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Autore: lasuen    10/09/2012    2 recensioni
Sdraiato sopra il letto in una camera proprio minuscola, stai guardando il soffitto. Nella tua testa frullano milioni, anzi, miliardi di pensieri. Nella tua testa regna una nebbia densa, poiché ce ne sono così tanti. Lì si infittisce un grumo ingombro di versioni e varianti che ti si affollano nella mente.
Vuoi metterti seduto e per un attimo ti sembra di riuscirci, ma la realtà si spezza e si frantuma, facendoti male e conficcandosi nella tua pelle, provocandoti un dolore lancinante nei muscoli del tuo corpo.
Tutto ciò che riesci a fare è stare sdraiato e non muoverti per neanche un millimetro, ogni movimento quasi come se fosse una tortura. Tutto ciò che vuoi è avere qualcuno vicino. Tutto ciò che vuoi è che nessuno ti veda mai in questo stato misero.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il più importante (Самое важное)

L’originale si trova su: http://hogwartsnet.ru/mfanf/printfic.php?l=0&fid=57451

Scrittrice: Allive

Traduttrice: lasuen

Disclaimer: Non ci appartiene niente.

Genere: drama, angst, hurt, comfort

Avvertimenti: droga, sindrome di astinenza

Note: Siccome l’italiano non è la mia madre lingua, ve ne sarei molto grata se mi faceste sapere com’è :) Buona lettura!

Il più importante


Al di là della finestra il paesaggio smarrito si dissolve sotto la pioggia di ottobre. Al di là della finestra c’è una delle strade di cui ce ne sono tante a Londra, dove la gente cammina zigzagando tra le pozze d’acqua, la gente meschina e fastidiosa, una massa grigia e scialba come le nuvole cariche di pioggia sopra la città, questa gente. Patetica, pietosa, uggiosa.

Sdraiato sopra il letto in una camera proprio minuscola, stai guardando il soffitto. Nella tua testa frullano milioni, anzi, miliardi di pensieri. Nella tua testa regna una nebbia densa, poiché ce ne sono così tanti. Lì si infittisce un grumo ingombro di versioni e varianti che ti si affollano nella mente.

Vuoi metterti seduto e per un attimo ti sembra di riuscirci, ma la realtà si spezza e si frantuma, facendoti male e conficcandosi nella tua pelle, provocandoti un dolore lancinante nei muscoli del tuo corpo.

Tutto ciò che riesci a fare è stare sdraiato e non muoverti per neanche un millimetro, ogni movimento quasi come se fosse una tortura. Tutto ciò che vuoi è avere qualcuno vicino. Tutto ciò che vuoi è che nessuno ti veda mai in questo stato misero.

Un nodo nauseante ti afferra di nuovo la gola, la tua lingua è gonfia, hai sempre sete e non puoi nemmeno deglutire. Con le ginocchia tirate fino al mento e le gambe strette in quell’abbraccio che dai a se stesso, chiudi gli occhi e conti dentro di sé.  

Cinquantuno. Cinquantadue. Cinquantatre.  

Rimane veramente poco. Pochissimo.

Non sai convincere. Tanto meno te stesso.  

Tutto ciò che puoi fare è contorcerti in un letto estraneo, in un appartamento estraneo, dalla parte opposta della città, provando compassione per te stesso e desiderando che ci fosse accanto a te soltanto questa unica persona.

Sessanta.

# # #

«E’ passato un mese. JW»

«Sì. Mycroft Holmes»

«Lei ha promesso di dare una spiegazione a questo punto. JW»

«Il nostro conoscente comune di Scotland Yard oggi avvia un’operazione per catturare i criminali coinvolti nel caso di Sherlock. Mycroft Holmes»

«Anche Lestrade si è intromesso? JW»

 «Mi dispiace. Mycroft Holmes»

# # #

Non ricordi come ti chiami. Non sai quanto tempo è già passato.

Gemi e ti sei rannicchiato in posizione fetale, cullandoti come un bambino.

