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Autore: PoppyAndLadyBird    13/09/2012    0 recensioni
Un amore complicato.
Uno di quelli che la notte, non ti fa dormire.
Uno di quelli che ti prende alla bocca dello stomaco.
Uno di quelli che non ti fa respirare.
Uno di quelli che, nel bene o nel male, prendono tutto te stesso.
La storia di Daniel e Catherine, due ragazzi che sono destinati ad incontrarsi qualsiasi sia il loro percorso.
Quando il destino sceglie il tuo percorso, non c'è via di scampo.
Puoi correre e scappare, puoi combattere, ma alla fine perdi.
Perdi contro il volere di qualcosa, che è più grande di te.
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STORIA NARRATA DAI DUE PUNTI DI VISTA.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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DANIEL:
Mi svegliai al suono della sveglia, e schiacciai il viso nel cuscino trattenendo il fiato per qualche secondo. Non era proprio giornata per andare a scuola.
Nonostante questo, più per masochismo che per altro, decisi per una volta di non fare incazzare i prof, e mi trascinai fino alla doccia con passo incerto e pesante.
Lasciai che l’acqua mi scivolasse giù per la schiena per un po’ prima di chiudere il getto e insaponarmi i capelli. Nel frattempo, mi guardai allo specchio : il viso era un disastro, e il mio sguardo si posò sui muscoli delle braccia, che mi guizzavano sotto la pelle lattea.  L’allenamento supplementare aveva dato i suoi frutti.
Mi sciacquai velocemente, e afferrai un’ asciugamano a caso prima di uscire dalla doccia. Ovviamente quello rosa di mia sorella, troppo piccolo persino da legare in vita. Sbuffai, e afferrai un pettine dal cassetto vicino al porta-asciugamani, cominciando a portare indietro quell’assurda frangia che mi ritrovavo, di quel colore improbabile. A prima vista poteva sembrare un banalissimo castano chiaro, ma io sapevo per certo che sotto al sole diventava un’orripilante color carota, che mi sarei portato dietro per sempre. Avevo veramente pensato di tingerli, questi maledettissimi capelli.
Accesi il phon, e cominciai ad asciugarli sfregandoli velocemente con le mani, così che in pochi minuti finii. Scrutai quelle punte che andavano da tutte le parti e decisi che poteva andare. Tanto ce l’avevo già, la ragazza. E mi ricordai solo in quel momento che avrei dovuto incontrarla proprio quella mattina nella piazzetta lì di fronte.
Infilai un paio di boxer puliti e per una volta non mi dovetti preoccupare di chiudere la porta, visto che Rose era rimasta a dormire dalla sua amichetta e mamma era di turno all’ospedale fino alle otto. Che mestiere palloso quello del medico. Stare ore e ore a girare per i corridoi a vedere malati cronici che ti fanno deprimere, sentire i vecchi scatarrare e parlare con i colleghi che ti raccontano della moglie che li ha lasciati perché sono sempre troppo impegnati. O mio Dio. Devo ricordarmi di non permettere a mamma di obbligarmi ad iscrivermi a medicina.
Aprii l’armadio e tirai fuori una felpa rossa, con un paio di blue jeans un po’ scoloriti ma che andavano lo stesso più che bene. Tornai davanti allo specchio e presi un po’ di gel dal barattolo, spalmandomelo sulle dita. Poi, le sciacquai sotto l’acqua. Ma si, che me ne importava, tanto a Mary andavo bene lo stesso così com’ero.
Presi la borsa e l’i-pod, infilai le scarpe ed uscii di casa chiudendomi la porta alle spalle. Feci i gradini di corsa, e quando aprii il portone lasciai che l’aria fresca del mattino mi svegliasse per bene, e mi pizzicasse le guance colorandole di rosso.
 Mary diceva che il rosso era il mio colore. Non ne ero tanto sicuro, visti i capelli, ma mi fidavo di lei. E quando potevo, cercavo sempre di vestirmi di rosso.
Mi incamminai verso la piazza con le cuffiette alle orecchie, cercando di camminare a tempo di musica.
Mary era già li ad aspettarmi. Quando mi vide, lo notai, le si illuminarono gli occhi. Mi guardò con finta aria severa e disse :
-Sei in ritardo-.
La abbracciai e le posai il mento sulla spalla, concentrandomi sui suoi capelli biondo scuro.
-Bugiarda- risposi, e le baciai la testa con un sorriso.
Lei riemerse dal mio petto e mi guardò con i suoi occhi color nocciola, screziati d’ambra. Adoravo i suoi occhi. Riuscivano ad apparire fantastici solo per quei piccoli riflessi. Era quel genere di cosa che mi meravigliava, e lei lo sapeva. Da quando ci eravamo conosciuti, aveva cominciato ad esserne fiera, e non passava giorno in cui quegli occhi, con un solo sguardo, mi facevano ripensare a tutta la nostra storia fino a quel momento.
