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Autore: My Pride    12/09/2012    5 recensioni
~ Raccolta di flash fiction e one-shot incentrate sulle coppie ZoSan e RuNami ♥
» 58. Tequila Sunrise
«Mi stai facendo passare per il cattivo ragazzo, cuoco».
«Ricorda, marimo: non esistono uomini cattivi.... se sono cucinati bene»

[ Quarta classificata al contest «Rapido e indolore» indetto da Ro-chan { 23 } ]
[ Quinta classificata al contest «Flash Fiction Istantanee» indetto da Dark Aeris { 6 } ]
[ Seconda classificata al contest «Il mondo dei Peanuts» indetto da Dark Aeris { 26 } ]
[ Seconda classificata al contest «Due cuori e...» indetto da Frandra e Silyia_Shio { 24 } ]
[ Seconda classificata al contest «Scrivimi una raccolta» indetto da visbs88 { 29/32/33/34 } ]
[ Terza classificata al contest «Say it with Disney!» indetto da Lady Nazzumi e valutato da Dark Aeris { 23 } ]
[ Prima classificata e vincitrice del Premio Christmas Spirit al contest «All I want for Christmas is you» indetto da Frandra { 29 } ]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Do one, melt one, love one'
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In the desert of the moon The One Hundred Prompt Project

Titolo: In the desert of the moon
Autore: My Pride
Fandom: One Piece
Tipologia: One-shot [ 2341 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Sanji Black-Leg, Roronoa Zoro
Genere: Generale, Fluff, Sentimentale, Vagamente Ironico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, Alabasta Arc, What if?
Colourful Red: #10. Tuorlo
Tabella/Prompt: Cibo › 08. Marzapane
One hundred prompt: 7° Argomento: Astronomia › Pianeta
Binks Challenge: 21° Deserto › 03° Speranza
Una ficcy... al prompt: 21. Astronomia › 85. Misure


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.