In qualche posto accanto, il telefono si mette a vibrare e ti colpisce con una dozzina di pensieri diversi allo stesso tempo – il cervello travagliato pensa che possono essere soltanto certi individui. Al massimo tre – caso mai quello terzo il numero lo strappa dal primo... Oh, lo potrebbe. 

Chi sarà?

Ti sforzi ad allungare la mano per afferrare il cellulare – il più economico che hai potuto permetterti dopo aver venduto il tuo BlackBerry per un paio di dosi di eroina, il che ha confermato la tua idea.

Qual’è?

«Sherlock?»

‘Sherlock’ vuol dire te?

«Sherlock, diamine, dimmi qualcosa!»

«John...»

# # #

«Mi serve l’indirizzo. JW»

«Non lo posso fare, John. Pensavo che fosse chiaro. Mycroft Holmes»

«Ma che diavolo sta facendo? Prenda il telefono oppure mi scriva l’indirizzo! JW»

«Manderò un’auto. Mycroft Holmes»

«Finalmente! P.S. Smetta di firmare, i suoi messaggi non li potrei confondere con nessun’altro. JW»

«In tal caso le chiedo la stessa cortesia.»

«Prego scusa. Mi sono scatenato.»

# # #

Stai tremando e ti infagotti in una coperta bucata.

Stai pensando.

Alla coperta. Di che tessuto è fatta, di quanta gente l’ha già usata prima di te.

Centoventitre.

Al tempo il quale hai determinato osservando la velocità con cui si fa buio.
 
Centoventiquattro.

Ad una mosca che cammina sul pavimento, ogni tanto rimanendo immota, fregandosi le zampe e muovendo le ali.

Centoventicinque.

Ad una voce maschile di qualcuno che ti diceva che sta per partire.  

Centoventisei.

Ad un sapore gradevole del cibo casalingo che viene nella tua mente al pensiero di lui... di John? 

Centoventisette.

Ad un maglione caldo in cui si vuole affondare, inspirando l’odore familiare.  

Centoventotto.
   
Gridi e ti graffi la tua faccia scarna, ficcandoti le dita nella tua pelle nel tentativo di estirpare quel dolore che ti contorce le articolazioni e i muscoli.  

Gemi e senti il fuoco liquido riempire il tuo corpo, bruciandolo vivo, senza lasciare nemmeno un centimetro intatto, senti i tuoi organi l’uno dopo l’altro fiammeggiare nell’incendio dei tuoi pensieri.  

Cadi nella vortice nera della tua disperazione, delle congetture e della voce rauca che ti promette che tutto sarà bene.
 

# # #   

«Non me ne frega un cazzo di questa maledetta operazione e di Lestrade che ha lasciato sfuggire il loro capo! E’ Sherlock che è più importante! Sì, diavolo, lo so che anche lei si preoccupa di lui! Non me ne frega, mi capisce? Se non lo fa lei, potrei anche io comporre il numero dell’ambulanza! Cosa? No, non è un’overdose. E’ la sindrome di astinenza, evidentemente... Aspettare?! Non è la prima volta?! Lei è davvero una persona terribile. A me non importa assolutamente niente di questo tipo anche se porte una minaccia alla sicurezza dell’Inghilterra.»

La ascolti questa sua voce ansiosa. Senti il sospiro disperato che si lascia scappare dal suo petto quando riattacca.  

La senti questa sua mano umida che stringe il tuo polso cercando di tastare il battito.

Puoi di nuovo pensare. Puoi analizzare.

«Il polso è debole a causa del abbassamento della sensibilità, dovuta alla disfunzione, definitiva o temporanea, del sistema nervoso antidolore. Nel mio caso è temporanea», stai spiegando con voce rauca e bassa, e lui sobbalza, i suoi occhi si accendono, e sembra che persino smetta di respirare:     

«Sherlock! Sei tornato in sè! Quale fase è?»

