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Autore: Peppers    13/09/2012    2 recensioni
Una macchia d'inchiostro nero su una pagina bianca. Mordred, il Cavaliere del Corvo, passato alla storia come il Traditore. Fra tutti i Cavalieri della Tavola Rotonda fu colui che non riuscì mai a compiere una nobile impresa. Di lui i bardi non ricordano che una sola storia. La ribellione contro Sir Arthur. La storia di una cruda guerra, di un vile fratricidio che macchiò per sempre la storia del feudo di Camelot.
“Un giorno diverrò la tua Regina, vero?”.
Il guerriero sbadigliò annoiato. Si era sentito ripetere quella stessa domanda decine di volte, sin dalla prima notte che la compagna aveva scaldato il suo letto. Come ogni volta, la risposta fu sempre la stessa.
“Dopo che avremo vinto la battaglia”.
Nonostante la voce fredda e assolutamente priva di interesse, Andais sorrise soddisfatta. Sentiva che il suo sogno stava per realizzarsi. In fondo non avevano che da vincere un ultimo scontro.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Gli uomini al piano di sotto chiedono di te, Mordred"

L'incessante scricchiolio della sedia su cui il cavaliere era seduto per un attimo cessò. Uno sbuffo, lieve appena da far ondeggiare le lunghe ciocche corvine, accompagnò lo sguardo tagliente che Mordred rivolse alla propria amante. Al momento non gli importava nient'altro che cullarsi su quel legno tarlato, lasciando che il suo cigolio accompagnasse gli oscuri turbinii della sua mente.

"Hai sentito cosa ho detto?"

"Si"

"E allora?". Per quanto odiasse il suo ostinato silenzio, Andais cercò, ancora una volta, di non mostrare la propria impazienza. "Cosa devo riferire loro?".

"Dovranno attendere" scandì il cavaliere, giocando col corvo appollaiato sulla sua spalla. "Non è ancora il momento".

Che Mordred fosse un giovane insolito, Andais lo aveva capito sin dai tempi in cui era l'ancella personale della Regina. Alla corte di Sir Arthur aveva conosciuto tutti i Campioni del Regno, benché nessuno di questi l'avesse mai degnata d'un solo sguardo. E perché mai avrebbero dovuto? In fondo non era che una serva, per quanto il verde dei suoi occhi fosse l'invidia di tante scialbe e rispettabili dame.

L'idea di andare in sposa a qualche sporco e squattrinato garzone la ripugnava così tanto, che aveva accettato ogni rischio di seguire Mordred, la notte in cui il Cavaliere del Corvo tradì il Sovrano.

Non era certo stata l'unica. Come una pericolosa malattia capace di avvelenare la mente, l'insurrezione del giovane guerriero aveva offuscato il cuore di tanti uomini. Sgusciando da ogni angolo del feudo di Camelot, mercenari privi d'onore, fuorilegge in cerca di protezione e rozzi contadini affamati di ricchezze si erano radunati attorno al vessillo del Corvo. Andais sapeva bene che ognuno di quei guerrieri avrebbe cercato di arruffare ogni briciolo di ricchezza con la stessa rapidità con cui avevano giurato fedeltà a Mordred.

"Lascia pure che si accapiglino come bestie per qualche moneta d'oro" aveva commentato con freddo distacco il giovane "se questo ci condurrà fino a Sir Arthur".

La guerra era stata più rapida di quanto la ragazza avesse immaginato. Alla testa dei Ribelli, il Cavaliere del Corvo aveva piegato con la forza ogni città che tentava di ostacolarne la marcia. Giunto alle porte del maniero di Sir Arthur, aveva dato ordine di occupare la cittadella che ricordava la roccaforte del Re.

Mordred aveva fatto della vecchia locanda il proprio quartier generale, sebbene Andais avesse più volte insistito per trasferirsi nella ricca dimora di qualche signorotto. Da quella traballante e polverosa bettola, passava le giornate facendo nient'altro che osservare la fortezza nemica. Molti fra i Ribelli iniziavano a soffrire quella lunga e forzata attesa e, timorosi di farne parola al comandante, preferivano che fosse la sua amante a riferire loro ogni novità.

