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Autore: Ray    30/03/2007    0 recensioni
Un racconto che attraversa vari momenti dello Universal Century, una cronaca di guerra che ne narra i principali conflitti attraverso gli occhi dei personaggi che li vivono. E che combattono le battaglie più dure dentro di sé.
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 3: LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE

***

Il seguente testo è tratto da La Gazzetta dello Sport di lunedì 17 dicembre UC 0078, a firma Emilio Santinelli.

La Longobarda espugna l’Olimpico e batte il Torino

È sorpasso!

La doppietta di Aristoteles pareggia due volte, la punizione di Wymann chiude la partita

Novantaquattro minuti di fuoco nella notte di Torino: i ragazzi di Canà fanno un regalo di Natale ai loro tifosi e si portano soli in cima alla classifica, superando i granata capolista per 2-3. A San Siro, il Milan ferma il Genoa sull’1-1, dando così una battuta d’arresto alla terza candidata per la corsa Scudetto. La partita tra Torino e Longobarda si accende fin da subito: i giocatori sanno che è in palio il primo posto e non si risparmiano. Primo brivido per i padroni d casa: all’11°, Wymann pesca Speroni solo in area con un lancio pennellato di quaranta metri, ma il capitano dei lombardi spara sopra la traversa. Quasi per una legge del contrappasso, al 16° Radaelli rompe l’equilibrio, finalizzando un cross dalla fascia di Owens alle spalle di Sella. Non si arrende la Longobarda, che riesce a pareggiare prima del 45°: ventun minuti dopo il gol del Torino, Cavallo riceve un preciso filtrante di Wymann, mette in mezzo per Speroni, che devia di testa e regala un pallone d’oro sui piedi di Aristoteles. Il brasiliano non sbaglia ed è l’1-1. Spettacolare e folkloristico come sempre il balletto sulla panchina di Oronzo Canà, che entra persino in campo e viene richiamato dall’arbitro. Il primo tempo si chiude in parità e le formazioni tornano in campo senza cambi di rilievo al modulo. C’è un’unica sostituzione: nel Torino Wallenburg rileva Soditi, che avverte un dolore alla gamba destra in seguito a uno scontro con Cavallo. Ed è proprio il nuovo entrato, che, al 51°, cerca di insaccare un altro cross di Owens sfruttando la propria elevazione; miracolo di Sella, che mette in calcio d’angolo raggiungendo con il pugno una palla difficilissima. Il nuovo vantaggio granata arriva però al 62°, quando Savio Rodriguez sfugge al diretto marcatore Wymann e riesce a mettere in rete dopo un’ubriacante serie di finte, che lasciano sul posto mezza difesa. Sesta marcatura stagionale per l’argentino, che arriva a due sole lunghezze dal capocannoniere De Luca. Lo svantaggio sembra dare maggior vigore agli uomini di Canà, che vanno vicini al pareggio in due distinte occasioni. Comincia Wymann, che, quasi a volersi far perdonare l’errore, si porta in avanti e stampa sul palo una gran botta di destro da fuori area; è poi il turno di Markovic, che mette a sedere Sarni con un dribbling d’alta scuola, per poi sparare in faccia al portiere. Al 75°, il Torino ha una nitida occasione per chiudere la partita, di nuovo con Rodriguez, ma stavolta Wymann fa buona guardia e devia il suo filtrante alto per Radaelli in fallo laterale. È il 78° quando Aristoteles riceve da Cavallo il passaggio che porta al nuovo pareggio: il cross dalla fascia, che il numero 10 della Longobarda avrebbe voluto colpire di testa, viene deviato verso il basso da Sarni; il brasiliano non si scoraggia ed effettua un balzo verso la sfera, centrando al volo e realizzando una spettacolare rete in acrobazia. Ma è all’88° che l’Olimpico viene espugnato. Speroni viene atterrato fallosamente da Ziegler appena fuori dall’area e Wymann si incarica di battere la punizione. La parabola è una poesia che sembra tagliare in due il cielo stellato da cui questo giocatore proviene e il pallone entra all’incrocio dei pali come se fosse un colpo di cannone sparato con un fucile da cecchino. Sopraffino gesto tecnico del numero 29 della Longobarda, che corona una prestazione decisamente convincente. L’arbitro concede ben quattro minuti di recupero, che i ragazzi di Canà passano asserragliati nella propria area. I granata non si arrendono fino all’ultimo e provano la conclusione da lontano, prima con Rodriguez, poi con Owens, ma senza successo: Sella è un muro invalicabile su qualsiasi tiro lungo. Con questa vittoria, la Longobarda si porta sola in vetta alla classifica e può guardare serenamente alla pausa natalizia, con buona pace di Oronzo Canà, che sembra abbia mangiato un’intera manica della propria giacca per l’emozione.

***

Il seguente testo è stato tratto dal volume ‘La Guerra di Un Anno: uomini, mezzi e unità speciali’, di S. Marsh, Horace Press, UC 0082.

La Guerra di Un Anno ebbe ufficialmente inizio il 3 gennaio 0079, alle 07:20 ora terrestre standard: fu infatti allora che il Principato di Zeon, per voce di Gihren Zabi, comandante supremo dell’Esercito Regolare, dichiarò pubblicamente l’apertura delle ostilità verso la Federazione Terrestre. L’attacco contro Hatte, però, era cominciato già da venti minuti: le guarnigioni di mobile suit di Zeon, composte prevalentemente dai nuovi MS-06C, la prima versione di Zack II progettata per il combattimento, avevano già cominciato la propria opera. Nel corso dell’assalto, le armate di Zeon fecero uso indiscriminato di armi nucleari, chimiche e batteriologiche; a farne le spese per primo fu il Bunch 13 di Hatte, che venne distrutto completamente nel giro di poco meno di un’ora. Ma il peggio doveva ancora arrivare: il giorno seguente, Island Iffish, l’ottavo Bunch di Side 2, dopo essere stato ripulito dei propri abitanti mediante gas nervino, fu dirottato dalla propria orbita e diretto verso la Terra. La cosiddetta ‘Operazione British’, che prevedeva la caduta di un’intera colonia sul quartier generale federale di Jaburo, era ormai cominciata. Nonostante non avesse subito la distruzione quasi totale che avrebbe colpito Loum qualche giorno più tardi, Hatte fu senza alcun dubbio il Side più danneggiato dalla ‘Guerra di Una Settimana’, come fu chiamato il periodo fra il 3 e il 10 gennaio. Non solo per i danni a cose e persone effettivamente subiti, ma anche perché fu proprio una delle sue colonie a segnare un punto fondamentale nello svolgersi del conflitto.

***

Daniel Wymann respirava affannosamente.

Nell’abitacolo del suo GM, la luce d’emergenza si era accesa, tenue e tremolante.

Mentre avvertiva il sangue colargli lungo la faccia, Daniel restava immobile, con gli occhi sbarrati.

Cosa diavolo era stato?

Sentì confusamente la radio che gracchiava qualcosa, ma le particelle Minovsky dovevano essere troppo concentrate per consentire la comunicazione.

Mentre il suo respiro accennava a calmarsi, cercò di raccogliere le idee.

Ricordava la partenza dall’Inghilterra, a bordo di un Land Combat Type GM, a propria volta trasportato da un Gunperry.

Gli ordini erano stati quelli di sbarcare sulla costa francese e distruggere le batterie d’artiglieria di Zeon sul posto.

Durante il viaggio in volo, però, qualcosa era andato storto.

Fragore.

Esplosioni.

Qualcuno aveva attaccato lo stormo, forse proprio quelle batterie d’artiglieria che erano lì per distruggere.

Quando il container del Gunperry si era aperto, Daniel se l’era quasi fatto addosso.

Il suo GM era stato sganciato nel vuoto.

Come gli era stato detto, aveva usato i vettori di spinta per frenare la caduta.

Ma aveva fatto in tempo a vedere molti suoi compagni venire abbattuti da degli strani Gouf volanti, che brandivano degli scudi con una mitragliatrice incorporata.

Poi, il GM aveva toccato terra.

E lì era cominciato l’inferno.

Daniel ricordava solo di essere stato assalito da quella che gli era sembrata essere un’ondata interminabile di mobile suit, una specie di marea di metallo che sparava e cigolava.

Aveva estratto la beam saber con la mano sinistra, mentre con la destra aveva continuato a sparare all’impazzata con il beam spray gun.

Perché cazzo non gli avevano dato uno scudo?

I ricordi erano confusi.

Prima di partire per la missione, gli era stato detto che la corazza dell’RGM-79F era più resistente rispetto a quella del GM standard.

In teoria, avrebbe potuto sopportare una raffica diretta della mitragliatrice di uno Zack.

Anche se la teoria fosse stata applicabile nella pratica, prevedeva comunque UNA raffica.

E Daniel aveva perso il conto di tutte quelle che si era preso.

Apparentemente, era atterrato in una posizione piuttosto distaccata rispetto ai suoi compagni.

Ammesso che qualcuno di loro si fosse salvato.

Daniel aveva combattuto disperatamente, aveva sparato, aveva lottato…

Poi, a un certo punto, qualcosa aveva colpito il suo GM proprio all’altezza dell’abitacolo.

Doveva essere stato un heat hawk, o roba simile.

Qualsiasi cosa fosse stata, aveva piegato le lamiere del cockpit verso l’interno.

Daniel ricordava semplicemente qualcosa di appuntito che gli si infilava nell’occhio sinistro.

O da quelle parti.

Spinto dal dolore e dalla rabbia, aveva sferrato un attacco disperato.

Con i monitor danneggiati, non era riuscito a vedere l’esterno dell’abitacolo.

Ma aveva combattuto.

Durante la lotta, gli era parso di poter vedere davanti a sé non tanto i mobile suit, quanto piuttosto i piloti su di essi.

Non aveva capito con esattezza cosa stesse succedendo.

Era stato come se una quantità immensa di percezioni e informazioni si fosse riversata improvvisamente nel suo cervello.

Una sorta di salto nel buio, nel quale aveva arrancato per risalire disperatamente verso una luce che aveva visto lontana.

Gli era sembrato di morire.

Anzi, no…

Ripensando a quell’esperienza negli anni seguenti, avrebbe concluso che fosse stata talmente dolorosa, completa e profonda da essere più simile alla nascita che alla morte.

Poi si era ritrovato solo, con il GM in piedi in mezzo a un mucchio di rottami, con il sangue che gli scorreva sulla faccia, con la radio che gracchiava incomprensibili monosillabi.

"Ma vaffanculo!", mormorò, mentre il suo respiro si calmava.

Gli faceva male l’occhio sinistro.

E l’abitacolo era adesso buio.

Alzò lentamente la testa e vide cosa fosse successo.

Il GM doveva avere subito un colpo in pieno petto, perché il boccaporto del cockpit si era piegato verso l’interno.

Daniel armeggiò un po’ con i comandi e vide che le gambe del mobile suit si muovevano ancora.

Tutto qui, però, perché la maggior parte dei sistemi elettrici sembrava andata: senza i monitor, non poteva certo combattere.

Sentì i passi pesanti di altri mobile suit che si avvicinavano.

Cercò di muoversi tra le lamiere dell’abitacolo e di fare sporgere la testa all’esterno.

Fu solo quando il suo capo uscì dai rottami che si accorse di poter aprire l’occhio sinistro, e di vederci anche da quello.

Qualsiasi cosa lo avesse colpito, lo aveva centrato appena sotto l’orbita.

Era da quella ferita che stava sanguinando.

Ma non ci pensò granché: davanti al suo, c’erano altri due Land Combat Type GM.

Compagni che erano venuti a prenderlo?

***

Era già la seconda volta.

Daniel Wymann pensò fosse ironico.

Era la seconda volta che si ritrovava a respirare affannosamente nell’abitacolo di un GM, che ora gli sembrava atrocemente angusto.

Ma la situazione era completamente differente.

Lo era sia per il posto in cui si trovava che per il motivo che lo aveva ridotto in quella situazione.

Era il 31 dicembre 0079.

A Baoa Qu.

Daniel pilotava un RGM-79C GM Kai, un modello prodotto in pochi esemplari, riservato a squadroni ad alta percentuale di sopravvivenza.

E lui era un sopravvissuto dell’Operazione Tristan, qualcuno che si era trovato nel bel mezzo della battaglia più tremenda e ne era uscito vivo, riuscendo persino ad abbattere diversi mobile suit nemici.

Se l’era cavata con poco, tutto sommato.

Le lamiere dell’abitacolo dell’RGM-79F che aveva pilotato, piegandosi sotto i colpi subiti, avevano inciso una profonda ferita sul suo zigomo sinistro.

L’occhio non era stato toccato, fortunatamente.

Sopravvivere in una situazione simile aveva apparentemente impressionato i suoi superiori, che l’avevano mandato nello spazio, per partecipare allo scontro che, così si pensava, sarebbe stato decisivo.

Era stato assegnato a un’unità d’assalto che avrebbe dovuto rompere la linea di difesa di Zeon e aveva svolto il suo compito.

O almeno, ci aveva provato.

Fin da quando il suo squadrone era stato sbarcato nel pieno della battaglia, si era ritrovato in una situazione molto simile a quella che aveva vissuto in Francia.

Solo, immensamente più terribile.

Durante l’Operazione Tristan, aveva avuto l’impressione di riuscire a rendersi conto della presenza dei nemici percependo i piloti all’interno dei mobile suit.

Ora ne aveva avuto la certezza.

Aveva cominciato a combattere sparando con il suo beam spray gun.

A volte, aveva compiuto dei movimenti istintivi, spostandosi all’improvviso per vedere il colpo di qualche nemico passare dove lui si era trovato un attimo prima.

Poi era successo.

Aveva mirato uno Zack II.

E, d’improvviso, senza poterci fare niente, lui aveva saputo che la persona nel suo abitacolo era un uomo di trentun anni. Aveva partecipato all’Operazione British. Aveva avuto una figlia a casa che lo aspettava. Avrebbe dovuto spedire dei soldi alla famiglia, perché altrimenti sua moglie non sarebbe riuscita nemmeno a pagare l’affitto. Quella stessa moglie che, prima di partire la guerra, aveva schiaffeggiato per una sciocchezza. Ora era stato convinto che lei sperasse nella sua morte.

Se così era stato, il desiderio della donna aveva trovato accoglimento: il raggio del GM Kai aveva trapassato con precisione il torso dell’MS-06F.

Poi, Daniel aveva puntato un Rick Dom. La persona che lo aveva pilotato aveva avuto ventisette anni e si era appena laureata in medicina. Era stato un giovane arruolato forzatamente, che non aveva visto l’ora di tornarsene a casa. Non aveva mai avuto il coraggio di presentare la propria ragazza ai genitori, perché lei proveniva da un contesto sociale piuttosto basso, mentre lui era stato di buona famiglia. Però era stato ottimista e aveva ritenuto che suo padre e sua madre avrebbero capito.

Morì pensando al souvenir che aveva comprato per la sua sorellina.

Fu la volta di un altro Rick Dom, stavolta pilotato da una donna di ventiquattro anni. Prima di essere arruolata nell’Esercito Regolare di Zeon, era stata un’addetta al reparto vendite di una casa discografica. Era stata mollata dal suo innamorato da un paio di mesi. Nonostante lo avesse amato ancora, era stata fermamente convinta che non ci fossero i presupposti per continuare la relazione e stava ancora cercando di capire cosa fare della propria vita.

Daniel le aveva risolto il problema.

Poi era toccato a un ufficiale di quarantatré anni. Era stato fermamente convinto che la guerra fosse necessaria. Aveva creduto che suo nipote, che aveva amato come un figlio, non riuscisse a trovare lavoro a causa delle pesanti sanzioni che la Federazione Terrestre imponeva alle colonie. Non gli era mai piaciuto combattere, ma era stato determinato nel farlo, fermo com’era stato nella sicurezza di fare qualcosa di importante.

