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Autore: AcrossTheSea    11/09/2012    4 recensioni
Scusate questo delirio, ma non ho saputo resistere.
Mai notata la somiglianza tra Jamie e Loki? No? Tyrion sì.
L'ho spostata in Thor perchè mi sono accorta che non si parla degli Avengers.. -.- (lo so)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Tyrion

 

“La smetti di fischiare!? Qua ci sono i clan delle montagne”

“Se devo morire, voglio farlo con la musica nel cuore”

 

 

Il mercenario ed il folletto avevano camminato tutto il giorno nella valle di Arryn, cercando di raggiungere la strada del re da Nido dell’aquila.

 

 

“E’ quasi notte non possiamo fermarci in una radura.”

“Perché no? Non riesco a fare un altro passo e visto che tu non hai intenzione di portarmi in braccio.. E poi questo è un posto sicuro.”

“Solo se sei una pantera-ombra. Siamo troppo scoperti qui.”

“Piantala Bronn, ormai siamo lontani dalle caverne dei clan delle montagne, le pantere-ombra a quest’ora hanno già mangiato e sono sicuro che hanno lasciato la cena anche a noi.”

“Se dovessimo morire la colpa è tua.”

“Allora di cosa ti preoccupi?”

 

Il guerriero sbuffò irritato e si allontanò cauto alla ricerca di un animale per la cena.

Tyrion si sedette su un masso, le gambette storte gli dolevano incredibilmente, era felice di essere ancora vivo, ma aveva un po’ di timore a restare solo, senza la protezione di Bronn. Poteva difendersi da qualunque nemico umano promettendogli oro e denaro, ma gli animali feroci non ascoltavano promesse di ricchezza.

 

 

 

“Visto, è notte, abbiamo il nostro fuoco, la nostra cena e nessuno è venuto a sgozzarci o mangiarci.”

“E’ stata una fortuna, se ti avessero..”

“La fortuna non esiste. Un vero uomo si fa da solo il suo destino.”

“E un mezzo uomo?”

Il folletto sorrise.

 

“Sì, se è ricco abbastanza.”

 

Il mercenario sorrise di rimando. Era pronto a rispondere con un’altra battuta sarcastica quando davanti ai suoi occhi, nel buio pesto della notte apparve un’accecante luce celeste.

Tyrion Lannister lo guardò bloccarsi con la bocca socchiusa mentre dei raggi luminosi alle sue spalle lo illuminavano a giorno. Si girò di scatto, la luce scomparve veloce com’era comparsa lasciando nel buio la sagoma di due uomini.

Bronn si alzò velocemente e sguainò la spada, reggendola con due mani in posizione difensiva, non ne era certo, ma non era la fiamma del fuoco quella che lo faceva sembrare tremante.

Al contrario dell’uomo non era per niente spaventato, era affascinato, non sapeva cos’erano o chi erano ma era certo che non provenissero dal suo mondo: non erano gli Estranei, non mostri dell’inverno, figli dei draghi o maghi delle città libere. Non gli avrebbero fatto del male, era un pensiero assurdo, irrazionale ma aveva la sensazione dentro di sé che fosse la verità; non aveva niente da temere.

 

“Bronn, fermati.. Cosa vuoi fare?”

 

Bisbigliò Tyrion.

 

“Secondo te?”

“Non puoi affrontarli, sono perfino più alti di te.”

 

Il mercenario gli lanciò un’occhiataccia poi fece per acquattarsi a terra.

Solamente quando una delle figure si avvicinò nella loro direzione si ricordò del fuoco ancora acceso. Guardò le fiamme pietrificato dalla paura, appena l’ombra fu vicina a sufficienza al falò si delineò completamente. Un uomo alto, biondo, vestito di un’armatura si acciaio resistente ed un mantello rosso come il sangue.

 

“Perdonatemi se vi ho spaventato buon uomini, non era mia intenzione.”

 

Il suo sorriso e il suo tono di voce non erano malefici o intimidatori, anzi  rassicuranti e benevoli.

Tyrion si alzò in piedi preso da un nuovo coraggio.

 

“Nessun problema mio buon amico.”

 

Lo sconosciuto lo guardò stranito, dai suoi occhi Tyrion Lannister capì che anche lui lo vedeva come uno scherzo della natura, ma non gli sfuggì l’enorme martello che penzolava sul suo fianco dalla cintura d’acciaio spesso.

