"Devi
fare l'amore con la macchina
fotografica! Seduci
la macchina
fotografica. Falla tua!!!"
Credo
di aver perso il conto
di quante volte il mio manager mi ha riempito la testa con queste
stronzate, ad
ogni dannato servizio fotografico ormai corrisponde il solito discorso
senza
senso di Jhon, fatto di orgasmi multipli e pace dei sensi, di labbra
bollenti e
gravidanze isteriche, di oggetti del desiderio e voglie nascoste
più o meno
velatamente di chi, a detta sua, venderebbe l'anima al diavolo per
poter essere
l'artefice dell'ennesima espressione estasiata sul mio viso.
Sono
ore
che continuo a sorridere con aria languida, come ho sempre fatto, ore
che
stringo gli occhi per incupire lo sguardo con aria sexy, ore che sfioro
le
labbra umide con il pollice come se asciugassi la più golosa
delle
prelibatezze, come se togliessi, con fare deciso e sicuro, il suo
sapore dalla
mia bocca ancora vogliosa di lei.
Eppure
sembra non essere mai
contenta!
"Jenna
Martin non è
come gli altri fotografi con cui abbiamo lavorato di solito - aveva esordito John
digitando distrattamente
con la sua agenda elettronica, spostando
tutti gli appuntamenti in previsione del servizio fotografico appena
fissato -
è una vera artista moderna. Ti renderà un'opera
d'arte! Non solo un modello
patinato o il solito attore da copertina! Non ringraziarmi! Sono stato
un
grande, lo so! La gente farebbe carte false anche solo per farsi fare
una
fototessera da lei..."
Aveva
delirato per ore
vantando le grandi doti artistiche della "Fata
dell'obiettivo", ma aveva omesso due particolari
importanti:
-
è una
grandissima rompicoglioni incontentabile
e altezzosa;
-
e beh, senza girarci
troppo intorno, è una
figa da paura.
"Oddio,
basta!!! Basta!
Per carità, mi bruciano gli occhi per questo orrore!"
La
voce di Jenna mi fa
trasalire riportandomi di colpo alla realtà, sposto lo
sguardo dall'obiettivo
all'esile figura che continua a sbraitare con voce stridula agitando le
mani in
modo convulso.
Mi
schiarisco la voce
intenzionato a chiedere spiegazione di questo sclero ma le parole mi
muoiono in
gola all'incontro dei due occhi topazio che ardono nei miei.
"Sei
un disastro!"
- urla sistemandosi gli occhiali sul naso quasi volesse focalizzare
meglio la
mia espressione esterrefatta.
"Come
scusa?" -
rispondo piccato, nessuno mi aveva più definito in tal modo
da quando ai tempi
dell'asilo avevo imbrattato il vestito appena uscito dalla sartoria
della mamma
del bambino grassoccio che mi rubava sempre la merenda.
"Hai
sentito bene!
Ragazzino! - inspira lentamente per calmare la rabbia che le fa
ribollire il
sangue nelle vene - Credevo di essere stata chiara quando abbiamo
iniziato
questo lavoro, esattamente tre ore fa! Non mi interessa farti foto da
giornaletto di Gossip o per locandine da Photoshoppare di brutto per
farti
assomigliare a chissà quale mostro inventato da una povera
mente malata. Non è
così che lavoro io!"
Il
brillio dei suoi occhi mi
incute soggezione, mi paralizza riuscendo a farmi farfugliare solo
parole in
modo sconnesso.
Sospira
rassegnata come se
avesse di fronte nulla più che una causa persa.
"Ok.
Trenta minuti di
pausa! Sparite tutti!"
La
sua voce riempie con
prepotenza l'intera stanza, potrei giurare di aver visto tremare le
pareti al
passaggio dell'onda sonora che le ha investite; come fossero palline su
un
tavolo da biliardo ogni singola persona presente ha iniziato a
muoversi, tante
schegge impazzite desiderose soltanto di assecondare l'ordine di questa
pazza
psicopatica dallo sguardo ipnotico. Osservo la follia dilagante che mi
circonda
prima di provare a muovere un passo, mi sposto lievemente dal muro al
quale ero
spalmato per la tipica foto dello "sbattimi
al muro con violenza" e inizio a procedere verso la porta
rossa che
porta ai camerini. Pochi passi per essere fuori da questo caos di
gente, che
continua a scappare frenetica, quando la sua voce mi gela.
"Tu
non muoverti! - mi
ordina poco velatamente - per te niente pausa."
Apro
la bocca per replicare
ma ancora una volta la sua voce zittisce i miei pensieri.
"Abbiamo
mezz'ora di
tempo per togliere dal tuo bel faccino quell'espressione da "sono il più Figo del mondo, lo so e me
ne vanto"! Non voglio ricordarmi la giornata di oggi come
quella del
mio primo fallimento artistico."
La
durezza delle sue parole
è mitigata dalla dolcezza del sorriso che compare sul suo
viso.
"Non
posso credere che
tu sia soltanto questo!"
Mi
scruta con attenzione
mettendomi completamente a nudo semplicemente con uno sguardo, riesce a
farmi
sentire a disagio quando i miei occhi vengono catturati dai suoi grandi
topazi
che continuano ad esaminarmi alla ricerca di dio solo sa cosa.
"La
smetti di parlarmi
così? - finalmente formulare una frase di senso compiuto - Se ti faceva tanto schifo
l'idea di
fotografarmi, perché hai accettato di farlo?"