La sua morte era stata estremamente dolorosa: il raggio del GM di Daniel aveva colpito di striscio il generatore del suo Gelgoog, impedendogli di alimentare i sistemi e facendolo surriscaldare all’improvviso. Il pilota era stato letteralmente sciolto dal calore insopportabile, prima ancora che la macchina esplodesse. Ovviamente, Daniel aveva percepito in prima persona quel dolore.

Ma, soprattutto, l’angoscia di sapere della inevitabilità dalle propria morte imminente.

Era andata avanti così per ore.

Daniel non si era reso subito conto della fine della battaglia.

Lo aveva capito solo perché, all’improvviso, aveva smesso di percepire quello che c’era stato nelle menti altrui.

Al suo rientro sull’incrociatore madre, venne come un asso.

Il capitano si complimentò personalmente con lui per la grande quantità di nemici abbattuti, dicendogli che gli avrebbe fatto conferire una medaglia.

Un secondo dopo, Daniel era crollato a terra.

Prima dell’Operazione Tristan, aveva sparato contro i mobile suit nemici senza pensarci.

Erano stati macchine antropomorfe che nascondevano il pilota ed era stato facile dimenticarsi di chi ci fosse dentro.

Ora, però, Daniel si ricordò di qualcosa che gli era stato detto dal suo primo ufficiale istruttore: "È più difficile uccidere una persona, se la conosci".

***

"Io mi chiamo…".

"Non me ne frega un cazzo", replicò seccamente Daniel Wymann mentre apriva la porta della stanza del motel.

"Ehi, ma che ti prende?", domandò la ragazza risentita, aggrottando le ciglia castane che contrastavano con i suoi capelli biondo platino, evidentemente tinti.

"Ti sei fatta rimorchiare per scopare o per fare conversazione?", chiese Daniel.

"Ma che c’entra?", sbottò lei risentita. "Non è che io abbia qualcosa contro le relazioni occasionali, ma non puoi nemmeno partire in quarta senza neanche sapere come mi chiamo!".

Daniel alzò gli occhi al cielo e sbuffò: "Non voglio sapere niente di te. Niente".

"Be’, allora vaffanculo!", ringhiò la giovane colpendolo al petto con la borsetta.

Daniel sbuffò di nuovo, mentre la guardava allontanarsi.

Aggrottò la fronte in un’espressione di disappunto che chiunque avrebbe potuto distinguere chiaramente: i suoi capelli castani, tirati completamente indietro e raccolti in un codino, non nascondevano niente della sua faccia.

Nemmeno quella piccola cicatrice sotto il suo occhio sinistro, quella che a molti ricordava una lacrima.

Eppure, nessuno dei suoi commilitoni ricordava di avere mai visto Daniel piangere.

Nemmeno lui stesso aveva presente quando fosse stata l’ultima volta.

Si incamminò per andarsene a propria volta.

Aveva una gran voglia di tornare al proprio alloggio, così almeno si sarebbe potuto fare una dormita.

Qualsiasi cosa, pur di non incontrare qualcun altro.

Era ironico.

Per molto tempo, aveva pensato di voler capire il proprio prossimo.

Suo padre, per esempio.

Nonostante a Daniel non fosse mai piaciuto particolarmente giocare a calcio, si era allenato fino a diventare un promettente professionista, e solo perché suo padre era sempre stato contrario a questa scelta.

Nato in una ricca famiglia di Side 2, Daniel era il tipico figlio da cui ci si aspettava andasse a lavorare nell’azienda dei genitori, come già il fratello maggiore e come avrebbe fatto la sorella minore.

Tutto sommato, il suo era stato un gesto di ribellione piuttosto prevedibile.

Non aveva voluto farsi legare a un destino prefissato, senza nemmeno prendere in considerazione la possibilità che gli sarebbe potuto piacere.

Se non si fosse comportato come aveva fatto, però, non sarebbe sopravvissuto a lungo.

Nel luglio dello 0078, dopo una militanza in una squadra della sua colonia, era partito per la Terra per giocare nella Serie A italiana. Era stato comprato dalla Longobarda, una società che puntava alla vittoria, rivaleggiando con le due grandi, il Torino e il Genoa.

Poi, nel gennaio 0079, c’era stata l’Operazione British. Aveva saputo solo che la colonia in cui era vissuta la sua famiglia era stata riempita di gas nervino da dei mobile suit di Zeon.

Il campionato era stato interrotto a causa dello scoppio della guerra e Daniel si era trovato arruolato nell’Esercito Federale. Con lo schieramento dei mobile suit anche da parte della Federazione, per di più, era improvvisamente diventato un asso.

E un newtype. Così dicevano i medici, almeno, ma tutti i loro interminabili esami non avevano condotto a dimostrazioni certe.

Una seccatura enorme, per Daniel.

Essere un newtype significava capire il prossimo? Allora non voleva esserlo.

Non voleva sapere niente di nessuno.

Non voleva conoscere persone che poi sarebbero morte.

Ma quello che ancora non aveva potuto immaginare era che i problemi non sarebbero certo finiti lì.

Nell’agosto 0080, il campionato di Serie A era ricominciato e Daniel era tornato nella Longobarda.

Era stato l’inizio della parabola discendente.

Era diventato improvvisamente incapace di giocare.

Nel corso degli anni seguenti, era passato da una squadra all’altra, scendendo di categoria sempre più, ritrovandosi a militare in una formazione di Side 2 che rientrava a malapena nel professionismo.

E anche lì non era titolare fisso.

Nello 0086, Daniel aveva compiuto ventotto anni.

L’età a cui si diceva un calciatore fosse all’apice della carriera, quel breve momento in cui era ancora al massimo della potenza fisica e aveva già una certa esperienza sul campo.

Lui, ex promessa del calcio di Side 2 caduta in disgrazia, aveva passato questo breve momento in una squadretta locale, una di quelle che lottavano strenuamente per la promozione.

Poi, improvvisamente, il presidente della sua squadra era stato arrestato dai Titans con l’accusa di collusioni con un gruppo sovversivo e la società era stata praticamente sciolta.

Solo, senza lavoro, con dei conti da pagare che si facevano sempre più pressanti, aveva trovato improvvisamente una speranza.

Perché, anche se lui non lo aveva mai immaginato, il suo presidente era stato davvero in contatto con dei sovversivi.

Che avevano sentito parlare di lui e di quello che aveva fatto nella scorsa guerra.

"Siamo l’AEUG", gli avevano detto, avvicinandolo una sera.

"Chi?".

"Anti-Earth Union Group. Abbiamo sentito dire che militavi nell’Esercito Federale durante la guerra e che eri anche bravo. Un sospetto newtype, addirittura. Sai che i Titans ti stanno tenendo sotto controllo proprio per questo?".

"Quindi?".

"Be’, hai perso il lavoro per colpa dei Titans e noi siamo nemici dei Titans. Forse possiamo avere qualcosa in comune".

"I Titans sono degli stronzi, ma cosa dovrei fare? Affrontarli da solo perché la vita mi è andata male?".

"Non da solo, con noi".

"Senti, a me queste chiacchiere non interessano. Però ho bisogno di lavorare. Mi pagate?".

"Ci stiamo organizzando come un vero e proprio esercito, quindi sì, ti pagheremo. E ti daremo anche vitto e alloggio, contento?".

"Che generosità commovente. E cosa dovrei fare, esattamente?".

"Il soldato. Dovrai combattere".

"Uccidere gente?".

"Non è un’esperienza nuova, no? Ci siamo informati sul tuo conto e sappiamo che sei un veterano dell’Operazione Tristan e di A Baoa Qu".

"Sì, va be’… Non ho molta scelta. Ma credo che le mie abilità come pilota siano un po’ arrugginite…".

"Non preoccuparti. A noi serve personale di qualsiasi livello per compiere il nostro grande scopo".

"E sarebbe?".

"Ovviamente, liberare le colonie dalla crudele tirannia dei Titans".

"Bella battuta. No, dai, seriamente. Dove stanno i soldi?".

"La politica della Federazione sta creando serissimi problemi economici a diverse società piuttosto importanti. Sono loro che ci finanziano".

Daniel era quasi scoppiato a ridere dopo avere posto quella domanda.

Era ovvio.

Le guerre si combattevano solo per soldi.

La gente moriva per i soldi.

Se lo meritava, in un certo senso.

Le vite che Daniel aveva percepito erano state tutte accomunate da un punto ben preciso: erano state tutte terribilmente insulse.

Scontate.

Banali.

Erano state le vite di gente qualsiasi, soldati che si erano trovati catapultati in una guerra nella quale nemmeno avevano creduto.

Come poteva, una persona insulsa, pretendere di scegliere la propria morte?

Daniel aveva cominciato a pensare questo non tanto quando si era reso conto di dover uccidere per sopravvivere, ma quando aveva capito che stava uccidendo degli esseri umani.

Che, per quanto paradossale potesse sembrare, era accaduto dopo.

Le vite altrui erano insulse: non c’era bisogno di preoccuparsi se venivano troncate.

Nel corso degli anni che avevano separato la fine della Guerra di Un Anno dal suo ingresso nell’AEUG, Daniel aveva imparato una cosa interessante: benché normalmente non riuscisse a penetrare la mente delle persone come aveva fatto alla guida dei suoi mobile suit, ritrovava questa capacità mentre faceva sesso.

Vuoi perché, pur non essendo bellissimo, era un giovane di aspetto gradevole, vuoi perché il background di un calciatore famoso aveva una certa presa sulle ragazzine, non si era fatto mancare le avventure sentimentali.

Anzi, erotiche.

E, durante questi intercorsi sessuali, si era reso conto di poter vedere la mente della donna con la quale era impegnato.

La cosa lo aveva incuriosito fin da subito.

Se avesse avuto un animo poetico, forse avrebbe pensato che solo la forza dell’amore potesse paragonarsi a quella della morte.

Ma Daniel non era un poeta e credeva che la ragione di questa similitudine nelle sensazioni fosse ben altra.

Qualcosa che aveva a che fare con le sostanze liberate dal cervello e i relativi ricettori.

Anche perché, nelle sue performance tra le lenzuola, di amore ce n’era stato ben poco.

Dopo essere entrato nell’AEUG, poi, aveva appreso un’altra cosa.

Le sue prime missioni erano state dei semplici attentati contro installazioni federali, condotte pilotando un GM II rubato e ricolorato.

Al tempo, l’AEUG non aveva ancora fatto produrre dei mobile suit propri, sebbene avesse già commissionato diversi progetti alla Anaheim Electronics.

Sul suo GM II, aveva combattuto e aveva ucciso.

Aveva nuovamente percepito le vite dei suoi nemici, e ancora si era ripetuto che erano insulse per mettere a tacere quella sensazione che sembrava lacerargli le viscere e strappargli lo stomaco di dosso.

Però, una volta rientrato, si era accorto di un cambiamento in sé.

Aveva ricominciato ad avere quella prontezza di pensiero e quella rapidità nel valutare le situazioni che non gli erano mai mancate prima dell’Operazione Tristan.

Aveva preso un pallone e gli aveva tirato quattro calci.

Tutta la tecnica e l’abilità di quando aveva giocato in Serie A erano sembrate tornare come per incanto.

Era nuovamente la promessa di Side 2, colui che avrebbe dovuto portare la Longobarda a vincere la Champions League.

Come se avesse sempre giocato ai massimi livelli possibili.

Adesso, qualsiasi grande squadra avrebbe voluto uno come lui.

Non riusciva a capire cosa gli fosse successo esattamente.

Aveva l’impressione che la sua abilità, sia fisica che mentale, dipendesse direttamente dall’intensità della sua volontà di vivere.

Quando il calcio era stato il suo unico modo di affermarsi sui propri genitori, era stato capace di impegnarsi al punto di diventare un ottimo giocatore.

Quando la sensazione di uccidere aveva preso il posto di emozione preminente nei suoi pensieri, era diventata il nuovo interruttore della sua parte migliore.

Un tempo, aveva giocato a calcio per evitare che la sua anima venisse uccisa dai genitori.

Ora uccideva affinché il suo corpo non venisse ammazzato dal nemico.

Se questa era la sua natura, non poteva fare altro che assecondarla.

L’unico modo per vivere appieno era combattere.

E allora, avrebbe combattuto.

***

‘Non voglio sognare’, pensò Daniel non appena chiuse gli occhi dopo essersi buttato sul letto ed essersi messo le mani dietro la testa, senza nemmeno svestirsi o tirarsi addosso le coperte.

‘Voglio addormentarmi e non sapere niente di quello che succederà fino a domattina’.

Non che dormire nello stanzino che era il suo alloggio fosse particolarmente comodo, ma era un modo come un altro per evitare di incontrare delle persone.

Anche perché c’era un’unica persona di cui gli importasse qualcosa.

‘Al diavolo!’, fu il suo pensiero quando gli venne in mente.

Il ritmico e ossessivo suono del telefono sulla parete.

La sua luce intermittente verdastra rompeva fastidiosamente il buio completo della stanza.

Daniel allungò il braccio e afferrò la cornetta: "Sì?".

"Dan?".

"Lynn?".

"Si può sapere dove sei stato?".

"Avevo da fare".

"Ti ricordo che i permessi sono stati revocati, hai dimenticato in che situazione ci troviamo?".

"Vieni al punto".

"Ti aspetto sul Moloch, subito. Facciamo una riunione".

"Una riunione?".

"Tutti, equipaggio e piloti. Mi serve che ci sia anche tu".

***

Il Moloch era un incrociatore di classe Salamis Kai.

Era stato costruito dall’Esercito Federale, ma l’AEUG se ne era impadronito quando il suo equipaggio aveva disertato, già nell’aprile UC 0087.

Le imprevedibili circostanze della guerra avevano portato buona parte dei suoi operatori a morire nel corso dei combattimenti; già alla fine di maggio, erano rimaste solo tre persone dei soldati federali che avevano originariamente servito sulla nave; le altre erano state sostituite con personale proveniente praticamente da ovunque.

Ormeggiato a Sweetwater, il Moloch era ormai un incrociatore composto da un equipaggio eterogeneo, formato dai sopravvissuti di diverse altre unità dell’AEUG.

Al centro della sala comandi c’era il collante di questi pezzi: Lynn Petrie-Smith.

Trentun anni non ancora compiuti, bassa statura, infilata nell’uniforme rossa e bianca degli ufficiali dell’AEUG.

Capelli biondo cenere raccolti in una crocchia sulla testa, con un ciuffo che le ricadeva sulla parte destra del viso.

Un paio di occhi neri che sapevano essere tremendamente duri, eppure riuscivano a comprendere le ragioni delle persone.

Doveva essere stato per questo che l’avevano nominata capitano.

Daniel aveva un debole per lei, o almeno questo era quanto diceva a se stesso.

In realtà, era pienamente consapevole di esserne perdutamente innamorato.

"Signorsì", le diceva rispondendo ai suoi ordini.

‘Sì, mia unica ragione di vita’, pensava contemporaneamente.

E aggiungeva qualche pensiero del tipo ‘Sei bellissima’, ‘Rivolgimi la parola un’altra volta’, ‘Incrocia per caso il mio sguardo’.

La cosa peggiore di quei pensieri era che poi venivano puntualmente accompagnati da qualcun altro, del tipo: ‘Mi crogiolo nel dolce dolore che l’amore per te mi provoca e poi vado in giro a rimorchiare qualche trioetta qualsiasi per scoparmela. Non solo sono un pusillanime, ma i miei sentimenti più profondi sono talmente insulsi e puerili che mi faccio schifo da solo’.

Alla fine, la sensazione che gli restava puntualmente impressa nel cervello dopo avere avuto a che fare con Lynn era qualcosa di simile a ‘Sono un idiota’.

Attorno a Lynn, nella sala di comando, erano riuniti tutti i membri dell’equipaggio del Moloch.

Chi aveva un posto di lavoro in quella sala vi era seduto, gli altri si erano accomodati per terra.

Tutti indossavano l’uniforme, tranne Daniel, che aveva ancora la maglia e i pantaloni neri addosso.

