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Autore: realpandora    13/09/2012    4 recensioni
Questa è la mia prima McDanno, anzi... E' la prima storia che scrivo da 15 anni a questa parte; quindi cercate di avere pietà.
Questo capitolo inizia una settimana dopo la season finale della 2^ stagione, quindi attenzione agli spoiler per chi non l'ha vista.
Steve torna al quartier generale... Non da solo.
Grazie a babycin per avermi fatto da beta. Ti adoro, babe! E voi non odiatemi. Posterò un capitolo a settimana. Se riesco a tirarne fuori di più,sarete i primi a saperlo. ;P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il funerale di Malia, una visita inaspettata... Danny riuscirà a "corteggiare" Steve?
 

Capitolo 6: Wooing Mood: on

 
Steve fece ancora qualche bracciata, rilassandosi nella routine della sua nuotata mattutina.

Non aveva avuto molta pace in quei giorni: tra l’outing forzato della madre, il “litigio” con Danny, il funerale della povera Malia e il trasloco della famiglia Williams, non c’era stato un minuto di tranquillità in casa. Se in più ci metteva anche il fatto che non riuscivano a trovare Delano da nessuna parte, lo stress aumentava incredibilmente.

Qualche giorno prima aveva fatto una visita alla base di Pearl per incontrare un commilitone che aveva alcuni “contatti” nei bassifondi di Honolulu ed erano andati a fare un giro per vedere se riuscivano a trovare una pista. Questo, purtroppo, gli aveva impedito di essere presente all’udienza che aveva finalmente ridato il sorriso a Danny. Gli era dispiaciuto tantissimo non riuscire a essere presente in tribunale (il fatto che fosse stata una buona scusa per non andare, perché strozzare a mani nude una “gentildonna” inglese non lo considerava da SEAL, era una cosa che nessuno doveva sapere dopotutto) e per questo si era offerto per dare una mano per il trasloco di Grace da casa Edwards a casa McGarrett... Sarà mai McGarrett-Williams? Si sorprese a chiedersi mentre tornava verso riva con lunghe bracciate.

Il giorno precedente avevano portato le ultime scatole nella stanza che ormai considerava di Gracie ed erano poi usciti tutti insieme per comprare i mobili alla bambina. C’era stato un momento, durante il pomeriggio, in cui il SEAL si era sentito veramente parte della famiglia, specialmente quando era andato ad aiutare Grace con una scatola di peluche troppo pesante per lei e, per gioco, si era messo la ragazzina in spalla, “Per salvarla dalle insidie della scatola malefica!” le aveva detto, facendola ridere come una pazza. Quando si era girato verso casa, sentendosi felice come non mai in quei giorni, aveva visto Danny che li guardava, un’espressione tenera e amorevole sul viso che gli aveva fatto accelerare i battiti del cuore e sperare che forse quello che gli aveva detto la madre subito dopo il funerale di Malia Kelly fosse vero.

Flashback

Si erano ritrovati tutti nel parcheggio di Waimea, con le tavole sul pianale o sul sedile posteriori, e le espressioni tristi che si riflettevano attraverso i parabrezza. Sulla spiaggia, c’era già una piccola folla intorno alle barche e alla canoa piena di lei e contenente l’urna con le ceneri di Malia.

Chin Ho era vicino al Kahuna, a testa china mentre ascoltava quello che il prete gli diceva. La alzava solo quando si rendeva conto che gli si era avvicinato qualcuno per fargli le condoglianze: a quel punto si poteva vedere come la perdita della moglie lo avesse toccato. Dimagrito, occhi lucidi e spiritati, non aveva niente del calmo atteggiamento zen che gli era solito.

Danny e Steve scesero dal pick-up, seguiti da Doris – l’avevano raccolta davanti all’Hilton mentre passavano lì davanti per dirigersi verso la spiaggia – e raggiunsero la macchina di Kono. La ragazza sedeva ancora al posto di guida, lo sguardo velato di lacrime fisso sul cugino.

“Ehi, recluta, hai intenzione di rimanere lì tutta la mattina?” chiese Danny, guardando la poliziotta attraverso il finestrino semiaperto della macchina.

Kono girò la testa verso di lui e, con un sospiro tremulo, fece un cenno con la testa e aprì la portiera, alzando poi il portellone posteriore per tirare fuori la tavola.