Anche il mercenario si tirò in piedi.

 

“Qual è il nome di questo luogo?”

“Ci-ci troviamo nella Valle di Arryn, mio signore.”

 

Fu Bronn a parlare questa volta. Anche lui aveva capito lo sguardo di pietà dello sconosciuto verso il nano.

 

“Loki!!”

 

Urlò il biondo spaventando i due. L’altra ombra alle sue spalle si avvicinò con passo calcolato, quando fu abbastanza vicino, Tyrion riuscì a osservare una pesante museruola di metallo sulla sua faccia inespressiva e delle lunghe catene ai suoi polsi.

 

“Questa non è Asgard e il Tesseract non risponde, dovremo aspettare per poter ripartire.”

 

Aveva completamente ignorato il nano e l’uomo con la barba, ma la consolazione del Lannister fu che l’uomo con i capelli scuri e lo sguardo di ghiaccio lo ignorò a sua volta.

Nonostante tutto era sicuro, quegli uomini non provenivano da niente che conosceva, o immaginava, erano gli dei, non quelli vecchi o nuovi; forse non erano nemmeno i loro dei.

Bronn lo guardò interrogativo. Tyrion decise di sfidare la sorte.

 

“In attesa di lasciarci potete accomodarvi e cenare con noi. Io sono Tyrion Lannister e lui è Bronn”

 

Il dio libero lo osservò per un po’, guardò il prigioniero ed il cubo nel contenitore di vetro che aveva perso luminosità. Sorrise accondiscendente e accettò la proposta.

 

 

 

 

Il Tesseract riprendeva la sua luminosità naturale col passare del tempo. Thor non poteva fare altro che aspettare. Aveva tolto a Loki il bavaglio ma lui non aveva detto una parola.

 

“Cosa vi porta da queste parti?”

Domandò esaltato il nano.

 

“Abbiamo perso la nostra strada. Stavamo tornando a casa.”

“Cos’ha fatto?”

 

Incuriosito Tyrion indicò Loki che non lo degnò nemmeno di uno sguardo.

 

“Mio fratello ha cercato di conquistare la vostra razza.”

 

Bronn ebbe un sussulto, come lui anche il folletto ma per una ragione del tutto diversa. Aveva capito bene, fratello, aveva anche lui un fratello, e forse Jamie gli assomigliava, alto, bello, fiero.

C’erano giorni, quando erano ancora dei bambini, che Tyrion si ritrovava da solo in una stanza con sua sorella; lei lo guardava, come lo guardava sempre, con disprezzo; e si avvicinava a lui come per colpirlo alle spalle. Sospettava che l’avrebbe umiliato solo per il piacere di vederlo soffrire, chissà magari l’avrebbe legato e obbligato a farle da cagnolino. Ma non faceva mai in tempo, perché in quel momento entrava Jamie; e Tyrion aveva la certezza che con lui vicino nessuno avrebbe potuto fargli del male.

 

 

 

 

 

Loki

 

Thor gli aveva tolto la museruola per farlo mangiare. Ma non aveva fame, la sconfitta gli bruciava dentro più della paura per la sua vita e del ritorno ad Asgard. Qualunque parola gli sembrava inutile e se solo avesse provato a pronunciare qualche suono era sicuro che avrebbe avuto un sapore amaro come la bile.

 

Non mangiò e non parlò, al contrario dopo qualche domanda Thor cominciava ad apprezzare i racconti di guerra dell’uomo vestito di nero. Il nano aveva smesso di parlare dopo qualche domanda, era senza dubbio più interessante, le gambe corte e il brutto aspetto nascondevano una mente brillante, l’aveva intuito dai suoi occhi che non riusciva a smettere di guardare. Uno nero l’altro verde.

 

La cena finì. Il Tesseract non risplendeva ancora come avrebbe dovuto.

Gli uomini appena incontrati li ritenevano degli dei, di questo ne era fiero, ma non riusciva a stare vicino al fratellastro. Ogni sua parola o movimento gli dava fastidio, perché semplicemente lo odiava.

Si alzò senza pensarci solo per allontanarsi da lui. Sapeva perfettamente di non poter scappare era stanco, debole, ferito e senza magia. Voleva solo respirare in pace.

