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Autore: xZivaDavid    09/09/2012    5 recensioni
«Che le succede?» sussurrò Tim, pronto ad una risposta ironica da parte del collega. Ma Tony era serio, altro avvenimento raro, appuntò lui. «Giuro che non lo so, McGee, proprio non lo so.»
Tim s'illuminò, tenendo per se l'ennesima scoperta. Non aveva fatto parola con nessuno del fatto che Tony e Ziva diventavano giorno dopo giorno più affiatati, non aveva affatto spettegolato della notte passata insieme ed era l'unico ad esserne al corrente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Don't forget about us.

 

 

 

 

 

 

Se Dio fosse uno di noi, solo un fannullone come noi,uno straniero sull'autobus che cerca la via di casa?

Se Dio fosse uno di noi, che gli chiederesti, Ziva?

Lo sfioreresti con lo sguardo, con la tua solita forza, oppure riusciresti ad avvicinarti a lui?

Se Dio fosse uno di noi, gli chiederesti scusa per quel maledetto errore?

 

Aveva tanti,troppi dubbi, eppure li mascherava tutti, camminando con passo leggero lungo l'ennesima scena del crimine. Fece un cenno a Gibbs,potevano tornare in centrale ad esaminare il caso.Era morto un altro marine,si disse,era il morto numero 2'045.  Sorrise amaramente, lasciando scivolare via il cappello dell'NCIS dalla chioma di boccoli.

Ed una mano scorse frenetica lungo il ventre, come se non riuscisse a fermarla.

Deglutì, piano.Poi si riprese, allontanando l'arto. Non potevano vederla, non potevano scoprirla. O forse sì.

Si voltò. McGee guidava il camioncino e Tony mangiava con naturalezza. Le sfuggì un sorrisino, lui mangiava. La mente della donna continuava a chiedersi come fosse possibile che fosse capitato a lei, come diavolo avesse fatto a commettere un errore simile. Ziva David era sempre stata eccellente, sempre pronta a prevedere ogni cosa. Perché questo non era riuscita a prevederlo? Sentì una leggera fitta allo stomaco e si strinse le mani, per darsi sicurezze, per farsi del male.

«Ziva…» 

Spalancò gli occhi in silenzio, coperta dalla chioma che scendeva, castana, a dividere i volti di entrambi.

Un tuffo al cuore. Ancora. Chiuse gli occhi di colpo, col riaffiorare dei ricordi.

 

«Ma Tony noi….» «sssh» sussurrò lui, in quel modo capace di farla impazzire.

«Zitta e lasciati baciare, Agente David.»

 

Stupida,stupida,stupida”.Prese un respiro, tentando di proferir parola. Eppure, le labbra si inarcarono, tremanti.

«Ziva, va tutto bene?»un sussurro,impresso a fuoco nella sua pelle..

 

…come il sapore dei suoi baci, ammalianti, lussuriosi.

Come le labbra di lui sulla sua pelle, fuoco nel ghiaccio della sua vita.

Si era lasciata stringere a sè, si era lasciata andare…

 

La mano di Tony si posò sulla sua spalla, con dolcezza. Quella che le aveva sempre premurato, da quella maledetta notte.Da quando erano diventate una sola persona.

«Non c'è nulla che non vada, Agente DiNozzo.» lo aveva affermato, finalmente.

 

-

Tony chiuse gli occhi,assaporando le parole della donna. E poi li riaprì,scottato. Sapevano di verità nascoste. Quando lei stava bene, sorrideva leggermente, allontanava i capelli dal viso e vagava con lo sguardo. Ma ora soffriva, e lui non poteva far altro che stringerla forte a sè, lontano dagli occhi indagatori di Gibbs, e guardarla mentire.

-

 

Anche se sbagli,nessuno è perfetto. Nessuno è perfetto. Credeva fosse questa, la frase più deludente dell'universo. Nessuno è perfetto,implicava il seguito 'ti autorizzo a sbagliare'. Doveva tenerlo per se, non c'era alcuna alternativa. Ma lei era brava a mantenere dei segreti.