Si diressero verso la spiaggia dove, ad attenderli, c’era la maggior parte della famiglia Kelly/Kalakaua, la famiglia Waincroft, alcuni ex-colleghi di Chin all’HPD, alcuni amici di Chin e Malia e Kamekona.

Il gruppo piantò le tavole nella sabbia, si diresse verso il collega e, a turno, fece le proprie condoglianze: Steve in modo leggermente più distaccato, mentre Danny dette a Chin un abbraccio che lo sollevò quasi da terra. Doris gli strinse la mano e gli disse qualche parola di conforto.

Quando arrivò il turno di Kono, ci fu qualche momento di imbarazzo, perché il cugino ancora non si perdonava di averla abbandonata, almeno secondo lui. Chin abbassò lo sguardo verso la sabbia e mormorò, per l’ennesima volta: “Mi spiace, io…” Kono non lo fece finire: gli si buttò fra le braccia e lo strinse il più forte possibile, ripetendo tra le lacrime: “è tutto passato. Non è stata colpa tua. È tutto finito.”

Chin rimase fermo qualche minuto, lo sguardo rivolto al cielo, prima di alzare le braccia e stringere a sé la cugina, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo e cominciando a piangere sommessamente.

Danny si avvicinò inconsciamente a Steve, mentre quest’ultimo gli metteva un braccio intorno alle spalle, entrambi con gli occhi lucidi, partecipi del dolore del loro collega e amico. Si guardarono per qualche secondo senza dire niente, riportando poi lo sguardo sui cugini.

Doris fissò la scena con tenerezza velata di lacrime, leggendo nello scambio tra i due partner molto più di quello che, ne era sicura, i due uomini erano pronti ad affrontare o ad ammettere.

Dal mare arrivò il primo raggio di sole e quello fu il segnale per il Kahuna di dare inizio alla cerimonia. Entrarono tutti in acqua, chi in barca, chi sulla tavola da surf e spinsero la canoa contenente i resti di Malia fino al centro della baia. I surfisti fecero un cerchio intorno alla barca del prete, degli amici e dei parenti e il rito ebbe inizio.

Alla fine della commemorazione, tornati a riva, Danny rimase per qualche momento ancora vicino a Chin e Kono mentre il primo riceveva ancora alcune condoglianze.

Doris ne approfittò per parlare al figlio che era rimasto in disparte. Gli si mise davanti, dando le spalle al mare, e chiese: “Come vanno le cose? Non ci siamo visti molto in questi giorni.”

“È vero Doris, ma date le notizie che ho sentito in giro, te l’ho detto: è meglio se stai nascosta” le rispose Steve senza distogliere gli occhi dal partner che stava abbracciando Chin e Kono.

“Solo perché qualcuno mi minaccia, non vuol dire che io sia in pericolo, sai?” disse Doris, sbuffando. Si accorse che il figlio non la stava guardando e si girò per vedere cosa lo interessasse tanto. “Glielo dirai prima o poi?” chiese con tono tra l’affettuoso e l’impertinente.

Questo attirò l’attenzione del SEAL che la guardò alzando un sopracciglio e domandò con tono cauto: “Dire cosa a chi?”

Doris lo guardò come se il figlio fosse matto: “Come cosa a chi? A Danny, che sei innamorato di lui, no?”

“Doris, alza ancora un po’ la voce. Forse a New York non ti hanno sentita. Ma sei impazzita?” sibilò Steve, guardandosi intorno e, prendendo per un braccio la madre, si allontanò un po’ di più dalle persone riunite sulla spiaggia. “Primo: chi ti ha detto che io sia innamorato di qualcuno. Secondo: anche se fosse, e bada bene non sto confermando, se glielo dico, lui non ricambia e mando a puttane la nostra amicizia? È troppo importante per me. Non voglio perderla.”

Doris guardò Steve negli occhi con un mezzo sorriso: “Steve. Lo vedrebbe anche un cieco che voi due provate qualcosa l’uno per l’altro. Solo che entrambi avete paura di dirlo.” Mise una mano sulla guancia del figlio in una carezza gentile. “Danny è innamorato di te, Steve, esattamente come tu lo sei di lui. Fidati di me.”