"Vorrei precisare che ho indetto questa riunione all’insaputa dei nostri superiori", disse Lynn mettendosi le mani dietro la schiena e guardando uno dopo l’altro tutti i presenti.

‘Ti prego, sofferma il tuo sguardo su di me per un secondo in più’, implorò mentalmente Daniel.

Lei non lo fece, ovviamente.

"Per farla breve", proseguì Lynn (‘Adoro come tu sia una persona che arriva subito al sodo’, fu quanto balenò nella testa di Daniel), "quello che potreste avere già sentito è vero. Pare che Axis sia tornato nella Sfera Terrestre con una flotta. Bella grossa".

Se l’equipaggio del Moloch fosse stato composto di novellini, probabilmente si sarebbe levato un mormorio stupito.

Ma, in un modo o nell’altro, erano tutti veterani.

"So bene che questo è un problema praticamente per tutti", proseguì il capitano del Moloch, "Alcuni di noi, me compresa, facevano parte dell’Esercito Regolare di Zeon durante la guerra di indipendenza di otto anni fa. Altri, invece, combattevano nell’Esercito della Federazione Terrestre. Nonostante un tempo fossimo nemici, ora siamo tutti qui e, ciascuno per i propri motivi, siamo riuniti sotto un’unica bandiera perché abbiamo un solo nemico. Mi rendo però conto che il ritorno di Axis potrebbe infrangere la nostra unità, quindi vi ho chiamati qui per un motivo ben preciso: voglio che mi diciate cosa avete intenzione di fare".

Tra i membri dell’equipaggio volarono occhiate dubbiose.

Il primo a parlare fu Harold, il capo meccanico: "Cosa dobbiamo dirti, esattamente? Se abbiamo intenzione di unirci alle truppe di Axis? Non sappiamo nemmeno quale sia la posizione dell’AEUG verso di loro. Non escluderei che i nostri superiori possano optare per un’alleanza".

"Per l’appunto", rispose Lynn. "A quanto mi è stato detto in via confidenziale, quindi fate finta che non ve l’abbia mai riferito, pare che un gruppo dei nostri stia cercando di entrare in contatto con il capo di Axis. In pratica, loro sarebbero orientati a stabilire un’alleanza, ma, come potete immaginare, non potremo essere sicuri di come andranno le cose finché non saranno concluse. Vorrei sapere cosa fareste voi in entrambi i casi, ovvero che l’AEUG finisca per essere alleato o nemico di Axis".

"Non ti nascondo che sono dubbioso, Lynn". A parlare era stato Jack, un omone grande e grosso sulla quarantina, dai capelli biondi, folti e spettinati. "Come sai, io ero nell’Esercito di Zeon durante la guerra. Non ho mai apprezzato le tattiche degli Zabi e mi sono fatto schifo da solo quando ho partecipato all’Operazione British… Però, per essere onesto, non me la sento di combattere contro i miei compatrioti. Alla fine, se l’AEUG esiste, è proprio perché gli spacenoid sono oppressi, no?".

‘No’, pensò Daniel con una vaga sensazione di disgusto, ‘L’AEUG esiste perché i Titans stanno facendo perdere soldi a un sacco di gente che sta meglio di noi e preferisce pagarci piuttosto che scendere in campo di persona’.

"Io non sono d’accordo", intervenne Simon, un giovane bruno di ventisei anni, che era stato solo un ragazzino quando aveva pilotato mobile suit nell’Esercito della Federazione Terrestre. "Se gli zeoniani sono tornati nella Sfera Terrestre con una flotta, non l’hanno certo fatto per giocare a briscola. È evidente che sono qui per combattere e non mi stupirei se volessero riprendere le folli ideologie di Gihren Zabi".

"Questo potrebbe essere vero, in effetti", replicò Lynn. "Le mie informazioni risalgono a tre anni fa, ma sembra che la situazione sia precisamente questa. A quanto ne so, i soldati che fuggirono su Axis dopo la guerra di indipendenza portarono con sé la figlia del generale di corpo d’armata Dozle, Mineva. Nel corso degli ultimi anni, l’hanno usata come figura pubblica, presentandola come la legittima erede della dinastia degli Zabi. Il problema è che Mineva dovrebbe avere compiuto otto anni all’inizio del mese scorso, quindi è evidente che non abbia potuto regnare da sola e che stia venendo semplicemente manovrata da altri. La reggente di fatto di Axis dovrebbe essere la sua tutrice, la figlia di un ammiraglio che ora è morto. Molto giovane anche lei, per la cronaca. Per farla breve, gli zeoniani di Axis sembrano essere effettivamente dei nostalgici degli Zabi".

"E tu, Lynn", chiese nuovamente Harold. "Cosa vuoi fare?".

Il capitano sospirò, come se fosse sul punto di dire qualcosa di problematico. Il che effettivamente era.

Poi rispose: "Ci ho pensato molto. Come Jack, nemmeno io sono mai stata in linea con gli Zabi. Anzi, i miei genitori sono stati perseguitati per anni perché appartenevano alla corrente fedele a Deikun. Capirete quindi che non ho alcuna voglia di aiutare questa gente a ristabilire una dittatura su Side 3, se è questo che desiderano. D’altra parte, molti dei soldati di Axis sono persone proprio come noi, che vorrebbero solo l’indipendenza per gli spacenoid, quindi preferirei non combattere contro di loro. Ne conosco anche qualcuno personalmente, perché erano miei commilitoni durante la scorsa guerra. Però… ho riflettuto che, qualsiasi decisione prendessi adesso, a prescindere dalla situazione, mi troverei a fare qualcosa che non voglio. In un caso, dovrei aiutare dei fanatici degli Zabi; nell’altro, dovrei uccidere dei compagni. Di conseguenza, ho deciso di restare nell’AEUG qualsiasi cosa accada. Io sono qui adesso e, se lo sono, è perché credo in quello che faccio. Il mio passato è solo il mio passato. Se non ho modo di evitare una situazione difficile, allora tanto vale che la affronti basandomi sulle mie convinzioni. Se poi le cose dovessero farsi insostenibili… non escludo che potrei considerare l’idea di disertare. In ogni caso, voglio vivere secondo quello che ritengo giusto adesso, senza fuggire dai problemi che questo potrebbe crearmi".

Dopo che Lynn ebbe dato la propria spiegazione, tutti gli altri membri dell’equipaggio, a turno, fornirono le loro.

Molti si dichiararono d’accordo con il capitano.

Qualcuno, tra cui anche degli zeoniani, disse di non volere assolutamente combattere al fianco di fanatici degli Zabi.

Nessuno si schierò apertamente con Axis, ma molti dissero di essere disposti a tollerare un’alleanza.

Daniel aveva saputo fin da subito cosa rispondere.

Si era preparato due diverse scuse, che gli avrebbero permesso di seguire Lynn qualsiasi cosa lei avesse deciso.

Ma la presa di posizione del suo capitano (che adesso amava molto di più proprio per questo) gli aveva permesso di replicare sinceramente: "Sai che per me combattere con o contro degli zeoniani non ha mai fatto differenza. Non è per questo che sono nell’AEUG, quindi rimarrò in qualsiasi caso".

"Bene", disse infine Lynn dopo avere ascoltato quanto tutti avevano da dire, "Sono contenta delle risposte che ho ricevuto. A questo punto, non possiamo fare altro che sperare di non avere altri nemici, a parte i Titans".

***

‘Lurido bastardo’, pensò Daniel mentre teneva lo sguardo fisso sul mobile suit che aveva davanti.

Era una macchina aggraziata ed elegante, dalla linea pulita e solida al tempo stesso, bianca con la sezione del petto e le piante dei piedi rosse.

Bianco e rosso, i colori della Longobarda.

‘E falla finita, maledetto figlio di puttana!’, pensò nuovamente senza distogliere lo sguardo dal colosso antropomorfo davanti a lui.

Gli era stato detto che quello era uno Z Plus C1, una variante prodotta in serie dello Z Gundam.

Ne erano stati assemblati pochi esemplari, perché costava comunque un occhio della testa.

La maggior parte degli Z Plus era finita nelle mani della Karaba o della Federazione Terrestre, che aveva cominciato a voltare le spalle ai Titans in seguito al discorso che Casval Rem Deikun aveva tenuto nel Parlamento di Dakar.

Lynn si era quasi messa a piangere quando aveva visto la trasmissione televisiva.

Quant’era bella quando piangeva, aveva pensato Daniel.

In questo momento, Lynn era dall’altra parte dell’hangar del Moloch e stava parlando con Harold.

Probabilmente, lui le stava illustrando le condizioni di qualche mobile suit.

‘Piantala, stronzo!’, pensò di nuovo Daniel senza girarsi (nonostante sentisse chiaramente che stavano parlando di qualcosa).

‘Lasciala andare! Se non le parlerai più, lei verrà da me e mi dirà qualcosa. Qualsiasi cosa mi va bene, ma lascia che venga da me! Anche solo per un secondo’.

Daniel stava cominciando ad annoiarsi a restare lì a guardare lo Z Plus senza fare niente.

Ma non poteva rischiare di andarsene e perdere l’occasione di parlare un po’ con Lynn.

Poi, il momento fatale arrivò.

Daniel sentì una mano che gli si posava sulla spalla.

"Che ne dici?", gli chiese Lynn con un sorriso.

‘Che ti amo’, pensò lui, ‘Soprattutto quando mi sorridi’.

"Non sembra male", rispose però, indicando lo Z Plus con un cenno del capo.

"Dicono che sia eccezionale", replicò lei. "Ed è per questo che l’ho assegnato a te. L’ho anche fatto dipingere con i tuoi colori personali, contento?".

Il pensiero fu chiarissimo nella mente di Daniel: ‘Il fatto che tu abbia avuto un’idea di riguardo per me mi rende talmente felice che vorrei gridarti in faccia quanto ti amo’.

Ma disse tutt’altro: "Non è che fosse così fondamentale. Che ne sarà del Nemo che ho pilotato finora?".

"Sarà assegnato a qualche altra unità, ovviamente. Ti dispiace?".

"Se questo è migliore, direi di no".

"Certo che è migliore, te l’ho detto. Nonostante sia un modello prodotto in serie, sembra che non abbia niente da invidiare al vero Z Gundam. Sei decisamente il pilota più adatto per questo mobile suit".

"Sì?".

"Sì. Non ho mai visto un pilota come te, davvero… Il tuo modo di pilotare ha qualcosa di… affascinante".

‘Il mio modo di pilotare, eh?’, pensò amaramente Daniel.

"Sei sicuramente la persona che può sfruttare al meglio le potenzialità dello Z Plus", proseguì Lynn. "Ora che sappiamo che Axis è nostro nemico, abbiamo decisamente bisogno di te, quindi metticela tutta".

‘Lei ha bisogno di me…’, gongolò lui mentalmente, senza che la sua faccia cambiasse espressione.

***

I raggi balenavano attorno al Moloch, mentre i mobile suit di Neo Zeon lo attaccavano.

Le agili forme dei Gaza-E saettavano attorno alle corazzate, dell’AEUG e di Axis, mentre i Nemo e i Rick Dias sparavano contro i nemici che li assalivano da ogni direzione.

La battaglia si combatteva sullo sfondo della Terra, la gemma azzurra che brillava nel cosmo.

Una flotta dell’AEUG, di cui il Moloch faceva parte, era stata incaricata di impedire lo sbarco dall’orbita di un contingente di mobile suit di Neo Zeon, che avrebbe dovuto fornire rinforzo alle truppe già arrivate sulla Terra.

All’inizio di aprile 0088, tra voltafaccia e cambi di schieramento, la Guerra di Gryps era finita.

La cosa aveva sconfortato Daniel.

Il fatto che l’AEUG fosse improvvisamente diventato alleato della Federazione, per la verità, non lo aveva interessato più di tanto.

L’unica cosa che gli era sempre importata era stata combattere.

E stare vicino a Lynn, ovviamente.

Quello che l’aveva sconfortato era stato il fatto che non ci sarebbero più state guerre per un po’.

Niente possibilità di uccidere, quindi.

Sarebbe tornato a essere un incapace?

Con suo grande sollievo, però, era subito comparso un altro nemico.

Axis.

I reduci del vecchio Esercito Regolare di Zeon avevano assunto il nome di Neo Zeon, dichiarando guerra alla Federazione Terrestre.

E ai suoi alleati, di conseguenza.

In seguito alla Guerra di Gryps, i Titans erano stati praticamente annientati, mentre le forze federali e dell’AEUG erano seriamente compromesse.

Il Moloch era stato una delle poche navi a uscire dalla battaglia nei pressi del colony laser senza subire perdite di enorme entità.

Di conseguenza, aveva trascorso i primi mesi dello 0088 in attesa, giacché l’ordine di combattere contro Axis sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro.

Ma era parso che i federali non volessero prendere una posizione politica troppo netta contro Neo Zeon. Il che era assurdo, visto che le intenzioni delle armate di Haman Karn, così si chiamava la reggente in vece di Mineva Lao Zabi, erano sempre state chiare.

Poi, tra luglio e agosto 0088, Neo Zeon aveva cominciato la sua invasione della Terra e aveva persino occupato Dakar, sede del Parlamento Federale.

Nonostante questo, era sembrato che la linea del governo fosse ancora quella della trattativa.

Avevano tanta paura di Axis?

Era stato l’AEUG a opporsi a questa decisione.

E il Moloch, in quanto unità combattente ancora in buone condizioni, era stato al centro di alcune operazioni contro Neo Zeon, con disappunto di diversi membri dell’equipaggio.

Però, quando si era presi a bersaglio da alcune corazzate e un numero imprecisato di mobile suit, era difficile ricordarsi del proprio disappunto.

In tutto questo casino, l’unico che si divertiva era proprio Daniel.

Sì, lo Z Plus era decisamente un’ottima macchina.

Nonostante gli enormi consumi di energia del suo beam smartgun, riusciva a pilotarlo con molta naturalezza.

Fu proprio il beam smartgun di Daniel a colpire in pieno una delle corazzate di Neo Zeon, un Gwanban, facendola esplodere nel cosmo.

Fin dall’inizio della battaglia, il nemico doveva avere capito subito che quel mobile suit bianco e rosso non era una macchina qualsiasi.

Le unità avversarie cercavano di abbatterlo a tutti i costi o evitarlo.

Il cervello di Daniel era ormai completamente annebbiato.

Non ricordava quanti nemici avesse abbattuto.

La tempesta di ricordi altrui che gli si era riversata nel cervello lo aveva portato sull’orlo dell’incoscienza, uno stato in cui combatteva praticamente senza rendersene conto.

Sapeva di avere ucciso un tizio che aveva progettato di dichiarare ai suoi genitori la propria omosessualità dopo la battaglia.

Poi, aveva fatto fuori anche un altro tale, a cui la moglie aveva appena detto di essere incinta.

C’era stato anche quell’altro pilota, quello con l’hobby della pittura, che aveva voluto preparare una mostra dopo la guerra.

E, incredibile a dirsi, un appassionato di calcio che aveva ricordato ancora con nostalgia le imprese tecniche di Daniel Wymann nella Longobarda.

Chissà cosa avrebbe pensato, se avesse saputo che era stato proprio Daniel Wymann a ucciderlo!

Eppure, tutte queste vite continuavano a essere insulse.

Erano identiche a quelle di tante altre persone che aveva già ammazzato.

Ma Daniel si era già reso conto da tempo di questo fatto: alla fine, tra un essere umano e un altro non c’era molta differenza.

Chissà perché non si capivano…

Come era possibile che non si capissero, se erano tutti ugualmente insulsi?

Forse perché non ci provavano nemmeno?

O forse, più semplicemente, non erano in grado di accettarsi per come erano?

All’improvviso, un’ombra oscurò la mente di Daniel.

Riacquistò la lucidità in un attimo, come se si fosse appena svegliato dal sogno.

Era comparso qualcuno nella cui mente non riusciva a entrare.

