1st chapter - Tutto cominciò da un sogno.

Oscurità, oscurità ovunque.
Provavo a gridare, ma dalla mia bocca non usciva alcun suono.
Correvo, ma quella stanza sembrava non aver fine.
Decisi di riposarmi mi sedetti sul pavimento, era freddo.
Cominciai a piangere, ero spaventata finchè non vidi una mano allungarsi verso di me.
Era un ragazzo, capelli biondi tendenti ad un castano chiaro e occhi color miele.
"Va tutto bene?" Mi chiese lui sorridendomi.
"Adesso sì." Gli afferai la mano e dopo avermi tirato su mi strinse in un caldo abbraccio.

"Sveglia idiota!" Era mio fratello venuto a svegliarmi.
Rimasi imbambolata a guardare un punto fisso sul muro. "Allora... è stato tutto un sogno."
"Idiota, farai in ritardo al tuo primo di giorno di scuola!"
"C-cosa?"
"Ci siamo trasferiti in questo nuovo quartiere e quindi devi cominciare una nuova scuola perchè l'altra è troppo distante, ricordi?"
Tornai alla realtà e guardai l'orgologio.
"E' tardi, potresti uscire dalla mia camera, perfavore? Devo cambiarmi."
"Pft, sei tornata fra di noi finalmente, miss sorriso."
Detto questo uscì e io cominciai a cambiarmi, mettendomi la divisa scolastica.
"E' proprio necessaria questa... gonna?"
La guardai perplessa e subito dopo la indossai.

Credo che sia il caso di presentarmi, io sono Erika, detta anche 'miss sorriso' dal mio, per niente dolce, fratello.
Non sono quel tipo di ragazza che sorride sempre anzi, non lo faccio quasi mai.
Tutti mi chiedono il perchè ma non riesco mai a trovare una risposta.
Forse è a causa di questi continui trasferimenti, devo sempre cambiare scuola, che per me vale a dire ricominciare una nuova vita, conoscendo nuove persone, di cui nemmeno vorrei sapere l'esistenza.
Non sono quel tipo di ragazza che viene apprezzata dai ragazzi, ne tanto meno dalle ragazze, nella maggior parte delle volte quest'ultime mi odiano per chissà quale oscuro motivo, il mio carattere, forse.
... Ora che ci penso io vengo apprezzata dai ragazzi, forse anche troppo.
Sono io che li rifiuto sempre, ogni singola volta.
In poche parole... non mi piace essere apprezzata dai ragazzi, o qualunque altro tipo di persona.
Per questo non ho molti amici, ed ora che comincio una nuova scuola posso anche dire che non ne ho nessuno.
Forse mi sto dilungando un po' troppo, sappiate solo che sono molto asociale.

Ero pronta, scesi al piano di sotto e al volo mi mangiai un paio di biscotti.
"Buongiorno, Erika." Mi disse mia madre sorridendomi.
La guardai. "Buongiorno, scusami ma ora devo correre a scuola sennò rischio di fare tardi, e per giunta al mio primo giorno."
Detto questo lei annuì e nuovamente mi sorrise. "Allora ci vediamo stasera, passa una bella giornata."
Annuii. "Ci proverò." La salutai con la mano e uscii fuori.
"E ora... dove diamine devo andare?"
Mi ricordai la strada e corsi il più veloce possibile, per mia fortuna la nuova scuola non era così distante, se continuerò a correre così arriverò in dieci minuti.

