Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Alkimia    13/09/2012    16 recensioni
[CONCLUSA]
Ha calcolato ogni cosa, a questo gli è servito quel suo lungo esilio. Per ogni percorso possibile ha trovato almeno due o tre vie di fuga. Aveva messo in conto anche l'eventualità di venire catturato nel caso in cui il suo piano con i Chitauri fosse fallito.
Mentre nella sua mente si dipana una mappa da seguire, Loki sa che non è più un prigioniero. È solo qualcuno in attesa di un'occasione, come lo è stato per il resto della sua vita.

Loki sfugge alla sua prigionia e torna sulla Terra per recuperare un oggetto di cui ha bisogno per riacquistare potere; potrebbe rubarlo o prenderlo con la forza ma quando lo trova, in quella singolare città che è Venezia, scopre che la situazione non è così facilmente risolvibile. Intanto, dal pianeta dei Chitauri arriva la vendetta di Thanos per la mancata promessa della consegna del Tesseract e la cosa finirà per coinvolgere anche i Vendicatori...
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogo


Un mese dopo...

Nadia tira il discarico e si lascia cadere contro il pavimento del bagno. Vorrebbe alzarsi e sciacquarsi la bocca per lavare via quel sapore disgustoso, ma resta lì, seduta sulle mattonelle bianche, con la voglia di piangere che le serra la gola e le spezza il respiro.
Il silenzio è un rumore assordante, il vuoto di un buco nero che sembra inghiottirla, giorno dopo giorno.
Sua madre bussa alla porta, la chiama. Lei le dice che va tutto bene, ma non è così.
Non può dire niente alla sua famiglia di quello che sta succedendo, loro non capirebbero. È già tanto che è riuscita a nascondere il fatto che sta male, che peggiora giorno dopo giorno con quelle continue nausee e i capogiri. Nel suo corpo c'è qualcosa che ogni sua cellula sembra rifiutare. Certo, perché lei non è fatta per essere un... che cosa è? Un contenitore di energia magica? Quell'energia magica che non sa come smaltire, che sembra condensarsi dentro di lei, ristagnarle nel sangue, sotto la pelle, per poi farla star male. Oppure esplodere e farla sentire come se ogni parte di lei stesse andando a fuoco.
E lei è sola con tutto questo.
Loki aveva detto che l'avrebbe aiutata, che sarebbe tornato per lei.
La ragazza si sente una sciocca per avergli creduto. Come ha potuto pensare che lui, il dio dell'inganno, si sarebbe fatto carico dei guai di una mortale? Come ha potuto pensare che per una volta il Mentitore per eccellenza le stesse dicendo la verità? Come ha potuto illudersi che lui provasse dei sentimenti per una sciocca ragazza che dal primo momento che ha incrociato la sua strada non gli è stata altro che di intralcio?
È inutile tormentarsi. Nadia conosce la risposta a queste domande: sperava che Loki provasse qualcosa per lei, perché lei... gli vuole bene. Perché lui per lei è importante, come gli ha detto, e le è costato tanto doverlo dire ad alta voce, davanti a quegli occhi di ghiaccio.
Ma Loki è sparito da un mese e lì le cose vanno peggiorando. Loki è stato crudele presentandosi da lei e facendole promesse che non aveva la minima intenzione di mantenere. Forse era il regalo di commiato che il dio delle malefatte progettava da sempre: tradirla, farle del male, distruggerla dall'interno, partendo dal cuore.  
E l'unica cosa che Nadia sa è che se potesse tornare indietro, rifarebbe esattamente le stesse cose. Sceglierebbe di combattere per salvare quelle persone e per salvare lui. Lo salverebbe altre cento, mille volte.
Lo sa, e l'idea le fa ancora più male. Le lacrime che ora le scorrono sulle guance sono stille di veleno.
Ma sa anche che deve fare qualcosa. E sa che non ha molta scelta in merito al cosa in questione.
Si alza dal pavimento, reggendosi al termosifone. Si lava il viso e sciacqua la bocca con un sorso di collutorio, poi va in camera sua a prendere il cellulare dove è memorizzato il numero che aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai usato – non per chiedere aiuto, almeno, ma non ha altra scelta.
Grazie al cielo i telefoni dell'albergo sono abilitati alle chiamate intercontinentali. Con un sospiro di resa, Nadia compone il numero e ascolta gli squilli nella cornetta con il battito cardiaco che aumenta, secondo dopo secondo, diventando un rombo sordo nella testa.
«Nadia!». La voce di Tony, perennemente carica di esuberanza, arriva come un balsamo nelle sue orecchie. Anche se lui è dall'altro lato del mondo, è un conforto sentirlo.
