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Autore: Alexiel_Slicer    12/09/2012    3 recensioni
Dopo quindici minuti abbondanti di camminata imboccai il viale d'ingresso della scuola pronta a scoprire chi fosse quella persona che aveva scritto quella cosa sotto casa mia e che si firmava "sexgott", ma non era LUI.
"...E' bello sapere che eri lì per me
Grazie per esserti comportato
Come se ti fosse veramente importato qualcosa
Facendomi sentire come se fossi l’unica per te
È bello sapere che avevamo tutto
Grazie per avermi guardato cadere
Lasciandomi sapere che eravamo finiti
Tu eri tutto, tutto quello che volevo..."…
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"So much for my happy ending"


CAPITOLO 1
"Driiinnn".
L'insistente e snervante suono della sveglia mi fece sobbalzare dal letto. Portai una mano sul comodino e bruscamente piggiai il tasto per farla tacere, poi la girai in direzione del mio viso e con la vista ancora offuscata vidi l'orario che segnavano le lancette: le 7:00.
Sbuffai e lasciandola ricadere malamente sulla superficie di legno tirai la coperta fin sopra la testa e mi girai dal verso opposto dandole le spalle. Cinque minuti dopo un deciso, ma leggero tocco di nocche contro la porta si levò per la stanza buia interrompendo per la seconda volta il mio sonno. Non risposi e mi addentrai ancora di più sotto il tepore delle lenzuola.
"Ronnie! Su alzati! Se no fai tardi a scuola" disse la voce di mia nonna irrompendo nella mia stanza
"Altri cinque minuti" mugugnai
"Cosa ti cambiano cinque minuti in più o in meno? Dai non fare la pigrona e va a lavarti! Oggi se non sbaglio c'è la verifica di matematica, quindi non puoi mancare"
"Yeah!" feci con finto entusiasmo.
Andò in direzione delle tende e le tirò facendo invadere quelle quattro mura da una violenta gettata di luce che mi abbagliò.
"Nonna!" mi lamentai coprendo gli occhi con le mani.
Il tempo che le mie pupille si abituarono alla luce e ritornai a guardare la donna dai capelli di un biondo ormai argentato e dalle rughette ai lati della bocca e sulla fronte.
Inarcai un sopracciglio quando la vidi ancora davanti alla finestra intenta a guardare perplessa qualcosa sulla strada.
"Perchè non vieni di nuovo da me a buttarmi giù dal letto? Che succede?" chiesi stranita dal suo atteggiamento. Questa si girò con un'espressione meravigliata e al contempo divertita accompagnata da un mezzo risolino ad incurvargli le labbra che fece accentuare i solchi sulla pelle segno dell'avanzare dell'età.
"Non hai idea di cosa ci sia là sotto!" disse
"Che c'è? Un branco di scimmie in tutù o il corteo degli squinternati del quartiere?"
"Di meglio! Vieni a vedere!".
Abbandonai le coperte in preda alla curiosità per uscire alla fredda aria di un mattino autunnale. Sulla soglia della finestra rabbrividii a causa di una pungente carezza del vento, poi mi affacciai e quello che videro i miei occhi mi lasciò senza fiato. Un'enorme scritta impregnava l'asfalto dei suoi colori accesi sui toni del rosa e del fucsia. Non era una scritta qualunque, ma un graffito curato nei minimi particolari con lettere tridimensionali che si intrecciavano tra di loro e sfumature perfette che le coloravano dando vita ad una semplice e breve frase: "Mi piaci".
Cercai di riprendermi dalla sorpresa e cercai con gli occhi la firma di quel capolavoro contornato da cuoricini rossi. Dopo qualche minuto di meticolosa ricerca la trovai in un angolino: Sexgott.
A quel nome il cuore mi si bloccò in gola. Che scherzo di cattivo gusto era mai quello?! Chi era quell'idiota che passava la notte a fare quella stupida ed infatile scritta per poi firmarsi Sexgott?!
Mi ritirai dentro la stanza e mi diressi verso il bagno fuoribonda. L'avrei preso quel disgraziato villano che si divertiva a fere quei giochetti!
"Ma che hai? Non sei felice?" mi chiese mia nonna seguendomi "Che dichiarazione romantica! Anche se adesso la strada davanti a casa nostra è imbrattata..."
"Appunto è imbrattata! E' una porcheria!"
"Ma su, non dire così! Quando avevo la tua età sai quante dichiarazioni ricevevo?"
"Nonna per favore non cominciare con la storia della tua vita!" esclamai sospirando mentre premevo il tubetto di dentifricio sullo spazzolino che misi in bocca iniziando a strofinare i denti.
"Non hai idea di cosa mi faceva tuo nonno" proseguì imperterrita.
A quella frase raggelai e lo spazzolino quasi non mi sfondò la gola "Nonna! Per carità!" urlai piena di disgusto.
Questa per tutta risposta si mise a ridere e se ne andò.
Ma che era simpatica mia nonna! Si divertiva a stuzzicarmi ed a rivelarmi dettagli piccanti della sua gioventù di cui io avrei fatto sicuramente a meno. Nonostante questo suo insano passatempo nei miei confronti le volevo un bene dell'anima. Era una donna da ammirare, un esempio da seguire per la sua forza e determinazione. Era un idolo ai miei occhi.
L'inizio della mia vita non era stato dei più felici, ma non per questo mi consideravo infelice, anzi. E soprattutto non tolleravo la pietà di nessuno. Mia madre si innamorò di un uomo che in un secondo momento scoprì dipendente dall'eroina, ma quando ciò avvenne fu troppo tardi perchè già aspettava me. Dopo la mia nascita trascinò anche lei in quel turbine nero ed entrambi non ne fecero più ritorno. Un giorno di novembre all'età di cinque anni li trovai morti sul divano del salone. La causa? Overdose naturalmente. Da quel giorno fui affidata alle cure di mia nonna, Katheryn, la mamma della mia mamma che si prese costantemente cura di me fino ad oggi, che da quel giorno sono passati ormai dodici anni ed io ho già la bellezza di 17 anni.
Il nonno Josh, nonchè suo marito morì a causa di un prematuro infarto un anno dopo il mio affidamento. Da allora ci siamo sempre tenute compagnia a vicenda, ci siamo sempre bastate.
Dopo essermi lavata e vestita scesi in cucina dove dal piatto afferrai il mio toast perfettamente tostato e posandole un leggero bacio sulla guancia mi dileguai con lo zaino in spalla.
Passai accanto alla scritta e con riluttanza la guardai facendo scendere lo sguardo su quella maledetta firma. Più la guardavo, più quello stile, quelle linee, quelle lettere mi ricordavano il suo, ma non poteva essere. Mi stavo sicuramente sbagliando.
Misi gli auricolari alle orecchie, accesi il mio i-pod e subito partì la musica: "I'm staying on a bridge...i'm waiting in the dark...".
Dopo quindici minuti abbondanti di camminata imboccai il viale d'ingresso della scuola pronta a scoprire chi fosse quella persona che aveva scritto quella cosa sotto casa mia e che si firmava "sexgott", ma non era lui.


***

Ronnie


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