Al solo pensarci, Andais trattenne una risata. Che notizie doveva riportare indietro? Mordred sembrava più interessato alla sua sedia cigolante che a divenire il nuovo Sovrano. Ormai si stava rassegnando di fronte alle strane abitudini del compagno. Le sue risposte ambigue ed elusive non le davano fastidio, non più del freddo pungente delle notti invernali almeno.

Appoggiata contro un robusto pilastro in penombra, Andais lanciò un'astuta occhiata al guerriero.

"Un giorno diverrò la tua Regina, vero?" chiese, rigirandosi una moneta d'oro fra le dita.

Mordred sbadigliò annoiato. Si era sentito ripetere quella domanda decine di volte, sin dalla prima notte che la ragazza aveva scaldato il suo letto.

"Dopo che avremo vinto la battaglia"

Nonostante la voce piatta e assolutamente priva di interesse, Andais sorrise soddisfatta. Sentiva che il suo sogno si stava per realizzare, in fondo non avevano che da vincere un'ultima battaglia. Avanzando a piedi nudi verso il compagno, lasciò scomparire la moneta fra le pieghe della veste. Ancheggiò vistosamente, fino a sedersi come un'amazzone sulle gambe del guerriero. La luna giocava con i suoi lunghi riccioli dorati, lasciando in ombra il viso di Mordred. Persino gli occhi del corvo sembravano indugiare su quel corpo nato per sedurre.

Fece scivolare con voluttà la mano lungo il torso nudo del cavaliere. Amava la sensazione della sua pelle liscia e candida come l'avorio sotto le dita.

"Che ne dici di ritirarci sotto le coperte?" sussurrò maliziosamente, avvicinando il proprio viso a quello di Mordred, fino a sfiorarne le labbra. Benché fosse solo l'accenno di un bacio, il guerriero sentì il calore diffondersi per tutto il corpo.

"No. Non ne ho voglia"

"Odio quando non mi degni di nessuna attenzione"

"E io odio quando mi distrai dai miei pensieri"

Sbuffando irritata, Andais si scostò dal compagno. Avvicinatasi ad un tavolo, bevve alcuni sorsi di vino da una consunta bottiglia trafugate dalle cantine della locanda. Ululando fra le crepe dei muri, un alito di vento la fece rabbrividire.

"Le notti sono sempre più fredde" bisbigliò Mordred, rivolto più al corvo che alla propria amante. "L'inverno sembra in anticipo quest'anno".

Per tutta risposta l'animale gracchiò debolmente, continuando a lisciarsi le piume con il sottile becco grigio.

"Motivo in più per sbrigarci" puntualizzò Andais, che si era comodamente adagiata sulla sedia di Mordred. "I tuoi uomini sono impazienti di condurti alla vittoria".

Le assi del pavimento scricchiolarono sotto i passi del cavaliere. Dalla finestra scorgeva solo una parte delle casupole in cui erano ammassati i Ribelli. Erano così numerosi che molti, intrecciando rami e giunchi, avevano costruito tutt'attorno alla cittadella dei rozzi ripari in cui passare la notte.

"Quegli scalmanati sono solo bramosi di mettere le mani sulla Regina e le sue ancelle" ribatté il guerriero udendo l'eco dei canti provenire dai dintorni. "Venderebbero persino la propria madre, se ne avessero ancora una".

Scoppiando in una fragorosa risata, Andais rovesciò indietro la testa. Disturbato dal baccano, un topo squittì lungo una delle travi del tetto, attirando l'attenzione del corvo. L'amazzone guardò compiaciuta Mordred. Persino al fioco chiarore della luna riusciva a seguire le linee della possente muscolatura sulla schiena dell'amante.

