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Autore: xhoran_nandos    12/09/2012    2 recensioni
"Poi sentii che gli era arrivato un messaggio. Allora senza pensarci, presi il cellulare dalla tasca della giacca. E iniziai a leggere. Alla seconda riga iniziai a piangere."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi, l’amichetta sfigata delle più popolari della scuola. Io e le mie amiche, ovviamente, usciamo con i ragazzi ‘più fighi’. Logicamente quando siamo fuori tutti insieme io non vengo cagata minimamente da nessuno; sembra che sia dimenticata dal resto del gruppo. Sinceramente non so perché continui a uscire con loro, né perché loro continuino a tenermi con sé. Il suono della campanella mi distoglie dai miei pensieri. Raccolgo le mie cose ed esco dalla classe. Appena fuori vengo bloccata da Niall, uno di “quelli fighi”.
-Hey Melanie!- wow, sa il mio nome, notevole per uno come lui. Rispondo con un movimento della testa, accennando appena a un sorriso.
-Mi chiedevo…Stasera, sei impegnata?- strana domanda…
Comunque rispondo:
-Beh, no… Perché?-
-Mi piacerebbe che tu venissi con me a fare una passeggiata al parco… Così avremmo l’occasione di conoscerci meglio… Quando usciamo tutti insieme stai sempre zitta in disparte…- mah, dove voglia arrivare lo sa solo lui. Comunque sempre meglio una passeggiata sospetta che un pomeriggio da sola a casa…
-D’accordo… Dove ci troviamo?-
-Passo a prenderti io a casa  tua alle 5… Devo scappare, ora ho biologia… A dopo!- disse mentre si avviava verso la classe. Sapeva dove abitavo? Salutai con un cenno della mano. Io mi diressi verso la palestra della scuola.
 
 
Una volta arrivata a casa mi ero tolta quella stupida divisa scolastica, rapidamente sostituita da un paio di jeans e da una semplice t-shirt. Alle 5 in punto suonò il campanello. Afferrai la borsa e uscii di casa. Niall era sulla porta. Appena mi vide mi venne incontro e mi abbracciò. Restituii l’abbraccio con poco vigore. Non eravamo così in confidenza da salutarci in quel modo. Sempre diffidente mi trascinai dietro a lui. Entrammo in un parco, ed iniziammo a camminare. Lui non faceva altro che parlare di sé. Comunque sia, era riuscito in qualche modo a starmi simpatico in una serata.
 
 
Il giorno dopo si ripeté tutto, e anche il giorno dopo ancora. Le 5, il parco, la passeggiata, la conoscenza reciproca, un po’ approfondita. Il tutto con l’unica differenza che alla terza uscita ad un certo punto ci eravamo seduti su una panchina, e lui mi aveva preso la mano, con molta disinvoltura.
Quando la ritrassi automaticamente di scatto, mi chiese con un’espressione preoccupata sul viso dalla pelle chiara, incorniciato dai capelli biondi scompigliati.
-Scusami! Era logico che, carina come sei, avessi un ragazzo…- disse battendosi una mano sulla fronte. Mi trovava carina?
-Io non ho un ragazzo… Solo non mi aspettavo un gesto del genere…- risposi imbarazzata.
-Ah… Beh, scusami lo stesso…- disse lui abbassando lo sguardo. Ora che lo guardavo, mi resi conto di quanto fosse carino. E in fondo non mi dava fastidio che volesse tenermi la mano… Pensare che fino al giorno prima mi ero tenuta alla larga dal relazionarmi con lui… Gli misi una mano sulla spalla, e dissi:
-Non prendertela… Te l’ho detto, non me l’aspettavo, tutto qui. Non mi da fastidio- ‘anzi’… Avrei voluto aggiungere. Allora si girò verso di me, mi guardò sorridendo, e mi riprese la mano. Esitante, gli restituii la stretta. Lui rise di quella reazione. Ci alzammo, con le dita intrecciate, e riprendemmo a camminare in silenzio. Ad un tratto, così, di punto in bianco, mi si piazzò davanti e mi baciò.
