Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: My Pride    08/09/2012    6 recensioni
The sword is a heavy thing. The sword is the weight of a person's life.
Aveva giurato in lacrime che si sarebbe fatto carico anche dell'allenamento di Kuina e che sarebbe diventato più forte, in modo che il suo nome potesse raggiungere l'amica fino in cielo. Ed era stato proprio per quel motivo che aveva deciso di sua spontanea volontà di sorreggere sulle proprie spalle anche il peso della katana che le era appartenuta.
Quella katana bianca che lui aveva amorevolmente poggiato contro un pilastro di legno, muta compagna delle sue notti solitarie e cieca spettatrice dei suoi allenamenti sfiancanti, era il simbolo della promessa che aveva fatto a se stesso e alle spoglie mortali di Kuina.
[ Zoro Centric ~ No pairing, Friendship ]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Roronoa Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Until the day I die Titolo: Until the day I die
Autore: My Pride
Fandom: One Piece
Tipologia: One-shot [ 1580
parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa Zoro
Rating: Verde / Giallo
Generi: Introspettivo, Angst, Sentimentale
Avvertimenti: Missing Moment, Friendship
Una ficcy... al prompt: 11. Tagli › 12. Lama › 25. Maturità
Benvenuti al banco dei prompt: Pacchetto angst › 12. Sogno


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.

[ “The sword is a heavy thing. The sword is the weight of a person's life” ]
 
    «Merda!» Zoro imprecò contro se stesso e abbassò il bokutō lungo un fianco, passandosi un braccio sulla fronte per asciugare il sudore.
    Ormai erano ore che si allenava estenuamente e non aveva fatto nessun progresso, se non quello di rompere l'ennesimo manichino di paglia che aveva rubato dal Dojō. Il Sensei avrebbe sicuramente avuto da ridire, però, se proprio doveva essere sincero con se stesso, a Zoro non importava. Aveva passato le precedenti due settimane giù al fiume a sollevare con la sola forza della mascella un masso che era praticamente il doppio di lui, non senza cadere una volta sì e l'altra pure in acqua, rendendo vano tutto l'allenamento compiuto fino a quel momento; era poi passato ai macigni e alla meditazione, alternando in particolar modo quest'ultima all'allenamento con la katana, con la quale aveva ancora enormi lacune.
    Se qualcuno gli avesse chiesto perché faceva tutto questo o perché si massacrasse costantemente in quel modo, lui non si sarebbe nemmeno preso la briga di rispondergli, troppo impegnato in quell'obiettivo che si era prefissato. Non si allenava più solo e unicamente per se stesso, adesso. Un mese addietro, dinanzi al proprio maestro, aveva giurato in lacrime che si sarebbe fatto carico anche dell'allenamento di Kuina e che sarebbe diventato più forte, in modo che il suo nome potesse raggiungere l'amica fino in cielo. Ed era stato proprio per quel motivo che aveva deciso di sua spontanea volontà di sorreggere sulle proprie spalle anche il peso della katana che le era appartenuta. Quella katana bianca che lui aveva amorevolmente poggiato contro un pilastro di legno, muta compagna delle sue notti solitarie e cieca spettatrice dei suoi allenamenti sfiancanti, era il simbolo della promessa che aveva fatto a se stesso e alle spoglie mortali di Kuina.
    Scuotendo vigorosamente la testa per scacciare quei pensieri, Zoro gettò la spada di legno sull'erba e si lasciò cadere seduto a sua volta a gambe conserte, lo sguardo fisso sulle proprie mani, ormai piene di calli. Era stanco, affamato e le palpebre minacciavano ad ogni istante di chiudersi, ma non aveva la benché minima intenzione di interrompere a metà l'allenamento. Non era da lui. Certo, gli sembrava che fossero passati anni da quando aveva preso quegli stupidi manichini e aveva cominciato a massacrarli a colpi di katana, ma non era ancora soddisfatto degli sforzi compiuti fino a quel momento. Doveva darsi da fare e l'avrebbe fatto, anche a costo di friggersi il cervello a furia di non chiudere occhio.
    Non perse dunque un secondo di più, e, scattando immediatamente in piedi, anche se barcollante a causa della stanchezza, si diresse verso il magazzino in cui il maestro teneva riposti i manichini per sostituire quelli ormai inutilizzabili, bloccandosi a metà strada. Sul palchetto di legno, esattamente allo stesso posto dov'era solito accomodarsi quando assisteva agli allenamenti dei suoi allievi, Koshiro Sensei se ne stava seduto ad osservarlo attraverso gli occhialetti poggiati sul naso, quasi avesse saputo sin dal principio che, prima o poi, lui sarebbe passato ancora una volta per il magazzino.
    «Zoro... non credi sia giunto il momento di andare a dormire?» gli chiese, con il solito tono pacato che lo caratterizzava. Appariva persino stanco e lo sguardo era infossato, come se non dormisse da giorni. Beh, erano in due. E fu proprio a causa di quel pensiero che il ragazzino scosse immediatamente il capo.
    «Non ancora, Sensei. Non ancora. Devo diventare più forte».
    Koshiro sorrise, alzando distrattamente lo sguardo verso il cielo. Quella notte splendeva alta e piena nella volta celeste, inondando di una bizzarra luce argentata i dintorni del Dojō e il bosco poco distante. «La dedizione che stai imprimendo a questi tuoi allenamenti ti fa onore, Zoro, ma non dimenticare che anche la mente ha bisogno della medesima cura che stai riservando al tuo corpo». Tornò ad osservare il ragazzino, sorridendo, se possibile, ancora di più. «Vai a dormire, Zoro. Non sarà una mancanza di rispetto nei confronti di Kuina, se ti concedi qualche ora di sonno».
    Lì per lì perplesso, Zoro si ritrovò a scuotere il capo, per quanto non fosse lui stesso sicuro di quella sua negazione. «Non ho mai detto questo».
    «Ma ti si legge in faccia», affermò Koshiro. «Qualche ora, non di più. Verrò a svegliarti io stesso, se la cosa ti rassicura», soggiunse, e Zoro, abbandonando la maschera composta e seria che si era imposto di mantenere fino a quel momento, ricambiò un timido sorriso, distendendo le braccia lungo i fianchi e chinando il capo.
    «Grazie, Sensei», bofonchiò frettolosamente, e, mentre si allontanava, Koshiro capì che quella concessione così innocente significava più di quanto lui stesso pensasse, per il ragazzo.



