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Autore: FeverSkating    09/09/2012    3 recensioni
Sasuke adorava il suo nii-san. Lui era perfetto. Il figlio che ogni genitore avrebbe voluto avere. Era bravo in tutto: a scuola era il primo della classe, eccelleva in ogni sport o attività fisica e, a parere di Sasuke, era un ottimo modello di comportamento. Un perfetto Uchiha.
Nonostante la differenza d’età, Itachi prestava sempre molte attenzioni al suo fratellino. Quando poteva, giocava con lui, lo aiutava a fare i compiti e, tutte le volte che Sasuke combinava qualche marachella, Itachi lo difendeva davanti a chiunque. Era, insomma, il fratello maggiore perfetto, non che sé ne facesse un vanto, ovviamente.
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[OOC] [AU] [NON è Uchihacest]
Genere: Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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‘Giorno a tutti! ^^
Allora, questa fic, a mio parere, è completamente nonsense, abbastanza demenziale e con la presenza ENORME dell’OOC. E una storia simile che si rispetti deve avere un titolo assolutamente senza senso. Ed ecco nato anche il titolo! =D (Avete mai notato come, con tanta fantasia, questa faccina possa assomigliare ad una freccia. °-°) Ora, non so che dire di questa fic, tranne che a me non soddisfa molta, ma ormai è scritta. Non c’è un’idea base, è semplicemente la mia idea di una folle famiglia Uchiha. ^-^
Detto questo vi lascio alla storia sperando che vi piaccia. ^^
Buona lettura! Ì^^

Il nii-san perfetto: tenere lontano dalla portata della cucina

 
Sasuke adorava il suo nii-san. Lui era perfetto. Il figlio che ogni genitore avrebbe voluto avere. Era bravo in tutto: a scuola era il primo della classe, eccelleva in ogni sport o attività fisica e, a parere di Sasuke, era un ottimo modello di comportamento. Un perfetto Uchiha.

Nonostante la differenza d’età, Itachi prestava sempre molte attenzioni al suo fratellino. Quando poteva, giocava con lui, lo aiutava a fare i compiti e, tutte le volte che Sasuke combinava qualche marachella, Itachi lo difendeva davanti a chiunque. Era, insomma, il fratello maggiore perfetto, non che sé ne facesse un vanto, ovviamente.
 