«La terza. Finita.» Provi a muoverti, e lui ti dà una mano, appoggiandoti, e finalmente stai seduto con la schiena contro la parete gelida, senza neanche sentire il freddo.

«Hai bisogno di un dottore.»

Lo sai anche tu. Ma lui non è forse il tuo dottore?

«John... Ascoltami... Non avresti dovuto parlare con Mycroft così», i pensieri ti frullano nella testa, ma le parole giuste ti arrivano sulla lingua da sole; la realtà la senti distratto, vagamente lontana. «Lui ha ragione, sai. Io non sono così importante. L’obiettivo cruciale è catturare la banda intera perché Malkovic potrebbe ricominciare daccapo, e poi...»

«Stai zitto. Smettila e non dirmi che non sei importante.»

Vuoi raccontargli che questa cosa qui l’hai già passata una volta.  

Vuoi raccontagli della voce indifferente di tuo padre che soleva dire “Mi hai deluso”, la voce che ti ancora rimbomba negli orecchi. Vuoi raccontargli delle infermiere all’ospedale, degli inservienti imbecilli che ti rubavano dei farmaci per farne delle droghe leggere.

Vuoi afferrargli la mano e parlare, parlare, parlare senza sosta.

Provi a trovare le parole, perché è importante, perché vuoi fargli capire, spiegare il motivo per cui lo stai facendo.

Lui non capisce.
    
Tutto ciò che può apprendere è che ti fa male.

Per lui sei più importante dell’indagine su cui hai speso più di un mese. Più importante della sicurezza interna del paese. Più importante dei litigi con Mycroft.

Chissà perché, ma ti fa sentire meglio.

Per poco. Per un po’ di tempo.

# # #

«Lestrade ha iniziato l’assalto.»



«Finirà tra poco.»

Il messaggio non è invi    ato.  

# # #

La quarta fase arriva tre giorni dopo che hai smesso di prendere il preparato. Questa ha la durata fino a dieci giorni. Ora ti sorgono le patologie dispeptiche. Ti viene la nausea. Ti gira la testa.

Ti reggi sul gomito di John e lo stai pregando.
   
I pensieri ti assillano la testa. Non ti rendi conto di che cosa stai parlando. Non ti ricordi cosa hai appena detto.

«Tutto andrà bene, tutto andrà bene, tutto andrà bene.»

La sua voce è soffice e preoccupata.

Bene, normale, lasciami stare, vattene, dammelo, no, tienilo, ci riesco...

Ti abbraccia mentre ti appoggi sul bordo del water.

Ti tira vicino a sé, tremante e piangente, mentre non smetti di parlare, pregare, chiedere, domandare.

Non risponde al telefono e trasalisce quando sente dei suoni estranei nel pianerottolo.

Lui è il tuo dottore.

Tuo John.
   

Semplicemente tuo.

# # #

«Congratulazioni, Dottor Watson. Ce l’ha fatta.»

Fai fatica a sentire la voce di Mycroft, tutti i suoni ti giungono come se passassero attraverso l’ovatta.

«Immagino la sicurezza interna dell’Inghilterra sia a posto, Mr. Holmes», la sua voce trema dalla rabbia. «Spero ne siano valsi la salute e lo stato mentale di Sherlock.»

«Alla fine non ha capito niente, Dottore.»

L’infermiere che ti si agita accanto con faccia premurosa blocca il viso di John, ma non hai la forza nemmeno per muovere una mano. Questa persona – ma santo cielo, qualcuno, portatelo via questo tipo – ti chiede qualcosa in tono inquieto, e la sua voce si unisce con la voce di John che con calma spiega qualcosa a tuo fratello.

Sorridi alla nuvola nera che scoppierà tra meno di dieci minuti.

Sorridi al cielo grigio quando ti mettono sulla barella dell’ambulanza.

Sorridi in faccia a quel buio che ti inghiottisce di nuovo.

Sorridi.

# # #

«Sherlock starà bene.»

«Lo so.»

FIN

  
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