    Con un colpo secco della lama, Zoro tranciò a metà il manichino che aveva dinanzi, e sorrise compiaciuto nel vedere il taglio netto che segnava la superficie di legno, carezzandola con la punta dei polpastrelli qualche istante dopo.
    Le prime volte che aveva provato quella manovra, l'unica cosa che era riuscito a fare era stato schizzare ovunque schegge e ferirsi il viso, provocandosi microscopici taglietti che avevano sanguinato per ore, accidenti a loro. Adesso, però, non era più il ragazzino di un tempo, e, per quanto spesso e volentieri guardasse con una punta d'amarezza la spensieratezza che caratterizzava i suoi coetanei, non rimpiangeva nemmeno per un attimo la scelta che cinque anni addietro si era imposto.
    Passandosi distrattamente una mano fra i corti capelli verdi, Zoro sfiorò per un attimo i pendenti che portava all'orecchio, e strinse i denti nel sentire una piccola fitta di dolore trapassarlo da parte a parte. Se li era fatti recentemente in ricordo dei propri valori, e gli bastava anche solo guardarli per ignorare il mondo circostante e ritornare sulla retta via, imparando a controllare se stesso e la sua stessa spada. Non era stato facile e tuttora non ci riusciva, alcune volte, ma quel piccolo traguardo personale che aveva raggiunto quel giorno era tutt'altro che inutile.
    «Sempre qui fuori ad allenarti, vero?» La voce divertita di Koshiro Sensei lo distrasse dai suoi pensieri, e, riponendo l'Ichimonji nel fodero con una delicatezza che non aveva mai riservato a nessuno, Zoro si voltò verso di lui, scrollando brevemente le spalle.
    «Adesso non ho tempo per divertirmi», affermò sicuro di sé, recuperando da terra la maglietta per infilarsela alla svelta, come se stare a petto nudo davanti al maestro, per lui, rappresentasse una mancanza di rispetto. «Lo farò quando ci sarà la festa annuale giù al villaggio».
    «Mancano ancora tre mesi».
    «Ho più tempo per allenarmi, allora».
    Koshiro scosse il capo e abbozzò un sorriso, seguendo Zoro con lo sguardo mentre alzava il manichino ormai inutilizzabile e lo poggiava contro il tronco di un albero, prendendone un altro che, fortunatamente, era ancora integro. Ne aveva preparati una decina o poco più, e Koshiro non seppe se rallegrarsi o meno della passione quasi ossessiva che il ragazzo stava dimostrando. Aveva imparato in relativamente poco tempo che per lui una promessa era debito, che quando dava la propria parola faceva di tutto pur di mantenerla, ma avrebbe anche voluto che quel ragazzo si desse una calmata e la smettesse di auto-distruggersi in quel modo. E fu nell'osservarlo attentamente che si accigliò. «Che cosa hai fatto all'orecchio?»
    «Oh». In un gesto automatico, Zoro si portò una mano al lobo e si sfiorò ancora una volta i pendenti, «Niente, Sensei», liquidò la faccenda, piantando nel terreno il manichino. Forse era stupido, ma preferiva tenere per sé il perché di quegli orecchini e il loro significato, poiché non vedeva il motivo di parlarne con il maestro. Non vedeva il motivo di parlarne con qualcuno in generale, ad esser sincero, probabilmente perché era una cosa che riguardava strettamente lui e l'obiettivo che si era prefissato, ed era più che intenzionato a realizzare la propria ambizione.
    Il divertimento avrebbe anche potuto aspettare.