 
- Itachi, stasera potresti tener d’occhio Sasuke?- chiese dolcemente Mikoto.
Quello che si stava svolgendo quel giorno a casa Uchiha era un normalissimo pranzo, in un comunissimo giovedì, sul costosissimo tavolo in ebano, di un’ordinaria famiglia.
Itachi, richiamato dalla madre, alzò gli occhi dal piatto portandoli verso la donna.
- Qualcuno mi passa il sake? –
- Certo, tieni tesoro. – rispose Mikoto al marito, passandogli la bottiglia. – Allora Itachi? – disse poi, tornando di nuovo al figlio maggiore – Badi tu a Sasuke? –
- Certo. – rispose, infine, tornando a mangiare.
Gli occhi di Sasuke luccicarono. Era contento di poter passare del tempo con Itachi, non che si sentisse trascurato, però stare col fratello lo aveva sempre messo di buon umore. E in quel momento aveva proprio bisogno di un’iniettata di allegria. Ridotto com’era, a malapena riusciva a stare seduto e, guardando il piatto davanti a lui, gli passava persino la fame. Sua mamma non cucinava male, tutt’altro, però percepiva quel senso di nausea capace di chiuderti lo stomaco. E adesso sentiva pure freddo, mentre fino a poco prima aveva un caldo devastante. Eh già, il povero piccolo Uchiha si era preso l’influenza. Chissà come, poi? Nei giorni prima non aveva fatto niente di particolare, o perlomeno a lui sembrava di no. Certo, il giorno prima di ammalarsi, era andato con Naruto a fare il bagno nel laghetto dietro al villaggio, nel bel mezzo di un temporale, giusto perché non avevano altro da fare e si stavano annoiando. Però non poteva essere quello, no, ne era sicuro. E il fatto che anche Naruto avesse preso l’influenza non centrava assolutamente niente. Così si disse annuendo deciso, per poi tornare alla realtà.
- Non hai più fame, Sas’ke? – chiese Mikoto guardando il figlio, che allontanava un po’ da sé il piatto.
- No, non mi va più. – rispose semplicemente il bambino.
- Ma non hai mangiato niente. – disse ancora Mikoto, mentre guardava preoccupata il figlio.
- Lascialo in pace, cara. È normale che non abbia fame. – s’intromise Fugaku, per placare la moglie prima che riversasse sul figlio tutte le sue preoccupazioni riguardanti i pericoli che possono scaturire da un pasto saltato.
Finito di mangiare Mikoto si alzò da tavola rivolgendosi ai suoi due figli.
- Itachi, sparecchia, per favore. Sas’ke, vieni ti porto a letto, mentre io vado a prepararmi. –
- Perché? Dove devi andare? – chiese curioso Sasuke, prendendo per mano  la madre. Nel frattempo Itachi si era alzato e aveva iniziato a sparecchiare.
- Beh, Sas’ke, oggi è l’anniversario di mamma e papà – disse la donna sorridendo e sfiorando con l’indice il naso del bambino, che adesso la guardava confuso. – e quindi tuo padre mi ha promesso che oggi pomeriggio avremmo fatto qualcosa di divertente e che poi avremmo cenato insieme. – continuò parlando come un’adolescente al primo appuntamento. Detto ciò, i due si diressero verso le scale che portavano al piano superiore della casa. Dopo poco, da un punto non precisato del suddetto piano arrivò minaccioso un urlo di Mikoto:
- Fugaku Uchiha, vedi di vestirti anche tu, perché non intendo perdere un solo secondo di questa giornata. E se, quando scendo, non ti trovo perfettamente lindo e pinto potrebbero esserci tragiche conseguenze! –
Fugaku, seduto in poltrona, intento a leggere il giornale, sbuffo delicatamente. Si alzò in piedi e si diresse anche lui verso le scale.
Durante tutto questo trambusto, il massimo che la famiglia Uchiha si concedesse, Itachi aveva finalmente riposto anche l’ultimo piatto dentro al lavello.
- Mamma, ho finito! – urlò Itachi dalla cucina, avviandosi per andare in camera.
- Tesoro, laveresti anche i piatti? Io non faccio in tempo.- fu l’urlo in risposta, che pietrificò Itachi immediatamente prima di poggiare il piede sugli scalini.
- Va bene…- gridò infine, rassegnato. - Madre sfruttatrice. – borbottò divertito, tornando in cucina.

- Famiglia di urlatori. – mugugno contrariato Fugaku, mentre si lavava i denti.
 
