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Autore: Vic 394    12/09/2012    1 recensioni
Stava per piovere, se lo sentiva.
L'aveva sempre amata la pioggia. Aveva imparato a riconoscere quando stava per arrivare.
Dette un'ultima occhiata alla finestra e comprese che (con suo sommo disappunto) sarebbe cominciato a piovere di lì a poco.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Pioggia

 
 
Stava per piovere, se lo sentiva.
L’aveva sempre amata la pioggia. E ormai aveva imparato a riconoscere quando stava per arrivare. Se ne stava beatamente steso sul letto a guardare fuori, con qualche centimetro di gambe fuori dal letto.
Certo, con la sua invidiabile altezza di un metro e ottantacinque era anche piuttosto normale.
Nonostante fosse già tardi non riusciva a prendere sonno, aveva piuttosto una gran fame.
Sbuffò e si passò una mano tra i capelli neri come la pece, il “marchio di fabbrica De Santis” lo chiamavano tutti in famiglia, che come lui sfoggiavano delle belle chiome scurissime. Senza troppi complimenti gettò a terra la sua amata coperta della sua squadra del cuore, prese una felpa e uscì dalla stanza diretto al piano inferiore.
Una volta arrivato, se non fosse stato per un forte tuono che annunciava l’arrivo di un bel temporale, si sarebbe accorto che non era l’unica persona sveglia in casa in quel momento. Superò a grandi falcate il soggiorno fino alla porta d’ingresso, e si avventurò nella notte.
Alcune gocce di pioggia cominciarono a cadergli addosso, ma non gliene importava. Camminare, ecco un’altra cosa che amava fare, e sommata alla pioggia era per lui davvero un’idea allettante.
Pian piano la leggera pioggerellina cominciò ad aumentare, il che lo fece stare ancor meglio.
Finché l’acqua avesse continuato a cadere nulla sarebbe potuto andare storto. Sorrise e si avviò fino al boschetto che dalla sua posizione distava solo pochi metri.
 
 
 
Stesa sul letto nella stanza della sua migliore amica, proprio non voleva dormire. Guardava la finestra che le rimandava solo immagini di nuvole grigie, non quella pallida luna che sperava di vedere, come un piccolo raggio di speranza.
Ultimamente non faceva che pensare a lui, a come la guardava, a come la faceva sentire sfiorandola con un sorriso.
Le bastò un attimo perché, tra il perdersi con lo sguardo nel cielo e il pensiero rivolto all’unico ragazzo che la faceva sentire così speciale, capisse di non avere più speranze di prendere sonno.
Dette un’ultima, fugace occhiata alla finestra e comprese che (con suo sommo disappunto) sarebbe cominciato a piovere di lì a poco.
Cercando di fare il minimo rumore scese attentamente le scale di casa De Santis e si fermò solo una volta arrivata nella cucina non tanto piccola. Non si accorse però del piccolo fulmine rosso che le saettò tra le gambe facendola cadere, ma il rumore del suo corpo schiantato a terra era fortunatamente stato coperto da un tuono piuttosto potente.
“Milo, maledetto gattaccio!” sussurrò.
All’improvviso decise che non se ne poteva più stare ferma dentro casa. Senza nemmeno pensarci si trovò fuori dalla porta del retro, mentre le prime gocce di pioggia facevano capolino dall’alto.
 
 
Il ragazzo dai capelli neri continuava a camminare costeggiando gli alberi, stretto nella sua felpa azzurra come i suoi occhi.
Il flusso dei suoi pensieri lo portò a chiedersi cosa stesse facendo lei in quel momento. Dormiva, naturalmente. Chissà se stesse sognando proprio lui… sorrise tra sé. Lui l’aveva sognata talmente tante volte, con quei suoi bei ricci rosso vermiglio e quei luminosi occhi verdi.
Sentì uno schiocco dietro di sé, e  si girò di scatto. Non vide nulla, ma non abbassò la guardia. Un fruscio alle spalle. A che gioco stavano giocando?
D’ un tratto credette di distinguere una sagoma di fronte a lui, e puntò lo sguardo contro questa, dalla quale uscì una voce flebile, tremante, meno udibile di un sussurro.
- Lorenzo?-
 
