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Autore: Aya Lawliet ___backupFGI    09/09/2012    1 recensioni
Gli ci sono voluti ben tre abbracci. Panchito ha riso ogni volta un po’ di più, sempre meno imbarazzato e sempre più gongolante.
{José/Donald ♥ gijinka, no!furry}
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: José Carioca, Panchito Pistoles, Paperino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dolci, piñatas e spiagge affollate ~

prompt: #076, game

 

 

 

Panchito è un tipo che ride spesso, però deve riconoscere che non gli era mai capitato di ritrovarsi a ridere del riso a metà gongolante e a metà imbarazzato di chi a un tratto si ritrova a fare da terzo incomodo.

E non è che sia una sorpresa, poi: José e Donald sono così simili, così compatibili che lui si è chiesto fin dall’inizio quando si sarebbero finalmente decisi ad aprire gli occhi, e in effetti è proprio questa la sorpresa che lo fa ridere – il tempo che ci hanno messo.

Gli ci sono voluti ben tre abbracci. Panchito ha riso ogni volta un po’ di più, sempre meno imbarazzato e sempre più gongolante.

 

 

Il primo è stato a Baía.

Non avevano piani particolari, quando insieme sono andati a trovare Donald per festeggiare il suo compleanno e dimostrargli che quell’ormai leggendario venerdì 13 che perseguita tutta la sua vita come un nuvolone nero non era un buon motivo per restarsene chiusi in casa – ma poi, come al solito, José era tornato a blaterare di Baía e da lì al partire il passo era stato breve.

A Donald, Baía è piaciuta infinitamente. José ha osservato con placido compiacimento ogni sua espressione, ogni luccichio dei suoi occhioni azzurri, fumando beato un sigaro dopo l’altro e puntellandosi sull’inseparabile ombrello nella posa caratteristica che Panchito ha imparato a riconoscere e ad associare alla presenza di Donald. Gli ha mostrato le bellezze – artistiche o meno – del luogo, comperato i «famosissimi» dolci di Yayá, e persino insegnato la samba; e davvero, per lui non è stata affatto una sorpresa quando Donald è praticamente saltato al collo di José, starnazzando «Abraço! Abraço!» nel suo più incerto accento brasiliano, né il modo in cui José ce l’ha evidentemente messa tutta per non arrossire e rispedirlo ridendo da Panchito – che rideva più di tutti e due.

Sono ripartiti alla volta del Messico, e Panchito si è detto che era solo questione di tempo, ma che magari il tempo poteva aver bisogno di una spintarella.

 

 

Il secondo è stato sotto la piñata e non si è trattato di un abbraccio vero e proprio, però ha funzionato anche meglio.

Panchito ha calcolato ogni singolo centimetro di spazio. È stata quasi una vittoria personale quando Donald, inferocito dal modo in cui ‘lo spirito stesso del Natale’ continuava a sfuggire ai colpi del suo bastone, come da copione ha iniziato a schizzare di qua e di là e ben presto è finito dritto su di loro – o meglio, su José, che rideva tanto da non accorgersi della palla di cannone con la giubba blu e il farfallino rosso finché non si è ritrovato a terra sotto quello che era in realtà il corpo caldo e vivente di Donald.

Il tempo non è cattivo come lo si crede, si adegua facilmente alle nostre spintarelle: Panchito ne ha avuto conferma quando José, colto alla sprovvista, non ha potuto fare altro che restare immobile per qualche istante di troppo – istanti in cui si è concesso di respirare tra i capelli biondi di Donald e di sfiorargli i fianchi con le mani aperte e di non dire niente che l’avrebbe allontanato, niente che l’avrebbe attirato più vicino; poi il tempo ha ricominciato a scorrere, Donald si è alzato in piedi, si è sistemato meglio la benda sugli occhi – ossia, sopra gli occhi – ed è corso a infliggere alla piñata il colpo del secolo, incurante del silenzio di José e del riso sommesso di Panchito.

Si sono ritrovati sommersi di doni, e Panchito si è ripetuto che era solo questione di tempo, ma che adesso il tempo avrebbe fatto di certo tutto da solo.

 

 

Il terzo è stato sulla spiaggia di Acapulco.

