Fiamme, fiamme dappertutto.
Era finalmente giunta la sua fine. Finalmente avrebbe superato L in fatto di intelligenza.
Nessuno poteva scoprire che era stato lui ad uccidere quelle persone.
Il fuoco gli avrebbe reso irriconoscibile il volto.
Neanche la più buona delle autopsie l’avrebbe potuto rivelare.
Aveva calcolato tutto nei minimi dettagli.
 
.  .  .
 
Allora perché ho fallito?
Perché adesso sono chiuso in prigione?
Dovevo finire bruciato. Invece sono stato salvato prima della mia morte.
Dannazione.
 
Beyond rifletteva ormai da due anni sul suo piano, a detta di lui perfetto, e al suo fallimento.
Ci rifletteva giorno e notte. Neanche dormiva.
Era davvero molto adirato contro sé stesso.
Motivo? Il piano creato da lui era fallito. Perciò si dava la colpa.
Ma non sapeva, che da qualche parte, qualcuno stava tramando, ormai in possesso di qualcosa che avrebbe cambiato il mondo per sempre.
 
.  .  .
<< Ora di dormire! Forza, femminucce, tornate nelle vostre celle! >>
Beyond si diresse verso la porta della sua cella, ai polsi le manette, con il viso rivolto verso il pavimento, gli occhi rosso sangue socchiusi.
Si voltò un secondo verso la guardia. Dei numeri apparvero sulla sua testa.
 
“Non vivrà ancora molto.”
 
Pensò Beyond, mentre entrò nella cella. Subito dopo entrò uno degli agenti che gli tolse le manette e tornò fuori chiudendo la porta di quel buco che insistevano a chiamare “casa”.
Beyond, dopo un veloce controllo della stanza per controllare che fosse tutto apposto, si girò verso il letto,  deciso a dormire un po’. In quei giorni non aveva fatto altro che pensare.
Pensare a quel fallimento.
Che non riusciva a perdonarsi.
Aveva fallito proprio alla fine. Quando stava per realizzare il suo sogno.
 
Superare L.
 
Questo era il suo pensiero fisso per tutta al giornata, che sicuramente non avrebbe mai più potuto avverarsi.
Crudele la vita a volte, non trovi?
Beyond lo sapeva benissimo.
 
Finchè ad un tratto…
 
<< Venite presto! Il prigioniero numero 689 si sta sentendo male! >>
Era la voce di uno dei poliziotti. Stava chiamando i medici e tutti gli altri agenti.
 
.  .  .
Beyond sentiva un dolore lancinante al petto.
Un infarto, non c’erano dubbi.
Sentiva, che il sangue aveva smesso di circolare.
Sentiva il dolore che si provava.
Sentiva la morte.
 
A-AH!
 
Continuava a scivolare pian piano verso il suolo, prima con le ginocchia, pian piano con le mani, mentre perdeva il respiro ed ogni battito si faceva via via più lento.
Stava morendo, dunque.
Beyond, nonostante tutto il dolore che stava provando, era felice.
Felice di morire.
Per lui quella era la punizione adatta per essere stato così stupido da creare un piano non perfetto.
 
Alla fine smise di respirare.
Cadde a terra con il petto rivolto in basso, chiudendo gli occhi lentamente.
Un bruciante dolore all’interno del petto lo stava uccidendo.
Ma, prima di morire, sussurrò una frase.
 
Sorrise.  
<< . . . Ci rivedremo, L. >>