Era un mobile suit strano, nero, con delle spalle esageratamente larghe e sproporzionate e una testa schiacciata in cui brillavano due monoeye.

Daniel aveva visto quel modello in un rapporto che illustrava ai piloti dell’AEUG le macchine del nemico.

Si chiamava Qubeley.

Non se ne sapeva molto, perché, apparentemente, ben pochi di coloro che lo avevano incontrato erano sopravvissuti per raccontarlo.

Prima ancora di finire di formulare il pensiero, Daniel fece compiere un brusco scarto allo Z Plus, per evitare un raggio partito dal braccio destro del Qubeley.

Sembrò che il pilota nemico avesse un attimo di esitazione.

Perché non riusciva a percepire cosa stesse pensando?

Che cazzo stava succedendo?

Poi, all’improvviso, da una bizzarra appendice che c’era nella parte posteriore del Qubeley, una specie di ‘coda’, uscì qualcosa.

Descrivendo un movimento a spirale, una dozzina di minuscoli oggetti si dipartì dalla macchina.

Daniel aveva sentito parlare di qualcosa di simile: durante la Guerra di Un Anno, alcuni corpi speciali di Zeon avevano sperimentato delle armi che consentivano al pilota di controllare a distanza delle derive, con le quali era possibile effettuare attacchi a tutto campo.

Se era effettivamente così, i funnel usciti da Qubeley dovevano essere in grado di sparare.

A volte, Daniel detestava avere ragione.

In breve, si trovò colto in un reticolato di colpi.

Ne evitava la maggior parte per puro istinto, sparando nel contempo con i beam gun sulle anche dello Z Plus per cercare di abbatterne qualcuno.

Il Qubeley non si sarebbe potuto avvicinare troppo, perché altrimenti avrebbe rischiato di trovarsi coinvolto nei suoi stessi attacchi.

E Daniel era in vantaggio sulla lunga distanza.

Se solo avesse potuto trovare il momento giusto per puntare il beam smartgun…

Improvvisamente, il Qubeley scattò in avanti.

Che razza di mossa era?

Daniel cercò di pensare rapidamente.

Era evidente che tutti i funnel, molti dei quali aveva ormai perso di vista, erano stati collocati in modo da sparare senza colpire il proprietario…

Di conseguenza…

Non sapendo da dove sarebbero arrivati gli attacchi, c’era un’unica cosa da fare per andare sul sicuro.

Daniel spinse al massimo i motori posteriori dello Z Plus, mandandolo a sbattere frontalmente contro il Qubeley e spingendolo nel vuoto cosmico.

Nessun funnel sparò.

Ovviamente.

Sarebbe stato troppo rischioso fare fuoco mentre si era così vicini.

Fu solo allora, quando la telecamera principale del suo mobile suit riuscì a vedere oltre quello nemico, che Daniel si rese conto che i funnel lo stavano seguendo da terga.

Evidentemente, il pilota del Qubeley aveva pensato che Daniel avrebbe cercato di allungare le distanze per sfruttare il beam smartgun.

Quando questo fosse successo, il mobile suit di Neo Zeon si sarebbe spostato lateralmente e avrebbe sparato con i funnel, approfittando del fatto che la mira del nemico avrebbe cercato di seguirlo.

Un discreto piano.

Ma Daniel era un veterano.

Aveva vinto: a questo punto, gli sarebbe bastato sparare con i beam gun sulle anche e…

Emergenza.

"Cosa?", sibilò con disappunto.

Le strumentazioni dello Z Plus indicavano una situazione di emergenza.

Certo, era una funzionalità ben precisa di questo modello.

Il computer stava informando Daniel che lo Z Plus si trovava in una zona in cui non si sarebbe più potuto sottrarre all’attrazione della gravità terrestre.

In altre parole, doveva effettuare il rientro nell’atmosfera.

Merda!

Doveva essere stata la sua spinta sul Qubeley a scagliarli entrambi in un posto tanto problematico!

Non era stato poi così furbo, dopotutto.

Le strumentazioni consigliavano la trasformazione in waverider.

Daniel tirò un sospiro di sollievo.

Certo, trasformando lo Z Plus dalla sua forma umanoide in quella di caccia, avrebbe potuto resistere al rientro nell’atmosfera, e anche volare in presenza di gravità.

Mentre l’attrito cominciava a rosseggiare sulla corazza bianca del suo mobile suit, si liberò del Qubeley con un calcio e fece trasformare la propria macchina, esponendo all’atmosfera terrestre il ventre.

La temperatura nell’abitacolo di faceva sempre più calda di secondo in secondo.

Anche questo era previsto: il computer dello Z Plus stava attivando automaticamente un sistema di raffreddamento pensato proprio per queste evenienze.

Che bella macchina era, questo Z Plus!

All’improvviso, un tonfo.

Daniel si rese conto di cosa fosse successo anche senza vederlo.

Ma lo vide guardando in alto grazie al panoramic monitor.

Il Qubeley gli si era appoggiato sopra.

Contava di usare lo Z Plus come scudo per superare la fase di rientro, un’impresa altrimenti impossibile per il modello di Axis.

E, da quella posizione, non poteva nemmeno essere attaccato.

Daniel vide balenare un paio di raggi, poi degli strani oggetti oblunghi gli volteggiarono attorno.

Le spalle del Qubeley?

Doveva essere stato il pilota a tagliarle spontaneamente, sparando con i funnel, per minimizzare l’attrito e proteggersi completamente dietro lo Z Plus.

Bene, bene, bene…

Questo sconosciuto che si rifiutava di aprirgli la propria mente sarebbe stato completamente inerme, una volta arrivati sulla Terra.

Avrebbe avuto un mobile suit danneggiato e incapace di volare, e probabilmente anche di ricorrere ai funnel, in presenza di gravità.

Sì, però…

Da quella posizione, il Qubeley avrebbe potuto sparare e abbatterlo facilmente…

Certo, poi si sarebbe schiantato al suolo, ma intanto…

Improvvisamente, superata una coltre di nubi che era sembrata interminabile, un luminoso cielo azzurro si aprì davanti a Daniel.

Era tornato sulla Terra dopo tanti anni…

A questo punto, c’era solo una cosa da fare: avrebbe fatto ruotare su se stesso lo Z Plus, in modo da buttare giù il nemico.

Anzi, no.

Se l’avesse fatto, il Qubeley avrebbe avuto comunque modo di colpirlo facilmente.

Improvvisamente, il mobile suit di Neo Zeon si staccò dal nemico.

Ecco, ora l’avrebbe attaccato.

Si era distanziato per non restare coinvolto nell’esplosione del reattore nucleare.

Ma cosa credeva di fare?

Anche se lo avesse abbattuto, si sarebbe senza dubbio schiantato al suolo!

Perché abbandonarsi così, come rassegnandosi a morire?

Che significato…

…aveva…

…una mossa…

…del genere?

Poi, una campanella suonò nella testa di Daniel.

Quel pilota aveva qualcosa…

Quel pilota era colui di cui non era riuscito a penetrare i pensieri…

Aspettò che la quota calasse un po’.

Poi fece avvicinare lo Z Plus al Qubeley e lo trasformò nuovamente in mobile suit.

Afferrò la mano del nemico.

Come a volersi unire in uno sforzo congiunto, entrambe le macchine attivarono i propri vettori di spinta.

La caduta frenò lentamente.

Non di molto.

Ma abbastanza da impedire che i due mobile suit si schiantassero quando arrivarono pesantemente a terra.

Si divisero un attimo prima di toccare il suolo: le gambe dello Z Plus cedettero, facendolo crollare seduto.

Il Qubeley, invece, era rimasto sulla schiena, immobile.

Daniel aprì l’abitacolo e corse fuori.

Non estrasse la pistola.

Non ebbe nemmeno il tempo di guardare dove si trovasse.

Capì di essere su di una spiaggia solo quando i suoi piedi si tuffarono nell’acqua verdastra del bagnasciuga.

Alla sua destra, delle palme ondeggiavano al vento.

Alla sua sinistra, il mare si perdeva a vista d’occhio.

Sopra di lui, l’alba.

Gettò a terra il casco della normal suit mentre correva verso il Qubeley.

Si arrampicò sul corpo del mobile suit nemico, fino ad arrivare a quell’apertura che doveva essere l’abitacolo.

Che si aprì.

Una ragazza con indosso la normal suit dell’Esercito Regolare di Zeon, che non portava il casco, saltò fuori dal cockpit come una molla, appoggiando le mani sulle spalle di Daniel.

Aveva i capelli rossi, tagliati a caschetto.

I suoi occhi verdi, spalancati per lo stupore, fissavano quelli dell’uomo.

Lei sorrise: "Io non ti conosco!", dichiarò, come se fosse stata la scoperta più importante del genere umano.

"Nemmeno io!", esclamò Daniel con lo stesso tono.

Si baciarono appassionatamente.

***

Erano capitati in un posto strano.

Sembrava tutto troppo perfetto.

Dopo un breve giro, Daniel e la ragazza, che aveva detto di chiamarsi Suzanne, avevano scoperto di trovarsi su di un’isola deserta.

Lo Z Plus, che in teoria avrebbe potuto portarli via di lì, non aveva abbastanza carburante.

Ma non sembrava un problema: frutta e pesce non mancavano e una cascata naturale forniva l’acqua.

Era una situazione quasi assurda: la classica storia della coppietta sperduta su di un’isola tropicale.

Già, ‘coppietta’ forse non era un termine esagerato.

Per la prima volta in vita sua, con una persona la cui mente non era riuscito a percepire, Daniel sentiva di avere trovato un’anima affine.

E anche per Suzanne, a suo dire, era stato così.

Era davvero incredibile, ma anche lei aveva sofferto per lo stesso problema che aveva attanagliato Daniel.

Anche lei era stata in grado di sentire i pensieri altrui ed era stata sull’orlo della follia.

Cosa era stato a portarli insieme?

Forse il fatto che ciascuno vedesse nell’altro l’unica persona con la quale poteva non essere un newtype?

Si erano innamorati?

Daniel aveva sempre pensato che fosse necessario conoscere una persona per innamorarsene.

Adesso, invece, passava le giornate in tenere effusioni con una donna che non conosceva.

Proprio perché non la conosceva.

C’era qualcosa di paradossale in quella situazione.

Forse erano stati uniti dall’avere provato un dolore simile.

In un certo senso, si stavano leccando le ferite a vicenda.

E Lynn?

Per qualche strano motivo, ora Daniel non se ne preoccupava.

Non sapeva nemmeno se fosse sopravvissuta alla battaglia.

Ne aveva parlato a Suzanne, descrivendo Lynn come la donna che amava.

Per qualche strano motivo, in Suzanne non c’era stata traccia di gelosia.

Apparente, almeno.

Era successo una mattina.

Erano entrambi nudi nell’acqua, che veniva lentamente scaldata dal sole nascente.

Avevano appena finito di fare sesso.

O l’amore, a seconda dei punti di vista, di questo Daniel non era proprio sicuro.

Erano lì, nell’acqua bassa, un po’ galleggiando, un po’ toccando il fondale con il sedere.

Dandosi la schiena, tenevano l’uno la testa appoggiata sulla spalla dell’altra.

"Tu sei come Perceval", gli aveva detto Suzanne a un certo punto.

"Chi?", aveva risposto lui.

"Perceval. Non hai letto il Perceval di Chrétien de Troyes?".

"Non ero molto bravo a scuola".

"Be’, c’è questo Perceval, che è un cavaliere della Tavola Rotonda e desidera trovare il Graal più di ogni altra cosa. A un certo punto, arriva al castello del Re Pescatore, dove vede l’oggetto della propria ricerca. Potrebbe facilmente ottenerlo, se solo ponesse le domande giuste, ma decide di tacere perché il suo maestro gli ha insegnato a non parlare a sproposito. In realtà, però, il suo errore è unicamente frutto dell’indecisione. Rimanda continuamente le domande che dovrebbe porre e, così facendo, perde tutto".

"E in che modo io somiglierei a questo Perceval?".

"Avevi quella donna di cui eri innamorato a portata di mano, ma non ti sei mai dichiarato. Sei stato nel castello del Re Pescatore, ma non hai parlato. E adesso hai perso tutto".

Daniel sospirò: "Forse hai ragione. Forse sono semplicemente stato indeciso. Avrei dovuto dire come stavano le cose senza farmi problemi. Ma ormai non importa. Non voglio che il mio passato mi condizioni la vita".

Si rese conto subito dopo di avere parlato proprio come avrebbe fatto Lynn.

Gli era entrata nel cervello fino a questo punto?

Doveva essere ancora perso di lei, in fin dei conti…

"Sei rimasto a contemplare le macchie di sangue sulla neve?", chiese Suzanne abbozzando un sorriso.

"Eh?".

"Oh, niente, un’altra citazione. Dopo avere perso la possibilità di ottenere il Graal, Perceval si è veramente messo a contemplare delle macchie di sangue sulla neve. Poi è arrivato Galvano, che l’ha portato da Re Artù. Stai aspettando che arrivi Galvano anche per te?".

Quasi in risposta alle parole della ragazza, una vibrazione sembrò scuotere il fondale.

E non solo: anche l’acqua cominciò improvvisamente a muoversi.

Daniel e Suzanne si misero a sedere.

"Che diavolo…", sibilò lui seccato.

Istintivamente, si girò verso il largo.

Qualcosa stava uscendo dall’acqua.

Erano due mobile suit.

Le loro forme blu somigliavano vagamente a quelle di un modello contro cui Daniel aveva già combattuto, una macchina trasformabile chiamata Gaza-C.

Ma avevano qualcosa di diverso, a parte il colore.

Al posto del knuckle buster, avevano qualcosa che somigliava a un gigantesco lanciamissili.

Daniel arrivò a un’unica conclusione: "Amici tuoi?", chiese rivolto a Suzanne.

"Sono dei Gaza-M", annuì lei. "Sono mobile suit anfibi progettati su Axis in previsione dell’invasione della Terra. Ma cosa ci fanno qui?".

"È improbabile che siano venuti a cercarti, vero?".

"Direi di sì. Chiunque penserebbe che io sia morta durante il rientro nell’atmosfera".

"Quindi devono essere qui perché siamo vicini a qualche posizione strategicamente importante, no?".

"Mi pare ovvio. Il problema è che non ho idea di dove ci troviamo adesso, quindi non saprei dirti con precisione…".

Improvvisamente, una cannonata.

Accanto a uno dei mobile suit, si levò una colonna d’acqua.

Daniel spostò lo sguardo alla propria destra.

Una portaerei.

Federale, evidentemente.

Che la Federazione si fosse finalmente decisa a contrastare Neo Zeon in maniera definitiva?

Un’altra cannonata.

Stavolta gli schizzi d’acqua raggiunsero Daniel e Suzanne.

E doveva decidersi proprio adesso, la Federazione?

Ma, soprattutto, pensò amaramente Daniel, ecco che la perfezione del paradiso in cui era vissuto per quei pochi giorni era stata infranta.

Erano finiti nel bel mezzo di una battaglia.

Istintivamente, Daniel afferrò la mano di Suzanne e si mise a correre verso la riva: "Dobbiamo nasconderci fino alla fine della battaglia!", esclamò senza fermarsi.

"Lo so!", gli rispose lei, "Ma poi cosa faremo? Chiunque vinca, uno di noi sarà considerato un prigioniero, e probabilmente l’altro un traditore!".

"E allora cosa vuoi fare? Dobbiamo almeno allontanarci, quegli affari hanno un reattore nucleare, se esplode, siamo finiti!".

Un’idea balenò nella mente di Daniel.

Con tutta probabilità, sulla portaerei non si erano resi conto della presenza sua e di Suzanne (anche se di certo avevano visto i mobile suit).

C’era un’unica cosa da fare: i due Gaza-M dovevano essere abbattuti senza che il reattore venisse toccato.

Daniel lasciò la mano della ragazza e corse verso lo Z Plus.

