Buonasera
a tutti.
Allora,
questa storia inizialmente doveva partecipare al “Nuovi
personaggi
contest” indetto da TheGhostOfYou sul forum, ma non sono
riuscita a
rispettare la scadenza per la consegna. Avevo chiesto una proroga,
però non ho saputo niente e ho pensato di pubblicare lo
stesso.
Se
la giudice mi dirà che la proroga è accettata, le
manderò la
storia per intero e non penso ci saranno problemi.
Il
nostro compito era inventare un OC, farlo relazione con chiunque
avessimo desiderato e fare in modo che quel personaggio si basasse su
alcuni pacchetti.
Vi
lascio qui la lista di ciò che è capitato in
sorte a me e il banner
che io stessa ho fatto. Non so, probabilmente ero invasa da qualche
divinità, ma non mi dispiace troppo questo lavoretto. Poi
l'opinione
che conta è la vostra quindi...
Non
mi resta che sperare che la storia vi piaccia e che mi lasciate una
recensione, giusto per farmi sapere cosa ne pensate.
Buona
lettura^^
Pacchetti:
1.Viso
a forma di cuore, bocca carnosa
2.Persona
forte, passionale. Si fa prendere facilmente dalla situazione e va
d'accordo solo con le persone della sua casa, ignorando gli
altri.
3.legno di biancospino, 13 pollici, nucleo di piuma di
fenice.
4.Asso
in Astronomia
Cuore di farfalla
Prologo
Correva
per la brughiera con un sorriso.
Il
sole era caldo e l'aria infuocata mentre sopra la sua testa il cielo
era di un azzurro terso e luminoso, senza neanche una nuvola
all'orizzonte.
Non
se ne vedevano molte di giornate così in Inghilterra,
neanche in
piena estate.
A
dispetto dell'afa, Maya si era catapultata fuori di casa con addosso
solo un paio di sandali bianchi, un vestito leggero e un cappellino.
Mancava
poco alla fine di agosto e sapeva che, arrivato Settembre, sarebbe
ritornata ad Hogwarts.
Non
le dispiaceva tornare a scuola, ma sentiva che quelle giornate
spensierate le sarebbero mancate presto, come se nella sua testa ci
fosse una vocina che le diceva che non poteva durare.
Ma
Maya non era tipo da farsi impressionare così facilmente.
Lei
era una ragazza come tante, questo era vero, se non fosse stato per
un piccolo dettaglio che la perseguitava fin da quando aveva cinque
anni.
Era
solo una bambina quando aveva scoperto di poter parlare con i morti.
Sua
nonna li chiamava “spiriti intrappolati” ed erano
molto diversi
dai fantasmi che popolavano Hogwarts.
Erano
quelle anime che non erano passate oltre e che avevano dei conti in
sospeso con i vivi, faccende che impedivano loro di “andare
nella
luce” -la nonna diceva così con un sorriso mesto-
e per questo
andavano da lei.
Quando
era piccola era terrorizzata da quelle apparizioni improvvise, ma
alla fine si era abituata e crescendo aveva imparato ad accoglierle
senza paura.
Stava
correndo lungo un pendio, l'erba alta fino alla vita a impedirle di
vedere i propri piedi, quando all'improvviso un soffio d'aria le
agitò i capelli e la fece voltare nella direzione da cui era
venuto.
Solo
il rumore del vento tra gli alberi e tra i fili d'erba rompeva il
silenzio che altrimenti sarebbe stato assoluto.
Maya
comprese che stava per succedere qualcosa e chiuse gli occhi. Quando
li riaprì, non si stupì nel vedere una figura in
lontananza,
proprio laddove le colline declinavano.
Le
parve di riconoscere il rosso fiammeggiante dei capelli e corse verso
la vallata per avvicinarsi alla donna che, ne era sicura, doveva
essere un fantasma.
Solo
uno spirito avrebbe potuto comparire così all'improvviso e
in un
posto tanto solitario.
Uno
strano senso di ansia e orrore le attanagliava lo stomaco, ma Maya
non si lasciò scoraggiare e proseguì verso il suo
obbiettivo.
La
ragazza sembrava essere lì per caso, ma se c'era una cosa
che Maya
aveva imparato era proprio che nessun fantasma si fermava sulla terra
per sbaglio. Attendeva lei o qualcuno di simile che la aiutasse a
risolvere i suoi conti in sospeso e andare oltre.
Era
oramai a pochi passi dalla chioma rossa -così familiare-, ma
lei non
sembrava intenzionata a mostrarle il suo volto.
Rimasero
ferme, immobili, con l'erba che solleticava i fianchi e le cosce di
Maya fino a quando il fantasma non ruotò appena il capo.
Fu
allora che la ragazza comprese che non avrebbe voluto vederne il
viso. Perché conosceva quei capelli, quel profilo, quel naso
delicato e quegli occhi che immaginava essere azzurro cielo.