    Zoro si sedette in silenzio davanti alla lapide di Kuina, poggiando al proprio fianco la bottiglietta di sake che si era portato dietro e l'Ichimonji, dalla quale aveva preso l'abitudine di non separarsi praticamente mai. Durante quei lunghi anni aveva imparato a padroneggiarla al meglio e a destreggiarsi con essa nella tecnica a tre spade che aveva ideato, e adesso, a diciannove anni compiuti, era giunto finalmente il momento di lasciare Shimoshiki per diventare il miglior spadaccino del mondo.
    Con lo sguardo fisso sulla tomba, Zoro sfiorò con due dita i tre pendenti che erano ormai entrati a far parte della propria persona, allungando poi una mano per afferrare il sake. Sapeva che non sarebbe stato un percorso facile e non si illudeva di riuscire nel proprio intento sin da subito, ma avrebbe fatto di tutto pur di non deludere Kuina e se stesso, coronando quello che era diventato il loro obiettivo.
    «Alla tua, Kuina», disse con voce ferma e sicura, rovesciando il contenuto della bottiglietta sulla lapide bianca; osservò il sake scivolare elegantemente lungo i lati e ancor più giù, verso i tubi di bambù contenenti i fiori, venendo inghiottito dalla terra sottostante. Zoro abbassò poi le palpebre e giunse le mani in preghiera, le orecchie colme del lontano richiamo dei rapaci notturni che si libravano in volo. Quella sarebbe stata l'ultima notte che avrebbe passato in quel luogo, quel luogo che l'aveva visto crescere e maturare in un modo che nemmeno lui stesso avrebbe potuto concepire, e gli era sembrato più che giusto portare i suoi ultimi saluti all'amica prima della partenza.
    All'alba avrebbe lasciato una volta per tutte il villaggio, così da mantenere la promessa che aveva fatto a Kuina. E avrebbe continuato ad inseguire quel sogno senza voltarsi indietro e senza ripensamenti, fino al giorno in cui sarebbe morto.









_Note conclusive (E inconcludenti) dell'autrice
Merda... comincio anche io le note d'autore in questo modo poco elegante perché ho sempre cercato in tutti i modi, da quando mi trovo nel fandom di One Piece, di scrivere una cosa del genere, per quanto la voglia fosse sempre stata tremendamente tanta. Ebbene, alla fine l'ho fatto comunque e non so se pentirmene o meno
Credo che di storie su questa linea ce ne siano un bel po' - ohi, in fin dei conti è un passaggio importante nella vita di Zoro, non venitemi a dire che è il contrario -, eppure non ho potuto proprio fare a meno di buttare giù qualcosa anche io sull'amicizia che ha visto legati Zoro e Kuina da bambini, nonché la promessa che si sono fatti e che Zoro tenta tuttora in tutti i modi di mantenere
In ultimo, ma non meno importante, questa storia è dedicata in particolar modo a
Connie-chwan, la quale adora follemente il loro rapporto, visto sia in chiave romantica che prettamente friendship
Spero che non si sia rivelata una totale fregatura e che sia in qualche modo piaciuta a qualcuno
Alla prossima. ♥



Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felice milioni di scrittori. 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: My Pride