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Autore: Miyan    27/03/2007    2 recensioni
Lei: umana, riccioli rossi, apprendista strega... Lui: vampiro, alchimista, assassino... Il loro strano rapporto in un mondo fantastico...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole era tramontato da qualche ora ormai, nemmeno un residuo di luce rossastra era visibile all’orizzonte

Il sole era tramontato da qualche ora ormai, nemmeno un residuo di luce rossastra era visibile all’orizzonte. Solo la luna calante era luminosa nel cielo, ma la pallida luce non rischiarava la notte scura. Nuvole bigie e cariche di pioggia accompagnavano la falce lunare riempiendo il cielo, grosse gocce ne fuoriuscivano cadendo violentemente a terra. Erano giorni ormai che la pioggia scendeva incessantemente ricoprendo la città, ed anche quella sera non aveva deciso di riposarsi almeno un po’.

Il sentiero che conduceva alla Locanda era illuminato solamente dalla luce lunare. Pareva deserto a chi lo osservava distrattamente, ma un attento osservatore poteva scorgere due figure avanzare piuttosto frettolosamente sotto il fitto muro di pioggia. La persona a sinistra era completamente avvolta in un mantello nero, il cappuccio era calato sul capo impedendo la possibilità di vederne il volto. Ma dalle proporzioni del corpo, alto e dalle spalle larghe, si poteva percepire che fosse un uomo. Egli teneva nella sua mano sinistra quella di una donna. Questa avanzava alla stessa velocità del compagno, ma rimaneva qualche passo dietro di lui, come se fosse egli a tirarla. Anch’essa portava un lungo mantello nero che ne ricopriva il corpo, fino a terra. Questo era fradicio e pieno di schizzi di fango. Invece del cappuccio il capo di ella era riparato da un nero cappello puntuto che ne indicava la corporazione di appartenenza… era una strega, o meglio un’apprendista.

La loro fuga dall’acqua giunse a termine quando riuscirono a raggiungere il porticato che era davanti alla Locanda. Appena giunti lui la trascinò in uno degli angoli scuri del portico, fece scivolare il cappuccio con la mano libera mentre l’altra aveva ancora le dita intrecciate con quelle della ragazza. Lunghi capelli neri come la notte gli incorniciavano il volto, una ciocca gli ricadde davanti al volto.

"Pare proprio che Acqua voglia nutrire Terra ancora per molto… anche se in realtà io preferirei rimanere all’asciutto…"

La voce calma del giovane risuonò nel silenzio del luogo, mentre i suoi occhi carmini osservavano il volto della strega dinanzi a lui. Essa chinò il capo da un lato mentre il suo sguardo si incatenava con quello del giovane. Subito il cappello puntuto le scivolò da un lato, la ragazza alzò la mano libera afferrando il copricapo al volo e risistemandolo sui lunghi riccioli sanguigni che portava stranamente raccolti in una coda alta, lei che di solito li aveva sciolti lungo la schiena.

"Già, Acqua sta dissetando Terra da molti giorni ormai…"

rispose lei per poi corrucciare un poco la fronte osservandolo sorpresa.

"…voi che preferite stare all’asciutto? Davvero?"

chiese non distogliendo il suo sguardo dagli occhi del compagno.

"Sapete bene che io sono Acqua, essa mi guida… ma a volte anche io preferisco rimanere al riparo. Non ditemi che per voi non è così?"

il giovane passò la mano libera sulle pieghe della tunica viola che si intravedeva dall’apertura del mantello, i suoi occhi che non smettevano di scrutare il volto della strega. La mano le sfiorò il viso per poi fermarsi sul collo candido della ragazza.

"Io non temo Acqua… anche se è Terra che mi guida… so essere fredda e arida quando voglio, ma anche amorevole e protettiva…"

la voce in un sussurro, gli occhi che le brillavano mentre parlava del suo legame con l’elemento. Pareva non essersi accorta della mano di egli sul suo collo, come non pesandone il significato, mano che lui aveva fatto poi scivolare sulla sua schiena premendo il corpo di lei verso di lui.

"Ma ora non è tempo di parlare di elementi… ne avremo l’occasione…"

proferì quindi egli mentre si abbassava su di lei, il forte profumo di vitae gli inebriava i sensi. La ragazza ne lesse la sete negli occhi dell’eterno, le pupille dilatate. Si irrigidì di colpo, i muscoli contratti, i lineamenti del viso si fecero seri.

