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Autore: ChaosReign_    10/09/2012    6 recensioni
"Punto il mio sguardo nel suo una volta ancora. Sguardo di ghiaccio, candido e sincero...
E così profondo che mi ci perdo dentro in cerca di qualcosa, forse della felicità, sono sicuro che in questi occhi la potrei trovare."
Diciamo che è una Johmmy... Spero vi piaccia e...
Buona lettura. :D
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Johnny Christ, The Rev
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Mi Son Perso Nello

Sguardo Del mio Angelo.-

 

Mi è sempre piaciuto stare al centro dell'attenzione.

Ora vorrei solo essere invisibile, non dico morto perché so che ti arrabbieresti molto... E non voglio farti arrabbiare.

La gente mi fissa incredula, si staranno chiedendo cosa ci faccio qui, da solo. Ma loro non sanno, non sanno niente... E non devono sapere la nostra storia.

Ti ricordi?

La prima volta che ci siamo incontrati eravamo proprio qui, seduti su questa panchina al centro di Huntington Beach.

Io ero seduto qui con il basso in spalla, uno zaino con il minimo indispensabile e, si e no, cento dollari in tasca.

Guardavo la gente che mi passava davanti immersa nei loro pensieri, chi di corsa, chi con fin troppa calma, chi sola, chi in compagnia. Tutti sapevano cosa dovevano fare, dove dovevano andare. Io no.

Mi piaceva guardare le persone, studiarne i dettagli e immaginare le loro vite in base al loro passo.

Per la maggior parte di loro ipotizzavo una vita, si, normale ma sicuramente migliore della mia. La mia schifosa vita che dopo quindici anni non mi aveva portato ancora niente di buono costringendomi, così, a scappare di casa.

Ma si sa, a quindici anni non si pensa a quello che si fa, a che conseguenze potrebbero avere le proprie scelte. Forse a quindici anni non si pensa proprio.

Mi sentivo oppresso dai miei genitori che erano i primi a giudicarmi in base al mio stile o alla musica che ascoltavo.

Si, mi sentivo male con la mia famiglia intorno, se tale si poteva definire.

Era novembre quando ci incontrammo. E di sera a novembre fa abbastanza freddo, me ne stavo seduto con il mio prezioso basso sulle spalle e le mani affondate nelle tasche della felpa quando ti vidi per la prima volta.

Camminavi a testa alta, camicia nera con le maniche arrotolate agli avambracci così da mettere in bella mostra i tuoi tatuaggi, pantaloni strappati e bacchette in mano.

Ma non erano tanto i tuoi vestiti ad avermi incuriosito, anche io avevo il tuo stesso stile, più o meno. Era il tuo modo di fare.

Portavi i capelli biondi sparati in aria, ti illuminavano il volto tanto da sembrare il sole con i suoi raggi.

E avevi gli occhiali da vista, pazzesco, portavi i tuoi occhialetti rettangolari poggiati sul naso e avevi un'espressione corrucciata mentre ti dirigevi proprio verso di me.

Non so cosa ti spinse a farlo, ancora non trovo risposta al mio interrogativo, ma ti sono dannatamente grato di avermi fermato.

Ti sedesti accanto a me fischiettando un motivetto che andava di moda all'epoca e vedendo che non avevo intenzione di attaccare bottone lo facesti tu.

 

 

-Ehi, amico! Come mai qui?-

E questo chi è? Che vuole da me? E tutta questa confidenza dove l'ha trovata? Si vede che qui ad HB certa gente proprio non sa farsi i cazzi propri.

Mi volto verso di lui e noto che mi sta fissando, quasi mi viene un colpo quando incrocio il suo sguardo. Dio, due occhi così non li ho mai visti, così azzurri da far invidia a uno zaffiro.

-Scappo.-

-E da cosa... O da chi?-

Fa lui piegandosi verso di me, sempre più interessato.

-Dalla società, dalla mia famiglia, dalla scuola, dalla falsità, dai pregiudizi... Da tutto.-

Rispondo guardando per terra, si, ovviamente uno come me è etichettato ed escluso da questa società di merda... Chissà perché, eh?

Ma io non ci sto, non perdo tempo a cercare di farmi una vita se loro stessi non vogliono che io ce l'abbia a modo mio.

-Sbagli, non dovresti scappare. Così gliela dai solo vinta, dovresti affrontarli. Fa' vedere loro che sei più forte!-

Lo dice con una naturalezza disumana, come se mi avesse appena consigliato di comprare il nuovo disco dei Pantera.

Punto il mio sguardo nel suo una volta ancora. Sguardo di ghiaccio, candido e sincero...

E così profondo che mi ci perdo dentro in cerca di qualcosa, forse della felicità, sono sicuro che in questi occhi la potrei trovare.

Vedendomi muto e in pensiero lui riprende la parola.

-E poi la tua famiglia ti vuole bene, ne sono sicuro al cento per cento. Sai io cosa darei per poter tornare da loro?-

Mi chiede, questa volta è lui ad abbassare lo sguardo triste.

