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Autore: La Mutaforma    09/09/2012    3 recensioni
Due ragazze, Morgana e Parcifal, in vacanza, a mezzanotte, a giocare ad Assassin's Creed II. Al loro risveglio si ritrovano nella Firenze rinascimentale, tra intrighi, sangue e misteri. In compagnia di ser Ezio, Morgana e Parcifal per tornare a casa loro dovranno completare il gioco...dall'interno.
[Fanfic a quattro mani, con la collaborazione di Blazethecat31]
Genere: Commedia, Introspettivo, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Agosto, secondo millennio, Agrigento 

 

“Smollami il controller, ultima delle giocatrici!” si lamentò Morgana, riemergendo da un grande pacco di patatine. Aveva i riccioli neri completamente arruffati, i capelli inutilmente domati in una treccia confusa, puntellata di residui di patatine, come se ci si fosse tuffata a capofitto.

Cosa che in effetti aveva fatto.

“Hai le mani salate, mi rovini i tasti” rispose secca Parcifal, senza staccare gli occhi dallo schermo luminoso. La compagna si alzò silenziosamente dal divano, attraversando il buio corridoio e ricomparve dalle ombre dopo pochi minuti.

“Mi sono lavata le mani con l’acqua del cesso, ora passami il controller, voglio zompare un po’ sui tetti”

Parcifal sospirò, lasciandole il joystick.

“Vedi di non far sfracellare il povero Ezio”

“…no”         

“L’ultima volta ti sei lanciata dalle mura e per un soffio Ezio non si è fatto la cartella”

Morgana fece un basso risolino, saltellando sulle tegole e i comignoli, mentre si mangiava la punta della lunga treccia arruffata.

“Sembra un coniglio dopato”

Sembri un coniglio dopato”

“Se tuo padre ci trova ancora qua davanti a quest’ora a giocare chiama il primo ospedale psichiatrico e ci spedisce entrambe”

Parcifal rifletté silenziosamente su quella possibilità, costringendo in una coda i capelli lisci e castani.

“Naa, penso che dormirà fino a mezzogiorno”

Morgana fece un sorrisino, facendo saltare Ezio da un’altezza spropositata.

“Ottimo”

Con un tonfo sordo, Ezio ricadde sul pergolato di un’abitazione, perdendo metà della barra d’energia.

 

“Fa caldo qui”

Morgana si sollevò stancamente, mantenendosi la testa con una mano mentre riemergeva da quella che doveva essere un’invasione di patatine fritte.

No, di paglia.

Figo. Il padre di Parcifal si ha messe a dormire in un fienile?

No, in un carro di paglia.

Quando riaprì i suoi grandi occhi scuri quello che vide le fece scappare un gemito sorpreso. Quello che le si parava davanti agli occhi sembrava un borgo di epoca rinascimentale. Ma, contrariamente ad ogni aspettativa, quello aveva tutta l’aria di essere davvero un borgo di epoca rinascimentale.

Si sollevò dalla paglia, ritrovando sul petto il vecchio libro di storia medievale che proprio quella sera stava consultando insieme a Parcifal per qualche illuminazione a proposito della famiglia de’ Pazzi.

“To’! Eccoti qua libricino mio” fece la ragazza, stringendoselo al petto, ricordandosi quante volte lo aveva accarezzato, strappato, supplicato, sulla strada che portava a scuola. Strinse gli occhi, con un lungo sospiro.

“Beh, non è esattamente dove speravo di trovarmi. Immagino che sia un sogno” si disse lei fiduciosa, saltando dal carro di fieno e atterrando a piedi nudi sul lastricato della strada.

La gente intorno a lei non sembrava curarsi della presenza di una sedicente sedicenne in pigiama; indi, spinta dalla curiosità, cominciò a passeggiare per le strade. Dall’altra parte del viale riconobbe un’alta e robusta fanciulla come lei in abiti da camera e infradito.

Difficile non notarla, visto che era l’unica in pigiama tra decine di signorine con lunghe gonne e camicette ricamate.

“Parcifal! Che ci fai nel mio sogno?”

“Potrei farti la stessa domanda”

Improvvisamente la strada sembrò farsi più confusa e trafficata e voci sconnesse ruppero il pacifico chiacchiericcio delle donne al mercato.

“Guardie, prendetelo!”

Parcifal e Morgana si scambiarono una rapida occhiata, allarmante.

“Qui si mette male!” gridarono le due ragazze all’unisono, cominciando a correre alla cieca lungo i vicoli intricati della città. Incespicando sul lastricato della strada, le due amiche si presero per mano, nascondendosi dietro la bottega di un artigiano.

“Odio i soldati” sospirò sommessamente Morgana, col fiatone, premendosi una mano sul petto che si sollevava in mille avidi respiri.

“Sembra che la situazione si sia calmata” osservò Parcifal, sporgendosi dal muro: la strada era quieta e silenziosa, come se non fosse successo niente.