Vide Thor sussultare quando lo vide spostarsi, aveva già il Miljonir in mano ed era pronto ad usarlo. Gli sorrise malevolo.

 

“Non voglio scappare, tranquillo. Mi siedo lì.”

 

Indicò un masso non troppo lontano.

Thor annuì senza un vero motivo, lo avrebbe seguito non si fidava più di lui ma decise che sarebbe stato meglio lasciarlo solo per pensare a tutto ciò che aveva fatto e che ancora doveva affrontare. Abbassò il martello e lo tenne d’occhio, il dio del caos riusciva a sentire il suo sguardo addosso.

Si sorprese quando il nano gli si sedette accanto poco dopo.

 

“Così sai parlare. Se sei veramente un dio devo ringraziare anche te, se sono ancora vivo.”

“Visto che mi sei debitore perché non mi aiuti.” Con un gesto della testa Loki indicò Thor.

“I Lannister pagano sempre i loro debiti, ma temo di non poterti aiutare con lui, mi hai visto bene? Cosa ti aspetti che faccia? E’ quattro volte me. Anche se gli saltassi sul muso..ti lascio immaginare dove mi lancerebbe.”

 

Il folletto sorrise amichevole, quasi solidale.

 

“Sembra che tra te e lui non scorra buon sangue.”

“Non sono affari tuoi mezzo uomo!”

“Scusami, sul serio non volevo intromettermi, solo che, anch’io ho un fratello. Al quale tu assomigli veramente.”

“Ti sbagli; non c’è nessuno come me.”

“Strano, è il tipo che direbbe le stesse identiche parole.”

 

Loki abbassò lo sguardo, non aveva voglia di mettersi a discutere con uno scherzo della natura.

 

“Te lo dico perché me lo ricordi, nient’altro.”

“Non ricordavo di essere così basso.”

“Devo ammettere che sono pochi gli uomini della tua statura, ai miei occhi pari un gigante. Ma mio fratello è alto.”

 

Un gigante, era quasi divertente. Lui era uno Jotun, un gigante di ghiaccio.

 

“Quindi cosa vuoi da me?”

“Ho visto come ti guarda. Come ti compatisce, molti fanno lo stesso con me.”

 

Perse la pazienza, li stava veramente paragonando? Un nano e un dio? Fece per alzarsi quando incontrò lo sguardo di Thor che lo seguiva e in quel momento capì che quel folletto aveva ragione. Il dio del Tuono lo guardava come si guarda un pazzo. Si sedette di nuovo, in silenzio.

 

“Non dimenticarti mai chi sei. Perché di certo il mondo non lo farà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un'armatura, e non potrà mai essere usata contro di te.”

 

“Lookii!!”

 

Prima di poter rispondere al nano Thor lo chiamò. Il Tesseract era nuovamente funzionante e stavano per tornare ad Asgard.

 

 

 

 

 

Tyrion

 

Il biondo li salutò cordiale ma freddo. Ovviamente non li teneva in gran conto. Prima di volatilizzarsi nella luce di quel cubo magico però il moro lo guardò dritto negli occhi. Non indossava il bavaglio con il quale era arrivato ma non aveva comunque detto niente.

 

“Bronn.”

“Cosa?”

“Questo non è un sogno. Siamo svegli.”

“Ne sei sicuro?”

“E tu?”

 

Il mercenario si era calmato, non riteneva possibile che gli dei scendessero sulla terra, quindi quello non poteva che essere un sogno.

 

“Sai, credo che gli dei saranno dalla nostra parte per un po’. …Io vado a dormire, il turno di guardia è tuo. Ah, e devi ricordarmi di smetterla, di dare consigli ai bastardi.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 *Prima di far partire gli insulti e le pietre e Ghiaccio a mozzarmi la testa (la spada di Ned Stark per giustiziare) ditemi se è così assurdo. Perchè a me non sembra, non così tanto.

Voglio dire dovevano incontrarsi sul serio, mai sentita la frase di Jamie Lannister a Catrine "Non ci sono uomini come me, io sono l'unico" e quella di Loki al vecchietto in Germania "Non ci sono uomini come me"

Collegarli è stato facile, ma a farlo è stato Tyrion. 

Commentate. =)

Ah è il mio primo cross-over.

xD

 

 

 

  
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