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Autore: La Mutaforma    13/09/2012    2 recensioni
Hi. I dislike my name and I feel so alone, ho scritto gridato nel buio di uno schermo silenzioso.
Click.
Please Wait.
….Hi. You’re beautiful.
Click.
Un'amicizia che va oltre i confini. I miei sentimenti. This is love. True love. Ma non amore nel senso che tutti intendono. Le parole iniziano quando la parola 'amore' diventa riduttiva.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Hi. I dislike my name and I feel so alone, ho scritto gridando nel buio di uno schermo silenzioso.

Click.

Please Wait.

….Hi. You’re beautiful.  

Click.

 

Nemmeno il linguaggio si era dimostrato un ostacolo. Un incontro così, per caso, così perfetto da doversi ripetere ancora e ancora e ancora e ancora per chissà quanti click.

Era triste non potersi guardare negli occhi, prendersi per mano e sorridersi.

 

This is me. This my photo.

Click.

You’re very pretty. 

 Click.

Yeah, maybe…

Click.

 

Ormai chiacchierare era cosa di tutti i giorni, una piacevole abitudine quotidiana, come prendere il caffè la mattina o qualcosa del genere.

Era dolce. 

Lei accettava i suoi goffi tentativi di esprimersi in una lingua che conosceva superficialmente ma che spesso le prometteva di imparare meglio. Lei non rispondeva per un po’, poi scriveva che andava tutto bene così com’era.

 

Ti voglio bene.

Click.

What?

Click.

It doesn’t matter.

Click.

 

Pensò che aveva già tanti cuori che la attendevano, per tutte le strade del mondo. Forse, per il bene di entrambe, avrebbero dovuto smettere di parlarsi e cominciare a vivere un po’, senza quell’insignificante sorriso che aveva tutto il profumo di un volto tutto nuovo.

Era come vivere dietro un muro, e man mano grattando con le unghie riusciva a scavare qualche piccolo buco, grande quanto il suo occhio, per vedere cosa c’era dall’altro lato.

Is really you?

No, stai sognando di nuovo.

 

Ti voglio bene means “I love you”, right?

Click.

Maybe.

Click.

Oh. I can’t speak Italian.

Click.

 

Anche dietro i suoi grossi occhiali brutti ma che le piacevano tanto era facile commuoversi. Sentiva gli occhi che pizzicavano dolcemente, senza cattiveria.

Dopo tanti pianti tristi, era lieta di cominciare a spargere qualche sciocca lacrima infantile per un po’ di gioia che sentiva di meritare.

Era bello piangere senza il terrore che qualcuno la vedesse e ridesse di lei.

Era bello lasciare che le lacrime le accarezzassero le guance e le pupille, senza che sentisse il bisogno di cacciarle via.

Non c’è bisogno di essere forti in questi casi, si disse, accarezzando affettuosamente l’idea di essere felice, dopo tanta sofferenza.

 

Where are you?

Click.

Far, far away.

Click.

I don’t think so.

Click.

So, where am I?

Click.

In my heart.

Click.

 

Forse avrebbero dovuto smetterla. Ora che dalla sua finestra vedeva già le foglie farsi rosse d’imbarazzo e un rivolo di vento freddo come un sospiro che entrava di soppiatto nella sua stanza per accarezzarle la spalla, forse sarebbe stato il caso di tornare a vivere.

Un po’ più sole e un po’ meno sorridenti.

Per il bene di entrambe, si disse, osservando la prima pioggia autunnale che salutava un debole e timido scroscio il suo inopportuno, maleducato sorriso.

Era difficile essere felice quando tutto intorno a lei diventava lentamente grigio e spento.

Pensò con un pizzico di ostinazione che dall’altra parte del muro -e del mondo- sbocciavano i primi fiori e la primavera colorava ogni cosa di dolcezza.

 

Non posso dire questo in inglese. Non esprimerebbe davvero il mio sentimento per te. Ti voglio bene.

Click.

 

Aveva uno stile grezzo, la stessa parlata di un qualsiasi traduttore.

Con un sorriso, pensò che insieme ci avrebbero potuto lavorare un pochino.

 

I love you too.

Click.

 

Strinse un occhio e si accostò cautamente.

Sorrise.

Oltre il muro tutto era bello, tutto era pulito.

Un occhio, nero come il dolore, la fissò dall’altra parte della fenditura. E pur non guardandola, seguendo le linee dei suoi delicati muscoli facciali, seppe che stava sorridendo.

Si tesero le mani, cercandosi attraverso la distanza. E tremando, pensarono che c’era qualcosa di vivo, lì, che fremeva e sorrideva.  

Improvvisamente, in ogni parte del mondo tutto era più bello.

 

 

 

 

   
 
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