 

«Sai tenere un segreto, Ziva?» erano state quelle, le parole strascicate dell'uomo mentre, poggiato sui cuscini di quel letto usato, le carezzava i capelli. Lei annuì, ma Tony non aveva bisogno di una risposta, si sarebbe fidato di lei comunque. «Credo di essere innamorato di te».

 

Ziva rise, una risata amara, priva di emozioni. 

Se fosse stato davvero innamorato di lei, la donna non avrebbe avuto tanta paura di rivelargli la verità. Non si sarebbe sentita persa.

 

Persa come quando le mancavano le parole,perché le parole che l'uomo al suo fianco aveva pronunciato erano le stesse che esplodevano nel suo petto. Era quello che aveva sempre provato a spaventarla di più. Ma ora, ora era tutto diverso: Tony era suo.

 

Era quello in cui credeva. Ma ..come avrebbe reagito di fronte a quei dubbi che le stringevano un nodo in gola?

Scese dal furgone, estranea a tutto ciò che la circondava. Le parve di sentire aroma di cioccolato bianco e si maledisse. Odiava il cioccolato bianco. Fece due passi nell'edificio dell'NCIS, poi fu costretta a fermarsi, preda del caldo soffocante. Qualcosa nel suo stomaco si ritrasse e si sentì attraversare da un brivido..e un conato. «Maledizione» disse solo, in un filo di voce, portando una mano a serrare le labbra ed urtando McGee nella corsa alla toilette femminile.

 

-

McGee guardò la collega e a sua volta, urtò il gomito destro sul petto di Tony. Ziva era strana. Lui era a conoscenza dell'amore che aleggiava tra i suoi amici, ma quel giorno era tutto.. diverso. Lei l'aveva chiamato 'Agente DiNozzo' e Tim era certo che si trattasse di un avvenimento raro. DiNozzo si voltò ed il suo sguardo confermò i sospetti di McGee: Ziva stava male.

«Che le succede?» sussurrò Tim, pronto ad una risposta ironica da parte del collega. Ma Tony era serio, altro avvenimento raro, appuntò lui.

«Giuro che non lo so, McGee, proprio non lo so.»

Tim s'illuminò, tenendo per se l'ennesima scoperta. Non aveva fatto parola con nessuno del fatto che Tony e Ziva diventavano giorno dopo giorno più affiatati, non aveva affatto spettegolato della notte passata insieme ed era l'unico ad esserne al corrente. 

«E' corsa in bagno. Non credi che..?» McGee vide un'ombra oscurarsi dietro le iridi allegre di DiNozzo,prima che rispondesse.

«Credo che sia stato il caffè mattutino e la tua scarsa guida, oltre l'oscura scena del crimine» lo disse in tono fermo, come se fosse disposto a rassicurare sè stesso più che l'amico. 

McGee storse il labbro, era sicuro che non fosse così. 

«Ma Ziva non ha mai sofferto di stomaco fragile.» Stavolta, uno scappellotto lo colpì sulla nuca. «Non hai sentito le mie parole, Pivello? Non contraddirmi, su, al lavoro».

Tim alzò gli occhi al cielo, abbandonando il discorso. Fingi ancora, eh Tony? Non riesci proprio ad ammettere di esser preoccupato per lei?”

-

 

Anthony DiNozzo prese un respiro profondo, molto, troppo profondo, tentando di credere alle sue stesse parole.

E se non fosse così? se lei fosse…?

Si allontanò verso i bagni, mentre qualcosa lentamente lo soffocava.Bussò a quello femminile, ma non ottenne risposta. Per un attimo, credette di svenire.

«Agente DiNozzo, che diavolo stai facendo fuori dalla toilette delle donne?» la voce impetuosa di Gibbs oscurò i pensieri dell'uomo.

«N-Niente, capo, ora torno al lavoro.» Alzò gli occhi al cielo e non poté fare a meno di riesaminare la situazione.

Passò una mano tra i capelli, si sedette con poca grazia alla sua scrivania e sorrise. Fu un sorriso lento che non sfuggì allo sguardo attento di McGee. 