"Cosa?"

una domanda la sua che non ricevette risposta. Egli le impedì di parlare posando le sue labbra su quelle dell’apprendista, baciandola, la mano sinistra stretta ancora con quella di lei, l’altra che premeva sulla schiena.

Lei al contatto con quelle labbra si rilassò, il tuo timore non si era avverato, invece la stava baciando. Le palpebre si abbassarono socchiudendole gli occhi, i battiti del cuore le rimbombavano nella mente, mentre il sangue scorreva veloce nelle sue vene. Lui ne poteva percepire il fluire veloce, il profumo sempre più invitante. Si scostò dalle sue labbra osservandola in viso, gli occhi rossi rilucevano, i canini che ora spuntavano rivelando la sua natura a chi non ne era ancora a conoscenza. Nel sentirlo allontanarsi riaprì gli occhi in cui si poteva leggere la confusione.

"Ma Lu…?"

provò a chiedere lei ma egli liberò la propria mano dalla sua e le posò l’indice sulle labbra zittendola. Si abbassò quindi nuovamente ma più un basso, le labbra le sfiorarono il collo, poi i canini le lacerarono la pelle… subito la rossa e calda vitae fuoriuscì dalla ferita inondandogli la bocca, ne bevve avidamente.

La mano appena lasciata libera raggiunge l’altra sulle sue labbra stringendola, il tocco di quella bocca la fece rabbrividire, chiuse nuovamente gli occhi. Successivamente i canini che le laceravano la giugulare le provocarono un irrigidimento del corpo e un profondo dolore… dolore che scomparve e venne sostituito da piacere, un intenso calore le partì dallo stomaco per poi irradiarsi in tutto il suo corpo.

Intanto lui continuava a nutrirsi di lei, di quel liquido rosso e caldo. Una goccia gli sfuggì dalle labbra disegnando una lunga scia purpurea lungo il collo candido dell’apprendista. Lei chinò il capo all’indietro come ad offrirgli il suo sangue che egli aveva comunque già preso senza chiedere, il cappello le cadde dalla testa, l’altra mano posata sul petto del vampiro sul cuore, dove questo non batteva.

"Lu…"

quel nomignolo le nacque sulle labbra.

Dissetato passò la lingua sui due fori provocati sulla pelle della ragazza, cicatrizzandoli. Poi scese lungo il collo seguendo la linea creata dalla goccia di sangue rendendo di nuovo candida la pelle. Si scostò un poco, lo sguardo posato su quel viso, quelle labbra. Le braccia la stringevano ancora.

"Sì?"

chiese lui.

La ragazza riaprì gli occhi, morbidamente accasciata tra le braccia dell’eterno.

"Dove andremo a finire?"

i dubbi della giovane vennero palesati, ma subito imbarazzata abbassò lo sguardo mentre con le braccia gli cingeva la vita. Appoggiò la fronte sul petto di egli, stringendolo.

Egli appoggiò il mento sul capo della ragazza, rimasero immobili per molti secondi, poi lui parlò.

"Cosa volete dire?"

chiese quindi perplesso.

Lei rialzò il capo legando i suoi occhi color caramello con quelli sanguigni dell’alchimista.

"A volte vi sento molto lontano da me… abbiamo due trade molto diverse…"

si riferiva al fatto che egli fosse un vampiro, per di più un alchimista esperto di veleni, un assassino, mentre lei era una strega, una fervente pagana dedita al culto del Dio e della dea…

Lui capì appieno il significato delle sue parole, le passò una mano lungo la schiena rassicurandola.

"Non sono lontano, sono qui… e se anche le nostre strade saranno parallele per un po’ si incroceranno sempre e comunque… ricordatevi che dobbiamo trovare il nostro tesoro e seguire le nostre leggende personali"

la voce calda, bassa.. un sussurro.

Ella sorrise alzandosi sulle punte e posandogli un bacio a fior di labbra ringraziandolo.

"Voi siete il mio tesoro e la congrega delle streghe è la mia leggenda personale…"

rispose lei con sicurezza prima di proseguire

"Ora è meglio che ritorni a casa… Mi accompagnereste? Sono un po’ debilitata… dopo che voi avete bevuto del mio sangue!"

parve precisare, ma il tono non colpevolizzante anzi scherzoso.

Egli si abbassò a raccoglierle il cappello, lo pulì e glielo calcò sul capo.

"Sì, forse è meglio che vi accompagni… non vorrei che sveniste per la strada…"

quindi con un braccio le cinse nuovamente la vita mentre si incamminarono insieme, nuovamente sotto la pioggia incessante.

 

 

  
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