Mi riconcentrai su Mary, e vidi che stava parlando concitatamente. Collegai il mio cervello in tempo per riuscire a percepire solo “..Catherine”.
La guardai stranito.
-Cosa?- mormorai.
-Ma mi stavi ascoltando?- protestò Mary, stizzita. –Io ti parlo di cose importanti, e tu pensi ad altro-.
Sorrisi, certo che se avesse saputo a cosa stessi pensando mi avrebbe di sicuro scusato.
-Scusami, ero distratto. Puoi ripetere?- dissi con estrema gentilezza.
Mary sbuffò, ma percepii che era molto meno arrabbiata.
-Va bene, va bene- e roteò gli occhi nelle orbite. Poi si ricompose. –Stavo dicendo che sono molto preoccupata, Daniel-  disse, seria. Sembrava qualcosa di estremamente grave, e cercai di usare un tono leggero.
-Per cosa, amore?-.
Mary mi guardò in un modo con cui non mi aveva mai guardato.
-Non sto scherzando, Daniel- protestò. Sembrava davvero importante dal suo tono. Speravo veramente che fosse qualcosa da ragazze, come il terrore di non riuscire a scegliere il vestito per il ballo di primavera, o simili.
-Va bene, va bene, scusa. Ma parla, mi stai mettendo una certa ansia..-.
Mary sospirò. Di solito faceva così quando era pronta a parlare tutto d’un colpo.
-Sono preoccupata per Catherine- sputò.
La guardai con più attenzione. Purtroppo non stava scherzando.
-Per Catherine? Perché, che le succede?-.
Mary puntò gli occhi al cielo.
-Ma non “per” Catherine, scemo! Per te!-.
Ok. Ora ci capivo meno di prima. Eppure mi avevano sempre assicurato di essere un ragazzo sveglio!
-Continuo a non capire- dissi stupidamente.
-Ma come no! Non l’hai vista?- domandò incredula.
Sbuffai, cominciando a perdere la pazienza.
-No, non l’ho vista. Per favore, vuoi spiegarmi cosa succede?- ringhiai, cercando di mantenere la calma. Non mi piaceva aspettare.
-Calmati! Ma davvero non l’hai notato?-.
Voleva proprio farmi incazzare, allora! Per fortuna notò la mia espressione e si decise a parlare prima che lo facessi io.
-Non hai visto come ti sbava dietro?!- e alzò la voce.
Cercai di trattenere il riso, ma dalla gola mi uscì una specie di risatina idiota.
-Ma che ti sei bevuta? Catherine? Quella Catherine? Quella che fa parte del mio gruppo?- protestai, incredulo.
-Si, proprio quella puttana- sibilò con odio.
-Guarda che ti sbagli. A lei piace quello di 3B- dissi, solenne.
Mary roteò gli occhi nelle orbite.
-Questo non lo so, ma quello che è certo è che le piaci anche tu-.
Guardai le sue guance arrossate dalla rabbia e gli occhi stretti a fessura. Così piccoli sembravano addirittura completamente verdi. Le sue ciglia scure toccavano l’arcata sopraccigliare e provai la tentazione di scattarle una foto per ricordarmi di quanto era bella anche quanto non l’avrei avuta davanti.
Le accarezzai una gota bollente, e le sorrisi.
-E anche se fosse? Sono problemi suoi-.
Mary si mordicchiò il labbro, tornando un po’ più serena.
-Tu non capisci. Quella potrebbe essere pronta a tutto. Ti offrirebbe anche del sesso pur di averti tutto per sé- disse triste.
-Adesso non esagerare. E comunque io non accetterei, lo sai-.
Mary mi guardò così intensamente che i suoi occhi mi parvero più grandi di quanto non fossero già. Era come un contratto vincolante, che io non avrei mai potuto evadere.
-Ho i miei dubbi- sussurrò impercettibilmente.
Stava dicendo sul serio? Credeva davvero che fossi così infedele?. Le ripetei ciò che avevo appena pensato.
-Sei un ragazzo- si giustificò, con lo sguardo lontano.
A quel punto mi arrabbiai. Ero veramente fuori di me.
-Che rapporto è il nostro se tu non ti fidi di me? Abbiamo forse sprecato sei mesi della nostra vita per qualcosa che non vale niente?- ringhiai.
-Ma no, non volevo dire..- iniziò Mary. Ma io non la lasciai concludere.
-E allora cosa volevi dire, dannazione?- le dissi in tono cattivo. Me ne pentii quando vidi le lacrime bagnarle le guance.
Mary mi guardò un ultima volta.
-Credevo mi avresti capita- mormorò. –Evidentemente mi sbagliavo-.
La guardai afferrare lo zaino e correre via in lacrime, ma non la fermai. Era giusto così. Era giusto che, per una volta, piangesse sola, e riflettesse. Perché poi, qualche giorno dopo, le avrei chiesto se avesse davvero intenzione di continuare in questo modo.
 