“Benedetta inciviltà, non smetterò mai di lodarla abbastanza” fece Morgana, sistemandosi la frangia arruffata e prendendo qualche passo in avanti.

Di colpo, una figura cadde a pochi centimetri da loro, perfettamente in equilibrio con un ginocchio poggiato a terra.

“Ma sei matto o cosa?! Lanciarti così da un tetto!” gridò Morgana, spaventata, scattando all’indietro, cercando la mano dell’amica.

La figura si sollevò da terra e si mostrò a loro, rivelando il volto fresco e giovane di un ragazzo di bell’aspetto, vestito secondo la moda dell’epoca e con i capelli castani legati sulla nuca.

“Ezio…”

“…Auditore…” sospirarono senza fiato le due ragazze, completandosi a vicenda.

Il ragazzo sorrise gentilmente, esibendosi in un lieve inchino.

“Esattamente, madonne”

Morgana trattenne un gemito sorpreso, tirando il gomito della compagna.

“Ti prego, non svegliarmi” mormorò sottovoce lei, ridacchiando. Parcifal sorrise a sua volta osservando Ezio.

“Scommetto che eri tu quello che prima stavano inseguendo le guardie”

“Come fate a saperlo?” chiese Ezio, perplesso e accorgendosi degli stravaganti abiti che le due ragazze indossavano.

“Già, come fai a saperlo?” ricalcò Morgana, parandosi di fronte a lei.

Parcifal arrossì, grattandosi la testa.

“Ehm, niente, dicevo così per dire!” poi tirò l’amica più vicino “Siamo finite in Assassin’s Creed II, non lo capisci? Siamo all’inizio del gioco, quando Ezio scappa da casa Vespucci!”

“Questa è decisamente la cosa migliore che ci poteva capitare!” sbottò sarcasticamente la compagna, voltandosi con un sorrisino innocente verso Ezio Auditore.

“Non vi ho mai visto a Firenze, né ho mai visto gente indossare abiti come i vostri. Siete per caso straniere?” chiese educatamente Ezio, osservando le loro t-shirt, quasi imbarazzato alla vista delle loro gambe scoperte dai pantaloncini.

“Ehm, veniamo da molto lontano, ci siamo perse e non sappiamo come tornare indietro!” mentì Morgana, cercando di essere il più convincente possibile.

Passò un attimo, in cui entrambe le ragazze mantennero il fiato sospeso, osservando lo sguardo indecifrabile di Ezio. Poi sorrise, cordiale.

“Potete venire in villa Auditore, se avete bisogno d’aiuto. Ho una sorellina a casa, sarebbe felice di ricevere visite!”

Le due ragazze si scambiarono un rapido sguardo d’intesa e seguirono il giovane Auditore lungo le strade della Firenze rinascimentale.

 

Firenze, 1476, un giorno soleggiato

 

Villa Auditore aveva un bel cortile ampio, in pietra, decorato dalle piante di Maria, madre di Ezio.

Il ragazzo le fece entrare silenziosamente nella stanza di sua sorella, Claudia, che in quel momento era intenta a ricamare un fazzoletto. Aveva un’espressione strana, assorta, come se avesse in mente dei tristi pensieri.

“Buonasera, Claudia”

“Ezio! Accidenti a te, perché non bussi mai?!” poi notò le due ragazze al suo fianco “Sei un essere spregevole! Non ti permetterò di tradire Cristina qui, nella mia stanza, con due sconosciute!”

Morgana e Parcifal arrossirono vistosamente, cercando di nascondere il loro imbarazzo, e prendendosi a gomitate a vicenda.  

“Non dire sciocchezze, Claudia! Sono solo amiche. E hanno bisogno di aiuto”

Claudia si alzò dalla poltroncina, squadrando le due ragazze.

“Siete di Firenze?”

“No. Siamo straniere. Ci hanno derubate” mentì Morgana, grattandosi la chioma incolta e completamente arruffata.

“Ora capisco. Beh, non potete andare in giro così”

“Purtroppo non mi sono portata un ricambio” rispose sagacemente Parcifal, stringendosi nella t-shirt gialla. Claudia sorrise e i suoi occhi scuri brillarono di gioia.

“Posso darvi io dei vestiti! Oh, sarebbe così divertente! E’ da tantissimo tempo che non gioco così con le mie amiche!” disse la ragazzina, tuffandosi in un armadio e tirando da lì un paio di lunghi abiti da castellana, come voleva la moda dell’epoca.

“Spiacente, non potrei mai indossare vestiti così! Non saprei nemmeno infilarmelo!” disse Morgana, fingendo dispiacere. Quando sei abituato a portare jeans e t-shirt tutti i giorni il solo pensiero di indossare un abito lungo ti fa quasi rabbrividire.

In effetti, non doveva essere la cosa più comoda del mondo.