«Allora Tony?» chiese poi, gentilmente, ma fu interrotto dall'arrivo dell'Agente David. Il silenzio calò nell'attimo in cui Ziva si sedette al proprio posto. 

Sembrava spossata ed il suo sguardo corse, frenetico, ad incontrare quello dell'uomo che amava.

-

 

Respira” Era più difficile a farsi che a dirsi, secondo Ziva. Tony distolse le iridi smeraldo dalle sue, senza notare la sua ansia, senza capire. L'arrivo di Gibbs fu un inaspettato sospiro di sollievo, la donna ignorò il tremolio delle proprie dita e s'impegnò al massimo nel proprio lavoro. I conati tornarono appena il cibo cinese fu depositato sulla sua scrivania. Allora si alzò con nonchalance e prese a correre verso i servizi igienici solo quando fu lontana dai suoi colleghi, abbastanza da non essere vista. 

.

 

 

 

Era notte inoltrata quando uscì dall'edificio, ultima dei suoi colleghi ancora a lavoro. La verità era che non voleva tornare a casa, non voleva rimanere sola un'altra notte come accadeva da un mese e mezzo, da quella maledetta, bellissima  notte con lui. Il vuoto tra le coperte del suo letto matrimoniale lasciava trasparire la solitudine malinconica che celava tra le iridi scure. Il tragitto fino al proprio appartamento fu  particolarmente lungo e Ziva poté utilizzarlo per riflettere ancora. Come gliel'avrebbe detto restava un mistero anche se sulla sua condizione non c'erano più dubbi. Non ottenne risposte, ma appena scese dall'auto era ancora così distratta da non notare la luce soffusa che proveniva dal suo appartamento.

 

Quando aprì la porta di casa, si sbalordì di non trovarla chiusa a chiave. Entrò con discrezione e spalancò gli occhi, la luce era accesa. D'un tratto, la porta si chiuse alle sue spalle e fu in quel momento che braccia morbide e muscolose l'avvolsero cogliendola ancora una volta di sorpresa. L'uomo posò il capo nell'incavo del collo di lei e Ziva sorrise senza che lui lo vedesse, ammaliata dal suo profumo. Lo avrebbe riconosciuto tra mille. Aveva milioni di domande da porgergli ed un discorso, probabilmente il più importante che avesse mai fatto, che non poteva rimandare eppure non riuscì a parlare. Le sfuggì un semplice sorriso.  

«Ciao, occhioni belli, mi sei mancata tanto.» avrebbe voluto rispondere a quel tono dolce con altrettanta tenerezza ma nulla, se non un mugugno, trapelò dalle sue labbra. 

Le mani di Tony si spostarono sul ventre di lei e lo accarezzarono. Ziva deglutì, abbassando lo sguardo. Sentì le labbra di lui schiudersi sui suoi capelli. Qualcosa nel suo stomaco parve rivoltarsi procurandole piacere. 

«Ho pensato parecchio oggi.» rispose poi DiNozzo, sciogliendo l'abbraccio e lasciando che lei si sistemasse. Prese una bottiglia di vino rosso e le porse un calice, mentre lei si sedeva sul divano. Fece lo stesso, riempì i calici del liquido scarlatto e poi bevve. Ziva non lo fece, tormentata da sensazioni contrastanti. Fu lì che Tony la sorprese come mai le era successo. 

«Potremmo chiamarlo Anthony Jr. DiNozzo. Ma anche Megan non è male». 

Lacrime, erano lacrime quelle che solcavano il volto della donna, lacrime che si spegnevano alla luce del suo sorriso. 

Anche il viso di Tony si era allargato in un gesto simile. Nascosto tra le tasche del cappotto, fu semplice prendere la scatolina azzurra e porgerla a lei, che gli restituì uno sguardo lucido carico di domande.

Appena l'aprì, dagli occhi le lacrime ripresero a sgorgare. Era un piccolo anellino, semplice come lei.

«Ziva David, vuoi sposarmi?». 

 

«sì, Tony, lo voglio.»

 

Forse Dio avrebbe fatto tutto da solo, senza lasciarti il tempo di parlare, Ziva.

 

__

 

Come vi sembra? fatemi sapere, un bacio, F.

   
 
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