"Non parlare così dei tuoi uomini. Ricorda che non saremmo mai arrivati così lontani solo io e te". Il viso del cavaliere fece una smorfia di disprezzo. Sapeva che era vero. Con un sospiro, appena percettibile, spinse lo sguardo aldilà dei fuochi che rischiaravano l'oscurità.

Dalla cittadella uno stretto sentiero si inerpicava su un'alta rupe su cui riposava, simile ad un gigante addormentato, il castello di Sir Arthur. Il guerriero riusciva a distinguerne i contorni dei merli e le alti torre che si stagliavano imponenti contro il cielo plumbeo.

Un improvviso fulmine rischiarò la notte. L'eco di un tuono irruppe nella valle di Camelot, spezzando la cupa quiete notturna. Il corvo, ancora appollaiato sulla spalla del padrone, spalancò le ali minacciosamente. Emise un sinistro gracchio, poi si precipitò fuori dalla finestra. Mordred parve sorpreso di quel comportamento. Fu solo una frazione di secondo, poi tornò ad avere il consueto distacco.

“Alzati, Andais”

“Perché?”

“Aiutami ad indossare l'armatura”

“Cosa?”

Per quanto temesse di non aver ben capito, la fermezza che lesse negli occhi azzurri di Mordred non lasciava spazio a dubbi.

“Il momento è arrivato”.

Sul viso della ragazza sbocciò un sorriso complice. Alzandosi dalla sedia d'un balzo, fece un teatrale inchino.

“Ai vostri ordini, comandante”.

Come ogni volta che si preparava per la battaglia, Mordred indossò una veste nera che gli arriva fino ai calzoni. Dopo aver stretto una fascia grigia alla vita, indossò la cotta di maglia. Sotto il peso della pesante protezione, sentì la lana pizzicargli la schiena. Poi fu la volta dei gambali e degli schinieri. Con l'aiuto di Andais strinse le cinghie di cuoio che fermavano la pesante corazza d'acciaio.

L'amante gli pose sulle spalle un pesante manto di lana nero, su cui risaltava il simbolo di un corvo, finemente ricamato con un filo d'argento. Lentamente il cavaliere infilò i guanti metallici, lasciando scricchiolare le dita. Facendo stridere le piastra della corazza sollevò le braccia, permettendo ad Andais di cingergli la spada. Si pose sul capo l'elmo, anch'esso nero con un lungo cimiero grigio. Nonostante iniziasse ad avere caldo, Mordred calò la celata, rendendo il mondo una sottile fessura. Col braccio sinistro imbracciò lo scudo. Era una piastra tonda in metallo foderata in cuoio nero, su cui era stato marchiato il simbolo del Corvo.

Pregustando il sapore della vittoria, l'amante lanciò un'occhiata fuori dalla finestra.

“Come riesci a farti seguire dal corvo ovunque vai?” domandò dubbiosa Andais, scorgendo a fatica l'animale volare nella notte buia.

“Ti sbagli. Sono io che lo seguo ovunque vada”.

La voce del guerriero suonava attutita dalla celata. Attraverso le fessure dell'elmo i freddi occhi di Mordred non si staccarono dalla scura sagoma del maniero di Sir Arthur. Il vento soffiava impetuoso, piegando le cime degli alberi al proprio volere. Oltre le nubi, i continui bagliori dei fulmini annunciavano un'imminente tempesta.

“E se dovesse scoppiare il temporale nel bel mezzo della battaglia?” chiese Andais. Quel pensiero le fece scendere un brivido lungo la schiena. Al confronto di quanto li attendeva, le battaglie vinte fino ad ora erano state solo delle scaramucce.

“Va a chiamare gli altri. Che si preparino in fretta. Prima che il sole sorga dovremmo essere già in marcia”.

Andais alzò le spalle. Ormai sapeva che, a volte, non doveva fare troppe domande. Se Mordred non si preoccupava delle condizioni avverse sotto le quali avrebbero dovuto combattere, significava che aveva qualcosa in mente. Li avrebbe condotti tutti alla vittoria. Come aveva sempre fatto. Alla vittoria, alla ricchezza e al potere.

   
 
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