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Autore: Failed_princess    13/09/2012    0 recensioni
I suoi occhi erano fermi ma scrutavano tutto quello che c’era intorno senza il minimo gesto. Poi qualcosa la tradì, qualcosa che ruppe il silenzio, una lacrima cadde con rumore sordo sul terreno e tutto si animò
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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I morbidi capelli ricci e color rame le circondavano il viso, gli occhi verdi risaltavano sulla carnagione chiara e liscia, il viso da bambina guardava lo specchio muovendo con le dite qualche riccio poi si accorse di me che la fissavo affascinato. Si girò lentamente e sorrise vedendomi e mi venne in contro lentamente e senza un rumore, ora si trovava esattamente di fronte a me, era talmente vicino che potevo vedere chiaramente la sfumatura dei suoi occhi, le labbra carnose e il piccolo nasino un po’ rivolto all’insù. Mi prese la mano contenta e se la portò sulla guancia. La sua pelle liscia come la porcellana era molto piacevole al tatto. Da quando l’avevo incontrata la prima volta sapevo che lei era fantastica, ma quando l’ho conosciuta lei aveva superato tutte le mie aspettative. Mi continuava a guardare, ma quando decifrò il mio sguardo i suoi occhi diventarono preoccupati – Che c’è? – sussurrò lasciando la mia mano – Devo partire – chiuse gli occhi nascondendone il colore brillante e sospirando – Scommetto che non sei venuto qui per chiedermi di venire con te – sussurrò in un altro sospiro e aprendo gli occhi grandi e tristi – Sono venuto per salutarti – si girò e guardò dritta allo specchio pulito e limpido che rifletteva esattamente l’esile figura vestita con un abito semplice e bianco. Le accarezzai le braccia e le diedi un bacio sul collo – Per favore, portami con te – si rigirò verso di me guardandomi speranzosa – Non posso mi dispiace – i suoi occhi si spensero all’istante e iniziarono a comparire le lacrime – Non voglio salutarti – affondò la testa nel mio petto e mi strinse piangendo, per consolarla le diedi piccoli baci sulla nuca, ma lei strinse di più – Non lasciarmi – sussurrò triste mentre mi lasciava – Mi dispiace, ma devo – le accarezzai il viso e lei chiese gli occhi e lasciava scivolare le lacrime lentamente. Le presi la mano e la portai fuori all’aria aperta sotto le stelle, camminammo verso il fiume che riposava tranquillo e chi sedemmo sulla riva a guardare l’acqua, mano nella mano, la sua testa si era appoggiata delicatamente sulla mia spalla e iniziò a canticchiare lentamente una melodia. Restammo lì per tutta la notte a guardare il cielo, lei che canticchiava e io che l’accarezzavo – Devi proprio andare? – speravo che non me lo chiedesse perché ero tentato di dire di no, ma annuii poco convinto – Quando riuscirò a vederti – si alzò e mi guardò dritto negli occhi e abbassai lo sguardo e lei capì – Non ti rivedrò più, vero? – continuava a fare domande anche se sapeva la risposta e questo me la fece desiderare ancora, volevo tenerla tra le mie braccia, volare con lei fin sopra le nuvole, baciarla e ribaciarla, ma non potevo. Dovevo andare. L’alba arrivò presto, troppo presto, e mi alzai con lei che guardava dritto verso il sole, senza staccare gli occhi da quella sfera che si innalzava a poco a poco, poi mi osservò senza parlare e nei suoi occhi spuntò una sfumatura violacea dovuta alla luce rossastra che il sole emanava. Stava zitta, non parlava, non sbatteva ciglio, era immobile a guardarmi – Non guardarmi così – dissi sentendo il suo sguardo penetrante addosso, poi si alzò e mi venne davanti – Come ti sto guardando – sussurrò debolmente senza smettere di guardarmi gli occhi, restammo zitti entrambi e il silenzio troneggiava tranquillo senza che neanche un animale osasse infrangerlo. Mi guardava con i suoi occhi verdi, sembrava che riuscisse a leggermi l’anima, a leggere ogni pensiero. Mi guardava con i suoi grandi occhi da bambina come se potesse vedere tutto e nulla, come se nei suoi occhi potesse vedere ogni stella, ogni pianeta, ogni galassia a cui era tanto appassionata. I suoi occhi erano fermi ma scrutavano tutto quello che c’era intorno senza il minimo gesto. Poi qualcosa la tradì, qualcosa che ruppe il silenzio, una lacrima cadde con rumore sordo sul terreno e tutto si animò. I grilli iniziarono il loro concerto insieme alle cicale, animali nascosti facevano frusciare i cespugli qua e là, gli uccelli iniziarono a cantare e le frode si muovevano con il vento, nella casa le luci iniziavano ad accendersi e i passi risuonavano in piccoli ticchettii. Lei tolse lo sguardò dai miei occhi e sempre stando muta si avviò verso la piccola e graziosa casetta senza guardarsi indietro, senza mai fermarsi. Appena aperta la porta lei mi guardò con occhi tristi e quando la richiuse dietro di se nascondendola capimmo entrambi che non ci saremmo più rivisti.
  
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