La
storia partecipa al Il
giro dell'oca
Casella
22
(parola:
nausea; Immagine)
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Californication
Sto
seduto immobile a osservare le luci della città sotto di me.
Non
ho l'orologio, quindi non ho idea di che ore siano. Tardi direi (o
presto, a seconda dei casi!), visto che ancora l'alba non
arriva a rischiarare l'orizzonte.
Cosa
ci faccio qui – vi state chiedendo?
Il
codardo.
Bea
mi ha detto questo pomeriggio di aspettare un bambino – il
mio
bambino – e io non ho trovato niente di meglio da fare che
tagliare
la corda e rintanarmi quassù, lontano da tutto.
Sul
momento mi ha assalito un'ondata di nausea, come un malessere. Anche
per questo sono scappato – non volevo che lei vedesse quanto
la
notizia mi aveva profondamente colpito. Come un pugno allo stomaco,
come le prime avvisaglie di una brutta malattia.
Un
bambino...
Non
era così che doveva andare!
Mi
sono trasferito in città sei mesi fa, per cercare fortuna.
Volevo
fare lo sceneggiatore per il cinema, e quale posto migliore di Los
Angeles per lanciarsi in questo settore? California, la terra dei
sogni che si realizzano, la terra delle possibilità.
Vengo
da una cittadina del Ohio sconosciuta ai più, da una
famiglia
modesta.
Mio padre covava la speranza che un giorno avrei preso il
suo posto nell'attività. Lavaggio di auto Simons, sono Nick,
cosa
posso fare per lei?
Mia madre, invece, non ci ha mai creduto davvero.
Lei sapeva che le mie aspirazioni erano ben altre, lei sapeva che un
giorno avrei spiccato il volo e lasciato il nido.
Così
ho fatto.
In
una grigia mattinata di inizio febbraio, ho raccolto le mie cose e sono partito.
Pochi
dollari in tasca, tanti sogni di gloria.
LA
mi aspettava a molte miglia da lì.
Dopo
i primi giorni di ricerca infruttuosa, mi sono dovuto accontentare di
un lavoro come barman in un piccolo club. Anche gli artisti in erba
devono pur mangiare.
È
lì che ho conosciuto Bea.
La
prima volta che l'ho vista mi è sembrata bellissima.
Così bionda,
così sorridente. Una vera ragazza californiana, tutto
l'opposto
delle scialbe e grige brunette a cui ero abituato in Ohio.
È
bastato poco per legare.
L'aspirante
sceneggiatore che viene nella grande città dalla provincia,
e fa il
barman per non crepare di fame. La ragazza di Los Angeles scappata di
casa a 16 anni col sogno di diventare showgirl, che sbarca il lunario
cantando nei club.
Avevamo
molto in comune.
Dopo
un mese circa, la nostra amicizia si è trasformata in
qualcosa di
diverso.
Entrambi avevamo bisogno di compagnia. Uscivamo insieme, di
tanto in tanto guardavamo un film in una saletta di seconda classe.
Facevamo sesso.
Credevo
che questo misero circolo esaurisse la nostra relazione.
Credevo
che Bea, come me, non volesse altro che svago e divertimento, almeno
per adesso.
Ho
23 anni. Ho sogni e aspirazioni, ma nessuna certezza tra le mani.
Una
famiglia? No, sinceramente non ci ho mai pensato seriamente.
Fisso
la distesa di luci sotto di me, e penso che la vita gioca dei brutti
scherzi. Si diverte a giocare con noi, la stronza.
Bea mi ha dato la
notizia proprio oggi. Oggi, di tanti giorni possibili.
Oggi, che le
cose sembravano aver iniziato a girare per il verso giusto...
* * * * * * * * *
Alle
8 del mattino il mio cellulare si è messo a squillare. L'ho
cercato
a tentoni, ancora immerso nel sonno ristoratore a cui mi ero
abbandonato da sì e no da tre ore.
“Pronto?”
ho articolato a fatica.
“Fratelli
Lumier Production. Parlo con Nick Simons?” Sono bastate le
prime
tre parole a farmi schizzare seduto sul letto, completamente lucido e
padrone di me.
“Sì,
sono io.”
“Salve,
Nick. Posso chiamarla Nick?! Ci potrebbe essere del lavoro per
lei...”.
Venti
minuti di monologo dopo, ho messo giù il cellulare sul
comodino,
raggiante.
Dopo
sei mesi, finalmente avevo un colloquio!
Una
delle tante case di produzione minori, a cui avevo lasciato il
curriculum durante i miei primi giorni a Los Angeles, si era
ricordata di me. La signorina dalla voce squillante ha detto che
hanno un progetto a cui potrei essere interessato...
Ho
cercato di mostrarmi distaccato, professionale, mentre dentro saltavo
di gioia.
Un
lavoro vero. Finalmente un lavoro vero.
L'incontro
alla Fratelli Lumier era fissato per la mattina
dopo.
Ho
passato la giornata come sopra una nuvola.
Al momento di andare a
lavoro, in serata, il buonumore non era ancora svanito. Quella poteva
essere una delle mie ultime notti al BlueDiamond.
Con
un sorriso un po' beota, sono arrivato al club. Nemmeno il graffio
sulla carrozzeria della mia auto è servita a farmi smettere
di
sorridere.
