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Autore: opheliatanis    12/09/2012    0 recensioni
Questa è la storia di Ophelia, favorita del Distretto 1, volontaria ai 72esimi Hunger Games. Ogni capitolo sarà composto di uno o più post, essendo la storia nata da un gioco di ruolo sugli Hunger Games che frequento. Ogni pg citato, che sia Ophelia o altri, è originale e dunque non riconducibile all'opera della Collins. Questa è la nostra storia, tutto il mondo starà a guardare.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Ophelia Tanis Ryder




Quando la solita donnetta insignificante fece la sua apparizione sul palco, i tributi fremevano sotto il sole da tempo.
Ophelia era sola, come ogni anno. Sua madre non l'aveva mai accompagnata alla Mietitura, i brutti ricordi si affollavano sistematicamente nella sua mente ogni anno in quel giorno preciso, e suo padre ovviamente le teneva compagnia.
Ophelia era grande abbastanza, si dicevano, ma la verità era che non avrebbero potuto sopportare la scena dal vivo, non quell'anno, l'anno in cui la loro bambina andava incontro alla morte.
La biondina, dal canto suo, si limitava a stare in piedi in mezzo alla folla, riconoscibilissima nel suo abito bianco, di una bellezza sfolgorante, sicura di sè come sempre: facce conosciute la circondavano, facce spaventate, preoccupate, terrorizzate.
Ma lei era tranquilla. Era pronta a quel giorno, lo aspettava dai suoi dodici anni.
Sul palco notò Jaime, altrettanto freddo e distaccato, ma Ophelia era conscia della tempesta che gli si stava scatenando dentro.
Scosse il capo impercettibilmente e qualche altro ciuffo ribelle scappò dal morbido chignon in cui i suoi capelli erano acconciati, poi alzò il capo verso il cielo, in attesa di quel benedetto nome.
Non che per lei ci fosse una qualche differenza.



Non un sussulto, non un sospiro, niente.
Quando dalle labbra della donnetta uscirono le parole Daphne Sophie DelMar, Ophelia restò semplicemente impassibile.
Vide la disperazione negli occhi di Nastrina, il dolore e allo stesso tempo l'apatia in quelli di Jaime.
Ma per lei, in fondo, non cambiava nulla, anzi. Sarebbe solo stata un'entrata più gloriosa, nient'altro.
Doveva ammettere che salvare la vita a quella biondina non le faceva fare i salti di gioia, tuttavia un capriccio non poteva offuscare il desiderio di una vita, così cominciò ad avanzare verso il palco.
-Io. Io mi offro volontaria come tributo per questa edizione degli Hunger Games.-
L'aveva detto. L'aveva detto con calma, senza nessuna emozione nella voce, apatica, sicura, forte.
Continuò ad avanzare, la seta le danzava attorno ai fianchi, le copriva i piedi e faceva si che sembrasse fluttuare più che camminare.
Un angelo, un angelo della morte.
Raggiunse il palco tra i mormorii del distretto, tra gli sguardi sfacciati e i sospiri di sollievo.
Lanciò un'occhiata a Jaime che sembrava decisamente sollevato, e alla DelMar, ancora immobile da quando Tinker Bell aveva pronunciato il suo nome.
Ora era lì, accanto a quella donna, di fronte al suo distretto.
Era lì, di fronte a tutta Panem, come tributo volontario dei 72° Hunger Games.



Inutile dire che Ophelia ignorò del tutto l'atteggiamento da primadonna dell'essere che le stava accanto, così come ignorò completamente l'estrazione del maschio.
Simon Enderson. Il suo compagno. Solo un nome di troppo sulla sua lista delle cose da fare prima di tornare a casa.
Vagando con lo sguardo sulla folla sotto di lei, incrociò lo sguardo di Daphne, uno sguardo pieno di sollievo, di gratitudine, di vita.
Si, lei avrebbe vissuto, quello era certo. Avrebbe vissuto e lo avrebbe fatto grazie a lei.
Le fece un cenno senza tradire alcuna emozione, ma sapeva che Nastrina avrebbe capito.
{Non l'ho fatto per te, non c'è bisogno che mi ringrazi.}
Dopotutto, aveva salvato una vita e, a quanto pareva dai mormorii del distretto e dal gioco di specchi tra la giovane e il Mentore dietro di lei, aveva salvato anche una storia d'amore.
Guardandosi il vestito si lisciò la seta delicata della gonna, in attesa di ulteriori direttive: accanto a lei poteva sentire la puzza di Capitol City provenire da quella specie di Bigbabol vivente, dietro di lei il profumo dell'amore misto alla paura e alla responsabilità di Shelby.
E lei era nel mezzo, come sempre, ma questa volta per davvero.

† † †

Grazie a chi ha recensito, credo aggiornerò abbastanza alla svelta essendo tutto già pronto..
Nev.
   
 
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