Il SEAL la osservò per qualche istante ancora, prima di fare un grosso sospiro e appoggiare la propria mano sopra quella della madre: “Ci proverò.” Alzò gli occhi e vide avanzare Danny verso di loro, uno sguardo triste sul viso marcato.

In quel momento suonò il cellulare del comandante che rispose senza guardare il display. “McGarrett. Sì… Sì, signor governatore, mia madre è qui con me…” Spostò lo sguardo di nuovo sulla madre, un’espressione preoccupata che gli si dipingeva sul viso. “E quando è successo? … Si sa come ha fatto? … D’accordo! Porto mia madre al sicuro e arriviamo.”

“Steve, cos’è successo?” chiese la madre preoccupata.

Anche Danny aveva uno sguardo interrogativo sul volto, avendo sentito la fine della telefonata. “Doris, ti dobbiamo portare in un luogo sicuro” le rispose Steve, guardando ora la madre, ora Danny. “Wo Fat è scappato da Halawa.”

Fine Flashback

Steve era quasi arrivato al bagnasciuga. Si mise in piedi e, con una piccola corsetta, uscì dall’acqua dirigendosi verso l’asciugamano che aveva lasciato su una delle sedie nel lanai. Andò verso la doccia esterna per levarsi un po’ di salsedine e rimase qualche secondo sotto il getto, pensando, nel frattempo, se fosse il caso o meno di svegliare Danny. L’indomani era domenica e sarebbero dovuti andare a prendere Gracie da Rachel, poiché il lunedì la famiglia Edwards sarebbe partita per Las Vegas. Quindi probabilmente non avrebbe dormito molto per l’agitazione di avere finalmente la figlia con sé… Forse oggi è meglio se lo lascio dormire.

Appena si avviò verso la porta finestra, si rese conto che, da dentro casa, arrivava un profumino incredibile che gli fece brontolare lo stomaco. Cercando di asciugarsi il più in fretta possibile e di levarsi quanta più sabbia potesse dai piedi, entrò in casa, mettendosi l’asciugamano sulle spalle e dirigendosi in cucina.

Danny, con indosso un paio di pantaloni della tuta, una maglietta, un grembiule e a piedi nudi, stava levando in quel momento dal forno una teglia con sopra qualcosa che somigliava sospettosamente a delle barrette di cereali – e dall’odore che aveva invaso in quel momento la cucina, doveva esserci anche del cioccolato – sul fornello c’era una padella con una frittata di “uova finte”, come le chiamava il suo partner e, vicino al piatto, in una caraffa, c’era il suo frullato di alghe e proteine. In mezzo al tavolo un cesto con della frutta, addirittura un ananas.

Fermo dallo stipite della porta della cucina, incapace di muoversi per lo stupore che la scena che aveva davanti gli aveva procurato, Steve riuscì solo a pronunciare un rotto: “Danno?”

Il poliziotto, si girò di scatto, in mano ancora la teglia da cui aveva appena tolto le barrette. “Diavolo, Steven! Vuoi farmi venire un infarto? Non puoi arrivare tipo ninja dietro alle persone in questo modo, mi sarei potuto… Accidenti!” Con un clangore metallico, Danny fece cadere la teglia sul piano di lavoro portandosi un dito in bocca e andando di corsa verso il rubinetto.

Steve in due passi fu al suo fianco, aprendo l’acqua fredda e tenendo ferma la mano che il collega vi aveva posto sotto con una delle sue. “Mi dispiace, non volevo farti bruciare.”

“Vedi? Sei il solito animale. Uno si sveglia presto, quando potrebbe dormire, visto che è sabato e gli indizi che abbiamo su Wo Fat e Delano non ci stanno portando a niente, per farti una sorpresa e prepararti la colazione e tu che fai per ripagarlo? Lo fai bruciare. Cavernicolo…” Danny continuò a brontolare sottovoce su super-SEAL che non sapevano comportarsi come le altre persone civili.

Il SEAL in questione, che, all’inizio della tirata, stava controllando il dito del partner per vedere se la bolla si stesse già formando, si fermò con la mano del collega tra le sue, un sorriso raggiante che gli illuminava il viso. “Mi hai preparato la colazione?”

Danny lo fissò un attimo, aggrottando la fronte come se non avesse capito bene: “Scusa, ma di tutto quello che ho detto, tu hai sentito solo che ti ho preparato la colazione?”