-Cosa ti è successo?-

-Mi hanno cacciato, ora vivo nella lavanderia dove mi guadagno da vivere. Non è che sia comodissimo, eh! Però ho almeno un tetto sopra la testa.-

Mentre parla indica la lavanderia in fondo alla piazza.

Fa roteare tra le dita le bacchette e dopo avermi dato una pacca sulla spalla si alza come se niente fosse, tutto d'un tratto è tornato felice e sorridente... E che sorriso, così semplice ma nello stesso tempo raro, amichevole e quasi bambinesco. Un sorriso che fa a botte con il piercing che ha sotto il labbro.

-Comunque io sono Jimmy. Jimmy Sullivan... Spero di rivederti in giro, se hai bisogno, non so, di una spalla su cui piangere, di un amico, di uno stronzo, di un batterista... Sai dove trovarmi.-

Mi tende una mano che tardo a stringere perché rimasto imbambolato a fissarlo ma che quando afferro mi tira su dalla panchina senza sforzo.

-Johnny. Johnny Seward. Credo... Credo che verrò a trovarti domani.-

Ci guardiamo per qualche minuto sorridendo come due ebeti dopodiché scoppiamo a ridere come due coglioni. Siam messi bene, allora.

-Okay, Johnny. Ora devo andare... Ci vediamo domani e... Ah, bella felpa, anche a me piacciono i Maiden.-

Detto questo mi fa un occhiolino e si mette a correre nella direzione da cui è arrivato lasciandomi solo con i miei pensieri.”

 

 

Mi ricordo di quel giorno come se fosse ieri, sai?

Ti rendi conto che quel giorno tu, si proprio tu, mi hai cambiato la vita?

Grazie a te ho conosciuto quattro persone fantastiche e ho trovato una vera famiglia.

È dicembre e sono seduto su questa panchina nel centro di Huntington Beach. Di sera a dicembre fa freddo.

Sono seduto con il basso in spalla e le mani affondate nelle tasche della felpa.

La piazza è illuminata e la gente festeggia ancora il natale appena passato.

Mi piace guardare la gente che sorride felice, mi piace studiarne i particolari e immaginare le loro vite. Spero per loro che abbiano una vita come la mia.

Un bambino con la madre al seguito mi si avvicina e mi tira i pantaloni per attirare la mia attenzione.

-Signore, dove va?-

-Scappo.-

Rispondo al piccolo con un sorriso triste sul volto. Lui è biondino con gli occhi azzurri. È incredibile la vita, somiglia tanto a te.

-Da cosa?-

-Dal male, piccino.-

Lui mi guarda con gli occhi lucidi, è uguale a te, nemmeno mi conosce e si è preoccupato per me. Scommetto che diventerà una persona fantastica.

-Chi ti ha fatto male?-

Sospiro.

-Una delle persone che amo di più, il mio migliore amico.-

La madre cerca di allontanarlo da me con un sorriso falso stampato in faccia e delle scuse blaterate a cui nessuno dei due bada più di tanto. Mi chiedo come possa essere nato un pargolo così da una strega come la madre. Lo so che non sembro il più raccomandabile ma, cazzo, sono Johnny Christ! Mica un delinquente.

-Ma come? Gli amici si vogliono bene...-

E con questa frase non so più cosa rispondere. È comunque un bambino, tu lo vedi.

-Non sempre è così facile...-

La mamma lo tira a sé per poi salutare freddamente e allontanarsi quasi di fretta.

Rimango solo un'altra volta.

Scruto la piazza piena di vita e di festeggiamenti nella speranza di vedere Matt, Zacky o Brian che corrono verso di me e mi pregano di non partire.

E invece... Vedo proprio te.

Mentre anche il bus diretto all'aeroporto si ferma a pochi metri da me ti vedo venirmi incontro come dieci anni prima con la sola differenza che questa volta non hai gli occhiali, sei avvolto nel giubbotto con il pelo che tanto adoravi, hai jeans attillati e la tua famosa capigliatura nera.

E le stesse bacchette in mano.

Ti siedi accanto a me e sorridi facendo sfavillare il tuo piercing.

-Ehi, amico! Come mai qui?-

Mi chiedi sorpreso, con lo stesso fare allegro e giocoso di sempre. Allunghi una mano come per toccarmi ma la ritrai subito quasi intimorito.

-Sca... Scappo.-

Dico con un filo di voce. Il respiro si spezza, la voce di riduce ad un sussurro. Non è possibile, tu non puoi essere qui. È tutto così... Sbagliato e nello stesso tempo speciale.

-E da cosa... O da chi?-

Chiedi preoccupato. Ma l'unica cosa a cui riesco a pensare adesso e di poterti abbracciare ancora. E ancora. Per sempre. E per non lasciarti andare più.

Ma non riesco a muovermi, sono come paralizzato.

Ci guardiamo, io ti guardo disperato e tu ricambi.

