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Autore: Artemisia17    08/09/2012    1 recensioni
Alice Cullen. Un buono sconto del 70% da Armani. Ecco cosa succede a mettersi fra loro due.
Attenzione: racconto altamente demenziale, può provocare ridarella o attacchi di sorrisi.
Questo è stato il mio primo racconto in assoluto, per cui vi prego di essere clementi. L'ho scritto un paio di anni fa, fatemi sapere cosa ne pensate. Sono ben accette critiche costruttive in modo da migliorarmi. Grazie a tutti!
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nella tranquilla cittadina di Forks, con poco meno di 500 anime come abitanti, il mal tempo regna sovrano. Lì un incantevole pioggerellina sveglia gli abitanti, come una gradevole litania in sottofondo. Ti giri, ti rigiri è ad un tratto sei sveglia, sotto le calde coperte, a guardare le gocce sui vetri della finestra.
Ad Alice Cullen la pioggia aiutava a concentrarsi. Stretta contro il petto muscoloso del suo Jasper, con le sue braccia a stringerla forte, Alice si sentiva in pace con se stessa. Si alzò con un sorriso e corse in bagno. Lasciò che l’acqua calda della vasca la tentasse presso di sé e, pian piano, si rilassò.
La vista gli si appannò, il corpo era leggero come una piuma, la mente altrove, e fu in quel momento che la visione la prese.

< Pensi che le piacerà ?>. Una giovane donna dal viso a cuore e i capelli castani si voltò verso l’uomo baffuto alla guida.
< Non vedo perché no ? Sono sicuro che l’avrà usata tutta entro stasera.> le rispose il poliziotto. La ragazza rise, contenta: < Certo che si fa in fretta con la tua auto, eh?>. L’uomo ghignò mentre un paio di ragazzi si spostarono alla vista dell’auto della polizia.
< Forse dovevo fargli un pacchetto … > mormorò la castana, sventolando una carta con il buono sconto del 70% su tutti i capi da Armani.
< Andrà bene> le sussurra l’altro.
La ragazza scense, visibilmente imbarazzata. < Ciao Papà.>.< Ciao piccola.>

