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Autore: Giuls Koshka    10/09/2012    3 recensioni
Un pigiama party tra amici a casa di Italia e Germania. Non può che essere una rilassante e tranquilla pausa dalla vita quotidiana. O forse no?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Nations in pajamas.


Ore 20.30

Germania si posò due dita sulla fronte, tentando di mantenere la calma che, almeno nell’ ultimo periodo, perdeva troppo spesso.  Nell’ ultimo periodo, ovvero da quando Italia era arrivato a casa sua.
Il rossiccio si muoveva freneticamente per la stanza, fino a quando non vide l’ amico. Pensando che quelle due dita simboleggiassero un tentativo di teletrasporto gli chiese candidamente: “Dov’è che vuoi andare Germania?”
“Italia, ma ti rendi conto di quello che stai facendo?” sbottò l’ altro, non riuscendo più a trattenersi.
In realtà, forse,  il biondo se la prendeva un po’ troppo. Il suo coinquilino stava semplicemente organizzando un pigiama party con alcuni amici. Ma, considerando che gli amici in questione erano Francia, Spagna, Romano e Russia, probabilmente non era così esagerato.
“Che c’è di male? Perché sei così preoccupato? I miei amici sono bravi e responsabili… quasi quanto me”. Il che era tutto dire.
“Non ho alcuna intenzione di passare la nottata sapendo che ci sono Russia lo psicopatico, Spagna il pedofilo, Francia il pervertito e Romano dentro casa mia! E poi, per quale motivo Russia? Che diavolo di rapporti hai con lui?” urlò il tedesco, il viso rosso per la rabbia.
L’ unica cosa che riuscì a notare Veneziano di tutto il discorso, fu che non aveva utilizzato nessun aggettivo offensivo per il fratello.

Il suono del citofono interruppe la loro discussione.
Italia guardò l’ orologio perplesso. “L’ appuntamento era alle nove e mezzo, chi è che è arrivato così in anticipo?”.
Germania batté le mani sul tavolo, facendo cadere alcuni dei palloncini che vi erano stati sistemati sopra e, tra i quali, si intravedevano buste di patatine e bottiglie di coca-cola.
“Italien, vedo di non avere molta scelta. Mi raccomando, stai attento e non lasciarli andare in giro per casa a combinare danni. Io resterò in camera mia, cerca di non disturbarmi” rimase un momento in silenzio e poi, certo che sarebbe successo qualcosa, aggiunse: “A meno che non ci sia un emergenza”

Ore 21.35

Germania era in camera sua. Leggeva dei giornalini non proprio adatti ai minori, tentando invano di rilassarsi. Immaginava scenari apocalittici nel salotto in cui si trovavano le altre nazioni e non sapeva che cosa potesse fare. Forse sarebbe stato opportuno che prendesse parte anche lui alla festa, per controllarli. Ma quanto sarebbe potuto essere utile? Probabilmente, quegli idioti avrebbe distrutto tutto solo per sentirlo sbraitare. Da quanto gli aveva riferito l’ italiano, lo trovavano tremendamente divertente.
Prese il telefono, affidandosi alla sua ultima risorsa.
“Giappone, per favore, ho bisogno del tuo aiuto”.

Ore 22.10

Italia saltellava allegro tra i suoi amici. Non c’ erano ancora tutti, mancavano Spagna e Francia, probabilmente dispersi. Inoltre, guardandosi intorno, il ragazzo si accorse che momentaneamente mancava anche Russia. Chissà dov’ era.
Restavano, perciò: Romano, che dormiva saporitamente sul tappeto, Austria che suonava il pianoforte (comparso chissà da dove) e Ungheria, che, stringendosi nella sua camicia da notte striminzita, lo ascoltava beata . Inizialmente, i due non erano compresi nell’ elenco ma quando la ragazza, portandosi dietro il musicista, si era presentata alla porta dicendo che non poteva perdersi una festa con il suo caro Ita-chan, lui aveva aperto sorridendo felice.
Ora però, si annoiava terribilmente. Dove erano finiti gli altri?
Il trillo del campanello lo fece gioire. Eccoli!
Aprì la porta con un entusiasmo spropositato, ma si accorse che non erano i suoi ospiti.
Giappone lo guardava impassibile, con un pigiama degno della sua compostezza addosso. Dietro di lui un China molto emozionato, in pigiama costellato di panda, urlava: “Festa! Aya! Festa!”.
“Italia kun, sono dispiaciuto di essermi presentato alla tua festa senza invito. La verità è che Germania mi ha chiesto di controllare te e tutti gli invitati” il paese del ‘Sol Levante’ fece una breve pausa e, guardando il compagno dietro di sé, aggiunse: “China mi ha seguito perché, ha detto, ha sempre sognato di partecipare a un pigiama party”.
Italia si strinse nelle spalle e li introdusse nella sala dedicata alla “festa”, sospirando: “Non credo che dobbiate controllarci, ma potrebbe essere divertente con qualche invitato in più”. Era triste, il suo party si stava rivelando un disastro. Ma il ragazzo con la coda riuscì a tirarlo su cacciando uno shanghai e invitando l’ altro orientale a una partita a tre. Non era di certo il massimo del divertimento, ma sempre meglio di niente.
Nello stesso momento Germania si svegliava di soprassalto da un incubo. Incredibile, aveva sognato che Russia era ai piedi del suo letto e lo fissava… Aprendo gli occhi lanciò un urlo e si buttò all’ indietro, sbattendo contro il muro. Il suo sogno pareva aver preso realtà.
La nazione bolscevica, dal canto suo, vece una risatina malefica e, correndo, scomparve nel corridoio.
Massaggiandosi la testa dolorante dopo l’ urto, il tedesco si rimise sotto le coperte, tentando di riprendere sonno.

