Vorrei tanto arrivare ad ottant'anni ed avere una libreria. Una grossa, ricca libreria, che occupa un'intera parete. Magari in salotto, dalla parte opposta rispetto al caminetto.
Sarebbe un mobile magnifico in legno d'ebano, molto scuro, ma non rifinito nei minimi dettagli, insomma con una fattura leggermente rozza che da quel tocco di "vecchio" che non guasta mai.
La libreria conterrebbe tutti i libri che ho letto nella mia vita, da quelli per bambini a quelli più seri, per adulti.
L'emozione di guardarla interamente e pensare a tutto quel tempo passato a sfogliare pagine su pagine con la mente che galoppava chissà dove sarebbe fantastica, quasi indescrivibile, tanto che ci vorrebbero tutti i libri contenuti nel prezioso mobile per definirla.
Basterebbe far scorrere il dito sulle coste di qualche libro, che i ricordi riaffiorerebbero come niente, nella mia mente. Le ore notturne trascorse a leggere i capitoli della mia Saga preferita, le risate che scoppiavano senza un apparente perché, i sorrisi che spuntavano qua e là e le lacrime scese per aver letto la dedica del libro, la morte di un nostro amato personaggio oppure per la fine stessa del libro.
Ecco, la fine dei libri credo sia un vero e proprio paradosso, insomma quando finisci la storia sei completo, hai letto tutto ciò che era possibile leggere. Ma la sensazione predominante è il vuoto che il libro ti lascia. La domanda più frequente che mi faccio alle fine dei racconti è: "E ora come faccio? Come vivo senza più il conforto di questa storia?"
È il rischio che sappiamo di dover correre noi Lettori, ma noi, pur di leggere, rischiamo molto volentieri.