 
< Alice !!>. Ritornando alla realtà, la nana sorrise e sbuffò nello stesso tempo. Le urla di Emmett fecero traballare il costoso vaso di vetro di Murano. Sapeva già chi gli avrebbe fatto il regalo e sapeva già che gli sarebbe piaciuto tantissimo. D’altronde era una veggente.
< Edwaaard adoro la tua fidanzata … > trillò la vampira, ma si interruppe con una faccia molto comica quando uscì dal bagno. Non per il pessimo accostamento di colori del suo fidanzato, ma per il tempo. Di solito a Forks è nuvolo 365 giorni all’anno ma quella era l’eccezione alla regola.
Un raggio di sole face prontamente capolino dal balcone e inondò la stanza.
Era ovvio che non sarebbero potuti andare a scuola. E che lei non avrebbe potuto ritirare il regalo.
Nello stesso tempo un rinoceronte brillante irrompeva con una sfilza di minacce e bestemmie nella camera, seguito da un fratello molto divertito e con un ghigno stampato in faccia.
< Alice !! Come ti sei permessa! Il mio guardaroba, il mio armadio! Avevate promesso! Quest’inverno mi sarei vestito e comprato quello che volevo io! La mia maglia dei Red Sox!> Ululò il fratellone, disperato. Ma mai come Alice. Aveva la possibilità di svaligiare il suo negozio preferito e quel dannato sole doveva arrivare proprio quel giorno.
< Oh Alice, non fare così, è solo rimandato, sono certo che Bella non lo dimenticherà domani.>, sghignazzò l’altro fratello. Ah si eh?
< Fratellone, che ne dici se andiamo a fare shopping adesso, ti puoi comprare quello che vuoi … > gli sussurrò il folletto. Edward e Jasper impietrirono, ecco cosa succede a chi fa arrabbiare Alice: SHOPPING. S-H-O-P-P-I-N-G. Che tradotto per i comuni mortali sarebbe, TORTURA.
< Non è uno dei tuoi soliti trucchetti … vero ?>,sussurrò Emmett mentre indietreggiava molto intimorito.
< Non ti preoccupare, sono sicura che Rosalie verrà con noi …> gli sorrise maligna la vampira. Proprio in quel momento, la bella di casa Cullen comparve nella stanza, vestita, oppure dovrei dire svestita, con un asciugamano attorcigliato in vita, che nascondeva lo stretto necessario.
< Allora, dove andiamo oggi?>, chiese ai fratelli, guardando espressamente il marito, il quale stava formando un laghetto di bava sul pavimento.
< Andiamo … a fare … shopping, mia colombella.> sussurrò estasiato il gigante. Alice si girò verso il biondo, lasciando che la vestaglia di seta risaltasse il candore della pelle, mentre un sorriso malizioso le si formò sulle labbra rosse.
< E noi cosa facciamo, Jasper? > Il marito era rimasto abbagliato, sia per l’aspetto della moglie, sia per la forza delle sue emozioni. Annuì lentamente, ben sapendo di aver firmato la sua condanna a morte. Alice, in un turbinio si svolazzi e baci, abbracciò il fidanzato, stritolandolo nella sua dolce morsa. Edward, rimasto nel frattempo a guardare inorridito la scena di estrema persuasione attuato dalle due sadiche vampire, cercò di fuggire dalla camera rasentando il muro, ma venne fermato dalle minacce mentali delle sorelle. 
Rosalie senza molti mezzi termini: < Ti ricordi di quel catorcio che tu chiami macchina ? Diciamo che se provi a scappare potrebbe, anzi, andrebbe sicuramente a finire sul fondo di un burrone, assieme al tuo bel pianoforte d’epoca.>
Alice prendendolo proprio sul suo punto debole: < Sai vero, quella cena galante che hai organizzato per Bella, per il vostro anniversario ? Beh, diciamo che Bella saprà tutto, compreso la somma che hai speso per la sua nuova macchina e per il costosissimo orologio d’oro. Sono quasi certa che non accetterà il regalo e andrà alla festa di Newton, ma se verrai, cosa che succederà perché lo visto, l’invito alla festa non arriverà mai a destinazione e tu passerai una bellissima cenetta romantica. Che ne dici ? >. Entrambe le vampire, opportunamente avvinghiate ai rispettivi mariti, sfoggiarono un sorriso trionfante davanti allo stupore e alla rabbia del fratello, che, dal canto suo, lanciò un ringhio famelico. Proprio in quel momento, la mamma di casa Cullen entrò nella ormai affollata camera.
< Edward non ringhiare alle tue sorelle. Proprio tu che sei il maggiore, vai subito a cambiarti in camera tua. Per l’amor del cielo, Emmett sembri un pesce lesso chiudi la bocca che poi sono io a pulire il pavimento. Fila immediatamente in salotto. Non mi importa che tuo fratello ha rotto la Wii, stai lì e giochi a qualcos’altro. Jasper vai insieme a lui. Rosalie tanto vale che giri nuda per casa, ti do un’ora per vestirti decentemente. No, non voglio sentire lamentele.> Meno di cinque secondi dopo dall’entrata in scena di Esme, la stanza si era svuotata rapidamente a seguito dei rimbrotti materni. Solo Alice rimase ferma con le braccia incrociate e uno sguardo molto determinato. Le due avversarie si valutarono in silenzio mentre i fratelli erano in ascolto, nelle varie parti della casa.
< Ti do mezz’ora.>
< Non se ne parla, cinque ore sono il minimo indispensabile.>
< Alice devi solo vestirti.>
< Sbagliato devo vestirmi, truccarmi, scegliere l’accostamento di colori, valutare il risultato finale e farmi la piega. È un’ arte.>
< Ne sono convinta, ma ti concedo un’ora, altrimenti ti scordi di guidare la tua auto per un mese.>  
< Tre.>
< Una e mezza. >
< Due, è la mia ultima offerta.>
< Una è mezza, accetta oppure niente compere per due mesi.> Per un vampiro è difficile impallidire ma oserei dire che Alice impallidì. Con un ringhio prolungato si rifugiò nel bagno mastodontico, e incominciò a truccarsi molto lentamente e ne uscì fuori, un’ora dopo, perfettamente lavata e profumata. Sempre con la solita calma, cominciò a decidere come vestirsi, optando per un paio di leggins neri, una maglia blu, un copri spalle bianco e delle paperine nere. Vestendosi questa volta a velocità vampiresca, si sistemò i capelli, decorandoli con un cerchietto nero con attaccato una rosellina del medesimo colore. Sentendo i rimbrotti materni, quelli paterni e dei fratelli, Alice, sempre con il solito sorrisetto, si rifugiò nella camera della sorella. Quast’ultima era ancora alla scelta del vestito. Dopo un lungo ringhio proveniente dal piano sottostante, Rosalie si vestì velocemente.  Un lungo abito bianco con un boero nero, decorato con delle perle, le fasciava protettivo il corpo incorruttibile. I lunghi boccoli biondi, finemente pettinati, le cadevano dolcemente sulla schiena e sembravano dotati di vita propria. Alice, spaparanzata allegramente sul piumone in piuma d’oca, la guardò sorridente. “Credo che dovremmo andare.“, rispose la veggente alla domanda che aveva già visto.
Rosalie si avviò per prima, scambiando uno sguardo d’intesa con l’amica. In fatto di seduzione, la bionda aveva insegnato al folletto solo una cosa che già non sapesse: la discesa dalle scale. Prima la  vampira si fermò per alcuni secondi,poi con grazia ultraterrena, scese le scale. Un piede e poi l’altro, un piede e poi l’altro, il tutto  con il volto affascinante e ultraterreno che guarda dritto davanti a se. Quando Rose arrivò alla fine della sfilata, Alice iniziò a scendere. Punta, tallone. Punta, tallone. La nana sentì una visione arrivare e tentò di mandarla via, non doveva rovinare il suo momento trionfale. Con un sospiro levitò fino alla sorella, impietrita.
< Rose?>. La scosse delicatamente. < Rose ?>. Un urlo di giubilo ruppe la bolla di perfezione.  Alice sentì tutta la felicità scorrergli via dalle vene, rimpiazzata da un rabbia feroce e assassina. Un urlo gli si strozzò in gola.
< Ho vinto ! Ho vinto!> Emmett stava danzando al centro della sala, tenendo in mano uno di quei stupidi joystick del XboX 360. Gli altri due fratelli guardavano corrucciati il video del televisore, che mostrava la vittoria schiacciante del gigante alla corsa delle macchinine. Si erano persi la discesa dalle scale ?! E loro che ci avevano messo tanto impegno! Jasper sentendo tante, tante, emozioni moolto negative provenire dalla mogliettina, si girò lentamente. Edward leggendo i pensieri e le bestemmie da parte delle sorelle, corse via, grato della sua velocità. Rimase solo Emmett, che ballava ancora dalla contentezza. Voltandosi le vide per la prima volta.
< Oh ciao ragazze, come siete belle. Avete visto? Ho vinto!>. Il gigante non fu abbastanza lesto da scappare prima dell’assalto.
Esme, scuotendo la testa, salvò il vaso di murano dalla distruzione sicura.                                              
  
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