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Autore: luctrovato    09/09/2012    1 recensioni
Che peccato, pensò tristemente, dover combattere e uccidersi in un giorno di agosto quando solo un anno prima aveva passato le giornate passeggiando allegramente nella Foresta Nera con i suoi amici.
Lì la guerra era una cosa lontana.
Si accorse di essere rimasto solo.
Non sentiva più i rumori dei suoi commilitoni che, come lui, dovevano impedire la fuga ai partigiani asserragliati in quel paese mentre la divisione SS-Panzargrenadier “Reichsfuhrer SS” avrebbe ripulito dalla feccia che vigliaccamente faceva imboscate contro il glorioso terzo Reich.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce del mattino rivestiva gli alberi di una patina inusuale, avvolgendo l’uliveto in un’atmosfera particolare quasi fosse un luogo al di fuori del mondo circostante.
Il vecchio scosse la testa immerso nei suoi pensieri e, lentamente, proseguì la salita lungo il sentiero tra il muretto di sassi.
Le cicale si facevano sentire annunciando una giornata particolarmente afosa.
Il vecchio teneva le mani nelle tasche dei suoi pantaloni logori e con la destra stringeva il manico ruvido della pistola.
L’aria era stagnante e il caldo umido e insopportabile.
La fronte si imperlò di sudore e cominciò a respirare con difficoltà.
Si domandò se fosse il caldo o la paura.
Quando raggiunse la cima della collina, dove la vegetazione era più rada, i raggi solari lo accecarono.
Avvertì un rumore, si voltò e finalmente la vide.
La giovane aveva capelli biondi tagliati corti e occhi dello stesso colore del mare che in lontananza invadeva l’orizzonte.
Lo stava fissando con uno sguardo indifferente e quasi sprezzante.
Anche lei teneva le mani nelle tasche dei jeans.
I ricordi rapirono l’anziano portandolo a tanti anni fa…
 
Il soldato tedesco camminava tenendo saldamente il suo fucile in dotazione.
Dietro ogni ulivo temeva un agguato, un ostacolo al ritorno nella sua amata Germania.
Che senso aveva questa guerra ormai? Perché il Fuhrer non si arrendeva?
Voleva tornare a casa, abbracciare sua madre e suo padre, vivere come doveva farlo un diciottenne, senza temere continuamente che la resistenza italiana potesse interrompere la sua vita.
Si fermò rapito dalla bellezza del posto e volle dimenticare, per un breve attimo, gli orrori della guerra, che aveva vissuto alla radio fino a quel momento finché, su ordine del terzo Reich, fu arruolato e trasferito in Italia.
Il sole accarezzò la sua faccia sudata e si levò il pesante elmetto per asciugarsi la fronte. Alcune api danzavano sui fiori davanti a lui mentre il polline volava piroettando nell’aria.
Dalla sua posizione si vedeva l’intera valle che portava a Camaiore.
Che peccato, pensò tristemente, dover combattere e uccidersi in un giorno di agosto quando solo un anno prima aveva passato le giornate passeggiando allegramente nella Foresta Nera con i suoi amici.
Lì la guerra era una cosa lontana.
Si accorse di essere rimasto solo.
Non sentiva più i rumori dei suoi commilitoni che, come lui, dovevano impedire la fuga ai partigiani asserragliati in quel paese mentre la divisione SS-Panzargrenadier “Reichsfuhrer SS” avrebbe ripulito dalla feccia che vigliaccamente faceva imboscate contro il glorioso terzo Reich.
Una coccinella si era appena posata sulla sua mano e camminando gliela stava solleticando quando un’esplosione ruppe quel silenzio bucolico e quasi irreale.
Strinse il fucile pronto a reagire come gli avevano insegnato alla scuola militare.
Altre esplosioni, raffiche di mitra e colpi di pistola.
Grida disumane e urla disperate. Ordini rabbiosi dei suoi superiori.
Nel paese avevano sicuramente scovato i nemici partigiani.
Eccitato dall’azione si mise a correre per avvicinarsi al fulcro dello scoppio e poter curiosare.
Lo spettacolo che gli si presentò davanti non gli piacque.
Vecchi, donne e bambini venivano uccisi senza pietà dai suoi commilitoni incitati dal comandante. Gettavano bombe a mano all’interno della case anche se nitidamente se ne sentiva provenire il pianto di donne e bambini. Rimanevano indifferenti alle richieste di pietà, ai pianti disperati e alla paura delle persone.
Era questa la guerra che tanto proclamavano? Era per questo che era stato arruolato in tutta fretta e spedito al fronte italiano? Uccidere innocenti?
Sentì opprimersi il petto, il fiato si fece corto e provò rapidi brividi di freddo malgrado fosse ancora sotto il caldo sole estivo.
Si involò nella direzione opposta in mezzo ai boschi cercando di allontanarsi da quell’eccidio, voleva prendere le distanze, voleva escludersi da tanta insensatezza e crudeltà.
Una ragazza ostacolò il suo piano spuntando improvvisamente da dietro un albero.
Aveva occhi color cielo e un viso d’angelo adornato da corti capelli tagliati frettolosamente, era bellissima in quei pantaloni scoloriti e con indosso una maglietta che ne nascondeva le forme, il soldato tedesco ne fu rapito per un istante finché non mise a fuoco le sue mani e il fucile stretto tra di esse e allora imbracciando la sua arma le sparò per istinto, per paura di essere ucciso, quasi per abitudine, senza capire realmente perché l’avesse fatto e pentendosene un attimo dopo.
Quegli occhi così azzurri si allargarono stupefatti, si strinsero di dolore e poi si spensero per sempre mentre un angelo stramazzava per terra.
 
