragon.
"Non credevo che saresti venuto, mi conosci solo da due settimane" Merlin si morse il labbro inferiore.
"Due settimane sono state sufficenti per capire che sei un coglione che ne combina una dietro l'altra e che di conseguenza hai sempre bisogno del mio aiuto" Arthur rise ancora, si avvicinò piano a lui.
"Che cosa fai?" chiese Merlin allontanandosi dal suo viso.
"Volevo ringraziarti" bisbigliò prima di lasciargli un bacio sulle labbra. Merlin deglutì e lo vide scendere dalla macchina ed entrare in casa.
Il mattino dopo, ovviamente, non si era presentato in classe, perdendo così due importanti esami. Asino.

Da quel giorno ogni volta che Arthur usciva, lui teneva il cellulare acceso, stava sveglio fino a tardi e ovviamente, era in ansia.
Si teneva occupato scrivendo e leggendo o magari guardando un film, chiamando Morgana e Gwen, le sue migliori amiche fin dalle elementari. Fumava come un matto per tenersi sveglio.
Quando pensava che fosse trascorso abbastanza tempo, guardava l'orario, se superate le quattro Arthur non aveva chiamato allora voleva dire che era ancora vivo e non aveva fatto una delle sue solite stronzate.
Con un po' di difficoltà Merlin riusciva a prendere sonno. Per poi affrontare la giornata scolastica quando il deficente usciva nei giorni feriali. Fortuna che le volte in cui si permetteva di uscire in mezzo alla settimana erano rare o a Merlin sarebbe venuto una specie di ictus e avrebbe ucciso l'asino nel bel mezzo della lezione, oppure una crisi isterica. In ogni caso, Arthur non ne sarebbe uscito vivo.
Con questo pensiero rilesse ciò che aveva scritto: una ricerca sulla guerra di secessione.
Apportò le ultime modifiche e la corresse per intero.
Firmò Merlin Emrys. Poi le dita si fermarono come d'incanto, sembrava soppesassero anche loro se firmare o no anche con il nome di Arthur... Alla fine per la sua sconfinata bontà vinse e scrisse anche Arthur Pendragon. Stampò la ricerca e poi spense il computer, andò in cucina trascinando il cellulare con sè (ovvio) acceso (sicuro) modalità normale (per forza).
Lo appoggiò sul tavolo di legno chiaro e andò verso la macchinetta del caffè.
Aspettò che quel vecchio aggeggio decrepito si riscaldasse e nel frattempo picchiettava le dita sul marmo scuro.
Tintintin.
Messaggio, di nuovo.
Ovvio! Non combinava niente da due mesi! Come poteva non farlo quella sera? Il giorno prima di consegnare la ricerca.


"Ti prego, Merlino, aiutami!" 

diceva il messaggio, erano le quattro e un quarto, neanche farlo apposta!

"Sei di nuovo ubriaco?" 

Chiese indignato Merlino, la risposta di Arthur arrivò in fretta.

"No! Merlino, per favore è una questione di vita o di morte. Ti prego vieni" 

Merlin poteva quasi sentire Arthur gridare aiuto. Forse in una vita precedente l'aveva conosciuto... Magari anche in quella doveva salvargli il culo ogni santissima volta. 

"Sto arrivando, dove sei?" 

chiese Merlino evidentemente più preoccupato di prima.

"In Carlisle Street, vicino Soho... arriva subito, sto sanguinando. Ho paura Merlino..."