«Ciao, signor Stark» mormora lei. Contrariamente a quanto si aspettava, il suo interlocutore non comincia con nessun discorso a raffica, aspetta che sia la ragazza a parlare. «Io... mi dispiace di averti chiamato... ma non sapevo a chi altri rivolgermi».
«Sei nei guai» dice Tony con un sospiro che fruscia nella cornetta. Non è una domanda, è un'affermazione.
«Non so da dove cominciare...»
«Lo so».
Nadia si morde il labbro. Cos'è che lui sa?
«Dammi due minuti e arrivo» conclude Tony, cercando di assumere un tono più rassicurante.
Dargli due minuti? Ma è dall'altra parte del mondo! E perché sembra sapere già tutto?
«Tony, ma cosa...»
«Solo due minuti, Colombina» conclude l'americano prima di riagganciare.
Nadia fissa basita la cornetta del telefono. Forse quando ha detto due minuti Tony ha parlato per iperbole. Forse parte tra due minuti – parte per andare da lei? Sarebbe molto confortante ma Nadia sa che non ha il diritto di aspettarsi tanto. E anche se fosse, ci vorranno ore prima che Tony o chi per lui arrivi a Venezia da New York.
La ragazza prende lunghi respiri e cerca di calmarsi. Non ha senso stare lì a farsi venire un attacco di panico, forse è meglio che torni nella hall a dare una mano, che provi a tenersi impegnata. Può sempre provare a richiamare Tony in un secondo momento.
Sta per raggiungere la reception quando sente Sara alzarsi di scatto da dietro al bancone, facendo stridere sul pavimento le gambe di legno della sedia.
«Signor Stark?!» esclama sua sorella.
«Ciao, Carmilla».
Nadia ha un sussulto. In un moto istintivo controlla l'orologio: sono passati esattamente due minuti. Affretta il passo, apre la porta che dal loro appartamento privato immette nella hall e vede Tony avanzare in tutta la sua narcisistica sobrietà.
Lui si toglie gli occhiali da sole e li posa nel taschino della giacca, lanciandole un lungo sguardo e strizzandole l'occhio. Nadia ha voglia di corrergli incontro per abbracciarlo.
«Oh, è bello averla qui...» dice Sara, su di giri. «A cosa dobbiamo il piacere?».
«Nadia, di nuovo non hai detto niente ai tuoi? Un po' più di autostima, ragazza mia!» dice Tony in tutta naturalezza. «Ha passato le selezioni del concorso di fotografia, deve venire con me».
Venire con lui dove?
Sara si volta a guardala, con la bocca talmente spalancata per lo stupore che c'è da temere che le si stacchi la mascella.
Ora anche sua madre si unisce alla conversazione.
«Aspetti, sta dicendo che mia figlia ha vinto un concorso di fotografia? Per un lavoro da fotografa in America?» borbotta quasi scioccata.
«Esattamente, signora Berton. Deve essere molto fiera di lei, è una ragazza speciale, più di quanto si riesca a credere». Queste ultime parole non sono per sua madre, sono per lei, Tony le pronuncia con un'aria quasi solenne, fissando Nadia negli occhi per poi tornare a guardare la signora Angela. «Non vorrà dirmi che in tutto questo tempo l'avevate sottovalutata?».
La ragazza quasi sorride per quel piccolo momento di rivalsa, ma ora deve scendere dalle nuvole e tornare alla realtà. Deve stare al gioco, ma ha bisogno di capire cosa sta succedendo.
«Ehm... mi scusi, signor Stark, ma io non sapevo niente di questa partenza» mormora. «Quando dovremmo partire? Per quanto tempo starò via?».
«La risposta alla prima domanda è: adesso. La risposta alla seconda è: non lo so». Tony le lancia un'occhiata eloquente. «Perché non vai a fare le valige? Il mio team ti spiegherà tutto durante il viaggio».
La signora Berton ha un moto di panico. Sgrana gli occhi e per poco non agguanta il braccio di Stark.
«Vuole portare via la mia bambina dall'altro lato del mondo?» esclama, con la voce che all'improvviso è diventata tremula.
«Soltanto se la sua bambina ventiseienne non ha niente in contrario. Qualcosa in contrario, piccola locandiera?»
«Direi che non sono in condizioni di avere qualcosa in contrario» dice Nadia, più tristemente di quanto dovrebbe. Sua madre e sua sorella la fissano stranite. «Cioè, volevo dire, è l'occasione che aspettavo da tutta la vita... lo sapete... io...».
«Ho sempre saputo che sarebbe successo, un giorno» conclude Sara. Nadia non riesce a capire se sia triste o felice per lei, ma sa che non può fare altro che andare in camera sua e preparare i bagagli alla svelta.
Aveva chiamato Tony per chiedergli aiuto, ora sa che non può fare altro che fidarsi di lui.

