Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: mackenzie_    09/09/2012    3 recensioni
Mackenzie ha diciassette anni, è inglese, timida, lettrice accanita, amante dei libri di The Hunger Games. Vive in Inghilterra, ma sogna l'America. L'occasione di una vita le si presenta tramite quell'irritante di suo fratello.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero in un prato infinito, dall'erba alta e verde/giallastra. Dovunque mi voltassi vedevo solo erba. L'aria era pesante e calda come nell'arena a forma di orologio de "La ragazza di fuoco". Ero vestita da tributo, ma c'era qualcosa di strano in tutto ciò, ero confusa. Le mie gambe, d'impulso, cominciarono a correre e a correre e il prato si estendeva e si ricreava sotto ai miei piedi, immenso. Improvvisamente degli alberi spuntarono dal terreno, crescendo in pochi secondi da minuscoli e fragili steli verdi a tronchi secolari, ostruendomi il passaggio e bloccandomi la visuale. Migliaia di alberi e di arbusti nacquero solo per confondermi ancora di più le idee, ma io continuai a correre. Poi, ad un certo punto, un ibrido simile a quelli che uccisero Finnick ne "Il canto della rivolta" mi si piombò davanti. Rotolai e l’arco e la faretra mi caddero, sparpagliandosi, mi rannicchiai e mi coprii il viso con le braccia, sicura che mi avrebbe colpito; invece lui mi saltò con un balzo, dandomi l'opportunità di osservarlo meglio: non era un lucertolone, o un Pacificatore, o una tigre o uno squalo. Era come un cane, bianco, gigante, dalle orecchie simili a parabole radar. Avrei giurato che assomigliasse a...ma no, era impossibile... L'ibrido si fiondò contro un albero e cominciò a grattarne la corteccia con le unghie affilate e giallastre, compiendo una sorta di richiamo. Era un comportamento così strano che mi dimenticai di essere impaurita a morte e mi alzai, osservandolo. Recuperai le frecce, pronta a uccidere. Mentre lo scrutavo lui continuava imperterrito ad azzannare e a grattare l'albero e il suono del legno scorticato risuonò nella foresta. Scrat scrat scrat.
All'improvviso, però, sembrò perdere la pazienza senza che io ne capissi il motivo e mi venne contro, stendendomi a terra e cominciando a mangiarmi - no...a leccarmi il viso con quella lingua maleodorante...gli potevo contare tutte le zanne giallastre...Incoccai una freccia e mi dissi "Dritto in gola, Katniss", ma poi io non ero Katniss, ero solo Mackenzie e non avevo le frecce ma un cuscino...E poi tutto divenne confuso e io e l'ibrido che non era un ibrido diventammo fumo, impercettibili...

E mi svegliai. Quando aprii gli occhi, vidi solo un mucchio di pelo bianco attorno a me. Whisky, il mio cagnolino di un anno e due mesi, era salito sul letto per svegliarmi leccandomi affettuosamente il naso, di suo solito. All'inizio avevo ancora in mente l'immagine di quell'orribile ibrido dai dentoni cariati e mi venne da scansarlo via. Ma poi ricordai a me stessa che Whisky non era un ibrido, che non stava grattando la corteccia, ma la sbarra in legno del letto con le sue unghiette ticchettanti per svegliarmi; e che io non ero Katniss, ma Mackenzie; e che non c'erano nessun bosco e nessun prato, ma solo la mia casa. E la mia casa non era un'arena.
Inoltre se ci fossero stati ventitré ragazzi pronti ad uccidermi in casa, mio padre prima di tutto mi avrebbe svegliata, chiedendomi se mi fossi fidanzata. E visto che nessuno mi aveva svegliato se non Whisky, valutai che ero in totale sicurezza e che nessuno mi avrebbe accoltellata nel tragitto dalla camera alla cucina. Quindi mi misi a sedere, accarezzai Whisky dietro alle orecchie, il quale mi leccò le labbra felice, e scesi le scale scricchiolanti.
"Quelle dannate scale, Steven! E' da secoli che ti prego di sistemarle. Buongiorno, Mackenzie” disse mia madre appena arrivai. Dovevano essere circa le dieci di mattino, in quanto Darren dormiva ancora (ovvio, Darren dormiva sempre) e quindi non poteva essere tardissimo, però George era sveglio e quindi non era neanche prestissimo. In cucina, papà leggeva il giornale: i capelli corvini sparavano verso il soffitto come  sempre e mamma sosteneva che lo facessero assomigliare ad Albert Einstein, ma io, Potteriana convinta, amavo pensare ad un Harry Potter quarantenne. “Ciao cucciola” disse con il suo solito tono sdolcinato e scherzoso che odiavo, ma che quella mattina decisi di farmi andare a genio. Perciò mugugnai un “Ciao papà” e mi buttai sulla sedia accanto alla sua, mentre mamma mi versava del tè caldo e mi chiedeva che biscotti volevo mangiarci assieme, cominciando a nominarne una sfilza. Dovrebbe essere vietato dalla legge che di prima mattina le madri siano così attive e chiacchierone.
La mattinata passò veloce. Alle tre finalmente Darren si fece vivo, precipitandosi in soggiorno. Gli lanciai un’occhiata furtiva, perché, in quanto sorella minore rompiscatole, sarebbe sembrato stupido salutarlo affettuosamente o osservarlo a lungo: aveva la lunga cresta color pece tutta appiattita e non ritta come sempre, gli occhi color nocciola erano cisposi (doveva essere rientrato davvero tardi ieri notte), al collo portava la collana con la chiave di casa (“Così non la perderò mai”), indossava una maglietta anonima e delle mutande in tela lunghe, bianche, con sopra stampati dei trifogli. “Ho una notizia buona e una cattiva!” il suo tono così confidenziale e vivace aveva un qualcosa di irritante. Mamma inscenò la sua miglior faccia da “Oh-mio-dio-sono-così-stupita” e papà alzò a malapena lo sguardo, però sorrise.
“Beh, non siete curiosi?” – voleva creare della teatralità -“Indovinate con chi ho parlato poco fa? Con e Edward e Brooke!”
“Che cosa dolce, cosa vi siete detti, caro?” mamma continuò a pulire i vetri della portafinestra mentre parlava.
“Ecco, sapete che mi avevano promesso che sarei potuto tornare in Kentucky quando lo desideravo? E…oggi mi hanno detto che il loro primogenito è via per lavoro e quindi hanno spazio e…La buona notizia è che…beh, torno a casa!!” Darren alzò le braccia al cielo in segno di vittoria, i pugni serrati, e improvvisò un Balletto della Felicità.
“E la brutta notizia?” papà lo fermò serrandogli un braccio davanti al petto muscoloso, perché Darren, con gli occhi chiusi, stava per andare a sbattere contro un vaso.
“Oh, già. La brutta notizia è che Mackenzie può venire con me…” .
Ci gelammo tutti sul posto, di colpo, mia madre ancora con il braccio alzato e con la mano che stringeva un panno. Fissai mio fratello, mentre la mia mente lavorava frenetica. In Kentucky, in America, finalmente avrei conosciuto Edward e Brooke …In Kentucky, vicino a…Non ci potevo credere.  Josh Hutcherson.
  
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