 
- Allora, mi raccomando, fai dormire Sas’ke e provagli la febbre, sperando che s’abbassi. – disse Mikoto infilandosi un trench bianco latte – E non fargli mangiare biscotti o pomodori. Se avesse fame, c’è del riso in frigo. Non voglio che vomiti ancora. –
- Ma ormai sto bene, mamma! – esclamò Sasuke, spuntando da dietro la schiena d’Itachi, che fino a quel momento era stato tranquillamente fermo ad ascoltare le raccomandazioni della madre.
- Ma se sei bianco come un fantasma! Finché non ti sarai completamente rimesso, non voglio sentire obbiezioni. – gli rispose la donna con tono deciso e i pugni puntati ai propri fianchi.
- Comunque, dov’è che ero arrivata? Ah sì! Itachi, ricorda anche di preparagli la cena e a letto presto, capito? –
- Sì, sì, hanno capito. Adesso usciamo. – s’intromise, un po’ seccato, Fugaku, mentre trascinava per un braccio la moglie verso la porta.
- E se doveste avere dei problemi, ho avvisato la zia, ha detto di chiamarla quando volete. – disse ancora girandosi, mentre ancora veniva trascinata dal marito.
- Su, non moriranno di certo. Adesso usciamo, per carità. – sbuffò Fugaku, spingendo la moglie oltre la porta, con una mano sulla schiena.
La donna rivolse un ultimo sguardo, fin troppo apprensivo, verso Sasuke ed Itachi, che si trovavano sulla soglia.
- Buon divertimento.- augurò il più grande – E buona fortuna, papà.- concluse con un sorrisetto sornione, per ricevere in risposta un atono “Grazie” da parte di Fugaku.
I figli si concedettero del tempo per guardare i genitori che si dirigevano abbracciati verso l’imponente cancello di villa Uchicha.
Quando i due adulti sfuggirono alla loro visuale, i due decisero di rientrare.
Dopo aver chiuso accuratamente la porta, Itachi si rivolse al fratellino:
-  Adesso torna a letto Sas’ke, hai già preso abbastanza freddo. – e così dicendo, prese a dirigere il più piccolo verso le scale.
- Ma, Nii-san, io sto bene! Non ho voglia di dormire, voglio giocare con te! – si crucciò il bambino puntando i piedi a terra – Ti preeego. – cercò di persuaderlo Sasuke, guardandolo con gli occhi da cucciolo. Un’espressione che solitamente chiunque avrebbe accostato a Naruto.
Itachi continuava a guardarlo impassibile. Improvvisamente  portò la mano alla fronte del fratellino. Sasuke si aspettava il solito buffetto, così strizzò gli occhi. Ancora attendeva il contatto con le due dita del fratello, quando sentì l’intero palmo della sua mano appoggiarsi sulla sua fronte. Aprì gli occhi confuso. Itachi corrugò leggermente le sopracciglia, indurendo lo sguardo.
- Scordatelo, hai ancora la febbre, quindi vai a letto. – disse severo togliendo la mano – Subito. – aggiunse poi, notando che Sasuke era ancora fermo di fronte a lui.
Il più piccolo, un po’ intimorito, schizzò su per le scale, abbastanza velocemente quanto glielo potesse permette quella dannata influenza. Arrivato in camera si gettò sotto le coperte, senza premurarsi di chiudere la porta, tanto lo sapeva, di lì a poco sarebbe arrivato Itachi, munito di termometro, coperta, catino e un cipiglio più che determinato. E difatti, dopo qualche minuto, ecco apparire sulla soglia Itachi Uchicha in tutto il suo splendore, deciso più che mai a far sparire ogni malattia abbia osato sfiorare il suo fratellino. Era sempre così: Sasuke si ammalava, Itachi si armava a dovere.
A lunge falcate il più grande si affiancò al letto del malato. Estrasse dalla tasca dei pantaloni il termometro. Con poca finezza alzò il braccino di Sasuke, ficcando sotto l’ascella l’oggetto.
- Adesso non ti muovere. – lo avvisò, mentre gli riabbassava il braccio.
Tirò fuori dal catino una coperta di un grigio cupo, con stampati tanti piccoli ventagli, simbolo del loro clan. Dopo aver perfettamente incastrato gli angoli del plaid sotto al letto e aver posato il catino di fianco a quest’ultimo, Itachi rimase in piedi, con le braccia incrociate e l’espressione seria, ad aspettare qui cinque minuti che servivano al termometro per misurare la febbre.
Vedendolo così, Sasuke si ritrovò a pensare quanto suo fratello fosse buffo e, sì, anche abbastanza ridicolo. Non stava un po’ esagerando? Era una banale influenza, lo aveva detto anche il dottore. In una settimana sarebbe passata, invece Itachi si comportava come se fosse in fin di vita. Ne era lusingato, insomma, adorava ricevere attenzioni dal suo nii-san, però alle volte esagerava.
Non fece in tempo a lasciarsi andare ai ricordi delle sue passate malattie, che Itachi, preciso come un orologio a cucù, appena scoccò la fine dei famigerati cinque minuti, strappò ansioso il termometro da sotto il braccio del fratello. Guardò attentamene le lineette sull’oggettino di vetro, per poi decretare: 37 e mezzo. Sempre meglio dei giorni precedenti, ma non era completamente soddisfatto. Uscì dalla stanza senza preoccupasi di ascoltare Sasuke, che continuava a dirgli cose del tipo “Quanta febbre ho, nii-san?”, “Itachi, mi hai sentito?” o “ Non m’ignorare, stupida marmotta!”.
Sasuke sbuffò, rassegnato. Itachi non gli avrebbe risposto, era inutile insistere. Lo guardò uscire dalla porta pensando che, in otto anni di vita, non aveva mai visto persona più strana. Ed era paradossale che si trattasse di suo fratello, lo stesso che lui aveva sempre definito posato e tranquillo. Nonostante lo adorasse e volesse diventare il più possibile simile a lui, alle volte sperava di non avere gli stessi geni che portavano il fratello a quella che lui chiamava “iperprotettività estrema”.
 