Ha salutato la sua famiglia che ha creduto alla bugia riguardo al fatto che era tutto previsto da contratto che aveva firmato quando aveva cominciato a partecipare alle prime fasi di selezione del fantomatico concorso di fotografia.
Ha messo in valigia solo le cose più indispensabili, qualche vestito di ricambio, il suo computer portatile, la sua macchina fotografica – sì anche quella. Del resto sa che troverà tutto quello che le serve una volta arrivati a destinazione. Qualunque sia la destinazione.
Ha promesso a Sara che potranno sentirsi tutti i giorni o quasi con la webcam e che la terrà aggiornata su tutte le cose fighissime che sicuramente vedrà - «... e se Stark ci dovesse provare con te: stacci. Fallo per me, se non altro». «Sei sempre la solita idiota, sorellina». «E tu la solita donna fortunata!».
No, non si sente affatto fortunata mentre cammina insieme a Tony verso piazzale Roma, dove li sta aspettando una macchina – probabilmente una Maserati con tanto di autista e frigorifero sul sedile posteriore – che li porterà all'aeroporto.
La macchina è davvero una Maserati, dalla carrozzeria nera e dai sedili in pelle bianca. E c'è davvero l'autista, che le apre lo sportello e le fa un sorriso squisito.
Nadia si sente soffocare, ma si sforza di sorridere a Tony che si sta sedendo accanto a lei.
«Grazie per... ehm, per questo» gli dice con un filo di voce.
«In realtà, è un piacere. Ci serviva proprio qualcuno che ne capisca di cucina italiana. Come stai?»
«Sembrerei sciocca e infantile se mi mettessi a piangere?»
«No. È per questo che ho portato questi» dice Tony aprendo una vano portaoggetti e tirando fuori una scatola di cleenex.
La lascia al suo momento di sfogo personale anche se sembra che abbia molte cose da dirle. Del resto il viaggio è lungo fino in America.