- Questo è per dirti che mi piaci, e molto- fece lui.
Ormai certa che mi piacesse, lo baciai io.
-Questo per dirti che anche tu mi piaci, e molto-
Allora lui mi sorrise, e mi baciò di nuovo.
-In due giorni sono cambiate molte cose…- sussurrò lui, ancora vicino alle mie labbra.
-Ci credi se ti dico che fino ierilaltro non volevo nemmeno parlarti?-
-Davvero? No, tu mi piaci già da un pezzo…- arrossii alle sue parole.
Riprendemmo a camminare, per mano, e iniziai con le paranoie: era la scelta giusta? In fondo ci conoscevamo bene da due giorni… andiamo, io piacevo a lui, lui piaceva a me, che male c’era se continuavamo le nostre passeggiate pomeridiane per mano? Ma nonostante tutto, continuavo a sentirmi insicura. Avevo paura di sbagliare. Poi decisi di non pensarci, e di stare a vedere.
Il giorno dopo, a scuola, avevamo letteratura insieme. Ero già seduta quando entrò dalla porta, scrutò la stanza e mi sorrise venendomi incontro. Si sedette al mio fianco e mi baciò. Gli restituii il bacio impacciata di fronte ai compagni. Infatti poco dopo udii i nostri nomi nei quasi impercettibili sussurri degli altri studenti. Niall sembrava non accorgersene. Percepii il cambiamento del colore delle mie guance. Passai tutta la lezione a pensare a ciò che pareva agli altri. Ero talmente concentrata che mi accorsi soltanto al suono della campanella della mano di Niall delicatamente posata poco sopra il mio ginocchio destro. Non appena me ne resi conto avvertii un piacevole brivido lungo la schiena. Quando mi alzai dalla sedia, Niall mi prese per mano dicendo:
-Pranzi con me?-
-Ok, d’accordo… Che facciamo?-
-Nando’s?-
-E vada per Nando’s- risposi sorridendo. A pranzo gli chiesi:
-Non ti da fastidio che gli altri sparlino di noi?-
Lui rise, poi rispose:
-Se hanno qualcosa di vero di cui chiaccerare, mi sta bene… Cioè, ciò di cui parlano è vero, giusto?- improvvisamente imbarazzato, credeva che forse non la pensassi come lui. Passandogli una mano tra i capelli, gli bisbigliai all’oracchio:
-Ho paura di essere fottutamente innamorata di te, Horan…- percepii il rilassamento del suo corpo. Si voltò verso di me, e mi baciò.
-Anche io, Hutter- ridacchiai fra me, poi lo baciai. Aveva delle labbra morbidissime e calde. Innamorata in quattro giorni. Però non me lo sarei aspettata per una come me… ancora in pochi sapevano di noi, e il mio migliore amico Ian non era tra questi; quindi decisi di informarlo la sera stessa, perché uno era il diario dell’altra. Era come se fossimo una persona sola. A lui non piaceva il mio gruppo, che riteneva composto da persone solo superficiali. E secondo me aveva ragione, per tutti, eccetto che per Niall. Quando glielo dissi iniziai proprio da questo punto.
-Ian, tu dici sempre che i miei amici non guardano che all’aspetto.. E io normalmente concordo, però negli ultimi giorni ho approfondito la conoscenza di uno dei ragazzi… Che mi ha detto che gli piaccio…- sgranò gli occhi,k poi disse, ricomponendosi:
- Di chi ti sei innamorata perdutamente? Rampa? Ricciolo? Biondino?- domandò sarcastico. Ion feci una smorfia, poi risposi:
-Niall. O meglio, Biondino…- lui mi abbracciò ridendo, poi disse ridacchiando:
-Vediamo quanto resiste… Poverino, un po’ mi fa pena…- lo inchiodai con lo sguardo. Continuammo a chiacchierare per tutta la sera, seduti sul suo letto. Ogni sua domanda riguardava Niall, nonostante cercassi sempre di sviare il discorso. Non mi andava di parlarne con Ian. Sua madre mi aveva invitata a cena, quindi uscii da casa sua verso le 10. C’era una macchina accesa sul vialetto di casa. Appena uscita, si aprì lo sportello del guidatore. Da dietro lo sportello notai il suo inconfondibile ciuffo biondo. Gli corsi incontro e lo abbracciai.