Donald è una persona semplice, piuttosto prevedibile, e forse non è stato un impulso del tutto ingenuo quello che ha spinto Panchito a rifilargli di nuovo quella benda e a convincerlo a giocare a mosca cieca con quel gruppetto di ragazze ridacchianti. José ha riso anche questa volta, ma c’è stato come un accenno di stizza nella boccata che ha tirato dal sigaro quando Donald si è tuffato col suo Tipico Fare Affascinante – così crede lui – in mezzo a una folla di sconosciute in bikini.

E il tempo ha fatto davvero il suo dovere perché, proprio nel momento in cui Donald rincorreva le sue nuove compagne di giochi col chiaro intento di ‘entrare in confidenza’ con la prima che gli capitasse a tiro, José ha ritenuto «apropriado» ripartire, e Panchito si è messo alla guida del macinino rosso e blu di Donald e gli ha sbarrato la strada in modo che l’audace amico si ritrovasse a bordo senza accorgersene. Donald è finito per la terza volta addosso a José e il bacio che aveva pronto sulle labbra si è posato su quelle di lui.

Dopo – dopo quanto, nessuno dei tre l’ha focalizzato bene – José si è ritratto ridendo, gli ha sfilato la benda, e Donald ha cacciato uno strillo ed è diventato più rosso del sole al tramonto e ha fatto come per gettarsi di nuovo in spiaggia, ma Panchito l’ha tenuto ben stretto per la collottola, sforzandosi di non ridere, stavolta.

 

 

«Ehi, Panchito

Panchito alza un po’ il sombrero per avere gli occhi liberi e di sotto in su vede Donald già con la valigia in mano. La vacanza è finita, il compleanno quasi dimenticato; per tutti è tempo di tornare a casa.

«Dime, Donald.»

«Hai... uh... visto José?»

Panchito pensa vagamente che è la prima volta che Donald chiama José per nome. Per lui è sempre stato solo ‘Joe’. Non è mai riuscito a pronunciare una jota vera e propria, prima. Sorride e si copre di nuovo gli occhi, stendendosi più comodo sul sarape spiegato a terra.

«È andato a comprare altri sigari per il viaggio, hombre. Se fai in fretta lo raggiungi.»

Un lungo silenzio. Donald dev’essere corso dietro a José senza neppure pensare di ringraziarlo.

Ma tanto, ridacchia Panchito, lui lo sapeva fin dall’inizio di aver sempre fatto da terzo incomodo.

 

 

[ 999 parole ]

 

 

 

 

 

 

Nota: Avete presente quelle ossessioni che vi colgono all’improvviso e per un periodo di tempo sorprendentemente lungo non vi lasciano un attimo di respiro in cui poter (giustamente) pensare ad altro?

I tre Caballeros ha accompagnato tutta la mia infanzia – anzi no: la mia vita è più appropriato, ma non mi ero mai soffermata più di tanto sulle interazioni tra i personaggi fino a quando non ho scovato in rete le gijinka ispirate a questo film: d’un tratto ho realizzato di aver sempre voluto scrivere su questi tre adorabili pennuti, e su José Carioca in particolare, solo che non sapevo come affrontare la cosa prima di pensare all’eventualità di umanizzarli.

Con questa shot ho voluto essenzialmente ripercorrere il film a modo mio: Donald, José e Panchito sono amici da una vita, viaggiano per tutto il Sudamerica per festeggiare il compleanno del primo, e in pratica vivono (in maniera un po’ più realistica, LOL) le avventure che hanno vissuto i loro originali firmati Disney nel lontano 1944 grazie alla matita di zio Walt.

Il José/Donald mi sta davvero ossessionando, forse perché se lo si guarda, anche per un minuto soltanto, con gli occhi di una shipper inguaribile quale sono io, il pairing appare praticamente canon. Tuttavia ho preferito far ruotare tutta la storia attorno a Panchito, in parte perché ero attratta anche dall’eventualità dello sfociare nel threesome, in parte perché lo adoro e non potevo pensare di non coinvolgere in qualche modo anche lui.

Ah sì, un’ultima cosa. NON RIMPIANGO NIENTE XD

   
 
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