Arrivati al Marco Polo, Nadia nota subito l'aereo con la scritta STARK sullo scafo che attende sulla pista di atterraggio dove loro sono diretti senza passare per il chek-in, senza sbrigare alcuna pratica.
Scendono direttamente sull'enorme nastro d'asfalto.
«E io che fino a ieri ero convinta che la mia vita fosse tornata normale...» borbotta Nadia, ritrovando un po' del suo sarcasmo.
Quale vita? Se non si risolve questa cosa non ci sarà più nessuna vita...
Degli uomini spostano una scala accanto al portellone dell'aereo, quando questo si apre spuntano tre visi noti.
Pepper, Natasha e Steve.
I tre scendono rapidamente la scala. Carino da parte loro essere venuti a prenderla. La gioia di rivederli le fa quasi dimenticare tutto il resto. E tutto il resto è enorme... ma la vista di loro tre che scendono la scala per venirle incontro, il sorrisetto da satiro di Tony in piedi accanto a lei, fanno restringere le pareti di quel buco nero che fino a poche ore prima sembrava sul punto di inghiottirla.
«Avevamo paura che un viaggio intero da sola con Tony fosse troppo snervante» dice subito Steve.
«Invece viaggiare con un tizio che si veste come mio nonno è molto rilassante» lo rimbecca l'altro.
«Sta' zitto Stark. Io almeno non sembro un regalo portato da Babbo Natale».
Pepper cinge le spalle di Nadia con un braccio.
«Non preoccuparti, Natasha ha una pistola per la caccia agli elefanti, con le cartucce piene di sonnifero ed è pronta a usarla. Su quei due, intendo».
«Tre donne contro due ometti» interviene Natasha. «Forse sono loro che dovrebbero preoccuparsi».
Nadia si sforza di ridere. Ancora non sa bene cosa sta succedendo e come sia possibile che loro siano lì e che in qualche modo sappiano tutto, eppure non le sembra così tanto rilevante.
Mentre sale la scala verso il portellone dell'aereo sente la sua vita andare in pezzi ad ogni gradino e intravede una vita nuova, piena di incognite, che l'attende oltre quello sportello di metallo, con tanti punti di domanda e un'unica certezza. Ora sa che non dovrà mai più preoccuparsi di essere sola. Ora ha i suoi eroi e loro la salveranno.


_________________________________________________________________________________

Note e titoli di coda.

Ehm... ehm... naturalmente è sottinteso che il caro Nick Fury si era fatto raccontare tutto e aveva messo sotto sorveglianza la ragazza, per questo Tony era già a Venezia quando lei lo ha chiamato e sapeva già tutto.
E così lasciamo Nadia alle cure degli Avengers (sono certa che a forza di dai e dai, un modo per salvarla lo trovano) e Loki alle torture di Thanos perché questo mi sembrava l'unico finale plausibile per una storia del genere, perché la salvezza e l'happy ending non erano in scaletta. Perché visti i personaggi, mi sembrava stupido. Non volevo una storia in cui Loki finisse per redimersi per amore di una donna, non volevo nemmeno una storia in cui Loki si innamorasse in realtà, infatti non credo si possa parlare propriamente di amore tra lui e Nadia; semplicemente lei è l'unica che non si è posta in una situazione di antagonismo nei suoi confronti e per questo a lui viene automatico provare qualcosa di positivo per lei. Non la volevo perché credo che per far innamorare Loki  (e soprattutto, farlo innamorare di un'umana) ci sia bisogno di fargli avere un certo tipo di evoluzione che in questa storia non era prevista.
E quindi li lasciamo così. Ma questo non vuol dire che non potremmo ritrovarli, più in là. Sì, c'è un sequel che bolle in pentola e che sarà pubblicato tra due di settimane (salvo imprevisti), ma non è il momento di parlarne adesso.

Mettere il punto conclusivo a una storia è sempre un po' emozionante, se poi nel frattempo questa storia è stata condivisa con altre persone, la sensazione è ancora più pressante... non che ci siano elucubrazioni sentimentali da fare su questa fanficiton, l'ho scritta per il bisogno di dire la mia su dei personaggi e su un universo che ho adorato guardando i film e mi sono divertita (ogni tanto, nella mia testa, io e Loki ci usavamo come reciproco bersaglio per il lancio di oggetti contundenti a caso, ma è stato divertente anche quello). Spero che un po' di quel divertimento e un pizzico di qualsiasi cosa di buono io abbia tentato di mettere tra queste righe sia arrivato a chi ha letto.
Grazie a chiunque abbia seguito questa storia, a tutti quelli che hanno commentato e a tutti quelli che hanno voluto passare un po' di tempo in compagnia di Nadia, del “mio” Loki e dei “miei” Avengers.

Alla prossima.
Luciana
   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Alkimia