Entrò nell’abitacolo ancora nudo e armeggiò freneticamente con i comandi: la portaerei non sarebbe certo andata troppo per il sottile, doveva essere lui a sistemare le due macchine di Neo Zeon.

Vedendolo combattere, forse sulla nave avrebbero capito che lui stava dalla loro parte e non avrebbero sparato.

Finalmente, lo Z Plus si alzò.

Daniel lasciò cadere il beam smartgun: non era certo indicato per un combattimento che doveva andare per il sottile.

Mentre il mobile suit bianco e rosso attingeva alle sue ultime riserve di energia per cominciare a correre, si estrasse la beam saber dall’anca sinistra.

La lama di luce violacea balenò nell’aria.

Uno dei Gaza-M si girò di scatto e sparò un arpione dalla propria arma.

Il colpo si perse nel vuoto: Daniel si era spostato ancor prima che partisse.

E poi, aveva sentito.

Forse il combattimento con Suzanne lo aveva convinto di essersi liberato della propria maledizione.

E invece, era ancora lì.

Il pilota del Gaza-M che aveva sparato era un ragazzino di diciassette anni. Era stato solo un bambino quando la guerra era finita e i suoi genitori, incapaci di rassegnarsi a vivere una vita che vedevano asservita alla Federazione, se ne erano andati su Axis. Era stato cresciuto nella convinzione che, un giorno, la famiglia Zabi sarebbe tornata a regnare su Side 3, acquisendo un posto di predominio nella Sfera Terrestre. A tutti gli effetti, era un ragazzino plagiato da altri, che non aveva avuto effettiva possibilità di decidere cosa fare della propria vita. Si era arruolato perché gli avevano sempre detto che quella era la cosa migliore da fare. Combatteva perché gli era stato imposto che quella era una giusta causa.

Una vita insulsa anche per gli standard di quelle che Daniel percepiva di solito.

Forse fu per questo che non ebbe particolari problemi a falciarla.

Fu estremamente preciso nel piantare la beam saber nell’abitacolo evitando il reattore nucleare.

Non appena il primo Gaza-M cadde a terra, Daniel si girò verso l’altro, che, fino ad allora, non aveva sparato, probabilmente nel timore di colpire il compagno.

Il secondo mobile suit di Neo Zeon aveva già estratto a propria volta una beam saber: evidentemente aveva giudicato che sparare arpioni fosse inutile a una distanza tanto ravvicinata.

Le due lame di particelle Minovsky si incrociarono.

Daniel sbuffò: non conosceva questo pilota, ma, in base a quello che percepiva, gli stava già sui coglioni.

Era il classico bel tenebroso dal passato tormentato: aveva un pessimo rapporto con i genitori, aveva detestato i compagni di classe a scuola (ritenendoli una massa di imbecilli senza nemmeno avere provato a conoscerli) e aveva sempre recitato la parte del tipo assente e disimpegnato con le donne. Aveva tuttora l’abitudine di comportarsi da stronzo con chiunque. Un tipo che aveva il vizio di scaricare le sue paturnie personali sul prossimo, in pratica, credendo che i problemi che aveva affrontato potessero giustificare il suo comportamento.

Nonostante fosse ateo, Daniel fu quasi sul punto di ringraziare Dio: per la prima volta, stava incontrando dei nemici che non aveva grossi problemi a uccidere.

Il fatto di ritenersi tutto sommato simile al secondo pilota lo disturbò solo un po’.

I due mobile suit si scambiarono qualche colpo, centrando solo le rispettive beam saber.

Sembrava che ciascuno dei due piloti fosse intento a studiare l’altro.

Daniel approfittò di quell’attimo di calma che seguì il loro primo scontro per pensare.

Quel mobile suit era una versione anfibia del Gaza-C, aveva detto Suzanne?

Quindi si poteva trasformare in… qualcosa? Forse un mobile armor subacqueo?

La forma mobile armor dei Gaza-C piegava in avanti la parte superiore del mobile suit, richiamando le braccia nel corpo e tenendo le gambe libere… Che il Gaza-M facesse qualcosa di simile? Era una fortuna che il Gaza-C fosse comune, e quindi famoso, in modo che fosse facile prevedere le mosse di una sua variante.

Improvvisamente, il mobile suit blu cominciò a correre verso lo Z Plus, brandendo la beam saber.

Daniel gli andò incontro.

Il Gaza-C era famoso…

Chiunque si sarebbe immaginato che una sua variante avrebbe sfruttato le proprie abilità di trasformazione…

Chiunque.

Anche chi lo pilotava.

Improvvisamente, i due mobile suit si trovarono a portata di lama.

Lo Z Plus sferrò il suo attacco alla parte alta del torso.

Il Gaza-M lasciò cadere la beam saber.

Il fendente di Daniel tagliò l’aria, mentre la macchina di Neo Zeon si piegava verso il basso, in un movimento molto simile a quello della trasformazione di un Gaza-C, mostrando la fusoliera, sulla quale due beam gun erano pronti a sparare.

Fu in quell’istante che Daniel ricordò una cosa.

Esistevano pochissimi esemplari di Z Gundam, ma era un modello molto famoso.

I potenti vettori di spinta sulle gambe dello Z Plus ruggirono: la cosa migliore da fare per evitare il colpo sparato dai beam gun era balzare in alto, sfruttando la forza propulsiva di una macchina che era stata progettata per volare in presenza di gravità.

Non appena il rumore dei razzi si sparse nell’aria, Daniel capì e diede il proprio comando al mobile suit.

Accadde in contemporanea: il Gaza-M alzò la fusoliera, tornando nella posizione iniziale, e sparando con i propri beam gun in aria; lo Z Plus, invece, si spostò lateralmente in un fluido movimento, che lo portò sulla sinistra del nemico.

Con un rapido colpo, tagliò il braccio sinistro del Gaza-M, facendolo cadere in acqua e sollevando una miriade di gocce scintillanti.

Una piccola esplosione dei motori dell’arto scagliò schegge tutto attorno; senza di esso, lo zeoniano non avrebbe potuto afferrare l’altra beam saber, quella nella spalla destra.

Un secondo fendente tagliò la fusoliera, eliminando i fastidiosi beam gun.

Daniel percepì l’angoscia del pilota avversario: sapeva benissimo che non avrebbe fatto in tempo a raggiungere la beam saber che aveva fatto cadere.

Infilò la sua lama lucente nell’abitacolo del mobile suit blu e sentì la vita del nemico spegnersi.

Per un attimo, si compiacque della propria abilità strategica: era evidente che il nemico aveva previsto che il suo avversario potesse essere a conoscenza delle capacità di trasformazione dei Gaza. Essendo però al corrente delle caratteristiche dello Z Gundam, il pilota di Neo Zeon si era aspettato una schivata verso l’alto e aveva cercato di anticiparla. Ma era stato lui a essere anticipato.

Daniel sospirò.

Chissà perché, stavolta uccidere non gli aveva causato tutti questi problemi.

Forse Suzanne gli aveva fatto bene, in qualche modo.

A proposito, Suzanne…

Dov’era?

Si girò freneticamente, cercandola su tutti gli schermi del panoramic monitor.

La vide.

In acqua, a faccia in giù.

Vide un pezzo di lamiera che spuntava dalla sua schiena, conficcato tra le scapole.

Lei.

L’unica persona con cui poteva non essere un newtype.

L’unica persona che poteva non capire.

Galleggiava nell’acqua bassa, mentre una macchia di sangue si allargava dal suo corpo.

Daniel fece inginocchiare rapidamente lo Z Plus e balzò fuori dall’abitacolo, correndole accanto.

Delle scialuppe vennero calate dalla portaerei.

Daniel cadde bocconi al fianco di Suzanne.

Afferrò il suo corpo tra le braccia e lo voltò, in modo da poter vedere il suo viso.

Gli occhi erano spalancati e vuoti.

Il frammento che l’aveva colpita doveva essere stato scagliato via dall’esplosione dei motori del braccio del Gaza-M.

In pratica, era stata colpa sua.

Daniel sentì il sangue di lei scorrergli sulle braccia.

Non gli importava.

Si strinse la testa senza vita al petto e cominciò a singhiozzare.

Quando una squadra di soldati scesa dalla portaerei lo raggiunse, stava piangendo a dirotto.

***

Il Moloch…

In qualche modo, era sopravvissuto.

E Daniel vi si trovava nuovamente.

La sua vacanza sulla Terra era durata poco, tutto sommato.

Era stato incredibile quanto a lungo la Federazione Terrestre fosse rimasta nell’indecisione, combattendo Neo Zeon e cercando di blandirlo al tempo stesso, al punto di arrivare a decidere di cedere Side 3 ad Axis.

Per poi decidere definitivamente di combattere, ovviamente.

D’altra parte, dopo la caduta della colonia su Dublino, non è che si potesse ancora mantenere una condotta tanto indecisa.

Naturalmente, tutto questo non aveva influenzato più di tanto Daniel.

La corazzata che lo aveva recuperato, infatti, era appartenuta alla Karaba.

Daniel aveva dovuto superare interminabili interrogatori circa cosa stesse facendo su quell’isola con una soldatessa di Neo Zeon.

A nessuno era sfuggito che lo avevano trovato nudo.

Daniel non si era fatto pregare e aveva detto la verità.

In fin dei conti, nessuno avrebbe potuto biasimarlo: era stato sperduto nel bel mezzo del mare, uccidere l’unica persona che si era trovata con lui sarebbe stato assurdo.

In effetti, era sembrato che non ci fosse intenzione di incolparlo di questo, ma gli ufficiali della Karaba vollero essere messi al corrente di qualsiasi informazione militare circa Neo Zeon lui fosse venuto a sapere durante la sua permanenza sull’isola.

Cioè zero.

La Karaba aveva comunque cercato di tenersi buono un soldato in più, vuoi perché le servivano effettivi per combattere contro gli invasori di Neo Zeon, vuoi perché tutte le sue forze erano rivolte al conflitto e non poteva permettersi di rimandare indietro una sola persona.

Per qualche mese, Daniel, con il suo Z Plus almeno riparato, aveva combattuto sulla Terra.

Alla fine, apparentemente anche dietro pressioni di Lynn (cosa che lo aveva reso immensamente felice), lo avevano rispedito all’AEUG e assegnato nuovamente al Moloch.

Ed era nuovamente lì, nell’hangar, ancora davanti al suo Z Plus, ancora in contemplazione.

"Sono contenta che tu sia tornato", gli disse Lynn mettendogli ancora una mano sulla spalla.

Non si era accorto del suo arrivo.

"Avevo temuto che tu fossi morto", proseguì il capitano. "Sapevo che lo Z Plus era in grado di resistere al rientro nell’atmosfera, ma ero convinta che il Qubeley ti avrebbe abbattuto subito dopo".

"Non ti fidi molto di me, eh?", commentò lui sarcastico.

"Non è che non mi fidi di te, ma la situazione era oggettivamente difficile".

Nessuna risposta.

Daniel non pensava minimamente alle parole che gli stavano venendo rivolte.

In quel momento, c’era un’altra cosa che gli occupava la mente.

Perceval al castello del Re Pescatore.

Se anche tra lui e Lynn ci fosse stato qualcosa di simile all’amicizia, l’aveva già perso nel momento in cui si era innamorato.

Tanto voleva cercare di arrivare fino in fondo, a questo punto.

"Lynn", disse, "c’è una cosa che devi sapere".

"Sì?", rispose lei guardandolo dritto negli occhi, come faceva sempre (sciogliendolo puntualmente).

"Ti amo".

Ripensò a Suzanne e si sentì una merda.

Lynn sembrò presa in contropiede.

Per la prima volta in vita sua, la vedeva in evidente imbarazzo.

"Cioè… me lo dici così?", balbettò lei. "Non me lo aspettavo proprio…".

"Come avrei dovuto dirtelo?".

"No, cioè… Non è che ci sia un modo specifico. È solo che… Sì, tu mi sei caro perché penso tu sia una brava persona, però… non avevo mai pensato a te in questi termini. Mi dispiace, ma io non provo i tuoi stessi sentimenti".

"Va bene, non c’è problema. Per me non cambia niente".

La donna sembrò contrariata: "Come puoi dire una cosa del genere? È chiaro che adesso ci sentiremo entrambi a disagio nel parlarci".

"No. Le cose non sono tanto difficili. Anzi, sono molto semplici. Fin da quando mi sono reso conto di quello che provavo per te, io ho cercato di proteggerti e donarti un po’ di felicità. Anche se tu non corrispondi i miei sentimenti, questo per me non cambia. Continuerò a comportarmi come sempre".

"Be’, ti ringrazio. Credimi, lo apprezzo davvero. Mi dispiace di non… uh… amarti".

"Non preoccuparti. A me piace come tu ti comporti di solito, quindi basta che continui a farlo".

***

Il relitto del Dooben-Wolf cadde pesantemente nell’hangar del Moloch.

Dietro di esso, lo Z Plus bianco e rosso che lo aveva portato lì atterrò dolcemente e si fermò.

Fu subito chiaro che l’abitacolo era stato danneggiato.

Il pilota non usciva.

Alcuni degli operatori del Moloch si portarono davanti all’abitacolo del Dooben-Wolf, puntando le pistole.

Il mobile suit di Axis, con le braccia e le gambe troncate di netto, era palesemente inerme, ma chissà chi si trovava al suo interno?

Quella macchina era stata al centro dello schieramento nemico, un contingente di Neo Zeon schierato nei pressi di Side 3.

L’assalto del Moloch aveva colto di sorpresa il nemico e Daniel si era lanciato tra le sue fila, abbattendo e distruggendo.

Poi, a un certo punto, si era accorto di quel Dooben-Wolf che tutti gli altri mobile suit stavano cercando di proteggere.

C’era qualcuno di importante lì dentro.

Così, l’aveva catturato.

Ma adesso aveva altro di cui preoccuparsi.

Si ritrovava ancora ad ansimare nell’abitacolo del proprio mobile suit.

Un colpo doveva averlo raggiunto.

Sentiva dolore al fianco destro.

Riuscì ad azionare in qualche modo il comando di apertura del cockpit.

Vide qualcuno che cercava di estrarlo.

Sentì voci strane…

"Tiratelo fuori di lì!".

"Guarda che cazzo di squarcio!".

"Serve sangue per una trasfusione!".

"Dai, che se lo rattoppiamo in tempo, si salva!".

Poi svenne.

***

Quando riprese conoscenza, era nel lettino dell’infermeria del Moloch.

Fissata al muro da una struttura apposita, una flebo gli riversava del sangue nel braccio sinistro.

Gli faceva ancora male il fianco.

Poi girò la testa verso destra.

Lynn era seduta lì.

"Come va?", chiese.

"Così così…", replicò lui con un fil di voce.

"Hai fatto un ottimo lavoro, sai? Hai catturato un generale di Neo Zeon".

"Addirittura un generale? E che ci faceva in mezzo a quei soldati?".

"Stiamo ancora cercando di scoprirlo. Ma non sorprenderebbe se fosse stato semplicemente un suo capriccio. In fondo, è sempre stato così".

"Cosa? Vuoi dire che lo conosci?".

"Il generale di divisione Lukas DeMarchand. Nell’Esercito Regolare di Zeon era solo colonnello, quindi suppongo abbia fatto carriera su Axis. Era il superiore dell’uomo con cui stavo durante la guerra di indipendenza. L’ho conosciuto allora, anche se non ero sotto il suo diretto comando. È sempre stato un ufficiale vecchio stampo, di quelli che ritengono che un comandante possa essere tale solo sul campo di battaglia. In senso quasi letterale".

"Quindi sarebbe uscito a combattere solo per senso del dovere?".

"Non lo escludo, anche se mi sembra strano. Ma te l’ho detto, è fatto così".

Daniel scosse un po’ il capo, come ad annuire.

Poi disse: "Come sto? Cioè, so che me l’hai appena chiesto, ma quali sono le mie condizioni?.