-Come l’ha presa il tuo amico?- chiese sinceramente interessato dell’esito della mia visita.
-Beh, considerando com’è lui, direi molto bene…-
-Ah, ok… senti, stasera cosa facciamo?-
-Io pensavo di andare a casa…-
-Niente discoteca, pub o cose del genere?-
-Guardami: vestita così non ci vengo di sicuro!-
-Ma se stai benissimo!-
-Andiamo d’ la verità…-
-Stai davvero bene.. Però non sono vestiti adatti alla discoteca…- ammise.
-E allora portami a casa… Ci andiamo domani in discoteca, ok?-
-D’accordo, ma mi devi far usare il bagno, ho bisogno urgente…- risi.
-Ai suoi ordini signora vescica!-
Entrammo in casa. Lui venne in camera mia e posò la giacca sul letto. Poi disse:
-Il bagno?-
-In fondo a destra…- uscì dalla stanza correndo, e sentii la porta del bagno sbattere. Risi fra me. Poi sentii che gli era arrivato un messaggio. Allora senza pensarci, presi il cellulare dalla tasca della giacca. E iniziai a leggere. Alla seconda riga iniziai a piangere.
 
“Niall la scommessa ha come termine domani, sei riuscito a portartela a letto o ci devi 15£? O magari ti sei innamorato davvero?”
Un barlume di speranza si accese in me a quell’ultima frase, ma lo costrinsi a spengersi, non dovevo. Mi aveva ingannata per una settimana, anche se fosse stato davvero innamorato, non sarei riuscita a perdonarlo. E poi avevo una dignità anch’io! Quando rientrò in camera, gli mostri il cellulare, sempre in lacrime.
-Merda…-
-Poveretto, ha perso 15 sterline!- dissi sarcastica, continuando a piangere, mio malgrado.
-No, ho perso te.- rispose con una nota acida nella voce.
-Mi vuoi far credere che ti sei affezionato a me? O magari ti sei appassionato alla recitazione?- ormai stavo strillando. Lui venne verso di me, e fece per abbracciarmi. Io lo spinsi via dicendo:
-No…Vattene!- lui guardò malinconicamente, ma poi afferrò la giacca e se ne andò piano verso la porta. Io presi il telefono e chiamai Ian, dicendogli di venire subito a casa mia. Dieci minuti dopo eravamo abbracciati seduti sul mio letto, mentre lui mi asciugava le lacrime che continuavano a scendere imperterrite. Il giorno dopo a scuola, mi si presentò davanti.
-Melanie mi dispiace… Non era mia intenzione ferirti… Mi puoi perdonare?-
-Oh, sì, certo! Restiamo amici, tanto non sto soffrendo! Ma fammi il favore…-
-Mel, ma io ti amo davvero!-
-Certo! È per questo che hai scommesso su di me!- la gente ci stava guardando. In quel momento arrivò Ian.
-Lasciala stare.-
-Lui sarebbe il tuo amichetto? Quello tanto simpatico e gentile?-
-Te la faccio vedere io la simpatia di un bel pugno sul naso, se non te ne vai!- esclamò cingendomi le spalle con un braccio. Niall lo guardò torto, poi se ne andò.