E finalmente dopo una bella corsa vidi l'edificio scolastico.
Attraversai il cancello, notai che non c'era molta gente nel cortile.
"Cazzo, sono in ritardo."
Entrai nell'edificio, era enorme.
L'unico problema ora era trovare la classe, vidi una donna, sembrava essere una professoressa e non era per niente contenta, sembrava stesse aspettando qualcuno.
Decisi di avvicinarmi a lei così le avrei chiesto qualche indicazione.
"M-mi scusi potrei -" Non ebbi il tempo di finire che lei mi urlò contro.
"Oh, sei tu Erika? Finalmente sei arrivata, stiamo tutti aspettando te!" Credo proprio di aver trovato la classe.
La donna mi fece restare fuori dalla porta, mentre lei entrò nella classe.
"Ragazzi voglio la vostra attenzione."
Tutti si zittirono.
"Oggi avrete fra di voi una nuova compagna, Erika Brown." Detto questo mi fece segno di entrare.
"Cara, presentati ai tuoi nuovi amici." Guardai l'intera classe.
"Piacere di conoscervi, io sono Erika." Anche se tanto piacere non era.
"Bene, siediti vicino a... Francesca Lloyd, signorina Lloyd potrebbe alzare la mano perfavore?"
Vidi una ragazza che alzò la mano e andai a sedermi vicino a lei.
"P-piacere di conoscerti!" Mi disse la ragazza allungandomi la mano, sembrava essere veramente impacciata.
"Tsk." Mi sedetti senza degnarla neanche di uno sguardo, notai che si offese.
La lezione cominciò.

[...]

Il tempo passò lentamente, come succede sempre a scuola, ma finalmente arrivò l'ora di pranzo.
Tutti erano liberi di uscire in cortile per prendere una boccata d'aria e consumare il proprio pasto.
"I-io esco, vuoi venire con me?" Mi chiese la mia compagna di banco.
"Perchè no." Dopotutto non conoscevo bene ancora l'edificio e non volevo rischiare di perdermi.
Eravamo fuori.
"Vuoi mangiare con me?" Mi chiese Francesca sedendosi su una panchina.
"No, ora vado per conto mio, ma grazie." Detto questo mi allontanai.
Notai una panchina posta sotto un albero, non c'era nessuno lì nei paraggi quindi decisi di andarci.
"Finalmente un po' di solitudine..."
E fu in quel momento che notai un piccolo, ma importante, particolare.
"Il pranzo."
Rimasi pietrificata, nella fretta mi sono scordata di prendere il pranzo da casa, perfetto.
"Tanto vale distendermi sul prato sotto l'albero." E così feci, c'era una leggera brezza che mi soffiava tra i capelli, mi rilassai un po' troppo e finii per addormentarmi.

Feci di nuovo quel sogno, solo che cominciò dal punto in cui il ragazzo mi abbracciò.
Finito l'abbraccio, sentii qualcosa scivolare sul mio viso.
"Piangi?" Mi chiese il ragazzo dagli occhi color miele.
"N-no!" Gli dissi scuotendo la testa mentre cercavo di asciugarmi le lacrime, ma non sembravano finire.
"Perchè sei sempre così triste?" Mi chiese lui alzandomi il viso, la sua mano era così calda.
I suoi occhi erano così belli, mi trasmettevano sicurezza.
"Mi faccio schifo."
Lui mi diede uno schiaffo e mi svegliai.
Avevo le lacrime agli occhi, ma prima che potessi asciugarmele sentii qualcuno sulla mia spalla, era un ragazzo.
Mi alzai velocemente e lui aprì piano gli occhi.
"C-che diavolo stavi facendo brutto pervertito?!" Urlai puntandogli contro l'indice.
"Datti una calmata tu." Rimasi pietrificata. "Quegli occhi color miele, quei capelli, la voce, sono gli stessi del ragazzo del mio sogno" Pensai.
"Chi sei...tu?" Gli chiesi spaventata.
"Uh, io? Strano, tutti mi conoscono qui." Si alzò per poi stiracchiarsi.
"Beh, io qui sono nuova come pretendi che io ti conosca?!" Gli urlai contro, di nuovo.
"Oh, allora scusami." Mi sorrise. "Io sono Justin, Justin Bieber."


-Angolo di quella malata dell'autrice.

-coff coff-
Bene grazie a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qui, cioè fino al mio angoletto!
Per cominciare vorrei dire che dedico questa fanfic alla mia cara amica Francesca, se non fosse stato per lei non avrei mai scritto una storia su Bieber...
Tra gli avvertimenti ho messo OOC nel caso dovessi andare per qualche oscuro motivo fuori dal carattere del personaggio.
Bene, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e non vi abbia annoiato troppo.
Inoltre spero anche che continuerete a leggere la storia di questa dolce ragazza, Erika.
E... per chi non l'avesse capito Bieber non è famoso qui, ok? Ok.
Ci sentiamo al prossimo capitolo!

Baci e nocciole,
Yukicchan.