Il cervello di Merlin assorbì tutto con estrema lentezza.
Arthur... Arthur sanguina. Okay, devo sbrigarmi. Dove sono le scarpe? La giacca. Le chiavi?!
Uscì come un fulmine da casa, lasciando la luce accesa. Salì in macchina e sfrecciò versò Carlisle street.
Parcheggiò accanto al marciapiede, camminò a lungo incrociò qualche barbone e qualche prostituta. Ma di Arthur non vi era traccia. Fortunatamente lo trovò poco più avanti, era seduto per terra e si teneva una mano premuta sul fianco.
La schiena contro il muro, il viso contratto in un'espressione di dolore. "Arthur!" gridò Merlin precipitandosi in ginocchio accanto a lui.
"Oh, grazie a Dio sei qui" mormorò il biondo sollevato dalla presenza di Merlin "Fammi vedere..." ordinò il moro.
"No. Non voglio che..."
"Ohh, sta' zitto!" sbottò irritato togliendo la mano dalla ferita, poco più in là scorse una bottiglia di birra rotta.
"Chi è stato?" chiese Merlin non ottenendo risposta.
Cominciò a sollevare Arthur dal marciapiede, si passò un braccio del biondo intorno alle spalle e cominciò il lento cammino per l'auto. Non appena lo sdraiò nei sedili posteriori, sincerandosi che fosse al sicuro, salì e mise in moto.
"Andiamo all'ospedale" affermò Merlin tassativamente.
"No, no. Non voglio andare all'ospedale. Portami a casa..." si lamentò "Arthur, per favore, non fare l'idiota. Tuo padre ucciderà me e te se ti riporto così a casa" Merlin sospirò dal naso pensando di essersi ficcato in una situazione suicida.
"Ma non parlavo di casa mia, parlavo di casa tua" Merlin guardò incredulo e inacidito la strada, ma poi si ricompose, provando compassione per il biondo.
"D'accordo, va bene. Però vuoi spiegarmi cosa è successo?" chiese Merlin. Arthur si premette ancor di più la mano sul fianco.
"Hai presente quei due ragazzi di cui ti ho parlato?" cominciò a raccontare.
"Sì, ce li ho presente. Che cosa ti hanno fatto?" Arthur sorrise.
"Ti stai forse preoccupando per me?" chiese il biondo "Certo che no, asino!" rispose Merlin "Voglio solo sapere come hai fatto a finire per terra, pestato e sanguinante" continuò il moro.
"Hanno provato a derubarmi" Merlin si schiaffò una mano sulla faccia "Cosa ti avevo detto delle cattive compagnie?" lo canzonò "Sì, sì... comunque hanno cercato il portafoglio. Ma solo tu ed io sappiamo dove lo tengo..." Merlin fece una smorfia disgustata: "Sì, lo so..." rispose solamente "Ecco, hanno cercato ovunque e non trovandolo mi hanno picchiato.
Uno ha spaccato una bottiglia di vetro e ha provato ad 'accoltellarmi' per fortuna il taglio non è tanto profondo. Non serviranno neanche i punti" Merlin rilassò le spalle e svoltò alla terza traversa quella per tornare, finalmente, a casa. 
Una volta arrivati fece scendere l'asino con cautela, lo guidò fino al portone di casa sua.
Prese le chiavi e provò ad aprire, ci riuscì e trascinò Arthur dentro.
Lo portò fino alla sua stanza e lo adagiò piano sul letto, gli sfilò le scarpe, il giaccone e la felpa per farlo stare più comodò, restò con solo indosso la maglietta dell'Hard-Rock, i suoi adorati jeans stinti e i suoi calzini a stelle e strisce.
"Vado a prendere il disinfettante, non muoverti" ordinò Merlin "Come vuoi" rispose Arthur.
Merlin si recò in bagno cercando disperatamente il disinfettante e del cotone idrofilo. Trovò tutto nel primo cassettino sotto lo specchio.
Tornò da Arthur.
Si avvicinò titubante e sotto lo sguardo divertito del biondo sollevò piano la maglietta.
Il taglio poteva essere profondo almeno un chicco di riso. Però sanguinava parecchio. Merlino prese il cotone e lo impregnò del disinfettante, poi con delicatezza tamponò la ferita. Vide Arthur afferrare il piumone turchese, gettare la testa all'indietro e strizzare gli occhi.
"M-mi dispiace..." tentò di scusarsi Merlin.
Dopo essersi accertato che nella ferita non ci fosse niente di sospetto e che non sanguinasse esageratamente, strappò un largo pezzo di cerotto lungo quanto il taglio e coprì la ferita. Abbassò la maglietta nera con cura.
"Buonanotte, Arthur" disse poi e fece per andarsene ma venne bloccato da un polso...
"Merlin" lo chiamò il biondo "Arthur, ti prego, ho sonno. Sono stanchissimo, voglio andare a dormire" Arthur strinse maggiormente la presa sul polso del moro tirandolo verso di lui.
"Resta qui, con me" implorò "Se dovessi sentirmi male chi mi curerebbe?" chiese pur sapendo che il peggio era stato largamente superato. "Nessuno, temo. Non posso dormire con te, chi mi garantirà che non allungherai le mani?" tentò di buttarla sull'ironico.
"Te lo sto chiedendo per favore. Resta" mormorò fissando Merlin nelle iridi, alchè il moro cedette a quello sguardo e si sdraiò al fianco del biondo: tanto il lettone di Merlin era abbastanza grande da contenere due persone.
"E..." cominciò in imbarazzò Artù guardando il soffitto "Grazie" Merlin aveva già chiuso gli occhi "Umh, umh" rispose prima di sprofondare in un sonno profondo.
Non appena fu sicuro che Merlin si fosse addormentato si avvicinò, gli tolse le scarpe con cautela e gli rimboccò le coperte. "Grazie" gli sussurrò all'orecchio prima di sentirlo mugulare e vederlo sorridere nel sonno. Arthur gli baciò la fronte e poi si rimise nella sua parte di letto. Si addormentò qualche minuto dopo. 