-Da... Dal male che... Che mi hai fatto. Mi... Mi avevi pro... Promesso...-

Cerco di finire la frase ma i singhiozzi me lo impediscono, anche le lacrime iniziano a sgorgare copiose sulle mie guance.

Porto le ginocchia al petto nascondendoci dentro il viso, cerco di creare una corazza intorno a me che mi protegga. Non è solo il freddo a ferirmi.

Anche tu hai gli occhi lucidi ma non piangi. Hai gli occhi così lucidi che sembrano brillare ma nemmeno una lacrima solca il tuo volto bianco.

-Mi dispiace Johnny, non volevo lasciarvi. Non l'ho mai voluto... E se potessi tornare indietro... Ma tu non puoi andartene, loro hanno bisogno di te.-

Io tiro su con il naso e sollevo puntando i miei occhi nei tuoi. Stesso sguardo di ghiaccio, candido e sincero. Lo sguardo di un angelo, del mio angelo.

-Lo so...-

-E allora torna da loro.-

Mentre io riverso tutto il mio dolore nelle lacrime tu fai una cosa inaspettata.

Mi carezzi il volto e ci appoggi una mano sopra, non sento la tua mano a contatto con la mia pelle, non sento il tuo calore. Sento solo una folata gelida sfiorarmi il viso e la consapevolezza che è il tuo tocco ad accompagnarmi.

Ti fai sempre più vicino, accosti i nostri visi fino quasi a far sfiorare i nostri nasi. Sento il tuo respiro gelato sul volto e riesco a vedere ogni sfumatura delle tue iridi: blu, azzurro, verde acqua, lilla, indaco e grigio. Quelle sembrano le uniche cose a non aver perso colore.

Sono occhi così profondi che potrei caderci dentro per non riemergere più. Mi perdo nei tuoi occhi in cerca di qualcosa, forse dei ricordi della felicità che hai saputo darmi.

Alla fine arriva il bacio, non pensavo che lo scontro con le tue labbra potesse essere così forte.

Non sento la morbidezza delle tue labbra, il calore che dovrebbero emanare, la sensazione di casa che dovrebbero farmi provare.

È solo un muro di aria ghiacciata che si posa sulle mie labbra secche.

Ma io posso immaginare tutto, so che sei tu, che sono le tue labbra e posso immaginarle.

Allungo una mano per toccarti, per stringerti a me ma non riesco. Non posso farlo.

È devastante.

-Non... Non posso farlo. Mi fa troppo male. Troppo!-

Intanto ti vedo farti meno consistente, sparisci in dissolvenza come nei film. Ma questo non è un fottuto film.

-Si che puoi... Fai vedere loro che sei più forte di tutto, fai la scelta giusta e non scappare.-

-No, no... Mi manchi tanto Jim!-

Ti urlo contro, tu sussulti. In tutta la mia vita non ti ho mai visto sussultare per niente. Mai.

-Anche tu... Anche tutti gli altri... Ma ora devo andare Johnny. Vi voglio bene. E vieni a trovarmi, tu sai dove. Ti aspetto.-

Mentre parli indichi il mio cuore.

E mi regali un ultimo sorriso che distinguo a malapena dal resto e poi sparisci, scompari in un soffio di vento che ti porta via da me.

E io rimango immobile mentre te ne vai, questa volta per non tornare più.

E ancora una volta mi hai fatto cambiare idea, mi hai dato la forza di affrontare la vita.

Con la felpa stretta e il basso in spalla mi alzo dalla panchina e lancio un'ultima occhiata alla piazza in festa, ghermita di gente allegra e sorridente.

Immagino per loro un passato o un futuro di dieci anni come i miei passati con te, dieci anni bellissimi, i più belli della mia vita.

E mentre torno a casa li vedo, vedo quegli occhi che mi proteggeranno per sempre. E capisco.

Lo stesso sguardo di ghiaccio, candido e sincero. Lo sguardo di un angelo. Lo sguardo del nostro angelo.

Perché se James Owen Sullivan entra nella tua vita, stanne certo, non ne uscirà più.

E io li fisso. Fisso gli occhi del nostro angelo custode.

 

E ancora una volta mi son perso nello sguardo del mio angelo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa storia la dedico alla mia professoressa di italiano.

Spero non ci siano troppi errori.

 

 

 

Buonsalve a tutti.
Sono tornata con questa OS perché... Non lo so, mi sembrava il caso di pubblicarla, era da tempo che volevo scrivere una cosa simile ma
non trovavo la giusta ispirazione.

Finalmente l'ho trovata... In montagna, mentre ascoltavo El Dorado dei Maiden.
Coooomunque... Dai, è una Jimmy x Johnny non può che essere dolciosa.
Ringrazio tutte le persone che leggeranno, recensiranno e inseriranno la storia tra le seguite – preferite – ricordate.
Mi scuso per eventuali errori, ma capitemi... L'ho scritta di notte.
E faccio un'ulteriore dedica, la dedico a Synystergates che mi segue sempre e comunque. Sei fantastica! (<3)
Bacioni.
Alis. <3

  
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