Silenziosamente Itachi era tornato in camera e aveva appoggiato sulla fronte di Sasuke un panno bagnato. L’aveva guardato ancora per un attimo e poi era ritornato verso la porta.
- Ti preparo qualcosa di caldo, va bene? –
Sasuke si limitò ad annuire, seguendo con gli occhi la figura del fratello che scompariva nel corridoio.
Arrivato in cucina Itachi aprì la dispensa alla ricerca di qualcosa come the o simili.
Soddisfatto prese una scatoletta di camomilla. Era l’ideale. Chissà che Sasuke non si decidesse a dormire. Dopo vari tentativi, con fatica riuscì a capire come accendere il fornello e poggiò sopra la fiamma un pentolino con dell’acqua. Quando iniziarono a salire a galla tante bolle, che scoppiando spargevano goccioline sul coperchio in vetro, si decise a spegnere il fuoco. Facendo attenzione travasò l’acqua bollente dentro ad un’altra tazza. Per sua sfortuna metà del contenuto cadde a terrà scontrandosi anche col suo piede. Si trattenne dall’urlare di dolore, non è decoroso, si disse. Imprecando mentalmente poggiò la tazza sul ripiano di fianco al lavandino. Andò in soggiorno e scambiò le proprie ciabatte con quelle del padre. Non poteva mica andare in giro con le pantofole bagnate, no? Poi prese le proprie e le adagiò fuori dalla parta di casa, così si sarebbero asciugate più velocemente.
Tornato in cucina prese la scatoletta della camomilla tirandone fuori una  bustina. La immerse nella tazza con l’acqua scuotendola lievemente. Quando l’acqua prese un bel color dorato, Itachi prese tazza e strofinaccio e si diresse in camera del fratellino, che ancora se ne stava sdraiato nel suo letto.
- Bevi. – ordinò al più piccolo dopo avergli consegnato la bevanda e la pezza da mettersi al collo. Sasuke, ora seduto contro la spalliera del letto, iniziò a mandare giù la camomilla, sotto lo sguardo vigile del fratello. Quand’ebbe finito, Itachi si riprese la tazza e con sguardo serio intimò a Sasuke:

- Adesso dormi. – uscì dalla stanza e si diresse in salotto, lì prese il primo libro che gli capitò tra le mani, si distese sul divano con l’intenzione di mettersi a leggere, per poi addormentarsi qualche minuto dopo.
 
