Serie TV > Camelot
Ricorda la storia  |      
Autore: Girl_in_Blu    11/09/2012    0 recensioni
Ambientata dopo la morte dei genitori adottivi di Artù.
Il giovane re, addolorato e solo, ripensa ai suoi genitori, alla sua vecchia e felice vita, e a ciò che verrà, sperando in futuro migliore...
Estratto:
In quella stanza c’era solo polvere. Ovunque guardasse la vedeva, era lì in ogni angolo, sul letto e sull’unico mobile presente in quelle quattro mura.
Chi avrebbe mai detto che quella fosse la stanza di un re?
C’era polvere nell’aria che respirava, quei piccoli corpuscoli simili ai ricordi, s’insinuavano in lui, inalati percorrevano le sue membra stravolgendolo nel profondo.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note iniziali:  “Dove l’aria è polvere” è il titolo di una canzone della Pausini

 




 

Dove l’aria è polvere

Il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del dolore è ancora dolore.

[Lord George Byron]

 






 
In quella stanza c’era solo polvere. Ovunque guardasse la vedeva, era lì in ogni angolo, sul letto e sull’unico mobile presente in quelle quattro mura.
Chi avrebbe mai detto che quella fosse la stanza di un re?
C’era polvere nell’aria che respirava, quei piccoli corpuscoli simili ai ricordi, s’insinuavano in lui, inalati percorrevano le sue membra stravolgendolo nel profondo.
Rammentava i suoi genitori e li piangeva, odiava quella sensazione di colpevolezza che attraversava il suo corpo come una scarica elettrica, come se fosse stato colpito in pieno da un fulmine, avvertendo così quel dolore che tentava di sopprimere con tutto se stesso.
Lui era il re, il suo governo appena iniziato, tanti i nemici e le difficoltà da affrontare; non poteva mostrare ciò che provava, non poteva soffrire, come avrebbe voluto, per il lutto dei genitori.
Era lui il colpevole, il suo destino di sovrano aveva segnato la fine dell’unica famiglia che lo avesse mai amato.
Malediva il giorno in cui Merlino, con il suo fare ammaliante e le sue speranze, aveva varcato la soglia di quella dimora, quella che per lui era stata, e sarebbe sempre stata, la sua casa.
Tra quelle mura domestiche era cresciuto, con amore e devozione dei cari e adesso, da ragazzo spensierato, si ritrovava a sobbarcarsi quella somma e pesante responsabilità: il popolo aveva riposto in lui la sua vita.
Non era riuscito a proteggere i suoi genitori, figurarsi poi un impero dai confini perennemente attaccati.
Era spaventato Artù, sentiva su di sé il peso della solitudine, soprattutto adesso che aveva scoperto che il suo amore era già stato promesso al Campione.
Leontes era un brav’uomo, Ginevra la sua futura sposa, non poteva intromettersi, non doveva per un fine più alto.
Ma quanti sacrifici doveva compiere?
Eppure era solo un ragazzo ed era re, avrebbe dovuto possedere ciò che desiderava, ma la bontà di quell’animo infuocato dalla giustizia gli impediva di agire per se stesso.
Era tormentato, diviso tra la letizia di un contatto anelato e l’impossibilità di toccare con mano l’amore.
 
Anche adesso che sedeva su una fredda pietra della torre di vedetta, la sentiva; avvertiva la polvere penetrarlo.
S’incupì Artù, s’intristì ripensando alle liete giornate ormai passate, la responsabilità lo aveva travolto con le sue conseguenze, quelle nefaste che si sarebbe dovuto aspettare.
E cosa si ritrovava tra le mani?
Nulla, non aveva più nulla.
Né l’affetto dei cari, né l’amore di Ginevra.
Udì dei passi alle sue spalle, era un suono cadenzato e regolare.
Conosceva solo una persona così sicura da esserlo anche nel camminare, ma finse di non accorgersene, poiché in quel momento voleva restare solo con la sua sofferenza.
Merlino si poggiò con le spalle sulla fredda pietra, accanto al suo giovane sovrano.
La testa inclinata e lo sguardo penetrante indagarono Artù e i suoi pensieri, non era difficile, per lo stregone, comprenderlo. Il ragazzo era sempre stato trasparente e sincero, la vita lontano da Uther e dalla corte lo aveva salvaguardato dalle malignità della gente e di quel vecchio sovrano.
-il ricordo della felicità non è più felicità, ma il ricordo del dolore è ancora dolore…- gli disse con voce profonda, intuendo ciò che provasse.
Il giovane lo osservò attentamente, ormai non si stupiva più della sua acutezza, ma si limitò a sorridergli mestamente.
-Cosa pensi che io non abbia avuto una vita prima di incontrarti?- aveva chiesto Merlino accennando una smorfia contrariata.
-Mi risulta difficile immaginarlo- rispose il ragazzo, sorridendo sinceramente.
Per Artù, Merlino era fatto d’ideali, radicati tanto nel suo profondo da penetrargli fin nelle ossa, ogni fibra di quel corpo era percorsa da un fine, quello stesso che, attraversando le sue membra, lo animava con una scarica elettrica.
Era un uomo d’onore e, come tale, era tormentato; non sapeva ancora da cosa, ma lo avvertiva e proprio quel dolore lo rendeva, agli occhi di Artù, umano, vicino, tangibile, amico…
-Dentro c’è una festa in tuo onore e dovresti onorare i tuoi sudditi con la tua presenza, lo sai?- domandò sarcastico, incamminandosi verso l’entrata che portava alle scale.
Artù non rispose, non era dell’umore adatto per parteciparvi, ma non poteva altrettanto rintanarsi negli anfratti più bui di Camelot, soprattutto se i suoi amici cercavano di aiutarlo.
-Eccovi Maestà, la stavamo cercando- gli disse una giovane donna, dai capelli color grano, sorridendogli.
-So che la musica è bella come il vino frizzante, va e divertiti, ridi e canta, goditi la serata in tuo onore- disse Merlino, osservando attentamente i due giovani, avvertendo l’ombra di un pericolo, di un nemico più grande dell’uomo stesso: il tradimento.
Le nozze, le prime in quella fortezza, andavano celebrate senza remore, né problemi.
Camelot era speranza, la speranza il coronamento dell’amore e questo l’unione tra il Campione del re e la bella Ginevra.
-Non dimenticare chi la accompagnerà e nelle braccia di chi la troverai domani- gli sussurrò lo stregone.
E Artù avvertì ancora la polvere invadergli l’anima, soffocargli il respiro.
Forse era Camelot, forse era giunto il momento di crescere e affrontare i propri dolori nell’attesa di un tempo felice, di un giorno in cui respirare senza inghiottire la polvere e con essa le macerie della sua infanzia e adolescenza, forse un giorno non avrebbe più sofferto per il passato…
 








































Note di Girl_in_Blu:
Spero che questa piccola fan fiction possa piacervi, siate clementi è la prima che scrivo su Camelot ;)
 
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Camelot / Vai alla pagina dell'autore: Girl_in_Blu