 
 
 
 
CATHERINE
Aprii gli occhi e li puntai sulla sveglia.
Erano già le 6.40.
Mi trascinai in bagno e cercai di svegliarmi con dell’acqua fredda sul viso.
Mentre mi asciugavo, notai che avevo ancora gli occhi gonfi.
Ieri avevo pianto molto.
Forse Alice aveva ragione, avrei dovuto smetterla.
Mi piacevano i miei occhi. Azzurri. In contrasto con i miei capelli castano chiaro, sempre mossi, avevano una vita propria.
Mi feci una doccia.
Mio fratello bussò alla porta dicendomi di sbrigarmi.
Sono una ragazza, gli ha mai detto nessuno che mi occorre del tempo per non sembrare uno zombie?
Comunque non lo ascoltai e finii di prepararmi.
Presi dall’armadio un maglioncino bianco, un cardigan nero e i miei jeans scuri, da abbinare con gli stivali corti che mi aveva regalato mia zia, ci sapeva fare in questo genere di cose.
Mi caricai la borsa e , dopo essermi data una passata di mascara e lucidalabbra, presi l’ mp3 e uscii di casa.
Eravamo solo ai primi di Ottobre, e già si gelava.
L’aria fredda mi scompigliò i capelli.
Mentre camminavo osservai tutto ciò che mi circondava.
Il mio sguardo si posò su una coppietta che sembrò famigliare…
Erano Daniel e quell’altra..
Non mi era mai piaciuta la sua ragazza, mi dava della puttana e non capivo il perché…
Stavano litigando evidentemente, sarà meglio andare via, mi spiegherà a scuola…
 
Stavo aspettando Daniel insieme ad Andrea e Alice, lo vidi arrivare e gli andai incontro per salutarlo.
“Ehi Daniel, come va?”
Non mi rispose, anzi, evitò il mio sguardo e proseguì per la sua strada.
“Ehi, ma ci senti?”
“Che cosa vuoi Catherine? Non è aria” mi rispose secco.
“Oh, sta calmo, si può sapere cosa ho fatto stavolta?”
Era da un po’ di tempo a questa parte che Daniel era sempre in collera con me.
“Come se tu non lo sapessi! Ti rendi conto? Ho litigato con Mary per colpa tua stamattina!”
“E cosa avrei fatto io scusa?”
E te pareva che c’entrava Mary!
“Lascia perdere, stammi lontana per oggi!”
“Lascia perdere? E come posso lasciar perdere scusa? Sei il mio migliore amico”
“Smettila ok? È da dei giorni che sei asfissiante non ti sopporto più”
Come poteva dire una cosa del genere?
“Va bene, come vuoi”. Si voltò verso di me. “Se devo starti alla larga lo farò, ma fa lo stesso anche tu, non voglio più parlare con te, perché tu non sei il Daniel che conosco io, quindi finché lui non si farà vivo, stammi lontano! Io vedrò di fare lo stesso”
Dovetti correre in classe perché non sarei riuscita a trattenere le lacrime ancora per molto.
Non potevo stare così ogni volta che discutevamo, ma perché lui doveva essere così freddo?
Se non voleva avere niente a che fare con me, almeno avrebbe potuto dirmi il motivo!
Mentre correvo andai a sbattere contro qualcuno e caddi a terra.
Vidi una mano tesa verso di me.
“Ti chiedo scusa, tutto apposto?”
Vidi Derek di fronte a me.
“Oddio, che imbarazzo, scusami” dissi asciugandomi il viso bagnato dalle lacrime.
“Tutto ok? Perché stai piangendo?”
Che voce angelica, io adoravo guardare quel suo viso dai tratti dolci.
“No avrò, qualcosa nell’occhio”
“Non ci credi neanche tu a questa balla, su, in che classe vai? Ti accompagno”.
Mi prese la borsa e iniziò a fare domande, e io a rispondergli.
Entrammo in classe e lui mi lasciò un bigliettino con il suo numero.
Mi diede un colpetto in fronte.
“Sorridi. Hai un sorriso molto bello.”
Il mio volto si illuminò all’improvviso.
Derek uscì dalla mia classe e io notai Daniel appoggiato con la schiena alla porta che mi osservava con uno sguardo misto a rabbia e qualcos’altro.
Ricambiai lo sguardo.
Per me sei morto.





NDA: buongiorno care lettrici/cari lettori.
Come state?
Come prima cosa vi ringrazio per aver letto la nostra storia, siete stupendi!
Vorrei dirvi due parole.
La parte di Daniel, la scrive Arianna, mentre quella di Catherine, la scrivo io.
Che ne pensate?
Aggiorneremo la storia a 2 recensioni.
Un grosso bacione!
*Si inchinano*
Poppy and LadyBird

  
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