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Autore: Alice Liddell    12/09/2012    2 recensioni
Si chiamava Alice e tutto ciò che faceva era innocente. Per la precisione non tutto, lei era innocente da lunedì mattina a sabato pomeriggio. Daniel non sapeva se si potesse essere innocenti a tempo, però era quello che faceva lei...
Le facce dei ragazzi, prima stanche e senza emozioni, dopo quel gesto erano diventate piene di vita. Erano sorridenti, ma non di un sorriso felice, bensì di soddisfazione, realizzazione, quella che probabilmente, non provavano mai, se non in quei pochi istanti
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Si chiamava Alice e tutto ciò che faceva era innocente. Per la precisione non tutto, lei era innocente da lunedì mattina a sabato pomeriggio. Daniel non sapeva se si potesse essere innocenti a tempo, però era quello che faceva lei. Sì, lei. Aveva i capelli castano chiari con i riflessi biondi, lui immaginava molte volte di immergersi in quei capelli perfetti, morbidi e profumati, per perdersi dentro, in un’ estasi di profumo. Alice era una brava attrice, fingeva di essere qualcuno che non era, perché lei non era innocente, non era candida, come mostrava a tutti. Nonostante lei vivesse i suoi giorni da brava ragazza, lui era certo che la sua vera natura si manifestasse in quelle poche ore di svago, in cui lei veniva fuori e si mostrava al mondo come la trasformata che era. Una personcina timida e insicura era la sua copertura, le riusciva bene. Daniel la osservava spesso e non aveva mai visto nessuno muoversi con così tanta naturalezza in una vita che non era la sua. Tornava ogni giorno da scuola all’una e mangiava una pizza, per poi dedicarsi allo studio. Era perfetta, candida quando fingeva e dura e distaccata quando era se stessa.

 Il momento di trasformazione avveniva nel vicolo vicino a casa sua. Lui l’aveva spesso seguita, senza farsi notare. Aveva visto che non era sola, aveva degli amici, degli attori anche loro. Li aveva visti trasformarsi, uno a uno, era una cosa spettacolare. Le facce dei ragazzi, prima stanche e senza emozioni, dopo quel gesto erano diventate piene di vita. Erano sorridenti, ma non di un sorriso felice, bensì di soddisfazione, realizzazione, quella che probabilmente, non provavano mai, se non in quei pochi istanti. La differenza più grande era però quella che si intravedeva nei loro occhi. Diventavano grandi e luccicanti, come se avessero acquistato magia.  Sì, erano magici. Quella magia sarebbe svanita presto, in un tremito. Loro sarebbero ridiventati normali, individui come tanti altri, avrebbero ripreso la loro recita.  Si sarebbero voltati, senza nemmeno scambiarsi un cenno del capo, come se tutto quello appena successo, non fosse mai accaduto. Se ne sarebbero semplicemente andati, pronti finalmente ad affrontare una nuova settimana. Erano attori, costretti a fingere davanti al mondo che non li comprendeva.

Era già un mese che Daniel spiava la sua Alice senza che lei lo sapesse, ma quella notte aveva esagerato. Seguendo Alice nel vicolo, si era fatto attirare dal luccichio proveniente dai loro occhi, ed era uscito allo scoperto, alla luce del lampione. Gli individui si erano girati, l’avevano scoperto, ma non volevano fargli niente di male, questo Daniel lo avvertiva, come un sesto senso. Un trasformato gli si era avvicinato e gli aveva offerto la mano. Il trasformato era una donna. Daniel le aveva stretto la mano, rabbrividendo un poco a quel tocco incredibilmente freddo, nonostante fosse solo autunno. “Forse è un effetto della trasformazione” Aveva pensato lui. La trasformata lo aveva portato in mezzo al branco e aveva scambiato sguardi veloci con i suoi compagni, che non sembravano affatto contrariati dalla quella visita inaspettata. Alice era lì, circondata da altri simili, in attesa di quella sensazione di realtà. Si era fatta avanti e aveva premuto lo stantuffo. Quando aveva finito la trasformazione, si era accorta della presenza di Daniel e gli aveva rivolto uno sguardo gelido. Colpa del guizzo negli occhi, in realtà non era affatto arrabbiata, perché la sua bocca si era distesa in un sorriso. Aveva riconosciuto il suo vicino di casa impacciato e che spesso scopriva a spiarla dalla finestra. Le si era avvicinato e gli aveva stampato un bacio sulla guancia, e lui aveva avvertito un brivido alla schiena. Lei lo aveva preso per le mani e lo aveva trascinato davanti alla fonte. Lui non sapeva se voleva trasformarsi, ma in fondo sentiva che lo avrebbe fatto. Era tutto così surreale in quel vicolo quasi buio, solo illuminato dalla lieve luce del lampione. Per questo lo aveva fatto, perché il surreale in quel momento gli sembrava reale, molto più reale della vita vera. Era  per questo che i trasformati lo facevano, perché la vita non faceva per loro; quella vita, che per tutti gli altri era vera, non era reale, non lì. La vita per loro era quel vicolo, quei pochi istanti di trasformazione che gli facevano sentire di avere un senso, di avere una ragione per svegliarsi la mattina, per quella sensazione di realtà … Così si era fatto trasformare.

Lui era solo restato lì a guardare, mentre gli altri gli prendevano il braccio sinistro, lo distendevano e lo legavano con un pezzo di stoffa strappato, per fare scoprire le vene. Alice aveva preso la siringa, con l’eroina già dosata, e l’aveva infilata nella vena, che pulsava verdastra alla luce fioca e pallida della luce. Daniel non aveva avvertito niente per qualche secondo e per quei pochi secondi, il mondo si era fermato. Era in attesa di qualcosa che poteva non accadere mai. Per quei secondi aveva avuto paura, come se nulla lo potesse far sentire felice veramente. Ma passati quegli istanti di disperazione, la trasformazione era avvenuta. Le sue dita, dei piedi e delle mani, avevano iniziato a tremare e lui la stava avvertendo quella sensazione, sì, quella, la migliore della sua vita. Si era sentito realizzato, estasiato, felice, in pace, come se fosse il capo del mondo. Aveva anche lui, adesso, il guizzo negli occhi, però sapeva che sarebbe andato via presto, per questo voleva assaporare ogni istante, ogni preziosissimo momento di quella sua nuova vita. Sapeva che adesso non ne avrebbe più potuto fare a meno, di quelle sensazioni. Era anche lui un attore adesso , un essere buio, che tentava di vivere alla luce del sole. Sarebbe tornato al vicolo ogni settimana della sua vita, per rincontrare sempre le stesse facce, amiche e compagne. La sua vita adesso era uno spettacolo.

 Dopo aver scambiato pochi sguardi con gli altri, se n’era andato, tornando a casa, voltandosi solo per guardare Alice, il guizzo nei suoi occhi non era ancora sparito ed era bellissima così, alla luce giallastra del lampione.

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ANGOLO AUTRICE Questa è la prima storiella che pubblico, e anche se è corta spero vi piaccia. Per favore lasciate dei commenti, anche un saluto veloce, mi farebbe davvero piacere :) Saluti!!
  
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