Nei giorni successivi Niall cercò in tutti modi di parlarmi e farsi perdonare ma io ero decisa ad ignorarlo e soprattutto intenzionata a non perdonarlo. Per mesi mi piansi addosso, rendendo la mia camera un acquario, nel quale navigavano fazzoletti di carta usati. Come se non bastasse, continuavo ad ascoltare canzoni dei 30 seconds to mars tipo ‘a beautiful lie’, ‘attack’, ‘hurricane’, o altre che mi ricordavano la nostra storia. Nonostante ciò, di fronte a Niall diventavo dura come il granito. Poi arrivò il giorno in cui ormai finito il liceo mi sarei dovuta trasferire in America, per frequentare il prestigioso college di Harward. Avrei preso un treno da Mullingar a Dublino, dove avrei preso un volo per Parigi, seguito a ruota da quello per New York.
Cercavo di autoconvincermi che un’esperienza all’estero, lontana da tutti quelli che conoscevo, mi avrebbe costretta a farmi una vita nuova, e quindi a dimenticare. Aspettavo quel momento da otto mesi ormai, ma l’immagine di me e Niall abbracciati sembrava scolpita nella mia memoria, indelebile.
Mia madre aveva portato alla stazione tutti i miei ‘amici’, credendo che mi avrebbero un po’ tirata su di morale. Ma non sarebbe mai successo, specialmente perché si erano portati anche Niall, in quanto membro della loro cricca.
Lo individuai nel gruppo, ma distolsi subito lo sguardo.
Cercai Ian, sarebbe venuto anche senza l’invito di mia madre… Lo trovai distaccato dal gruppo, al quale rivolgeva uno sguardo gelido. Ce l’aveva a morte con Niall, perché, non si sa come, anche dopo aver sopportato le mie cascate e le mie lamentele anche notturne, teneva a me come a sé stesso, se non di più.
Salutai tutti quanti lasciando in fondo Niall e Ian. Venne il momento di Niall, che si tormentava il labbro inferiore mordendoselo da quando era arrivato. Non avevo la più pallida idea di cosa fare. Stavo trattenendo le lacrime, ed ero nel panico.
Niall però mi porse la mano, accennando un sorriso. Io gliela strinsi esitante, e questo mi ricordò il nostro terzo incontro. Sul punto di scoppiare in lacrime, mi allontanai da Niall, dirigendomi verso Ian, andando ad affondare il viso nel suo petto. Le mie lacrime iniziarono a bagnargli la camicia.
-Ti voglio bene, e sai che puoi fidarti di me. Quindi, se ti dico che è un ciao e non un addio, e che non c’è bisogno di allagare anche la stazione, mi credi?- annuii ancora schiacciata a lui.
-Ti voglio bene Ian. Grazie di tutto, davvero. E mi dispiace, per tutte le volte che sei dovuto venire da me di notte… Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto.-
Mi allontanai dirigendomi verso il treno. Salii, poi mi affacciai al finestrino,e salutai tutti con la mano. Restituirono il saluto, tranne Niall, che rimase impalato a fissarmi anche quando gli altri se ne stavano andando. Allora decisi di farmi coraggio, e sorrisi, salutandolo con la mano. Il treno partì, lento. Niall sembrò reagire: iniziò a correre dietro al treno ancora lento. Mi raggiunse, ed afferrò la mia mano.
-Mel, ti amo più della mia stessa vita, ti prego, perdonami- mi implorò correndo sempre più veloce. Ormai piangevo, e anche lui.
-Anch’io ti amo, e non ho mai smesso. Ma non riesco ad andare oltre quella bugia che è stata la settimana che ho trascorso con te. Mi dispiace, ma non credo che riuscirò mai a perdonarti…-
Lui lasciò la mia mano e si fermò, con un’espressione afflitta ed il viso rigato dalle lacrime.
I treni sembrano fatti apposta per gli addii: partono lenti, e ti lasciano tutto il tempo di riflettere sulla persona che stai lasciando. Ma quando ti rendi conto di ciò che vuoi davvero, è troppo tardi per tornare sui tuoi passi, ed il treno freccia lungo il binario, già troppo lontano per essere raggiunto.
Mimai un bacio con le labbra verso di lui.
L’ultimo.

 
   
 
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