Ezio tossicchiò educatamente, per richiamare l’attenzione.

“Ho dei miei vecchi vestiti. Indubbiamente sono più agevoli. Potete indossare quelli”

Le due ragazze si scambiarono una chiara occhiata d’intesa, sorridendosi a vicenda.

 

Parcifal si allacciò la mantella sotto il mento, soddisfatta, facendo una piroetta sotto gli occhi insoddisfatti di Claudia.

“Molto bene. Adesso va meglio”

“Sembri un uomo” osservò Claudia, con un sospiro, pensando a quanto sarebbe stato bello arricciare i capelli di Parcifal, invece di vederli legati sulla nuca con un nastro.

“E’ ovvio. Indosso vestiti da uomo”

“Ehm, scusatemi madame, ma io avrei qualche problema” fece Morgana, sbucando da una porta, con la camicia di Ezio che le pendeva storta dalle spalle, aderente sul seno di certo più ingombrante del giovane Auditore che a vederla in quel modo si passò una mano sul volto, soffocando una risatina. 

Claudia sospirò, esasperata, cercando di sistemarle la casacca.

“Non ci siamo. Forse è meglio che riprenda quel vestito” fece la ragazzina, con un vago sorriso soddisfatto. Quindi, recuperò il vecchio abito porpora e la agguantò per il braccio, forte quasi come il fratello maggiore.

“Ehm… Parcifal? Questo sarebbe il momento in cui corri a salvarmi!”

La ragazza rise di gusto, nascondendosi le labbra con la mano.

“Divertiti!”

“Fanculo”

Dieci minuti dopo Morgana aveva i capelli arricciati quasi decentemente, una collana che le circondava il collo e un lungo, lunghiiiiiissimo vestito da donna. Osservò il suo riflesso nello sfarzoso specchio nella stanza di Claudia e non poté trattenere una smorfia di puro disgusto.

“Non fai tanto schifo” commentò Parcifal, lapidaria.

“Fottiti”

Ezio sorrise, inchinandosi davanti alle due ragazze. “Vi trovo molto graziosa, Morgana”

I suoi grandi occhi scuri brillarono vivacemente, emanando mille bagliori rossastri, mentre pronunciava un balbettante “Grazie, ser Ezio”.

Parcifal attese che il giovane Auditore voltasse lo sguardo, per poi afferrare per un orecchio la compagna.

“Fai schifo, sei la schifezza delle schifezze, smettila di fare gli occhi languidi a Ezio”

“Non posso farci niente, è più forte di me”

“E’ la schifezza ad essere più forte di te!” replicò, schiacciandole la punta dello stivale sul piede. Morgana trattenne a stento un insulto, e la loro attenzione fu catturata dal vago sospirare di Claudia, seduta sul suo letto, ad accarezzare le lenzuola.

“Claudia, cosa c’è?” chiese Ezio, così premuroso con la sorellina. Morgana si inginocchiò ai piedi del letto, ripiegando stancamente il lungo vestito, e prendendo le mani della ragazza.

“Cosa ti prende, signorina Claudia?”

I suoi occhi si gonfiarono di lacrime, e raccontò tutto.

 

“Mascalzone disgraziato figlio di puttana!” esclamò Ezio, indignato.

“Ser Ezio!” lo richiamò Parcifal, trattenendolo per il gomito.

“Ma che stronzo!” esclamò Morgana, scuotendo la testa e abbracciando la piccola Claudia in lacrime.

“Morgana!”

“Scusa, ti ho promesso mille volte che non avrei più detto parolacce, ma stavolta non mi sono potuta trattenere!” si scusò Morgana, stringendo le mani di Claudia tra le sue.

Ezio fremette d’ira, stringendo un pugno.

“Giuro che gliela farò pagare a quel Duccio! Ora vado a sistemarlo io!” disse il ragazzo, che fumava di rabbia, mentre si dirigeva verso l’uscita. Parcifal allungò una mano, come a volerlo fermare, ma la compagna la fermò sorridendo con un gesto della mano.

“Lascialo stare Parcifal, è normale che sia arrabbiato…”

Lei annuì silenziosamente, arrendendosi mentre osservava il ragazzo fuggire via verso la strada, con chissà quali funeste intenzioni per la testa.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

­_Inutile spazio vuoto che nessuno legge [RosTheElphe]

Olè. Non so come questa folle idea mi sia venuta, non so per quale motivo la mia adorata compagna/amica/sorella/figlia/paziente abbia accettato, ma abbiamo deciso di rovinare il fandom con questa storia brutta.

Snif snif. Dopo aver letto Assassin’s Creed (e averci giocato, grazie Blazethecat31!) di certo non potevo restare nell’angolo del silenzio di tutti i fans. Dovevo fare qualcosa.

….sì, mi piace un sacco perdere tempo inutilmente. Passo la palla alla mia cara collega per il prossimo capitolo, ciao carote!

 

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