"Non sei esattamente al massimo della forma. Pare che qualcosa di non meglio identificato ti abbia aperto un fianco. La ferita non è eccessivamente profonda, ma è larga e hai perso molto sangue. Al momento, sei fuori pericolo, ma credo che tu ti sia procurato un’altra cicatrice".

"Capirai… Le donne ci vanno pazze".

"Hai voglia di scherzare nonostante le tue condizioni? Allora non stai troppo male!".

"Così pare".

Ci fu un silenzio imbarazzante.

Sembrò che entrambi fossero sul punto di dire qualcosa.

Ma fu Lynn a cominciare: "In realtà, sono qui perché volevo parlarti. Riguardo quello che mi hai detto l’altro giorno. Ci ho pensato. Ci ho pensato parecchio, davvero. Ci conosciamo da poco più di un anno, no? Se ripenso a come sono stati i nostri rapporti in questo periodo, vedo delle cose che sul momento mi erano sfuggite. Mi rendo conto che in realtà, se solo fossi stata più attenta, non sarebbe stato difficile capire i tuoi sentimenti".

"E che differenza avrebbe fatto?".

"Fammi finire. Come sai, durante la guerra, io stavo insieme a un mio commilitone, un altro soldato dell’Esercito di Zeon. Era un uomo tutto d’un pezzo, una persona molto seria e responsabile… Credo che fosse questo a piacermi di lui. Per contro, però, il suo comportamento me l’ha anche fatto prendere come un punto fermo nella mia vita. Troppo fermo. Dopo la guerra, lui decise di non tornare su Side 3. Decise di unirsi a un gruppo di soldati che avrebbero continuato a lottare per l’indipendenza. Non riusciva a sopportare l’idea di avere perso. Io andai con lui per breve tempo, ma poco dopo tornai a casa. Capii che era troppo preso dalla sua battaglia personale, che non avrebbe mai accettato la sconfitta. E capii che questo lo avrebbe portato a mettere la sua battaglia anche al di sopra di me. Eppure, la sua personalità forte e sicura mi aveva in qualche modo stregata. Mi resi conto di averlo sempre visto come un sostegno a cui aggrapparmi e che ormai non poteva più esserlo… Per certi versi, i miei sentimenti erano molto infantili, ma mi risolsi a non affidarmi più a nessuno in quel modo. Forse è stato proprio per questo motivo che non mi sono resa conto di quello che hai fatto per me. Non avevo capito che tu mi hai sempre aiutata e sostenuta senza farmelo pesare. Durante questi mesi, in un modo o nell’altro, sei sempre stato lì quando ne ho avuto bisogno. La mia non è gratitudine, né ho intenzione di ripetere lo stesso errore e di vederti come qualcuno su cui appoggiarmi. Però mi sono fatta due conti e sono arrivata alla conclusione che una persona che faccia qualcosa del genere dev’essere capace di amare molto. E io voglio essere amata da un uomo che sappia amare tanto. Penso che una persona del genere si incontri una volta sola nella vita e non voglio lasciarmela sfuggire per nessun motivo. Quindi… se vuoi… accetta i sentimenti di una stupida che ha capito di essere innamorata di te dal profondo del cuore".

Daniel sospirò.

Si sarebbe dovuto sentire contento.

Invece, in questo momento gli affiorarono sulle labbra cose che non avrebbe mai voluto dire.

‘Tu saresti una stupida?’, pensò. ‘Sono piuttosto io a essere un ipocrita e un vigliacco. Dentro di me, dicevo di amarti, però non mi facevo problemi a scoparmi qualsiasi donna fosse disposta a passare una notte con me. E ho trascorso una settimana a fottermi una sconosciuta proprio perché lo era, dimenticandomi completamente di te. Io sarei uno capace di amare tanto? Io sono solo un bambino che vuole soddisfare i propri capricci’.

Ma non disse niente di tutto ciò (cosa che lo fece sentire ancora peggio).

"Forse anche tu somigli un po’ a Perceval", mormorò.

"Cosa?", domandò lei fissandolo con i suoi occhioni neri.

Daniel non rispose.

Avrebbe voluto confessarle tutto quello che aveva pensato.

Ma era troppo vigliacco per farlo.

Non riuscì a fare altro che approfittarsi della situazione: "Va bene. Proviamo a costruire qualcosa insieme", disse.

***

"Che vergogna", mormorò il generale di divisione Lukas DeMarchand tenendo la canna della pistola puntata alla nuca di Lynn. "Lei era un buon soldato, sa? È assurdo che adesso abbia tradito la sua patria in maniera tanto ignobile".

Nonostante la normal suit gli fosse stata tolta in favore di rozzi abiti più adatti a un prigioniero, il portamento rendeva l’ufficiale di Neo Zeon una figura di una certa presenza. I suoi capelli neri striati di grigio, i suoi occhi castani dallo sguardo implacabile e il suo naso aquilino gli conferivano un aspetto aggressivo e inflessibile.

"Mi dispiace di averla delusa", rispose Lynn tenendo le mani dietro alla testa. "Il fatto è che sono abituata a vivere per me stessa".

DeMarchand scosse il capo.

Si trovavano in uno dei corridoi del Moloch.

"È proprio per questa sua mollezza che i suoi subordinati sono stati tanto imbelli da farsi stendere mentre mi portavano da mangiare".

"Già, per non parlare della fortuna che ha avuto a incrociarmi mentre mi andavo a prendere qualcosa da mettere sotto i denti anch’io, eh?".

"Un capitano serio si fa portare il cibo sul ponte, non abbandona mai la sala comandi. Dovrebbe trattare con più rigore i suoi sottoposti. Ma non c’è problema: credo proprio che, da adesso, questa nave sia mia".

"Mi dispiace deluderla, ma il Moloch ormai appartiene all’AEUG. Nessuno dei membri dell’equipaggio sarebbe disposto a cedere a un ricatto che mi vedesse come ostaggio. Questo incrociatore ha già cambiato capitano una volta, non sarebbe una tragedia se accadesse ancora".

"Nessuno dei suoi subalterni la riterrebbe un ostaggio da salvare? Credo che preferirò mettere alla prova questa affermazione di persona".

In effetti, un subalterno di Lynn che avrebbe fatto di tutto per salvarla c’era.

Appostato dietro l’angolo del corridoio con la pistola in mano, Daniel attendeva.

Quel bastardo che aveva catturato Lynn… Si sarebbe pur dovuto distrarre per un attimo…

Daniel deglutì.

Troppo rumorosamente, temette, mentre continuava ad ascoltare la conversazione.

"Ora lei mi accompagnerà sul ponte", ordinò DeMarchand con calma. "Ma prima, vorrei che rispondesse a una mia domanda. Si giri, voglio che mi guardi in faccia quando mi dirà ciò che avrà da dirmi".

Lynn obbedì (trovandosi la pistola puntata alla fronte) e l’uomo continuò: "Perché, Petrie-Smith? Alla fine della guerra, mi era sembrato che lei fosse andata per qualche tempo con la Flotta Delaz, quindi avevo pensato che volesse continuare a combattere per l’indipendenza. E invece, quando l’AEUG è diventato nemico di Zeon, e si è addirittura affiliato alla Federazione Terrestre, lei ha continuato comunque a restarci. Perché ha tradito Zeon? Non crede più negli ideali di indipendenza degli spacenoid?".

Lynn sospirò: "Generale… Io non ho smesso di volere l’indipendenza per le colonie, ma ho anche capito che il modo in cui un obiettivo si raggiunge fa molta differenza. Ogni conseguimento prevede dei sacrifici, ma il ripristino di una dittatura su Side 3 è una rinuncia eccessiva. E ho già causato la morte di troppe persone per avere voglia di proseguire su questa strada. Inoltre, ho provato sulla mia pelle che volere inseguire un desiderio personale, senza badare ad altro, può fare soffrire chi mi sta vicino. E questa è l’ultima cosa che voglio".

Daniel si sentì improvvisamente un nodo alla gola.

‘Anch’io voglio assolutamente evitare di farti soffrire’, pensò. ‘E dire che non mi merito affatto quello che tu provi per me…’.

"Non riesco a credere a quello che ho sentito", replicò DeMarchand deluso. "Tutta la forza e la determinazione che avevo visto in lei erano dunque solo una farsa? Sono molto contrariato da questa risposta. Quello che lei ha sempre voluto è quindi la soddisfazione di un concetto personale di giustizia e felicità? È questo che mi sta dicendo? Non le importava veramente niente della visione degli Zabi?".

Lynn sorrise tristemente: "Gli Zabi… non era certo per loro che combattevo. E forse la mia forza era solo una farsa, perché mi appoggiavo a una persona che per me era importante. Adesso, però, penso di avere trovato questa forza dentro di me, e l’uomo che amo è una scelta consapevole".

Daniel fu seriamente sul punto di mettersi a piangere.

"Pessima risposta", disse il generale. "Non sopporto di vedere un tale sfrontato egoismo in una persona che un tempo si è distinta nel glorioso Esercito Regolare di Zeon. Avevo pensato di prenderla in ostaggio, ma ormai non mi lascia che un’unica scelta: la giustizierò qui e subito".

Tutto sembrò accadere al rallentatore.

Daniel balzò fuori dall’angolo e fece fuoco.

Non ebbe una chiara percezione di cosa fosse successo prima.

Seppe solo che un numero imprecisato di proiettili da lui sparati centrarono DeMarchand, spedendolo a terra.

Ce l’aveva fatta!

Aveva salvato Lynn!

Aveva salvato la donna che amava!

Lynn?

Dove…?

Era riversa al suolo.

Dalla sua testa, si allargava una pozza di sangue.

Senza nemmeno accorgersene, Daniel crollò in ginocchio.

Avvicinò lentamente una mano alla donna.

Alla sua donna.

Le toccò una spalla e la scosse un po’: "Lynn…".

Era stata sicuramente colpita di striscio.

Il proiettile che quel tizio doveva avere sparato era senz’altro passato sfiorandole una tempia e ferendola leggermente.

Nessuna reazione.

Mentre l’angoscia assumeva proporzioni insostenibili, girò di scatto il corpo.

Il viso di Lynn, con gli occhi chiusi, aveva un’espressione stranamente serena.

In mezzo alla sua fronte, un buco, al quale il sangue appiccicava i capelli biondi.

Daniel non riuscì più a trattenere le lacrime.

Si mise la canna della pistola in bocca e premette il grilletto.

Click.

Scarica?

Ma quanti cazzo di colpi aveva sparato?

Era già finito il caricatore?

Istintivamente, senza nemmeno pensare, puntò l’arma verso il corpo di DeMarchand ed esplose due colpi.

Era carica!

Si era solo inceppata!

C’era ancora una speranza!

Stavolta si puntò la pistola alla testa.

Click.

Click, click, click!

Niente.

Stavolta, era scarica davvero.

Un attimo dopo, Daniel pensò di essere stato un idiota.

Cosa avrebbe risolto uccidendosi?

Ormai non c’era più niente che potesse fare. Era tutto finito.

Tutto.

Si rimise stancamente in piedi, mentre le lacrime gli rigavano ancora il viso.

Lasciando cadere la pistola, mosse qualche passo strascicato lungo il corridoio.

Era andata così.

Era stato troppo indeciso.

Sarebbe cambiato qualcosa, se si fosse dichiarato prima?

Non lo avrebbe saputo mai, ma i momenti difficili stimolano le riflessioni.

Perché si era comportato così?

Proprio quando aveva appena visto la morte, gli tornò in mente il momento della sua nascita, almeno così come glielo avevano raccontato i suoi genitori.

Quando un bambino veniva al mondo, la prima cosa che faceva era piangere per attirare l’attenzione di sua madre.

La prima volta che un bambino cercava di comunicare qualcosa, emetteva un vagito con cui chiedeva amore.

Daniel, invece, era stato praticamente strappato dalle braccia del medico da suo padre, che lo aveva alzato in aria e lo aveva ammirato mentre piangeva.

Che avesse cercato per tutta la vita l’amore che non aveva avuto appena nato?

Rise di sé dopo avere formulato questo pensiero.

Essere innamorato lo portava a farsi idee veramente stupide.

Un bambino non piangeva per chiedere amore, ma per mangiare ed essere protetto.

E allora… perché suo padre non gli aveva mai dato da mangiare?

Ma ormai era inutile chiederselo.

Ormai ciò che di bello Daniel aveva avuto era stato spazzato via.

Anche per colpa sua.

Come Perceval, anche lui aveva perso tutto a causa della propria indecisione ed era rimasto a contemplare del sangue.

Ma per lui non ci sarebbe stato alcun Galvano.

Questo Perceval sarebbe tornato alla corte di Re Artù da solo.

Per combattere.

***

Il seguente testo riprende la comunicazione che il comando dell’AEUG inviò a Sara Wymann, sorella di Daniel Wymann, nonché unica sua parente ancora in vita. Sembra che tale comunicazione non sia mai stata letta integralmente.

Gentile signorina Wymann.

Siamo spiacenti di informarla che, in data 14 gennaio 0089, nel corso di una battaglia nei pressi dell’orbita terrestre contro forze di Neo Zeon, suo fratello Daniel Wymann è risultato disperso in azione. Né il suo mobile suit, né il suo eventuale cadavere sono stati ritrovati; teniamo a precisarle che non abbiamo alcuna prova certa della sua morte e che questa nota le viene inoltrata a scopo puramente informativo. Come da contratto sottoscritto da suo fratello, ci siamo impegnati in quarantott’ore di ricerche al meglio delle risorse che era ragionevolmente possibile impiegare per il compito. Non avendo ottenuto alcun risultato, adempiamo ai nostri obblighi contrattuali dandole comunicazione di quanto accaduto.

Distinti saluti

Il QG direttivo dell’Anti-Earth Union Group

***

La Terra.

Un’alba su di un’isola sperduta.

Le palme che ondeggiavano morbidamente al vento.

Seduto sulla spiaggia, con una gamba a mollo, c’era uno Z Plus bianco e rosso con l’abitacolo aperto.

Dal mobile suit, sulla sabbia, una fila di impronte seguiva incerta la linea della costa.

Alla fine della fila, riverso a terra, immobile, con il casco a poca distanza e il mare che gli lambiva ritmicamente il fianco, c’era un uomo che indossava la normal suit dell’AEUG.

***

Note dell’autore

Fa cagare, vero?

Non so nemmeno io perché ho pubblicato questa storia. Forse perché un giorno o l’altro vorrei buttare giù anche un capitolo 4 e non mi piaceva l’idea di lasciare un buco. Cioè, dovevo scrivere qualcosa che fosse ambientato prevalentemente durante la Prima Guerra di Neo Zeon. Però… uhm… trovo che questa roba non abbia né capo né coda da più punti di vista. Anche qui ho cercato di dire qualcosa, ma non sono convinto di COME mi sia venuto. Anzi, sono straconvinto che mi sia venuto male. Il tema del primo capitolo di Gundam D era l’accettazione del prossimo; il tema del secondo capitolo era l’accettazione di sé. Il capitolo 1.5 parlava invece del presente, inteso come capacità di capire il valore di ciò che si ha. Questo terzo capitolo potrebbe vedersi proprio come il seguito dell’1.5: parla dell’indecisione e della volontà di FARE qualcosa per ottenere ciò che si desidera; per avere un miglioramento della situazione attuale, in pratica. Un conto è trovarsi la pappa pronta, un conto è impegnarsi per cucinarla. Il tema, di per sé, è qualcosa che volevo trattare e mi è sembrato naturale evolverlo a partire dal capitolo 1.5. Averlo analizzato tramite le peripezie amorose di Daniel, però, mi ha lasciato l’amaro in bocca. Fortunatamente (o sfortunatamente?), non ho mai provato un amore così disperatamente appassionato. Di conseguenza, ho basato la mia descrizione dello stato d’animo di Daniel su esperienze ‘di seconda mano’, diciamo così. Mi sono ispirato un po’ a tutte le persone innamorate (o che tali si dichiaravano) che ho conosciuto e mi sono fatto un’idea di cosa dovessero sentire, mettendoci un po’ di mio. Il risultato mi sembra spesso troppo stucchevole e puerile. A volte anche poco plausibile, perché io sono il tipo di persona che va dritta al punto, senza farsi troppe pippe mentali. Mi pare di avere scritto uno di quei filmetti del cazzo in cui si parla di turbe amoroso/sessuali di adolescenti belli e dannati che si comportano da uomini vissuti e si trombano ragazzine benestanti. Tengo a precisare che detesto questo tipo di film. Li detestavo anche quando ero adolescente, eh… La descrizione dell’isola su cui finiscono Daniel e Suzanne è volutamente ‘idealizzata’, diciamo così. Serve per fare contrasto con quello che succede dopo. All’inizio, tra l’altro, la morte della ragazza era un po’ diversa. In pratica, al posto dei Gaza-M c’era un paio di Capule, che venivano abbattuti dalla portaerei; Suzanne moriva per una scheggia vagante anche in questa versione, ma almeno qui non era colpa del protagonista. Ah, ovviamente, quando voleva suicidarsi, Daniel avrebbe anche potuto pensare a prendere la pistola di DeMarchand. Ma ho assunto che non fosse esattamente al massimo della lucidità in quel momento.

