Libri > Il Bacio dell’angelo Caduto
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Autore: sfiorisci    11/09/2012    4 recensioni
Nora ha perso la memoria e ha dimenticato il suo amore per Patch. Lui, prima di ripristinarla, la notte compare nei suoi sogni, per sparire il mattino successivo.
[Storia revisionata]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nora Grey, Patch Cipriano
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Questa è una vecchia storia che scrissi tempo fa, per cui il mio stile è cambiato molto da allora. Ho pensato molte volte di cancellarla ma, visto che a molte persone era piaciuta, ho deciso di lasciarla rendola, per quanto mi fosse possibile, acettabile. Non ho ritoccato la trama, ma ho solo migliorato la grammatica e lo stile grafico.


Piume Nere


Ancora un altro giorno passato senza ricordarmi nulla, possibile? Cos'era successo in questi ultimi mesi? Tutto ciò che ricordavo era quel nero intenso, quella sensazione così profonda… rabbrividii e mi strinsi ancora di più nel mio maglione. Avevo mangiato da poco, ma il pensare incessante a cosa potesse essermi accaduto mi aveva fatto venire un gran mal di testa, così decisi di andarmi a fare una doccia, nella speranza di lavare via anche i miei pensieri, per poi andare a dormire.
Salii al piano di sopra e andai in bagno. Preparai l’accappatoio e il pigiama, poi mi spogliai e aprii l’acqua calda. Le gocce d’acqua caddero su di me e rimasi immobile, non riuscendo a smettere di pensare. Chiusi gli occhi per un attimo e di nuovo mi travolse questo nero intenso, questa sensazione che mi manchi qualcosa, qualcosa di importante, di fondamentale… ma cosa poteva essere? Un spiffero d’aria mi colpì in pieno viso. Aprii subito gli occhi, ma non vidi nessuno. Era tutto molto strano.
Mi accorsi che la finestra era aperta, eppure ero sicura di averla chiusa. Iniziai ad agitarmi, ero sola in casa e subito pensai al peggio: forse avevo visto troppi film, forse mi facevo condizionare dalle notizie al telegiornale; per cui cercai di tranquillizzarmi, pensando che forse ero così intenta a riflettere da aver solo immaginato di aver chiuso la finestra.
Uscii dalla doccia, mi asciugai e mi misi il pigiama, poi andai a dormire, cercando di controllare l’agitazione crescente che provavo. Non riuscii ad addormentarmi subito: continuavo a sognare che qualcuno entrasse in camera mia per prendersi qualcosa, che qualcuno necessitasse di entrare, poi sognai di essere rapita nuovamente e, alla fine, mi svegliai sudata. Guardai la sveglia: erano le due, e questo mi fece tranquillizzare, perché voleva dire che mia madre era finalmente tornata a casa.
Stavo per addormentarmi di nuovo, quando sentii dei rumori provenire dal mio armadio. Mi avvicinai cautamente ad esso e vidi un ragazzo, interamente vestito di nero, dall’aria molto triste che guardava verso il basso. Solitamente, se avessi trovato un ragazzo nel mio armadio alle due di notte, mi sarei messa ad urlare, stranamente era diverso. Una parte di me si sentiva come se lo conoscessi, come se fosse un pezzo mancante del mio passato.
«Patch?» sussurrai piano. Come svegliato dalle mie parole alzò di scatto la testa e sorrise.
«Finalmente sei arrivata, angelo» mi disse sorridendo sarcastico. Anche se non ricordavo bene chi fosse, la sua voce e il suo modo di fare mi erano familiari.
«Ti ricordi di me?» mi chiese. Era appoggiato con le spalle contro l’anta del mio armadio.
«A dire il vero no...» gli risposi. Qualcosa mi attirava a lui in maniera sorprendente.
Lui sorrise e si avvicinò a me. Avanzò lentamente, fino a quando il suo viso fu sopra il mio.
«Vediamo se così ti torna la memoria» disse non appena prima di baciarmi, inzialmente in maniera delicata e poi sempre più intensamente, di certo non era intenzionato a smettere e io, per qualche strano motivo, nemmeno. Ora ricordavo, ricordavo tutto. Lui era il mio Patch, l’unica persona che avrei veramente amato, l’unico angelo. E lui amava me. Continuammo a baciarci sempre con più passione, fino a quando non inciampammo sul mio letto, io caddi distesa e lui sopra a me. I suoi occhi erano tranquilli e desiderosi, io avevo il respiro affannato. Desideravo sentire nuovamente la sua bocca sulla mia, le sue mani che esploravano il mio corpo. Volevo essere sua e volevo che lui fosse mio.
Come indovinando i miei pensieri, Patch mi tolse la maglietta sfilandomela da sopra la testa. Riprese a baciarmi sempre con più passione, mentre facevo scivolare le mie mani sulle sue spalle muscolose, poi lungo il torace, fino ad arrivare al bordo della maglietta. Lo afferrai e glie la sfilai, lui sorrise felice e prese a darmi piccoli baci lungo il collo. Tutto era così perfetto, o almeno fino quando non feci scorrere di nuovo le mie mani verso la sua schiena, perché, come se avesse improvvisamente pensato a qualcosa di importante, si alzò di scatto, fissandomi.
«Patch, cosa c’è?» gli chiesi, un po’ amareggiata che si fosse allontanato.
«Io… mi dispiace, ho sbagliato. Devo riuscire a stare lontano da te, angelo. Spero mi perdonerai» farrfugliò a mo' di scusa, andando ad aprire la finestra.
«Patch, Patch, no!» urlai, ma era troppo tardi: aveva aperto le sue ali e stava volando via.
 
Il mattino successivo mi risvegliai con un cerchio alla testa, senza ricordare bene cosa fosse accaduto la sera precedente. Mi stavo facendo la doccia, sono andata a dormire e poi... Nero. Nient'altro che nero c'era nei miei pensieri, quel nero che era solito perseguitarmi. Con questa sensazione che mi accolgeva, portai mano alla fronte e fu allora che le vidi.
Piume nere, morbide al tatto. Di tutti i miei ricordi non rimanevano altro che piume nere.
   
 
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