 
Miriam sentiva un pò freddo, ma non aveva la minima intenzione di tornare indietro, anche se cominciava a stancarsi della pioggerellina che le batteva insistente addosso.
Si muoveva silenziosa, l’unico rumore lo schiocco secco del ramo su cui era inciampata poco dopo entrata nel piccolo boschetto. Continuò il suo piccolo giro e di lì a poco scivolò su delle foglie fangose. Si era distratta per controllare se una timida luna avesse deciso di farsi viva, ma evidentemente non era così.
Dopo pochi passi, senza preavviso, si ritrovò davanti ad una figura conosciuta eppure sfuggente nella notte scura e piovigginosa. Anche se sarebbe sembrato stupido, invocò l’unica persona di cui avesse veramente bisogno accanto a lei.
Blu, nella sua testa le piaceva chiamarlo così, le ricordava quegli occhi azzurri che amava tanto.
 
- Lorenzo?-
Una volta riconosciuta la voce di Miriam al ragazzo balenò per la testa un solo pensiero: “Ma che diavolo ci fa lei qui?”.
- Miriam! Che cavolo ci fai tu qui?- chiese infatti.
Notando poi che la ragazza tremava fece l’unica cosa che gli sembrava sensata in quel momento: si tolse la felpa fradicia e gliela mise addosso senza troppi complimenti, rimanendo solo con una leggera t-shirt.
Miriam lo guardò con gratitudine mentre si sentiva il viso in fiamme. Notò divertita che le guance del ragazzo erano dello stesso colore dei  capelli di lei.
- Stavo facendo una passeggiata- disse con un filo di voce.
Lorenzo era rimasto paralizzato da quell’ affermazione, avrebbe voluto sgridarla come una bambina, ma poi gli venne in mente che lui in fondo era lì per lo stesso motivo, e che quindi poi gli sarebbe stato difficile spiegarsi a sua volta.
Poi d’un tratto Miriam parve accorgersi di dove si trovavano.
- Lorenzo! Non sai che è pericolosissimo stare sotto un albero durante un temporale?- Lui la fissò esterrefatto. Un attimo prima le consegnava la sua unica fonte di calore (con non poco imbarazzo da parte di entrambi) e un attimo dopo lei gli faceva la ramanzina. In fondo chi le capisce le ragazze.
- Pericoloso, ma mica si muore… e poi scusa, mi pare che tu qui ci sia arrivata di tua propria volontà e sorretta dalle tue gambe!- gambe che, si ritrovò a pensare un attimo dopo, non erano mica male.
- Come ti pare. Guarda, ha smesso di piovere- in effetti l’enorme quantità d’acqua che gli si era riversata addosso fino a quel momento era diminuita, ma di certo non accennava a fermarsi nemmeno per tutto l’ oro del mondo.
- È solo diminuita, non smetterà subito. Direi che a questo punto le opzioni sono due: o torniamo dentro, oppure restiamo a infradiciarci anche le ossa, che mi dici?-
- Dico che non ho alcuna intenzione di rientrare dentro casa-
Per un po’ nessuno dei due disse nulla, così, sotto una pioggerellina ormai leggera che accompagnava i loro pensieri sempre più ingarbugliati.
- Miriam?-
- Sì?-
- Mi stavo chiedendo… beh… ti andrebbe, non so, di fare una passeggiata?-
 
 
Miriam rientrò nella stanza da letto quando era ormai quasi l’alba. Guardò la sua migliore amica che dormiva e in men che non si dica si infilò sotto le coperte. Nella stanza al piano di sopra il ragazzo con cui aveva trascorso la notte faceva lo stesso.
 
- Sai, credo che ci saranno temporali a raffica con queste nuvole- Esclamò Ginger- sono incredibilmente scure e… Miriam? Mi stai ascoltando?
- Come?- la ragazza interpellata riemerse dal cuscino sotto forma di una massa disordinata di capelli rossi- Ah, sì… beh, riflettendoci non mi dispiace poi tanto-
- Scherzi? Tu hai sempre odiato la pioggia!-
Miriam sorrise – Ho avuto modi di pensarci… in fondo non è poi così male.

 

 

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Angolo Vic
Allora, la dedico sempre alla mia artista Dily, che ha fatto il disegno perfetto per la storia :D
Scritta a febbraio intorno all'una di notte perchè non avevo sonno e pioveva a catinelle... Spero vi piaccia! Recensiteee!!!!!!!!!!!!!!!!!
Alla prossima (se tutto va secondo i piani potrei riuscire a scrivere una long-fic)

xoxo Vic
   
 
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