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Autore: Paola Cissnei    09/09/2012    3 recensioni
"Ne prendo ogni volta che capita un’occasione particolare. Solo e soltanto quando deve succedere qualcosa di speciale. Forse ti sembrerò un po’ pazza, ma riesco a ricordarmi di quasi tutte le volte in cui ho preso una cioccolata alla cannella. Per me ha il sapore della felicità”, affermò Helen.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cioccolata alla cannella

 
C’era un bel tepore al Nautilus, uno dei posti migliori in cui rifugiarsi quando, d’inverno, la città veniva ricoperta di neve e ghiaccio. Il locale ricordava l’interno di una vecchia nave, un veliero, con il parquet ed il soffitto con grosse travi di legno e l’arredamento tipicamente nautico. I tavoli erano rettangolari, molto larghi, e al posto delle comuni sedie vi erano grandi panche di legno con schienale imbottito; a fare da separé vi erano, per ognuno di questi, delle lastre di vetro.
Ad uno di questi tavoli erano sedute due ragazze sulla trentina, intente a parlare e a sorseggiare della squisita cioccolata calda; Helen e Rachel.
Helen era un’attrice e faceva parte di una famosa compagnia teatrale, il che le aveva permesso di far diventare quello che era nato come un semplice hobby, un lavoro in piena regola. Rachel, invece, era un’ingegnere presso una prestigiosa ditta che si occupava di telecomunicazioni. Si erano conosciute grazie ad un’amica in comune ed essendosi trovate vicendevolmente interessanti, avevano iniziato a frequentarsi; uscivano insieme da quasi tre settimane e sembrava che le cose stessero divenendo di volta in volta più serie.

Helen prese un biscotto dal piattino di fronte a lei e lo immerse nella sua tazza di cioccolata alla vaniglia; in realtà non voleva mangiarlo, ma le serviva un pretesto per distogliere lo sguardo dalle labbra di Rachel e dallo splendido sorriso che accennava di tanto in tanto, che sembrava fosse in grado di ipnotizzarla. Lo portò alla bocca e lo masticò lentamente, continuando a prestare attenzione alle parole della ragazza.
“Oggi c’è stata una cliente che mi ha fatta impazzire… era molto anziana e all’inizio mi faceva tenerezza, però non riusciva a capire una parola di quello che dicevo, per quanto provassi a spiegarglielo più e più volte. Sembrava di parlare con un muro!” disse Rachel, agitando le braccia.
Helen si mise a ridere; “E poi? Come hai concluso?”.
“Ho preso carta e penna e le ho scritto per filo e per segno quello che doveva fare per risolvere i suoi problemi con la linea telefonica. Lei lo ha riletto più volte e finalmente mi ha detto di avere capito”.
“Oh, meno male! Sei stata brava, allora!”.
“Beh, è normale… dopo un po’ di tempo acquisisci esperienza ed impari ad interagire con tutti i tipi di clientela. I primi tempi, invece, sono terribili!”.
“Posso immaginare. Io invece non sono proprio tagliata per lavori simili… preferisco di gran lunga esibirmi davanti a centinaia di persone, piuttosto che avere a che fare con soltanto una di loro!”.
Questa volta fu Rachel a ridere; era sollevata nel vedere che Helen si era finalmente lasciata andare. All’inizio del loro incontro le era sembrata un po’ sulle sue e questo l’aveva fatta preoccupare non poco, dato che di solito non era così. Ma forse doveva avere avuto qualche contrasto durante le prove per il suo prossimo spettacolo teatrale; Rachel provò a convincersi di questo.