Maya
trattenne il fiato, stupita e sconvolta, quando si trovò di
fronte a
Morgana Montgomery.
Morgana
era tutto ciò che lei, Maya, non avrebbe mai potuto
diventare:
popolare, ammirata da tutti, bella come una stella.
Era
assurdo che una persona del genere l'avesse eletta come propria
migliore amica, lei, che delle stelle aveva solo il nome.
Morgana
si voltò completamente e le rivolse il suo sorriso speciale,
quel
lieve arricciare le labbra che pure sembrava illuminarle tutto il
viso.
“Avrei
dovuto crederti quando parlavi della bellezza di questa
brughiera”
sussurrò e la sua voce, così musicale e fresca,
la risvegliò dallo
stato di trance in cui era caduta.
Solo
allora realizzò che Morgana era un fantasma e che doveva
essere
morta. Si chiese distrattamente come fosse
successo, ma fu una
domanda che accantonò in fretta.
Sommersa
dalla consapevolezza che lei non c'era più, non
riuscì a formulare
altro che non fosse il dolore che la risucchio come un buco nero.
All'improvviso
si sentì sola al mondo. Aveva una famiglia che la amava, un
fratello
che probabilmente avrebbe attraversato mari e monti per lei, eppure
le parve che fossero tutti scomparsi con Morgana.
Una
catena invisibile aveva unito i loro cuori e le loro anime e ora che
la afferrava disperatamente sentiva che dall'altra parte non c'era
più nessuno.
“Non
avere paura, Maya. Tu prima di tutti dovresti sapere che non posso
farti del male”
“Non
ho paura” riuscì a esalare e solo in quel momento
si accorse delle
lacrime copiose che le rigavano il viso.
“Allora
ascoltami, sai che non posso restare ancora a lungo”
“Sei
morta?” le chiese stupidamente, quasi sperasse che Morgana
scoppiasse a ridere e le dicesse quanto era stupida a pensare una
tale sciocchezza.
In
effetti Morgana rise, ma la sua risata era piena di una dolce
rassegnazione e il suo sguardo carico di malinconico affetto.
“Già.
Che schifo, vero?”
“Perché
sei qui?” le domandò con un filo di voce.
“Volevo
salutarti prima di andarmene. E' buffo: non ho pensato a mio padre o
a mia madre mentre morivo. O meglio, non subito. Ho pensato che non
ti avrei più rivista e ho desiderato poterti almeno dire
addio. Tu
sei brava con queste cose: fa male passare oltre?” le
domandò con
un filo di apprensione, mandando in frantumi l'apparente calma con
cui si era presentata.
Maya
inspirò a fondo e si aprì in un sorriso lacrimoso.
“No.
Dicono che ci sia tanta luce, serenità e pace. Non fa
paura” la
rassicurò. Era il suo dovere e Morgana doveva andare oltre.
“Sì,
la vedo. Devo andare?”
Poteva
trattenerla lì, non lasciarla andare via fino a quando non
fosse
stata pronta a dirle addio: dipendeva da lei. Pure, sapeva che non
era giusto, che un'altra vita l'attendeva al di là.
Era la
decisione più difficile che avesse mai dovuto prendere.
Alla
fine, pur con il cuore a pezzi e le lacrime agli occhi, fece la sua
scelta. E mai decisione le spezzò di più il cuore.
“Sì,
vai” le sorrise e Morgana ricambiò, ma il suo
sguardo era già
rivolto oltre la sua testa, sopra le cime degli alberi, miglia al di
sopra del cielo dove volavano gli uccelli.
“E'
un arrivederci” le ricordò.
Poi,
esattamente come era arrivata, Morgana scomparve.
Non
accadde nulla. Non ci fu vento o qualunque altra grande
manifestazione di quella dipartita, ma Maya oramai sapeva che nessuno
si accorgeva mai del momento in cui un fantasma decideva di andare.
Al
massimo lei avvertiva un sussurro o un leggero eco che la raggiungeva
piano fino a scomparire nell'aria, come un onda che si placa.
A
Maya non restò che lasciarsi scivolare a terra e piangere
tutte le
lacrime che aveva in corpo. Non ne risparmiò neanche una e
le lasciò
scendere per un tempo indefinito.
Non
si accorse della sera che calava, del sole che moriva al di
là delle
colline e dell'aria sempre più fredda sul viso
già gelido.
Si
rese conto che era calata la notte solo quando comparve suo padre
armato di torcia e preoccupatissimo.
Sul
suo viso c'era sollievo per averla trovata, preoccupazione e, infine,
compassione. Maya sapeva cosa stava per dirle, ma lo precedette.
“Morgana
è morta” sussurrò.
E
fu più vero che mai.
Continua