Allora, vediamo un po’ di note collaterali… il 17 dicembre UC 0078 dovrebbe essere stato effettivamente un lunedì. Nell’ultimo episodio di Gundam 0080, veniamo a sapere che il 14 gennaio UC 0080 è un lunedì, di conseguenza, se non ho sbagliato i calcoli... Il problema è che li ho sbagliati quasi sicuramente, quindi sono disposto a farmi correggere da chiunque abbia voglia di farsi un conto SERIO. Notare che io nelle mie fanfiction seguo la teoria di High Frontier, secondo cui lo 0001 corrisponderebbe al 2081; l’ho tenuto presente per contare eventuali anni bisestili. Chiaramente, anche se la data non è specificata, la riunione sul Moloch avviene nell’ottobre dello 0087. La cosa dovrebbe risultare evidente dal fatto che, secondo Lynn, Mineva avrebbe compiuto otto anni all’inizio del mese precedente e la figlia di Dozle è nata il 2 settembre 0079.

Quando ho dovuto descrivere l’equipaggio del Moloch, sono stato un po’ incerto. Eh, sì, perché l’equazione Zeon = AEUG non è così automatica, anzi. Nonostante i fan italiani siano portati a fare questo parallelismo perché noi ci siamo sorbiti l’opera quasi omnia di Kazuhisa Kondo (che pare essere molto intrigato dal concept), Tomino sembra pensarla diversamente. Benché varie fonti parlino di ex soldati di Zeon che sono entrati nell’AEUG (non ultima, il recente Advance of Zeta), per tutta la durata della serie TV di Z Gundam, l’Anti-Earth Union Group non fa altro che spalare merda sugli Zabi, paragonando loro i metodi brutali dei Titans. Di conseguenza, dico io, se anche degli ex soldati di Zeon sono entrati nell’AEUG, di certo non dovevano essere dei convinti sostenitori della filosofia di Gihren. E comunque, a parte casi eclatanti (vedi Char, Apolly e Roberto, che tra l’altro agivano dietro identità segreta), io vedo l’AEUG più come composto da federali traditori (sul tipo di Bright) che da zeoniani. Addirittura, in Gundam Sentinel diversi membri dei New Desides, simpatizzanti dei Titans, entrano a far parte di Neo Zeon, quasi a sottolineare la questione ideologica che sta dietro a queste fazioni. Motivo per cui, mi è sembrato plausibile che l’equipaggio del Moloch, pur con sentimenti contrastanti, non fosse propenso a schierarsi con Axis, anche se alcuni di loro sono originari di Side 3.

Parliamo un po’ dei mobile suit. Credo che l’unica fonte ufficiale in cui si dice che il GM Kai può usare il beam spray gun sia il Master Grade corrispondente. Non mi pare esista materiale informativo su Stardust Memory che lo afferma. Però a me serviva che impiegasse quell’arma, quindi (e comunque, lo si vede in MS IGLOO, guarda caso sempre di Imanishi)… Per quanto riguarda lo Z Plus di Daniel, non ho molto da dire. È un comune MSZ-006C1, senza caratteristiche di spicco, a parte la livrea bianca e rossa. Tra l’altro, nel film la maglia della Longobarda sarebbe semplicemente bianca, ma ho preferito cambiarla un po’ secondo il mio gusto personale. Il mobile suit di Suzanne è un Qubeley Mark II (i più accorti l’avranno capito dal fatto che usa dodici funnel). In teoria, gli unici esemplari assemblati dovrebbero essere quelli di Ple e Ple Two, ma io ne ho buttato nel mucchio un altro. Succede. Nonostante il numero di serie di questo esemplare sia AMX-004-4, è identico all’AMX-004-2. Ovviamente, la scena del rientro nell’atmosfera cita quella analoga di Gundam ZZ. Ho scritto che la flotta di Neo Zeon contro cui combatte il Moloch ha dei Gaza-E in dotazione. Sarebbero andati benissimo anche dei Gaza-C o dei Gaza-D, non avrebbe fatto differenza di per sé. Però ormai dovreste avere capito che mi piace andarmi a cercare i modelli poco noti.

Per quanto riguarda il comunicato dell’AEUG circa la sparizione di Daniel, ho presupposto che l’entrata nel gruppo prevedesse anche degli obblighi per lo stesso. Dal testo si deduce che l’AEUG sia contrattualmente vincolato a cercare gli uomini MIA ‘al meglio delle risorse che era ragionevolmente possibile impiegare per il compito’. Ecco, qui sta il punto. Se il comandante dell’unità decide, per un qualsiasi motivo (necessità di risparmiare carburante in vista di impegni bellici, pericolo di incappare nel nemico o lasciare la nave madre indifesa, ecc…), che queste risorse sono zero, la ricerca non ha luogo. Allo stesso modo, ho presunto che l’AEUG si impegnasse a comunicare ai familiari del disperso la situazione, ma, per come la vedo io, questo sarebbe potuto avvenire solo a partire dal gennaio 0088, più o meno. Di certo non sarebbe potuto succedere quando l’AEUG era un nemico della Federazione, perché questo avrebbe rischiato di scoprire degli agenti o di mettere in pericolo i parenti del soldato. Prima di quella data, ho supposto che questo vincolo non esistesse. Ah, a proposito… non state lì a chiedervi se Daniel sia morto o no: io conosco la risposta, ma non ve la darò mai. O forse non voglio darvela adesso.

Ah, per la cronaca… ho scritto che la data in cui si è svolta la battaglia nella quale Daniel è risultato MIA è il 14 gennaio 0089. So bene che al tempo tutte le forze di Neo Zeon dovrebbero essere nei pressi di Side 3, ma avevo bisogno di uno scontro nelle vicinanze dell’orbita terrestre per giustificare la scena finale e doveva essere in un periodo in cui la guerra si avviava alla conclusione. Naturalmente, mi sono inventato anche un motivo (relativamente) plausibile per cui quella battaglia si è combattuta (così come ho pensato alla ragione per cui DeMarchand si trovava insieme ai suoi soldati quando l’anno catturato), ma non è necessario che il lettore lo sappia. Anche perché potrei tirarlo fuori per un eventuale capitolo successivo (voi non lo sapete, ma dietro queste storie c’è tutto un filo conduttore che sto tenendo nascosto perché non ho ancora deciso se/quando/come rivelarlo). Per quanto riguarda DeMarchand, qualcuno potrebbe sorprendersi del fatto che dia del lei a una sua ex sottoposta come Lynn, quando in genere, in ambiente militare, si dà del tu a chi è inferiore di grado. Ho semplicemente voluto dare l’idea di un tipo molto formale.

A questo punto, dovrei mettermi a fare delle anticipazioni sul futuro di Gundam D, un futuro che probabilmente non esisterà, perché, al solito, io considero la storia conclusa con questo capitolo. Sempre al solito, però, ho già cominciato da un po’ a pensarne un altro. Anzi, questo ‘altro’ a cui mi riferisco era lo stesso che ritenevo sarebbe stato il terzo nelle note in appendice al secondo. Quindi, sì, probabilmente ci saranno Julius Parker e Kamille Bidan. Contrariamente a quanto avevo pensato, dovrebbe esserci anche Dolores. La protagonista, però, dovrebbe chiamarsi Yue Hoshino. E voi NON AVETE IDEA di quanto casino io abbia fatto per trovare questo nome, rompendo i coglioni per due ore di fila via MSN a un paio di persone che conoscono il giapponese, perché mi serviva che avesse un significato particolare. A quanto mi è stato garantito, ‘hoshi no yue’ dovrebbe voler dire ‘luna del cielo stellato’, o qualcosa del genere (o ‘luna delle stelle’… va be’, il senso è quello). Ecco, mi serviva così. Comunque sia, tra una puttanata e l’altra, mi sa che quello con Yue diventerà il capitolo 5. Se ben ricordate, ho detto che avrei voluto ambientarlo nello 0099, quindi devo prima scrivere qualcosa che passi per lo 0093, la Seconda Guerra di Neo Zeon. Inoltre, vorrei capire quale sarà il valore di Gundam Unicorn prima di infilarmi in un periodo simile.

***

Le bellissime e allucinevoli descrizioni dei personaggi!

A volte ho l’impressione di infilarmi in situazioni del cazzo così, perché sono masochista. Nella fattispecie, io ne avrei anche le palle piene di tutti ‘sti personaggi… Bah!

Daniel Wymann

Data di nascita: 3 giugno UC 0058

Luogo di nascita: Side 2

Altezza: 177 cm.

Peso: 69 Kg.

Misure: 90/85/88

Pilota di: RGM-79F Land Combat Type GM; RGM-79C GM Kai; RGM-79R (RGM-179) GM II; MSA-003 Nemo; MSZ-006C1 Z Plus C1; RGM-89 Jegan

Residenza: base dell’AEUG su Sweetwater

Gli piace: giocare a calcio, ma neanche tanto

Non gli piace: restare per troppo tempo senza uccidere nessuno

Cibo preferito: pasta, un po’ in tutte le varianti

Famiglia: la maggior parte dei suoi familiari (genitori e fratello maggiore) è morta durante l’Operazione British; la sorella minore vive su Side 1, ma non la vede da anni

Chi è Daniel Wymann? È davvero una persona che ha cercato per tutta la vita ciò che i genitori gli hanno negato, sia esso l’amore o il cibo? Forse è semplicemente qualcuno che è sempre stato mortalmente indeciso e che ha saputo trovare il proprio modo di vivere solo in contrapposizione con gli altri. È diventato calciatore per ribellione verso i suoi genitori ed è diventato soldato perché uccidere qualcuno era un conflitto ancora superiore. Non sa vivere senza conflitto, in fin dei conti, perché è sempre stato parte della sua vita. Il che vale anche per i suoi sentimenti: pare li riesca a vivere solo se sono contrastanti. Per la cronaca, lui si sente sinceramente innamorato di Lynn, ma, mi chiedo io, avrebbe potuto instaurarvi una relazione matura? Mi sa che questo non lo sapremo mai per davvero. In fin dei conti, le avventure prive di importanza che vive in continuazione sono probabilmente un modo che un uomo indeciso usa per compensare la mancanza di un sentimento corrisposto. È un newtype, ma ben difficilmente lo si può vedere come un’evoluzione della specie: i suoi poteri sono talmente condizionati dalla sua indecisione da essere un blocco per le sue vere potenzialità, piuttosto che un modo per esprimerle. Mentre scrivevo questa storia, ho pensato che il suo modo di percepire la morte fosse simile a quello di Dolores, ma, più andavo avanti, più mi rendevo conto di quanto ne differisse. Alla fin fine, Dolores ha saputo trovare dentro di sé le risorse per vivere, pur tra mille contraddizioni. Daniel, invece, si è semplicemente lasciato andare alla disperazione. Ah, nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, la sua posizione nella Longobarda era quella di centrocampista davanti alla difesa. Diciamo che faceva una regia arretrata sul modello di Pirlo.

Lynn Petrie-Smith

Data di nascita: 18 novembre UC 0056

Luogo di nascita: Side 3

Altezza: 160 cm.

Peso: 50 Kg.

Misure: 77/58/77

Pilota di: MS-06F Zack II; MS-14F Gelgoog Marine; RMS-099 (MSA-099) Rick Dias; MSA-003 Nemo

Residenza: a bordo del Moloch, ma ha un alloggio alla base dell’AEUG d Sweetwater

Le piace: pensare alla propria maturazione interiore

Non le piace: la gente che si autocommisera

Cibo preferito: pesce, soprattutto tonno e salmone

Famiglia: non lo sa bene nemmeno lei. Ha una sorella maggiore, della quale ha perso le tracce, e non vede da tempo i suoi genitori, perché , essendo lei un membro dell’AEUG, teme che i suoi nemici possano usare i suoi familiari per colpirla

Che donna… Credo di essermene innamorato anch’io. Quasi mi pento di averla fatta morire, però un po’ ci godo anche, perché sono stronzo dentro. Lynn è una persona matura, o almeno è una persona che riconosce i propri limiti e fa qualcosa per superarli. La relazione che ha avuto con il suo uomo precedente è stata una storia importante ma infantile, perché, come riconosce lei stessa, cercava semplicemente qualcuno a cui appoggiarsi. Se non avesse avuto questo bisogno, forse sarebbe potuta durare. In questo senso, dà prova di grande forza d’animo, prima prendendo una decisione difficile, poi capendo dove aveva sbagliato. Forse è proprio da questo che deriva il carisma che esercita sui suoi sottoposti, che riesce a essere non oppressivo e incisivo al tempo stesso: è una persona consapevole. Come consapevole è anche la sua decisione di mettersi con Daniel: ha trovato un uomo per cui provava sentimenti sinceri e si è fidata di lui (senza che lui lo meritasse, poi… quindi alla fine Lynn si stava sbagliando, ma forse non lo avrebbe mai saputo). Le ci è voluto un po’ per capirlo, questo sì… Ma Lynn è una persona riflessiva, che tende a fermarsi e guardarsi attorno prima di decidere ed è possibile che avesse anche un po’ di paura all’idea di cominciare una nuova relazione. Paura di ricadere nell’errore che aveva già commesso? Probabile, non lo sapremo mai; l’importante, comunque, è che l’abbia superata. Mmmh… ma perché è dovuto morire l’unico personaggio di Gundam D che meritava veramente di essere felice?

Suzanne Heinkell

Data di nascita: 27 aprile UC 0063

Luogo di nascita: Side 3

Altezza: 168 cm.

Peso: 54 Kg.

Misure: 88/63/82

Pilota di: AMX-003 (MMT-1) Gaza-C; AMX-004-4 Qubeley Mark II

Residenza: Axis

Le piace: non sapere con chi ha a che fare

Non le piace: leggere il pensiero

Cibo preferito: ha un’adorazione quasi religiosa per la salsiccia con un bicchiere di birra, ma la teme perché ha paura di ingrassare

Famiglia: entrambi i genitori morti durante la Guerra di Un Anno, vive con i suoi compagni in una struttura di ricerca sui newtype di Axis

Non si direbbe, ma Suzanne è una ragazza di buona famiglia e con una notevole istruzione. Era ancora una ragazzina durante la Guerra di Un Anno e, nonostante alcuni suoi coetanei fossero stati spediti sul campo, a lei furono risparmiate le battaglie, prevalentemente per l’influenza politica di suo padre, che era un pezzo grosso su Munzo per le sue amicizie con gli Zabi. Amicizie che lo portarono a essere ucciso (insieme con la moglie) da alcuni sovversivi nel dicembre 0079, quando il potere della famiglia reale di Side 3, con il trascinarsi della guerra, stava cominciando a indebolirsi presso le masse. All’epoca, Suzanne era già stata spedita in uno dei centri per la ricerca sui newtype legati all’Istituto Flanagan e il fatto la sconvolse. Per lei, fu quello l’interruttore che fece scattare le sue percezioni inconsapevoli sul prossimo in condizioni di forte stress emotivo. Il suo problema, però, era anche più grave di quello di Daniel, perché a volte sentiva la gente parlarle nella testa senza motivo apparente, senza nemmeno rendersene conto. Gli scienziati di Axis hanno continuato a studiare il suo caso per dargli un’applicazione militare e il resto potete immaginarvelo. Suzanne è quanto di più simile a un’anima gemella Daniel potesse sperare di trovare… Ma forse era solo l’illusione di due persone che si leccavano le ferite senza capirsi veramente.