    Sanji volse lo sguardo verso il cielo dopo aver controllato la mappa spiegazzata fra le sue mani, osservando le stelle per essere sicuro della posizione in cui lui e Zoro, distante di qualche passo, si trovavano.
    Ore addietro, prima ancora che calasse la notte, avevano lasciato Yuba per andare alla ricerca di cibo, vagando alla cieca senza riuscire a trovare nulla; solo in seguito, quand'erano capitati in un'oasi ormai prosciugata, avevano almeno potuto raccogliere qualche frutto dall'aspetto invitante e lo spadaccino si era anche caricato sulle spalle la carcassa di un lupo del deserto, morto da meno di un giorno e ancora mangiabile, secondo il parere del cuoco. Aveva imparato a sue spese che non andava sprecato nulla né andava gettato ciò che si poteva ancora consumare, e se quel lupo avrebbe potuto finalmente riempire i loro stomaci prima dell'incontro con quel famigerato Crocodile, beh... allora era più che deciso a portarselo dietro, spellarlo per bene una volta arrivati a destinazione e a cucinarlo alla ciurma e a quel curioso vecchietto di nome Toto.
    Al pensiero di uno spezzatino, il suo stomaco si fece sentire a gran voce e reclamò cibo che lui, in quel momento, non avrebbe potuto dargli, poiché non aveva la benché minima intenzione di cominciare a preparare il lupo lì, anche perché non avrebbe avuto gli strumenti necessari per farlo e dubitava che Zoro, fissato com'era con quelle sue dannate spade, gliele avrebbe prestate per tosare l'animale e farne a pezzi la carne. Sospirò e distolse lo sguardo dalle stelle, infilando una mano al di sotto del cappuccio per grattarsi distrattamente il capo. Magari avrebbero potuto mangiare qualche frutto che avevano raccolto per placare i morsi della fame...
    «Ohi, cuoco... sei sicuro che questa sia la direzione giusta?» La voce di Zoro lo distrasse e si voltò appena verso di lui, vedendolo sistemarsi meglio in spalla la carcassa del lupo. Dal canto suo, guardandosi intorno, lo spadaccino non vedeva altro che una vasta distesa di sabbia che si perdeva per chilometri e chilometri, e gli sembrava alquanto strano che quello scemo sapesse esattamente dove stavano andando. Poteva capire Vivi - in fondo era il suo regno, quello, ed era merito suo se erano arrivati fino a Yuba -, ma quel damerino aveva passato tutta la vita in mezzo al mare... cosa diavolo poteva saperne di un deserto?
    Sanji sollevò un sopracciglio, sbuffando ilare prima di tornare a guardare avanti e fargli cenno di allungare il passo. «Sin da bambino ho vissuto su una nave nell'oceano e sono stato un marinaio, marimo», sembrò volergli ricordare poi, resistendo all'impulso di arraffare l'accendino per dar finalmente fuoco a quella pagliuzza che aveva fra le labbra da una buona manciata di minuti. La cartina si era ormai inumidita e presto o tardi si sarebbe mangiato il tabacco all'interno del cilindro, ma, ora come ora, poco gli importava. Il sapore che danzava sulle sue papille gustative riusciva a calmarlo comunque. «So leggere le stelle. Me l'ha insegnato Paty, uno dei cuochi che lavora al Baratie».
    «Io non so un accidente di astronomia».
    «Non ne dubitavo», ironizzò, e Zoro si accostò a lui appositamente per fulminarlo con lo sguardo.
    «Ohi, mi stai dando dell'idiota?» borbottò, già pronto ad afferrarlo per il bavero dei vestiti e fare a botte; Sanji alzò subito una mano in segno di resa, mordicchiando ancora una volta il filtro già umido della sigaretta.
    «Sta' calmo, gorilla tutto muscoli. Non mi sembra nemmeno che sia il momento adatto per metterci a litigare», gli fece notare, sorridendo nel vedere lo spadaccino sbattere le palpebre e poi, storcendo il naso come se fosse appena stato costretto ad inghiottire letteralmente un rospo, bofonchiò chissà cosa tra sé e sé e annuì, convenendo con lui. Bene. Almeno su qualcosa erano d'accordo.
«Quanta acqua è rimasta, piuttosto?»
    Pur lanciandogli un'ultima occhiataccia, quasi volesse averla vinta comunque lui, Zoro mise da parte i diverbi e, avvolgendo il braccio intorno alla vita del lupo per evitare che gli cadesse, trafficò con il legaccio che teneva fissata la borraccia alla cintura, stappandola con i denti per controllarne l'interno; richiusa e rimessa al proprio posto, fece spalluce. «Quattro sorsi per uno, più o meno».
    «Otto sorsi d'acqua... se li dosiamo bene dovrebbero bastare
», affermò Sanji, guardandosi intorno con attenzione, almeno per quanto la luce lunare glielo permettesse, prima di indicare con un cenno della mano una costruzione di pietra che si ergeva a metà nella sabbia, essendo stata sicuramente seppellita da probabili tempeste. «La vedi quella? L'abbiamo incontrata poco dopo essere usciti da Yuba, quindi siamo abbastanza vicini. Ancora un paio d'ore di cammino, non di più».
    Zoro imprecò a denti stretti, e stavolta fu lui a sollevare lo sguardo verso il cielo. Quand'erano partiti sotto ordine di Nami non aveva creduto che avrebbero sfacchinato così tanto per spostarsi anche solo di pochi chilometri, anche se avrebbe dovuto immaginarlo sin da subito. Avevano impiegato un mucchio di tempo per giungere a Yuba, cosa gli aveva dato la certezza che non arebbe stato lo stesso per lasciarla? E il lato negativo della cosa era proprio il caldo che si pativa in mezzo a quel dannato deserto, però, se non voleva rischiare di beccarsi qualcosa e stramazzare con il viso sulla sabbia, avrebbe dovuto tenersi addosso tutto il vestiario che indossava, copricapo incluso. Con gli abiti locali sembravano tutti dei perfetti idioti, ma almeno ne sarebbero usciti vivi.
    «Quando questa storia sarà finita, ho intenzione di preparare a tutti voi un pranzo da re». Sanji ridacchiò d'un tratto tra sé e sé, come se invece di parlare con Zoro stesse informando se stesso di quella decisione. «Quintali di carne alla griglia per Rufy, dolci di marzapane e tuorli d'uovo bollito a forma di mostro marino per Usopp e Chopper, una torta al cioccolato fondente per le mie bellissime Nami-san e Vivi-chan... potrei anche essere magnanino e decidere di prepararti qualche onigiri fuori mano e rifilarti il mio sake migliore, marimo», la buttò lì in tono distratto, tanto che Zoro si accigliò.
    «Come mai sei così stranamente di buon umore?»