Steve fece un passo avanti, intrappolando, di fatto, Danny tra il bancone della cucina e se stesso. Portando la mano del partner sul suo torace, vicino al cuore, gli rispose: “No, Danno. Non ho sentito solo quello.” Il sorriso che aveva sul volto si era trasformato da radioso a tenero in un batter d’occhio.

Danny si rese conto della situazione in cui si trovava, incastrato tra il SEAL semi-nudo, e il suo corpo stava cominciando a notarlo in maniera imbarazzante vista la vicinanza, e il ripiano della cucina, con la mano di cui si era bruciato il dito stretta tra quelle del partner. Sentì che stava arrossendo e cercò di deglutire per portare un po’ di saliva nella bocca che si era ritrovata all’improvviso asciutta quando si era accorto di essere a pochi centimetri dai pettorali che avevano riempito molte delle sue fantasie sia diurne sia notturne.

Aprì la bocca per chiedergli cos’altro aveva sentito, spostando il peso leggermente in avanti e appoggiandosi più a lui che non alla credenza, quando qualcuno suonò il campanello di casa. Girarono entrambi la testa in direzione della porta, per poi riguardarsi, Steve che fissava le labbra di Danny mentre questo se le inumidiva leggermente, sentendo la bocca come un deserto.

La persona alla porta era insistente, evidentemente, perché suonò di nuovo e più a lungo. Steve si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione e, mettendo le mani ai lati di Danny sul bancone, appoggiò la fronte su quella del detective, chiudendo gli occhi, inspirando profondamente e sussurrando mentre esalava: “Questa conversazione non finisce qui.”

Danny, che era rimasto con la mano chiusa dove l’aveva lasciata il SEAL, la aprì completamente, appoggiandola sopra il cuore del partner e gli mise l’altra sul fianco, spostandosi indietro per guardarlo negli occhi che l’altro aveva aperto quando l’aveva sentito spostarsi. “Lo spero vivamente, Steve.”

Steve si allontanò con una mezza risatina e andò verso la porta, fermandosi un attimo prima di aprirla, cercando di ricomporsi. All’inizio del terzo squillo di campanello, aprì la porta di botto, protestando: “Ma si può sapere cosa diavolo…” Si fermò di colpo, cercando di capire se la persona che aveva davanti fosse vera o meno.

“Ciao, Steve!” esclamò una raggiante Catherine. “Scusa se sono stata un po’ insistente, ma sono sbarcata ieri notte e ho appena messo a posto il mio nuovo alloggio. Mi hanno sbarcata e ora sono di stanza nella base a Pearl.” Gli si buttò tra le braccia e gli stampò un bacio sulle labbra. Steve, preso di sorpresa, rispose sia all’abbraccio sia al bacio, prima di ricordarsi che Danny era ancora in cucina. Si staccò dalla donna e le disse: “Sono molto contento. È una cosa definitiva?” chiese girandosi verso la cucina.

Danny era lì, sulla soglia, un’espressione ferita in volto che fu subito sostituita da una freddezza che fece venire letteralmente i brividi lungo la schiena di Steve.

Catherine sembrò non accorgersene e andò ad abbracciare il detective – la felicità la rendeva espansiva. “Danny, ciao. Cosa ci fai qui?”

Danny rispose brevemente all’abbraccio e le disse, sardonico: “Ci vivo.”

Cath si portò vicino a Steve, cercando di riabbracciarlo, ma il comandante si sedette sulla poltrona per evitarlo. La donna lo guardò con un sopracciglio alzato e squadrò prima Steve poi Danny, non capendo la situazione. “Oh… ok. È una sistemazione temporanea?”

Danny fissò Steve, cercando di capire se quello che era successo in cucina era qualcosa nato dal momento o se veramente c’era una base per qualcosa di più duraturo, cosa non facile da decifrare visto il bacio cui aveva assistito da poco.

Steve ricambiò lo sguardo, cercando di far trasparire il più possibile, senza renderne partecipe il tenente, quanto intendesse la frase di prima, che la conversazione non era finita. Danny fece un sorriso e rispose alla donna: “Non per quanto mi riguarda.”

Se uno sguardo avesse il potere di uccidere, in quel momento il Detective Danny Williams sarebbe morto sul colpo.

  
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