***

Cronologia di Gundam D

5-10-0087

I Titans bombardano lo spazioporto di Von Braun City.

12-10-0087

Axis arriva nella Sfera Terrestre.

13-10-0087

Lynn Petrie-Smith convoca una riunione non ufficiale sul Moloch.

14-10-0087

L’AEUG manda una delegazione su Axis per trattare un’alleanza, ma un’inaspettata reazione di Quattro Bajeena manda all’aria le trattative.

15-10-0087

Paptimus Scirocco forma un’alleanza con Axis in vece dei Titans.

2-11-0087

I piloti dell’AEUG Kamille Bidan (sull’MSZ-006 Z Gundam) e Quattro Bajeena (sull’MSN-00100 Hyaku Shiki) si uniscono alla Karaba nell’attacco alla base dei Titans sul Kilimanjaro. All’operazione partecipa anche Amuro Ray, tra le fila della Karaba.

3-11-0087

Kamille Bidan combatte nuovamente lo Psyco Gundam e Four Murasame. L’intromissione di Jerid Messa causa la morte della ragazza.

16-11-0087

L’AEUG occupa il Parlamento Federale di Dakar. Casval Rem Deikun, rivelando la propria vera identità, denuncia le azioni dei Titans davanti alle telecamere. Nel frattempo, i Titans non esitano a ingaggiare battaglia con lo Z Gundam nel centro cittadino, causando una forte reazione nell’opinione pubblica. La Federazione Terrestre comincia a supportare non apertamente l’AEUG.

20-11-0087

Dolores Martin, su ordine dei propri superiori, arriva a Von Braun City, ufficialmente per lavorare come collaudatrice alla Anaheim Electronics.

30-11-0087

L’Argama conquista la fortezza spaziale Cancello di Zedan.

7-12-0087

I Titans usano il colony laser ricavato dalla struttura di Gryps per distruggere il Bunch 18 di Side 2.

11-1-0088

Il Cancello di Zedan viene deliberatamente distrutto in un impatto con Axis, che poi entra in rotta di collisione con Granada.

15-1-0088

Uno shuttle della Anaheim Electronics, scortato da Dolores Martin, Michael Philbert e Julius Parker, sbarca dall’orbita due MSA-005K Guncannon Detector. Nel corso della missione, il gruppo è attaccato da un Alexandria, a bordo del quale, dopo la battaglia, trova Elizabeth Fontaine.

17-1-0088

L’incrociatore Moloch dell’AEUG riceve un esemplare di MSZ-006C1 Z Plus C1, che viene assegnato al tenente Daniel Wymann.

18-1-0088

Si rompe l’alleanza tra Axis e i Titans. D’accordo con la reggente di Axis Haman Karn, Paptimus Scirocco attira Jamitov Hymem in una trappola, nella quale lo uccide.

20-1-0088

I vertici dell’Esercito della Federazione Terrestre decidono di affidare momentaneamente Elizabeth Fontaine al maggiore Dolores Martin.

25-1-0088

Alla base asteroide di Pezun, alcuni ufficiali del Corpo Istruttori dell’Esercito della Federazione Terrestre, simpatizzando con le filosofie dei Titans e non condividendo l’appoggio federale all’AEUG, si ribellano e si proclamano New Desides. Al loro comando c’è il capitano Brave Cod.

2-2-0088

L’AEUG lancia l’Operazione Maelstrom e cattura Gryps in battaglia. L’AEUG usa poi il colony lasre per spostare la traiettoria di Axis e impedire che si scontri con Granada.

20-2-0088

L’AEUG, i Titans e Axis si scontrano in una battaglia a tre nei pressi di Gryps.

21-2-0088

Durante gli scontri perdono la vita Henken Bekkener, Jerid Messa, Emma Sheen e Reccoa Londe.

22-2-0088

Fine della battaglia nei pressi di Gryps. La flotta dei Titans è annientata (Paptimus Scirocco risulta KIA), mentre quella dell’AEUG ha subito gravissime perdite. Kamille Bidan è ridotto a uno stato vegetativo, mentre di Quattro Bajeena si sono perse le tracce.

23-2-0088

L’Esercito della Federazione Terrestre forma la Task Force a, avanguardia di un’armata di soppressione che deve annientare i New Desides. Al suo comando c’è l’ammiraglio Eton Heathrow, l’ammiraglia è il Pegasus III e tra i piloti sono presenti Ryuu Roots (MSA-0011 S Gundam), Shin Crypt (FA-010A FAZZ) e Tex West (MSZ-006C1 Z Plus C1).

Il Jupitris di Isolde Tsogatie arriva nella Sfera Terrestre e si mette in contatto con ciò che resta dei Titans.

24-2-0088

Viene celebrato il processo contro Julius Parker, accusato di violenza carnale verso Elizabeth Fontaine.

25-2-0088

I Titans assegnano Conner Clark al Jupitris di Isolde Tsogatie; le consegnano inoltre un esemplare di RMS-108S Marasai Custom.

27-2-0088

Dolores Martin fa visita in carcere a Julius Parker.

28-2-0088

Ex membri dei Titans, facendo leva sulla propria autorità residua, tolgono Elizabeth Fontaine a Dolores Martin e la consegnano al Jupitris di Isolde Tsogatie.

29-2-0088

Axis proclama la rinascita di Zeon, assumendo il nome di Neo Zeon. Manda delle armate a prendere il controllo di ciascun Side.

1-3-0088

L’Argama attracca al Bunch 1 (Shangri-La) di Side 1. Una banda di ragazzini che vendono pezzi di ricambio raccattati chissà dove, capeggiata da Judau Ashta, tenta di rubare l’MSZ-006 Z Gundam. Nell’impresa, Judau entra in contatto con Kamille Bidan.

Uno squadrone su di un Salamis Kai dell’Esercito della Federazione Terrestre viene incaricato di riprendere Elizabeth Fontaine dal Jupitris di Isolde Tsogatie. A capo della squadra di mobile suit c’è Dolores Martin. Durante lo scontro con le forze del Jupitris, entrambe le navi vengono distrutte e gli unici sopravvissuti sono Dolores Martin, Isolde Tsogatie e Conner Clark.

3-3-0088

La nave di Neo Zeon Endra, capitanata da Mashyumer Cello, entra a Shangri-La. L’Argama viene nascosto nella colonia.

6-3-0088

Ammutinamento della Flotta di Soppressione X, comandata da Brian Eno. La Flotta di Soppressione X avrebbe dovuto supportare la Task Force a, ma decide invece di schierarsi con i New Desides.

7-3-0088

Attacco definitivo a Pezun della Task Force a. I New Desides, già in fuga, fanno esplodere l’asteroide con una bomba atomica.

12-3-0088

I mobile suit dell’Endra attaccano l’Argama, che ha già lasciato Shangri-La.

La flotta dei New Desides arriva ad Ayers City, sulla luna, che ha promesso supporto al gruppo ribelle.

13-3-0088

La Flotta di Soppressione X e i New Desides si incontrano ad Ayers City; Brian Eno consegna ai propri alleati l’ORX-013 Gundam Mark V.

La Task Force a prepara due ondate d’assalto su Ayers City: la prima, composta di MSA-007 Nero, viene spazzata via dal solo Gundam Mark V, pilotato da Brave Cod. Grazie anche allo stratagemma della bomba logistica, la Task Force a viene costretta alla ritirata. In suo aiuto arriva sulla luna la Flotta Orbitale Terrestre.

14-3-0088

La Task Force a si raggruppa con quattro navi della Flotta Orbitale Terrestre. Le restanti quattro navi formano la Task Force b.

16-3-0088

L’Argama riceve finalmente tutti componenti dell’MSZ-010 ZZ Gundam.

17-3-0088

Operazione Eagle Fall. Le Task Force a e b attaccano Ayers City, e all’assalto partecipa anche Ryuu Roots sull’MSA-0011[Ext] Ex-S Gundam. La squadra di FA-010A FAZZ del Pegasus III viene annientata Dall’ORX-013 Gundam Mark V. Comincia l’assedio ad Ayers City.

24-3-0088

Proseguono gli scontri ad Ayers City Le Task Force a e b espugnano la città, anche grazie alle azioni di Ryuu Roots, che riesce ad abbattere il Gundam Mark V. I New Desides sopravvissuti fuggono tramite dei mass driver e vengono raccolti dalla Flotta Twanning di Neo Zeon.

28-3-0088

Neo Zeon dichiara guerra al Governo della Federazione Terrestre. Il Governo Federale sospende le azioni di combattimento, sperando in una soluzione politica con Axis, non essendo in grado di fronteggiare una guerra su larga scala.

31-3-0088

Il Pegasus III si sgancia dalla Task Force a con l’ordine di seguire la Flotta Twanning.

Sul Gwarey, ammiraglia della Flotta Twanning, i rimanenti membri dei New Desides, ora capeggiati da Tosh Cray, decidono di sciogliere il gruppo.

2-4-0088

Tosh Cray e i rimanenti membri degli ex New Desides, usano il mobile armor AMA-100 Zodiac, fornito da Axis, per catturare la stazione orbitante Penta.

4-4-0088

Il Pegasus III arriva nei pressi di Penta.

Le ultime navi sopravvissute della Flotta di Soppressione X si arrendono al Pegasus III.

Gli ex New Desides preparano un assalto dall’orbita contro il Parlamento Federale di Dakar usando lo Zodiac e tre shuttle di classe Enterprise; i mobile suit del Pegasus III sventano il piano abbattendo tutti i nemici.

29-4-0088

Judau Ashta si infiltra su Axis.

6-6-0088

La prima ondata dell’esercito di Neo Zeon arriva sulla Terra.

8-7-0088

L’Argama atterra a Granada per riparazioni e rifornimenti.

9-7-0088

Neo Zeon cerca di bombardare lo spazioporto di Granada, ma le bombe distruggono invece la loro stessa ammiraglia.

13-7-0088

Le truppe di mobile suit di Neo Zeon discendono sulla Terra.

1-8-0088

L’armata principale di Neo Zeon invade la Terra.

L’Argama effettua a propria volta il rientro nell’atmosfera, recuperando nel frattempo l’AMX-004-2 Qubeley Mark II pilotato da Elpeo Ple.

2-8-0088

L’Argama atterra sulla costa occidentale dell’Africa.

16-8-0088

Una flotta di Neo Zeon, proveniente direttamente da Axis, cerca di entrare nell’orbita terrestre per portare rinforzi all’armata già sul pianeta. Agendo di propria iniziativa, l’AEUG cerca di fermarla con una flotta guidata dal Moloch. Daniel Wymann dell’AEUG e Suzanne Heinkell di Neo Zeon risultano MIA.

23-8-0088

Daniel Wymann dell’AEUG, in seguito a uno scontro con due AMX-003M Gaza-M (nel corso del quale Suzanne Heinkell perde la vita), viene recuperato da una portaerei della Karaba.

27-8-0088

Il tenente Daniel Wymann dell’AEUG viene assegnato a titolo temporaneo alle forze della Karaba, in attesa che sia possibile impiegare risorse per restituirlo ai suoi compagni.

29-8-0088

Neo Zeon occupa Dakar; gli ex membri dell’Esercito Regolare di Zeon ancora sulla Terra e dei Titans si alleano con Axis.

31-8-0088

Haman Karn e Mineva Lao Zabi entrano a Dakar in trionfo. Attacco congiunto dell’AEUG e della Karaba.

21-9-0088

L’Argama si dirige alla base della Karaba di El Golea e viene attaccata dalle forze dell’ufficiale di Neo Zeon Glemy Toto.

21-10-0088

L’Argama fa rifornimento alla base di Chott Melrhir della Karaba, per poi dirigersi in Irlanda.

26-10-0088

Bright Noa, capitano dell’Argama, viene ricevuto dai vertici federali a Dublino e obietta al piano della Federazione di concedere Side 3 a Neo Zeon.

Mentre Neo Zeon attacca Dublino nel tentativo di stanare l’Argama, Kamille Bidan sembra risvegliarsi dal proprio stato catatonico, ma risulta disperso e i ragazzi del Gundam Team partono alla sua ricerca.

28-10-0088

Una flotta di Neo Zeon guidata dall’Endra occupa una colonia di Side 4.

30-10-0088

Viene localizzata la caduta di una colonia verso Dublino; l’Argama e la Karaba cercano di fermarla, ma vengono ostacolati dalle forze di Neo Zeon.

31-10-0088

La colonia si schianta su Dublino.

Judau Ashta sull’MSZ-010 ZZ Gundam e Elpeo Ple sull’AMX-004-2 Qubeley Mark II combattono Ple Two sull’MRX-010 Psyco Gundam Mark II. Ple Two viene costretta alla fuga, ma Elpeo Ple perde la vita nel combattimento.

2-11-0088

L’equipaggio dell’Argama torna nello spazio. L’Argama stesso viene lasciato alla Karaba.

3-11-0088

L’AEUG riceva dalla Anaheim Electronics il Nahel Argama, di cui Beecher Oleg diventa capitano.

7-11-0088

Il Nahel Argama viene incaricato formalmente di stroncare Neo Zeon e parte per Side 3.

9-11-0088

La Karaba rimanda il tenente Daniel Wymann dell’AEUG nello spazio, dove viene raccolto dal Moloch.

14-11-0088

La Federazione accorda Side 3 a Neo Zeon, le cui forze si ritirano dalla Terra.

16-11-0088

In missione nei pressi di Side 3, il l’incrociatore Moloch dell’AEUG cattura il generale di divisione Lukas DeMarchand di Neo Zeon.

21-11-0088

Lukas DeMarchand riesce a liberarsi dalla prigionia; uccide Lynn Petrie-Smith, ma viene a propria volta ucciso da Daniel Wymann.

25-12-0088

Le forze di Glemy Toto si ribellano a quelle di Haman Karn e prendono il controllo di Axis.

8-1-0089

Judau Ashta si infiltra su Core 3 e cattura Mineva Lao Zabi.

10-1-0089

Haman Karn e Glemy Toto guidano le rispettive flotte l’una contro l’altra.

11-1-0089

La Vie en Rose viene distrutta proteggendo il Nahel Argama dalla flotta di Glemy Toto.

14-1-0089

Il Nahel Argama costringe l’esercito di Glemy Toto a ritirarsi all’interno di Axis.

Una flotta di Neo Zeon, avvicinatasi all’orbita terrestre per cercare di raccogliere dei compagni in ritirata, viene ingaggiata da una flotta dell’AEUG, di cui fa parte anche il Moloch. Nel corso della battaglia, Daniel Wymann risulta MIA.

17-1-0089

Battaglia finale in cui l’AEUG sconfigge Neo Zeon.

15-3-0089

Ricomincia il servizio della Jupiter Energy Fleet, che lancia il Jupitris II.

1-5-0089

L’Esercito della Federazione Terrestre si organizza per meglio gestire gli spostamenti di grandi asteroidi.

25-8-0089

La Federazione inasprisce le sanzioni contro le colonie che supportano movimenti di spacenoid.

2-0090

La colonia di Sweetwater di Side 2 viene adibita a centro di accoglienza di rifugiati e spostata a Side 3.

3-0090

L’Esercito della Federazione Terrestre organizza una nuova unità ausiliaria, Londo Bell.

6-3-0091

Julius Parker esce di prigione e gli viene offerto un lavoro come collaudatore nell’Esercito della Federazione Terrestre.

  
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