Ore 23.17

Un nuovo trillo del campanello, stavolta l’ ultimo, distolse l’ allegra compagnia dalle proprie attività (rimaste pressoché invariate dalle 22.10).
Stavolta ad andare ad aprire fu Giappone, perché Italia era troppo concentrato a tentare di rimuovere uno degli ultimi bastoncini senza far muovere quello che gli era affianco.
Un gruppo di persone, numeroso tanto da sembrare un intero esercito, si fiondò dentro il salotto, catturando l’ attenzione del “padrone” di casa.
Primo della fila, compariva il Bad Trio: Spagna si scusava per aver portato Gilbert; Francia urlava, già un po’ alticcio: “Il Bad Trio non si separerà mai”, abbracciando al contempo i suoi due amici; Prussia, con una cassa colma di birre in mano, rideva e chiamava il nome del fratello.
Mentre loro si spostavano a proprio piacimento nella stanza, Veneziano scorse Svizzera e sua sorella, Lichtestein. Il ragazzo biondo, con gli occhi colmi di lacrime, sollevava al cielo i pacchetti di patatine sul tavolo proferendo con tono profetico, quasi come fanno i preti durante l’ eucarestia, frasi come: “Cibo gratis” o “Lode alle feste!”.
Notò, inoltre, Polonia eccitatissimo in vestaglia rosa e pantofole a forma di coniglietto e Lituania che cercava di spiegare a tutti i presenti, parlando a voce alta, che erano lì sono perché Feliks voleva mostrare il suo nuovo pigiama.
Una risata lo fece voltare.
“Ahahahahah, io, l’ eroe, sono qui per trasformare questa festa in uno sballo!” America, sul pianoforte di Roderich che, furente, lo guardava con i pugni chiusi, si vantava.  Italia vide inoltre che portava un pigiama con scritto: “I’m the hero!”. Prussia, senza tante cerimonie, lo vece scendere bofonchiando: “A quello ci pensa la birra” e sistemando, proprio sullo strumento musicale, un enorme stereo.
Mentre tutti si scatenavano su un improbabile pista da ballo formata da materassi, la nazione del nord Italia ebbe modo di salutare tutti gli altri presenti che non aveva ancora visto. Prima Svezia, che disse semplicemente: “Moglie aveva voglia di uscire, ed essendo un bravo marito l’ ho portata a fare festa”, trascinò Finlandia sulla distesa di materassi-pista da ballo, costringendolo a ballare. Poi Inghilterra, che gli presentò un unicorno (invisibile), una fatina (invisibile) e un folletto (invisibile).
Ucraina e Bielorussia erano ai bordi della pista. La sorella maggiore tentava di trattenere quella più piccola che, dimenandosi, urlava: “Ni-san, sposiamoci, ti prego, ti prego, sposiamoci!”.
In fondo alla stanza, Lovino, seduto su una sedia, guardava lo spettacolo imbronciato. Antonio gli si avvicinò e, schioccandogli un bacio sulla guancia, sussurrò: “Forza Lovinito, andiamo a divertirci anche noi”. In risposta, l’ italiano gli spinse violentemente la faccia contro il muro, facendogli sbattere dolorosamente la testa.
“Ahi, ahi, ahi, come sei spiritoso Romano!”
“Idiota, era un tentativo di ucciderti, non uno scherzo” nonostante queste parole, non si oppose quando Spagna gli poggiò un braccio sulle spalle e lo portò vicino agli altri, per ballare.
In fondo, quella festa sarebbe potuta diventare un successo.

Ore 23.20

Uno strano rumore svegliò Germania.
Suo fratello, Prussia, appoggiato alla porta lo guardava, completamente ubriaco e con una birra in mano.
“Bruder, forza vieni a ballare!”
Il minore lo guardò esterrefatto, domandosi cosa ci facesse lì.
Ma non ebbe tempo per rimuginarci ancora su.
Russia, a una velocità incredibile attraversò il corridoio urlando, seguito a ruota da Bielorussia che gli urlava di diventare una cosa sola e Ucraina che implorava la sorella di fermarsi, mentre i bottoncini della camicetta esplodevano, uno alla volta.
Nello stesso momento, uno sparo.
“Mr. Switzerland, fai il bravo!” gridò Gilbert ridendo. Poi si girò verso il fratello.
“Allora, vieni?”
Ludwig sbuffò. Non c’era nient’ altro da fare.
Magnifica, la serata che lo aspettava sarebbe stata proprio magnifica. Certo. 

  
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