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Autore: NerdyNoah    11/09/2012    6 recensioni
Era stato un attimo.
Un attimo di rabbia repressa, un attimo di pazzia.
Un attimo di confusa agitazione.
Un attimo di voci che urlavano nella sua testa.
Un attimo per conficcare quel coltello.
P.S.: Questa è la mia prima fan fiction. Vi prego, non siate troppo crudeli!
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale
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L'amore che portò alla morte.






Un ultimo roco gemito uscì dalla sua gola.
Cadde a terra, esanime.
In volto una dura smorfia di dolore.
Il cuore del chitarrista perse un battito.
Trent aveva visto troppo.
Aveva fatto troppo.
 
 
 
Uscì velocemente dalla stanza e la chiuse a chiave, con le mani tremanti.
Camminava nervosamente attorno al tavolo.
Voleva che tutto sparisse in un vortice.
Camminava.
 
 
Trent. Lui aveva fatto troppo.
 
Si portò le mani in faccia. Come per graffiarsi le guance.
Gli occhi verde acceso assunsero una tonalità cupa.
Era questa la vendetta che voleva?
 
 
 
Era stato un attimo.
Un attimo di rabbia repressa, un attimo di pazzia.
Un attimo di confusa agitazione.
Un attimo di voci che urlavano nella sua testa.
Un attimo per conficcare quel coltello.
 
 
 
Sedette.
 
Non una lacrima.
 
Portò una mano sotto lo sterno.
Dove l’aveva ferito.
Dove l’aveva ucciso.
 
 
 
Era un incubo. Doveva solo concentrarsi, e uscire.
Doveva uscire.
In fretta.
 
Ansimava.
Il suo respiro era irregolare.
 
 
 
 
Non voleva che fosse vero.
 
 
Purtroppo, lo era.
 
 
 
 
“Gwen, ucciderei per te.”
Non lo sapeva.
Non sapeva cosa significasse.
 
 
Affondò la faccia in un cuscino trovato in una sedia.
Nella sua mente, gli occhi vitrei e spenti.
Gli occhi che aveva visto spegnersi.
Quelli a cui giurò vendetta.
Gli occhi senza sguardo di Duncan.
 
 
La chitarra giaceva in un angolo.
La vita di Trent sarebbe cambiata in un attimo.
Poteva ancora definirsi saggio?
 
 
 
“Gwen, ucciderei per te.”
Ecco, l’aveva fatto.
 
La consapevolezza di questo orrore invase la sua mente.
Come un’orda di barbari invade il terreno nemico.
 
 
 
L’amore che portò alla morte.
 
 
 
La chiave era sul tavolo.
La maglietta era sporca di sangue.
Volse uno sguardo alla porta.
 
 
 
La cucina era piena di coltelli.
Ora avrebbe sofferto anche lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
********************************************************************************
 
 
Le tre del mattino.
 
Gwen correva sotto la pioggia.
 
Correva verso una casa conosciuta.
 
 
Le era arrivato un messaggio di Trent.
 
“vieni a casa ora non ho tempo di spiegare”
 
 
 
 
Non voleva vederlo. Era l’orario ad essere allarmante. Era la grammatica ad essere allarmante.
Trent non scherzava.
Non l’avrebbe svegliata senza un motivo. Senza un motivo grave.
 
 
Trovò la porta d’ingresso spalancata.
 
Si preoccupò.
 
 
 
La chiave era sul tavolo.
C’era un biglietto.
 
“HO FATTO UNA CAZZATA. NON APRIRE QUELLA PORTA.
SONO NEL LAGO.
SONO UN IDIOTA.”

 
 
 
Era uno scherzo?
 
Ma Trent non scherzava.
Non in questo modo.
 
Gwen infilò la chiave nel buco della serratura.
 
L’adrenalina saliva.
 
Aprì piano la porta.
 
Non voleva che fosse vero.
Si sentì mancare.
 
 
 
 
Il punk.
Un coltello nel petto.
Degli occhi vuoti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Gwen correva sotto la pioggia.
 
Di nuovo.
 
Era forte.
 
Riusciva ancora a correre.
Anche col cuore strappato.
Anche con una pioggia di lacrime.
 
 
 
Una situazione al limite dell’assurdo.
Immaginava di tutto.
 
 
 
Non era pronta per un altro trauma.
 
Ma lo dovette affrontare.
Le sue supposizioni erano dannatamente fondate.
 
 
 
 
Trent era al lago.
Era sulla riva del lago.
Col volto nell’acqua.
 
 
L’acqua della riva era torbida e rossastra.
Il ragazzo con un coltello in gola aveva da poco vomitato sangue.
 
 
 
 
 
Gwen taceva.
Tratteneva il respiro.
 
Non voleva che fosse vero.
 
 
Purtroppo, lo era.
 
 
Urlò con tutto il fiato che aveva.
 
 
 
Trent le lasciò in eredità un fardello troppo pesante.
Due orripilanti verità.
Oppressione nel cuore.
 
 
Le convinzioni di Gwen andarono in fumo.
Non pensava che lui la odiasse tanto.
Le lacrime incendiavano i suoi occhi d’ebano.
 
 
 
 
 
 
 
Ma non bastarono a cancellare quelle immagini terrorizzanti.
 
Esse si susseguivano nella mente della ragazza.
 
 
 
 
 
 
Come fotogrammi di un film dell’orrore.
 
 
Di quelli che un tempo le piacevano tanto.
E che ora odiava.
  
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