Witsle di Florida cominciò a riecheggiare per tutta la stanza, la buffa sveglia di Merlin... "Umm" mugulò cercando alla cieca il telefonino per spegnere quel casino.
Arthur si mosse nel sonno, di malavoglia Merlin si alzò e andando verso il bagno cominciò a spogliarsi, si ficcò sotto la doccia e cominciò a far scendere l'acqua calda, si rilassò e chiuse gli occhi.
Fare la doccia rilassava sempre i nervi di Merlin.
Chiaramente, in quel momento l'asino non voleva dimostrare la benchè minima benevolenza nei confronti dei nervi di Merlin.
Entrò in bagno con uno sbadiglio che avrebbe svegliato un rinoceronte in letargo.
Ancora sonnecchiante si mise davanti alla tazza del water e cominciò a fare pipì.
Merlin sospirò irritato, scostò un po' la tenda della doccia e fece spuntare solo la testa.
"Scusa... non è che potresti aspettare il tuo turno?" chiese sbattendo le palpebre.
"Ma non potevo trattenerla, me la stavo facendo nei pantaloni!" Merlin sbuffò ancora tirando le tende.
"Ora esci, per favore" gli ordinò.
Era pur sempre casa sua, che cavolo!
"D'accordo, d'accordo. Scusami, Merlina" lo prese in giro.
"Credevo che il mio nomignolo fosse Dumbemrys" disse acido Merlino.
"No, adesso è Merlina. Perchè trovi strano il fatto che un maschio ce l'abbia di fuori insieme a te nello stesso bagno" La testa scura di Merlin spuntò un'altra volta dal telo della doccia.
"Ho detto: Esci" Arthur alzò le mani in segno di resa.
"Come vuoi Merlina" ciò che si sentì dopo quella frase fu un gemito di dolore da parte di Arthur che aveva ricevuto il flacone del balsamo in mezzo alla schiena.
"Così impari" sentenziò Merlin.
"Non ti sopporto" fece Arthur.
"Altrettanto" rispose Merlin allungando la mano fuori dalla tenda della doccia per sbattere la porta e passare la chiave una... due volte.
Quando finì uscì con una tovaglia avvolta alla vita, sbirciò dalla porta del bagno e vide che Arthur era seduto in cucina.
Sgattaiolò in tutta fretta nella sua stanza richiudendosi la porta alle spalle.
"Il bagno è libero!" urlò sperando che Arthur lo sentisse "Oh, grazie a Dio!" commentò ironico il biondo.
"Ma vaff..."
"Dov'è il bagnoschiuma?" chiese Arthur dal bagno.
"Sul piano di marmo accanto alla doccia!" rispose Merlin.
"Dove?!" alzò la voce il biondo che non aveva capito.
Merlin sbuffò e si recò in bagno con solo indosso i jeans scuri.
Entrò e puntò il piano di marmo.
Afferrò con poca delicatezza il bagnoschiuma al miele e alla vaniglia e glielo porse ad occhi chiusi.
"Tieni!" disse acido, Arthur lo afferrò divertito osservando le sue palpebre chiuse.
Biascicò qualcosa che sembrava un 'idiota' appena sussurrato.
Merlin uscì dal bagno fiondandosi nella sua stanza.
Infilò i calzini a striscie arancioni e verdi, mise le sue nike nere, indossò una maglietta con su scritto 'cogito ergo sum' in monotype corsiva, con la faccia di Cartesio.
Arthur entrò in quel momento. Non appena vide la maglietta rise "Oh, dio! Capisco che sei un secchione, Dumbemrys, però questa maglietta fa cagare" commentò.
Sì, era tornato il solito stronzo di sempre. Alleluja...
Quello che aveva fatto la sera prima adesso non contava più.
"A proposito, non è che potresti prestarmi una maglietta? Quella che avevo ieri sera è sporca di sangue" Merlin lo guardò male.
"Certamente" rispose sbuffando dal naso.
Aprì l'armadio e gli lanciò addosso una maglietta a caso.
La tovaglia che Artù aveva avvolta in vita scivolo già dalle sue cosce, finendo sul pavimento.
Merlin si voltò accorgendosene in ritardo. Fece una faccia imbarazzata e abbastanza inorridita.
Uscì dalla stanza tra le risate di Arthur.
"E dai, Merlin, è solo un pene! Ce l'hai anche tu!" lo canzonò.
"Va' a cagare, Arthur!" rispose Merlin prima di andare a setacciare l'armadio a muro del corridoio in cerca di una maglia.
La trovò, era una maglia semplice, blu, scura, con lo scollò a V. Afferrò la giacca nera dal divano e la sciarpa blu scuro che aveva lasciato sulla poltrona la sera prima.
"Sbrigati è tardi!" lo incitò a sbrigarsi guardando l'orario.
Le sette e 20.
"Arrivo!" rispose il biondo. "Potresti prestarmi anche dei calzini?"
"Ma certo, sire!" sbottò con un sarcasmo scuro Merlin entrando di nuovo nella stanza.
Gli lanciò un paio di calzini sulla faccia che scivolarono sulla spalla del biondo.
"Ti va di lanciare le cose oggi, eh?" lo punzecchiò il biondo.
"Taci per favore, non vorrei finire sul quotidiano per tentato omicidio" detto questo prese dalla scrivania il cellulare, le chiavi della macchina, quelle di casa e la ricerca infilandole nella borsa blu con il marchio della coca-cola in rosso e bianco.
"Ok, andiamo. È tardi" annunciò "Posso almeno mettermi le scarpe o vengo con i calzini?" chiese.
"Quale parola ti sfugge della frase 'andiamo, è tardi'?" chiese il moro. Arthur sbuffò.
"Tu mi odi, non è vero?" chiese "Nooo! Ti amo alla follia" rispose Merlin.
"Davvero?" chiese Arthur sorridendo "No! E adesso sbrigati che è tardi" 
  
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