C'è riuscita, invece, Bea.
Mi
aspettava fuori dalla porta di servizio.
Mi
ha dato la notizia in tono piatto.
“Sono
incinta, Nick.”
Semplicemente.
Ma
non dovrebbero esserci frasi di circostanza, attenuazioni, per annunci
come questo? Forse è meglio se ti siedi... Devo dirti una cosa importante... Andrà tutto bene...
Invece niente.
Al mio sguardo vuoto, vitreo, Bea ha aggiunto: “E' tuo.” Tanto per dissipare ogni dubbio.
È
stata come una folgorazione. Sono rimasto immobile come una statua di
sale.
“Non
ho intenzione di abortire. Non di nuovo.”
La
sentenza definitiva.
Allora sono risalito in macchina, sempre senza
dire una parola, e mi sono dato alla fuga.
Ho
guidato nella notte scintillante di Los Angeles per ore. Non vedevo
niente di ciò che mi sfilava intorno. Riuscivo solo a
pensare
all'ironia della sorte...
La possibilità del lavoro dei
sogni al
mattino, un figlio la sera.
Alla
fine, la strada mi ha portato qui, sulla panoramica che domina la
città.
Ho
accostato. Mi sono seduto su una vecchia panchina. E sono ancora qui.
* * * * * * * * * * * *
Dire
che non ho idea di che pesci prendere non penso renderebbe l'idea del
mio stato mentale.
Bea vuole tenere il bambino, non ci sono dubbi in
merito.
Altrimenti,
le avrei consigliato di sbarazzarsene? Come un macellaio cinico,
l'avrei accompagnata in una clinica dove “il
problema” sarebbe
stato risolto con una piccola operazione?
La nausea di prima mi
riassale, nell'immaginare uno scenario del genere.
Non
mi sento pronto per fare il padre, ma non penso sarei stato capace
nemmeno di sacrificare mio figlio sull'altare della gioventù
e della
carriera.
Anche se lui
non era in programma...
Perché mai, sapete dirmelo,
pensiamo subito
ai bambini non ancora nati come a esseri maschili? Non potrebbe essere una lei, invece, quella che arriverà tra nove mesi?
Problemi
di genere a parte, non era in programma, ma ora è qui.
Nella
mia infanzia provinciale infarcita di catechismo e sani valori mi
è
stato insegnato ad assumermi sempre le mie responsabilità.
Questa
vita appena abbozzata che inizia proprio adesso il suo viaggio nella
pancia di Bea è una mia responsabilità.
Non
riesco nemmeno più a pensare al colloquio di domani
– di oggi,
dovrei dire.
Ha
senso inseguire quel sogno? Forse dovrei mettere la testa a posto,
chiedere alla showgirl mai arrivata di sposarmi, crescere questo
figlio e metterne in cantiere altri.
Diventare come mio padre.
Di
nuovo mi assale la nausea. Un malessere profondo.
Non credo di essere
pronto a rinunciare a tutto. Ma questo non vuol dire che non ci
sarò
per il bambino.
La
cosa migliore è andare a quel colloquio, capire di cosa si
tratta.
Poi cercherò Bea e vedremo cosa fare.
Non la amo nemmeno.
Sinceramente, non vorrei doverci passare tutta la vita. È
simpatica,
carina, ma non è la donna per me. Farci un figlio insieme
non
implica necessariamente un matrimonio, giusto?
Scuoto
la testa, mentre lascio il mio rifugio sulla panoramica.
Un
pensiero alla volta, Nick. Un pensiero alla volta.
Mi
risiedo al voltante della mia auto e mi preparo a scendere nel mondo.
Accendo
la radio.
I Red Hot cantano:
Marry
me girl be my fairy to the world / be my very own constellation / a
teenage bride with a baby inside / getting high on information / and
buy me a star on the boulevard / it's Californication.
Che
possa essere un segno del destino?!
* * * * * * * * * * *
NdA
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I Red Hot del testo sono il gruppo rock statunitense Red Hot Chili Peppers. La canzone che passa la radio è Californication, uscita nel 2000. Questo riferimento cronologico dà un termine post quem alla storia, avvenuta necessariamente dopo il 2000.
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L'ambientazione stavolta è più definita. Avevo in mente la Los Angeles del musical Burlesque, dove ancora nel XXI° secolo i giovani si trasferiscono in cerca di fortuna.
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Non ho idea se esista o meno una strada panoramica che porta a dominare la città dall'alto, ma la foto mi ha ispirato questo e quindi – in caso non ci fosse – prendetela per una licenza poetica.
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Il nome Bea è un riferimento a un libro che ho appena finito di leggere, L'ombra del vento di Zafon. La storia mi ha molto colpita, e il nome di uno dei personaggi mi è rimasto in mente – così ho deciso di utilizzarlo, anche se non fa molto inglese.
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La Fratelli Lumier Production – casa di produzione cinematografica – così come il club BlueDiamdon sono una mia invenzione. Nel primo caso mi sono ispirata per il nome agli storici inventori del cinema, nel secondo ne ho solo scelto uno che mi piaceva. Se esistono nella realtà posti/locali/case di produzione/ecc. con questi nomi io non ne avevo idea e non è a loro che mi sono ispirata.