    Sanji scrollò semplicemente le spalle, gettando finalmente la sigaretta in tasca. Tanto sarebbe stata inutilizzabile, e, in quel momento, non avrebbe comunque fumato. «Sarà l'aria del deserto. Oppure sto cominciando ad avere le allucinazioni, che ne sai», replicò sarcastico, scoccandogli un'occhiata prima di sorridere, divertito. «Magari in questo momento ai miei occhi sei un miraggio e ti sto immaginando come una bellissima donna, per quanto potresti saperne».
    Zoro sentì un brivido corrergli lungo la schiena, e fu certo che la colpa non fosse da imputare all'aria fresca che, durante la notte, si innalzava fra le dune. «Spero vivamente che tu stia scherzando, ricciolo».
    «Certo che sto scherzando!» rimbrottò immediatamente Sanji, arricciando il naso. E sì che l'aveva messo in mezzo lui, quello stupido discorso da quattro soldi. «Nemmeno un miraggio riuscirebbe a rendere un armadio a quattro ante come te, per di più con quel brutto muso che ti ritrovi, favoloso come una bella donna avvenente... è psicologicamente impossibile, anche volendo».
    «Non so se prenderla come un'offesa o come un complimento».
    «Prendila come vuoi, marimo», bofonchiò nel sentire fin troppo bene la nota sarcastica nelle parole del Vice Capitano.
«Ma per una volta ti converrebbe approfittare della mia gentilezza senza stare sempre a lamentarti».
    Zoro si lasciò sfuggire uno sbuffo ilare, picchiettando il dorso peloso del lupo. Era ancora morbido e per niente rasposo come aveva immaginato che sarebbe diventato una volta morto, e, se avesse potuto, si sarebbe volentieri fermato e appisolato da qualche parte, usandolo come cuscino. A quel pensiero scosse il capo, guardando finalmente il compagno. «Strano, di solito la gentilezza la riservi alle donne... anche se non ti si filano nemmeno di striscio».
    «La speranza è l'ultima a morire, non lo sai?» replicò il cuoco, anche se non sembrava lui stesso convinto delle parole appena pronunciate. E, probabilmente intuendolo, Zoro agitò semplicemente una mano per liquidare la faccenda. A volte anche lui capiva quando non era il momento di infierire su qualcosa, e quel frangente era uno di quelli.
    «Ah, lascia perdere, cuoco. Vediamo di darci una mossa, piuttosto».
    Sanji parve cogliere al volo quell'occasione di tacere, non volendo intraprendere per niente quel determinato discorso. Amava le donne, venerava le donne, avrebbe fatto di tutto per una donna... ma non sembrava avere con loro il successo che desiderava. Per una volta, e detestava ammetterlo, era maledettamente d'accordo con quanto aveva detto Zoro, anche se non glielo avrebbe confessato nemmeno morto. Bizzarro. Davvero bizzarro. Trovarsi a concordare con qualcosa detto da quella testa d'alghe era la prova che il mondo stesse andando a rotoli, poiché lo spadaccino era l'ultima persona sull'intero pianeta che avrebbe potuto avere voce in capitolo su qualcosa, secondo il suo modesto parere. Per carità, Zoro era forte, bravo a combattere con la spada e maturo all'occorrenza, ma di donne non ne capiva davvero un accidente. Non bastava essere un bell'uomo - e quel marimo lo era, negarlo sarebbe stato stupido - per far breccia nel cuore delle donne... no? Altrimenti lui avrebbe avuto milioni di donne già da un pezzo. A quel suo stesso pensiero, Sanji sospirò, sentendosi stranamente demoralizzato. Non bisognava fare di tutta l'erba un fascio, non erano necessari due pesi per due misure e di donne ne era pieno il mondo, però, accidenti, forse era proprio lui quello che non andava. Aveva per caso una maledizione che scacciava il genere femminile da lui? Bah, avrebbe tanto voluto saperlo e mettere ordine nel suo cervello.
    Troppo preso da quelle sue stupide turbe - perché, aye, in mezzo al deserto era alquanto stupido pensare ad un bel seno prosperoso e a quanto sarebbe stato bello toccarlo -, non fece attenzione a dove metteva i piedi e inciampò in un sasso nascosto fra la sabbia, e fu solo grazie al pronto intervento di Zoro, che lo aveva immediatamente afferrato per un braccio, che non si sfracellò la faccia contro il rialzamento di pietra che un tempo, prima della guerra, era appartenuto alla fiancata di una casa. Merda, ci era mancato maledettamente poco.
    «Si può sapere a che diavolo stai pensando?» bofonchiò il Vice Capitano in tono di rimprovero, mollandolo solo dopo averlo rimesso in piedi lui stesso. «Guarda dove vai, idiota d'un cuoco».
    Preso alla sprovvista, Sanji ringraziò il cielo che fosse notte e lo spadaccino non potesse vederlo con attenzione in viso, poiché si sentì andare letteralmente le guance in fiamme per l'imbarazzo. Aveva fatto la figura del completo stupido... per di più con quel cretino di Zoro, accidenti. «Il bue che dice cornuto all'asino», volle comunque ribattere, per quanto sapesse che stavolta le parole di quello scemo d'un marimo non erano poi così lontane dalla verità.
«Tieni stretti quel lupo, piuttosto», soggiunse, ricomponendosi per fulminarlo con lo sguardo e indicarlo poi da capo a piedi con indice e medio. «Se ti azzardi a perderlo, o se solo provi a perderti tu stesso, vengo a cercarti, ti sfondo il culo a suon di calci e ti ci metto a te a rosolare sul fuoco».
    Zoro sollevò un sopracciglio. «Bella prova, cuoco. Ti prenderò sul serio solo quando riuscirai a stare in piedi con le tue stesse gambe», lo prese in giro, ignorando gli epiteti ben poco cordiali che gli vennero immediatamente lanciati contro da Sanji, che si calmò solo una buona ventina di minuti dopo, un po' a causa del sonno che gravava su entrambi e un po' a causa della stanchezza. A suo dire erano quasi arrivati - aveva visto un altro punto di riferimento, per quanto lui, all'andata, non avesse poi fatto caso a qualcosa più di tanto -, anche se la strada da fare era ancora piuttosto lunga. E se contavano il fatto che quasi non si reggevano più in piedi, beh... la vedeva dura.
    «Forse ci converrebbe fermarci per riposarci un po'», si fece sentire d'un tratto Sanji, levandosi il cappuccio e indicando con un cenno del capo una concava naturale scavata nella roccia dalla sabbia e dal vento durante i secoli.
«Lì dentro saremo al sicuro da eventuali tempeste».
    «Era ora», bofonchiò Zoro. «Stavo morendo di sonno».
    «E perché diavolo non me l'hai detto?»
    «Tanto non mi avresti ascoltato, che senso aveva?» ironizzò, dirigendosi a passo di marcia verso il punto precedentemente indicato dal cuoco, che se n'era rimasto indietro a borbottare tra sé e sé per quella scarsa considerazione. Però, tutto sommato, lo spadaccino aveva ragione: non gli avrebbe dato retta e avrebbe continuato per la sua strada, visto che era risaputo che Zoro dormisse a qualsiasi ora del giorno e della notte.
    Scuotendo il capo per scacciare quei pensieri, Sanji lo raggiunse, vedendolo sistemare la carcassa di quel lupo - carcassa che stava cominciando un po' a puzzare, a dirla tutta - in un angolo, liberarsi della giacca e distenderla sulla sabbia, così da ricavare un giaciglio improvvisato sul quale avrebbe potuto riposare senza problemi, cosa che fece qualche istante dopo con un lungo sospiro soddisfatto. E, accidenti a lui, quel letto arronzato aveva proprio l'impressione di essere abbastanza comodo. Senza nemmeno rifletterci su più di qualche secondo, quindi, si sdraiò a sua volta nel poco spazio rimastogli e si addossò allo spadaccino, avvolgendogli un braccio intorno ai fianchi. E Zoro aprì di scatto gli occhi nell'avvertire quel contatto, abbassando lo sguardo sulla sua zazzera bionda.