Era tornata per lui.
Voleva vendicarsi e lui aveva deciso di farla finita.
Aveva preso la vecchia Luger, che era riuscito a tenere alla fine della guerra, l’aveva oliata e pulita  ogni giorno per mantenerla operativa. Si era messo gli abiti da lavoro e aveva detto ai suoi parenti che sarebbe andato a controllare gli ulivi.
Sapeva che avrebbe trovato lei.
La ragazza le era apparsa dopo un piccolo malore dato probabilmente dalla calura estiva.
Non parlava ma lo guardava con quello sguardo accusatorio che lui non sopportava più.
Aveva deciso di farla finita. I conti con il passato dovevano essere saldati.
Era rimasto in Italia e si era rifatto una vita perché quel giorno aveva cambiato tutto.
Disertore. Questo avevano detto di lui. Invece era morto dentro l’anima.
La vita nel dopoguerra era stata dura, accettato malvolentieri per essere amato una volta conosciuto. Si era sposato con un italiana, aveva vissuto a Lucca, era rimasto vedovo e solo, con i figli ormai sistemati; ma gli occhi cielo, i capelli biondi e le labbra sottili della sua vittima non avevano mai smesso di tormentarlo.
Affranto da quei pensieri affiancò la misteriosa ragazza trovandosi in mezzo a quelle stesse colline boscose dove, 67 anni prima, aveva commesso un omicidio.
Si guardarono e lui vide i suoi occhi cambiare espressione e diventare dolci e comprensivi.
Capì di essere stato perdonato e sorrise.
Prese la sua Luger e se la puntò alla testa, questa doveva essere la fine.
Ma lei gli prese il braccio, dondolò la testa quasi per sgridarlo, pur con dolcezza, e gli sfilò la pistola, poi si girò e sparì nella luce del sole che la inghiottì.
Il vecchio la cercò con lo sguardo mentre una lacrima rigava la guancia, quindi sentì la spossatezza causata dal gran caldo, dall’emozione e dallo sforzo fatto per andare fin lì, si sedette all’ombra di un albero e riposò per delle ore masticando un filo d’erba.
 
Il soldato tedesco pianse sul corpo della ragazza.
il mondo intorno a lui era svanito, scomparso e ovattato.
Il sole estivo riscaldava il terreno bagnato di sangue innocente.
La ragazza guardò il suo antagonista e sorrise accarezzandolo sulla guancia e sporcandolo con il suo sangue.
Lui non avrebbe più combattuto quella guerra, non avrebbe più ucciso nessuno e sarebbe stato maledetto per tutta la vita.
 
Il giorno seguente, il 13 agosto, un anziano signore fu trovato senza vita ai piedi di un albero.
Era sereno e aveva un sorriso sul viso.
Poco distante c’era il cartello segnaletico del paese che dominava la valle:
Sant’Anna di Stazzema.
  
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