Stava dormendo così bene che svegliarsi quasi gli dispiaceva, ma sentiva un peso gravargli addosso, che per poco non gli impediva di respirare. Proprio all’altezza del diaframma. Svogliatamente aprì gli occhi e si trovò di fronte il viso di Sasuke a cavalcioni sopra di lui, che lo guardava imbronciato.
- Finalmente nii-san, sarà la centesima volta che ti chiamo! Da quand'è che sai leggere al contrario? – chiese il più piccolo, riferendosi al libro che teneva tra le mani e che impugnava a rovescio.
- Già sveglio? – rispose Itachi, ponendo a sua volta una domanda, ignorando volontariamente quella del fratellino.
- No, sono sonnambulo! Nii-san, ma che domande fai? È ovvio che sono sveglio. – rispose, sempre imbronciato, Sasuke. Itachi sbuffò passandosi una mano a spostarsi la frangia nera dalla fronte.
- E sei anche pesante, spostati per favore. – disse poi. E senza neanche aspettare che si alzasse da solo, prese il fratellino da sotto le ascelle e se lo appoggiò sulle gambe.
- Riformulo la domanda: perché sei già sveglio? – chiese Itachi con aria scocciata, tirandosi a sedere.
- Come perché?! Insomma, nii-san, è ora di cena e io ho fame! – esclamò Sasuke a dir poco scioccato, mentre Itachi lo guardava stranito. Il piccolo, da parte sua, non pensava che suo fratello potesse essere così rintontito da appena sveglio.
- O-ora di cena? Ma che…? – Itachi stranito diresse lo sguardo oltre lo schienale del divano, verso l’orologio sulla parete. Scrutò per qualche secondo le lancette e poi s’arrese. Effettivamente era ora di cena, però restare ancora un poco a dormire non gli sarebbe dispiaciuto. Rassegnato, sapeva che il fratello non avrebbe desistito, si alzo dal divano, facendo alzare di conseguenza anche Sasuke.
Insieme si diressero in cucina. Nel frattempo a Itachi era venuto in mente che non aveva mai cucinato, se non qualcosa di poco conto, come il the del pomeriggio. La cucina di solito era off-limits, per qualsiasi membro bella famiglia. Era il “tempio” di Mikoto e nessuno poteva intaccare la pace che, chissà come, la donna trovava in quel luogo. Per aver lasciato quel luogo sacro nelle mani di ragazzini, l’uscita con Fugaku doveva essere dannatamente importante.
- Cosa potremmo fare da mangiare? – chiese Sasuke, adagiandosi su una sedia intorno al tavolo della cucina.
- Primo: sarò io a far da mangiare. E secondo: la mamma aveva detto di aver lasciato del riso in frigo.- rispose dirigendosi verso l’elettrodomestico. Lo aprì e si mise a cercare tra gli scaffali tirandone fuori, infine, un pentolino in metallo con del riso già cotto. Rimase in contemplazione dell’oggetto  “E ora?”
- Di solito la mamma mette gli avanzi nel microonde. – gli fece presente Sasuke, neanche gli avesse letto nel pensiero.
- Nh. – si limitò  a rispondere Itachi mentre, evidentemente d’accordo col fratello, si dirigeva verso l’oggetto sopraccitato. Aprì l’anta grigio metallizzato e infilò all’interno la pentola col riso. Chiuso lo sportello, schiacciò il tasto “start” e rimase in attesa. “Perchè cavolo non funziona?” pensò Itachi corrugando le sopracciglia e tamburellando nervosamente le dita sul piano da cucina in marmo. Il piatto con sopra il pentolino non girava, il microonde non era illuminato e non faceva quello strano rumore che ti annebbia l’udito. Quel “woof” da non confondere con l’abbaiare di un cane, ma con un rumore sordo e morbido. Rumore che a Itachi è sempre piaciuto, anche se non ha mai saputo spiegarsi il perché. “Comunque questo aggeggio continua a non funzionare!”
- Dovresti attaccare la spina. – consigliò Sasuke sorridendogli, per una volta che poteva mostrarsi migliore del suo fratellone.
“Cos’è? Telepatico?”  si chiese stranito Itachi e poi scocciato inserì il cavo dell’elettrodomestico nella presa.
Finalmente quel dannato microonde funzionava. Schiacciò il tasto d’avvio e si sedette sbattendo la fronte sul tavolo.
A quella vista Sasuke rise. Vedere il fratello così in difficoltà lo divertiva. Un sono fastidioso, simile a tanti tic che si susseguono uno dopo l’altro, attirò la sua attenzione.
- N-nii-san…p-perché il microonde f-fa scintille? –
- Che fa il microonde? – chiese stralunato voltandosi in direzione di quel rumore a cui solo ora aveva fatto caso. Non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo che il metallo del pentolino prese fuoco trascinando con se anche l’elettrodomestico, dal quale pochi secondi dopo salivano fiammelle rosse e arancioni che minacciavano di dare fuoco agli armadietti pensili.

- L’estintore! – urlarono i due in concomitanza, fondandosi fuori dalla stanza a velocità record.
 
- Quindi, non inserire nel vostro microonde oggetti metallici, come pentole, lattine o simili, contenitori in pvc, …- Sasuke, in piedi di fianco al fratello e con in mano il libretto delle istruzioni del microonde, ne stava snocciolando il contenuto.
- E questo è tutto. -  terminò chiudendo il libricino.
Itachi intanto fissava, ansimante, quella schiuma bianca che ricopriva l’intera cucina. Fortunatamente avevano trovato l’estintore, altrimenti a quest’ora starebbero guardando la loro casa sparire tra le fiamme. In compenso ogni angolo di quella stanza era irriconoscibile a causa di quei batuffoli bianchi che tappezzavano ogni oggetto lì presente.
- Dici che dovremmo chiamare la zia? – chiese dubbioso Sasuke.
- La zia è peggio della mamma. Per la nostra sopravvivenza, direi di no. –
Sasuke spostò lo sguardo dal fratello ai cumuletti bianchi e poi sorrise amabilmente al fratello.
- Beh, nii-san, spero che tu pulisca meglio di come cucini, perché ti toccherà mettere a posto tutto da solo. Io sono malato. –
 

 
Angolo Autrice
...avete letto tutto? …davvero? O.O
In tal caso spero che non ci siano errori e che vi sia piaciuta, nonostante sia una cosa un po’ banale. (Puoi dirlo forte. ndFratelliUchiha) (Ehi! Lo sapevo già che non era una grande idea! Non c’è bisogno che anche voi me lo facciate notare! >.< ndMe) Comunque, ditemi se c’è qualche imprecisione o incomprensione nel testo perché non ho avuto tempo di riguardarla per bene,  e fatemi sapere cosa ne pensate. ^^
Grazie per aver letto! ^_^
   
 
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