    «Ohi, che diavolo...?» cominciò incredulo, ma Sanji gli tappò immediatamente la bocca.

    «Non azzardarti a dire niente, marimo», borbottò di rimando, allontanando la mano solo per sistemarsi meglio contro il suo petto. Era solo per stare al caldo che si era avvicinato a quell'idiota, mica per altro... o almeno fu con quella scusa che cercò di convincere se stesso, tanto che si maledisse mentalmente per quel pensiero. Sbuffò, abbassando le palpebre. «Vedi di dormire, chiaro? Appena farà giorno ci rimetteremo subito in marcia. Buonanotte».
    Zoro lì per lì si accigliò per quel suo modo di fare, però, una volta passato lo smarrimento iniziale che lo aveva colto, si ritrovò a sollevare un angolo della bocca in un sorriso, incrociando un braccio dietro alla testa per portare contro di sé il cuoco con l'altro, godendosi il calore che stava cominciando a disperdersi nei loro corpi.
    Una tregua del genere non era male, una volta ogni tanto
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Aye, aye, purtroppo lo so. Ci ho messo secoli per aggiornare questa raccolta, l'ultima storia risale a... non ne go la minima idea, ma risale a troppo tempo fa con quella ZoNami Nakamaship. L'ho un po' trascurata a favore di altre raccolte, altre long fiction e altre one-shot, e la cosa mi dispiace molto, moltissimo, visto che quando l'ho cominciata ero davvero contentissima, essendo la prima raccolta che avevo intenzione di postare sul fandom appena arrivata
Comunque sia, credo che alla fine le storie non saranno più trenta, bensì cinquanta. Giacché io scrivo principalmente ZoSan, conclusa questa sarebbe stupido cominciare un'altra raccolta che segue più o meno la stessa base di questa, quindi mi conviene incorporare i nuovi capitoli in una sola e cambiare quel Thirty in Fifty, anche se Thirty mi piace di più *rotola*
Non so se lascerò quel numero o meno, anche perché per me significa qualcosa, ma si vedrà
Come sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla prossima. ♥


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