“Ecco qui signora, la sua cioccolata alla cannella”, un cameriere servì il tavolo dietro di loro e subito dopo si allontanò.
 “Uhm, a me la cannella proprio non piace… è troppo forte e poi sovrasta il gusto del cioccolato”, disse Rachel, accennando ad un’espressione di sdegno.
“A me invece piace molto. E sai… la prendo ogni volta che capita un’occasione particolare. Solo e soltanto quando deve succedere qualcosa di speciale. Forse ti sembrerò un po’ pazza, ma riesco a ricordarmi di quasi tutte le volte in cui ho preso una cioccolata alla cannella. Per me ha il sapore della felicità”, affermò Helen.
“Non mi sembri pazza, tutt’altro! Sei particolare, casomai. Sarebbe stato un problema se invece fossi stata noiosa ed anonima, no?”.
“Un bel problema… non mi sarei sopportata nemmeno io!” disse Helen, ridendo.
Anche Rachel rise, ma poi si ricompose e, accennando ad un sorriso, avvicinò la sua mano a quella di Helen e iniziò ad accarezzargliela delicatamente con il suo dito indice. Poi disse:“Mi piaci molto, Helen, davvero…  ogni volta che usciamo insieme mi sento felice, viva. Con te riesco a lasciarmi alle spalle tutti i problemi e le preoccupazioni. Mi basta vederti perché mi si stampi in faccia un sorriso da ebete!”.
Helen sorrise, ma dopo poco abbassò lo sguardo e rimase in silenzio, come in riflessione. Con l’altra mano, agitava lentamente il cucchiaino in quel poco che rimaneva della sua cioccolata.
“Qu- qualcosa non va?”, le chiese Rachel, ora imbarazzata, smettendo di accarezzarle la mano.
“Perdonami, Rachel. Anche tu mi piaci tanto, tantissimo! Ma non sono stata sincera con te… ti avevo detto che mi ero lasciata alle spalle tutte le mie precedenti relazioni… invece non è vero. L’ultima mi brucia ancora, tanto. Era una relazione molto importante e sono stata lasciata all’improvviso, senza troppe spiegazioni, quando ero così innamorata da non rendermi conto di nulla. Avevo chiesto ad Alex di presentarmi qualcuna perché potesse aiutarmi a dimenticare la mia ex… qualcuna che fosse uno svago, insomma. Ma tu non meriti questo. Non voglio che tu diventi il classico ‘chiodo schiaccia chiodo’, un flirt passeggero; sento di provare qualcosa di più forte nei tuoi confronti, ma ho paura di rovinare tutto. Ti prego, perdonami…”. Gli occhi di Helen divennero lucidi e fu costretta ad abbassarli; temeva che se avesse guardato Rachel in faccia, sarebbe scoppiata a piangere. Quest’ultima, però, le prese la mano e gliela strinse, cercando di infonderle coraggio. Poi, prese parola: “Non ho nulla di cui doverti perdonare, Helen. Anzi… sono felice del fatto che non mi reputi un semplice flirt passeggero. Sei stata sincera e lo apprezzo davvero molto. Credo che tra noi ci sia una forte alchimia e complicità… e sarebbe davvero un peccato rovinarla per via di una qualche forma di nostalgia o ripensamento. Perché non ti prendi un po’ di tempo per riflettere con calma? Credo sia la cosa migliore da fare. Io aspetterò la tua decisione. Tanto non scappo mica!”.
Helen, che nel frattempo era riuscita ad alzare lo sguardo e a guardare Rachel negli occhi, non riuscì a trattenere una lacrima: “Grazie, Rachel, grazie… io… davvero, mi dispiace per tutto questo… Mi dispiace che dovrai aspettare. L’attesa è un qualcosa di terribile”.
“Non hai nulla di cui dispiacerti, va tutto bene. Saprò aspettare.”, disse Rachel mostrando un sorriso che arrivò dritto al cuore di Helen.

In seguito, le due ragazze pagarono il conto del locale ed uscirono, facendo un breve tratto di strada insieme. Quando giunse il momento di separarsi, Rachel disse: “Helen… voglio darti questo. E’ un bracciale a cui sono molto affezionata e per questo motivo non posso regalartelo, ma voglio prestartelo per il tempo che ti servirà per riflettere. Così, poi, dovrai restituirmelo di persona… sì, diciamo che è un po’ un pretesto per rivederti almeno un’ultima volta”. La ragazza si sfilò il braccialetto e lo porse ad Helen.
“Ti ringrazio, lo custodirò con cura. E… grazie davvero per quello che stai facendo. Sei una persona speciale, spero che se tra noi non dovesse funzionare, tu possa trovare una ragazza che possa renderti felice. Te lo meriti, Rachel”.
“Spero che quella ragazza sia tu”, disse Rachel, dando ad Helen un bacio sulla guancia. Poi, le due si separarono e si incamminarono, ognuna per la sua strada.


Due mesi dopo.
 
 
Una volta per strada, Helen provò più volte ad impostare, nella sua mente, il fatidico discorso che di lì a poco avrebbe fatto a Rachel. Poi però, una volta giunta nei pressi del Nautilus, decise di lasciar perdere; in fondo, le parole sarebbero venute da sole e lei avrebbe potuto controllarle solo a stento. Ed era giusto così… non doveva mica recitare una parte, stavolta!
Avrebbe voluto accennare qualcosa per telefono a Rachel, ma quest’ultima era stata irremovibile: avrebbero parlato solo una volta dentro al Nautilus. Negli ultimi due mesi si erano sentite di tanto in tanto, giusto l’indispensabile per tenersi in contatto senza diventare morbose: non sarebbe stato utile al periodo di riflessione che serviva ad Helen.
La ragazza attraversò l’ultimo incrocio, fece qualche passo… ed ecco che era arrivata al luogo d’incontro; fece un respiro profondo  ed aprì la porta del locale.
Fu subito investita dal calore dell’ambiente, dai profumi che provenivano dalla cucina… e dal sorriso di Rachel che, non appena l’aveva vista, si era alzata per venirle incontro. Si salutarono, scambiandosi altri sorrisi, e si avviarono verso il loro tavolo. Durante il breve tragitto, Helen fiutò nell’aria l’inconfondibile odore della cannella ed il suo profumo bastò a scaldarle il cuore e a donarle una sensazione di rilassamento. Una volta giunta al suo posto, si sfilò il cappotto, poggiandolo in fondo alla panca, e si sedette; Rachel prese posto di fronte a lei e le porse il menù: “Io ho già scelto. Cioccolata alla gianduia!”.
“Ah, credo di avere già deciso anche io” affermò Helen, mettendo da parte il menù. “Sai… penso che oggi sia proprio la giornata ideale per una bella tazza di cioccolata alla cannella”.

Fine

  
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