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Autore: Fede_Wanderer    10/09/2012    1 recensioni
Due robot soli in una terra rottamata, apprendimenti ed esperienze.
WALL•E aveva imparato un sacco di cose, grazie ad Eve.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Starlight

WALL•E aveva imparato un sacco di cose, grazie ad Eve.
Non 'poche', nè 'tante come i mucchi di spazzatura', proprio 'un sacco' di cose - è così che dicevano sulla Terra, prima che lui arrivasse. Lui lo sapeva perchè lo diceva sempre la ragazza con la gonna che si muoveva nella piccola scatola nera e prendeva per mano qualcun altro.
WALL•E aveva imparato anche come stringere le mani altrui, grazie ad Eve, ma questo era successo proprio alla fine.
Per prima cosa, aveva imparato che non tutti si avvicinavano quando vedevano qualcosa di nuovo, non tutti toccavano con un dito una forma di vita mai vista e non tutti finivano puntualmente ammaccati e sbattuti contro una roccia come faceva lui. Lei, per esempio, non lo faceva.
Gli umani avrebbero detto che WALL•E era curioso ed Eve non lo era per niente, ma questo lui non poteva davvero saperlo.
Subito dopo, aveva imparato che non tutti zampettavano sul terreno come faceva lui, ma qualcuno volava e si girava di scatto al minimo rumore, provocando un'esplosione che lo faceva raggomitolare su se stesso, tremando.
Se WALL•E fosse stato umano, avrebbe potuto dire d'aver conosciuto il 'terrore' e lo 'stupore'.
Avrebbe definito Eve 'bellissima' e 'pericolosa'. Ma non gli importava poi molto di non saper tradurre in parole il tremolio del suo corpicino robotico.
Una volta passato il terrore e il pericolo e le bombe, però, WALL•E aveva imparato che il tempo passava più veloce quando si era con qualcuno ed era anche molto più divertente: avrebbe potuto passare ore a ripetere il nome di Eve guardandola sgranare le luci blu senza stancarsi.
Aveva imparato che Eve era più furba della spazzatura, della ragazza della scatola nera e anche della sua piccola cavalletta e anche se a volte rischiava di distruggergli il rifugio non gli importava - potevano sempre ricostruirlo.
Poi, un giorno, senza preavviso, lei si era spenta. Aveva preso per mano una piantina - e lui proprio non capiva che cos'avesse quella piantina che lui non aveva - e se n'era andata. Anche le luci blu si erano spente.
WALL•E aveva imparato il sapore della malinconia portando Eve a fare un giro in barca e capendo che era un po' come stare da soli, ma con un tocco di dolcezza in più.
E poi, prima ancora che avesse il tempo di abituarsi a questa nuova solitaria routine, WALL•E aveva imparato che non erano loro i padroni del mondo, che una Terra scassata quanto lui non era abbastanza per contenere lei, bianca, pulita, brillante.
Aveva imparato che gliel'avrebbero portata via con tanto rumore e tanta indifferenza.
Aveva imparato anche che non gliel'avrebbe permesso.
Da quel momento in poi, la sua vita era stata molto caotica e molto strana, piena di costellazioni sfiorate con la mano e persone sedute e robot antipatici e strani tunnel e macchinari che esplodevano e voci ovunque e lei da rincorrere in qualunque luogo la trascinassero.
Ed in un attimo, tutto questo era svanito.
Era rimasta Eve, un estintore che volava nello spazio ed una danza che non si sarebbe mai conclusa; WALL•E aveva imparato che era questa la sua idea di 'felicità' (non era così che dicevano gli umani?).
Ed ancora, d'improvviso, di nuovo: voci ed astronavi, uomini e robot, piante e macchinari, viaggi alla velocità della luce, sedie che crollano una dopo l'altra e... il buio.
WALL•E si era risvegliato sulla Terra, la sua cara Terra da rottamare, con la mano di Eve stretta nella sua ed aveva imparato che da quel momento in poi si sarebbe messo tutto a posto.
Per sempre.
E chissà, forse un giorno sarebbero tornati sulla barca nella laguna - una laguna con acqua pulita e fiori sulle sponde - ma questa volta in due.


Note:
‘Starlight’ dei Muse è la mia colonna sonora di scrittura di questa storia – non c’entra molto con la fic ma parla di amore e astronavi e sentitela perché è figa.
WALL•E è un capolavoro, John Lasseter il mio mito e il messaggio che c’è dietro è così profondo e toccante che non ho avuto il coraggio di scriverci su, limitandomi ad omaggiare un pairing tenerissimo e particolare.
   
 
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