La
mia voce riecheggia nella
sala vuota più di quanto avessi previsto, non era mia
intenzione urlare in
questo modo, fare la figura del solito ragazzino viziato non
era nei miei
programmi. Eppure la cosa non sembra infastidirla. Sorride poggiando
una mano
sul mio viso, le sue dita esili sulla mia pelle per una semplice
carezza.
"È
una reazione quella
che ho appena visto? Uhmm allora forse qui dentro c'è
davvero qualcosa - muove
il mio volto come se io fossi un bambolotto da analizzare per capire se
sia
rotto - forse non sei solo il bel involucro che ti sforzi di apparire."
"Ma
di che cazzo
parli?"
Un
gesto irruento e mi
libero delle sue mani, dei suoi occhi ma non della sua voce che
continua a
insinuarsi nella mia mente, strisciando tra i miei pensieri che si
confondo e
si mischiano senza che io ne possa capire il
perché.
"Oddio
Tay ma vivi in posa? - la voce di
Makena risorge dai miei ricordi - non è possibile che fai la
spesa con questa
espressione qui fratello! Di la verità a forza di
interpretare un lupo hai
sviluppato un buon olfatto e scorgi i paparazzi a oltre 100 metri di
distanza!
- aveva continuato a deridermi man mano che le foto del sito di gossip
su cui
si era imbattuta scorrevano di fronte ai suoi occhi - ma guarda,
cioè camicia
azzurra, camicia a quadri, maglia nera, maglia bianca, senza
maglia...cambia
l'outfit ma non la tua faccia da "ok ce l 'hanno tutti ma il mio
è
d'oro"... - il suo sguardo si era posato divertito su di me - oddio
anche
adesso hai quell'espressione fratello, spero non sia contagiosa!"
Riprendo
il contatto con la
realtà e mi accorgo che finalmente Jenna ha smesso di
parlare, è seduta sul
divanetto di scena e mi sta facendo cenno di prendere posto accanto a
lei.
Sento che la rabbia che avevo in corpo è flebilmente scemata
grazie al ricordo
di mia sorella, senza abbassare la guardia assecondo la sua richiesta.
"Mi
piacciono le sfide
- esordisce con voce delicata, costringendomi a voltarmi verso di lei.
Si
scioglie i capelli liberando una folta chioma di ricci che le ricopre
selvaggiamente la schiena.
Porca
miseria! Questa
piccola psicopatica adesso è ancora più bella.
"Sono
certa che nessuno
è solo quello che vuole apparire! Con il mio obiettivo mi
piace leggere nelle
persone, fotografare la loro anima e non il loro bel faccino!"
Sono
completamente rapito
dalle sue parole, dalle sue labbra che si muovono sinuose come se
eseguissero
passi di danza ad ogni parola pronunciata.
"A
nessuno interessa
guardarmi dentro!"
Mi
stupisco al suono stesso
delle mie parole.
"Voglio
essere la
prima! Permettimi di entrare!"
Le
mie labbra si poggiano
sulle sue per un bacio rubato, la sento sorridere. È solo un
istante. Le sue
mani sul mio petto mi spingono lontano da lei con un moto di
stizza.
Click!
Click! Click!
"Cosa
diavolo
fai?" - la mia voce roca risuona insicura.
Sorride
soddisfatta
continuando ad armeggiare con la macchina fotografica.
"Fotografo
il vero
te!"
"Che
diavolo vuol
dire?"
Click!
Click! Click!
"Non
guardare
l'obiettivo!"
"Smetti
di girarmi così
intorno, mi confondi!"
Click!
Click! Click!
Si
muove leggiadra intorno a
me, sembra che i suoi piedi sfiorino appena il pavimento tra un passo e
l'altro, la seguo confuso e spaesato.
Click!
Click! Click!
"Sono
stufo di questo
gioco, sembro un imbecille in quelle foto!"
Ignora
le mie parole. Si
avvicina e si allontana. Percepisco il suo respiro sulla mia pelle. I
suoi
occhi mi mettono sempre più a nudo, sta scorticando la mia
anima e io glielo
lascio fare. Sorrido. Senza rendermene conto. Senza volerlo. Senza
più pensare
all'obiettivo.
Click!
Click! Click!
I
suoi movimenti somigliano
a passi di danza, le sue mani si intrecciano con le mie. È
padrona del mio
corpo, ancor prima dei miei pensieri. Mi sento in trappola, eppure
sorrido.
Click!
Click! Click!
Le
sue labbra si posano
leggere sulle mie, un lieve tocco che mi lascia in attesa con la bocca
schiusa.
Click!
Click! Click!
"Tra
5 minuti saranno
tutti qui, di nuovo!" - sussurra appena.
"Non
duro così
poco!" - incrocio le braccia al petto.
Click!
Click! Click!
Ancora
foto. Ancora
distanza. Ancora le sue dita sulla mia pelle.
Click!
Click! Click!
La
gente inizia a fluire a
passo spedito all'interno della sala che mi sembra di colpo
più grande.
Click!
Click! Click!
Mi
sembra di sentire ancora
il suono della macchina fotografica, eppure di lei non vedo neanche
l'ombra.
Senza una parola si è completamente volatilizzata. Mi sento
intorpidito, come
se mi fossi appena risvegliato da un lungo sonno, percepisco il sangue
che
riprende a scorrermi nelle vene ridestando le mie membra assopite. Non
riesco a
parlare. Neanche mi interessa farlo.
"Qui
abbiamo finito!!!"
La
voce di Jenna fa
trasalire tutti, un pesante silenzio si posa sull'intera sala come una
coperta
fonoisolante, espressioni sgomente si disegnano sui volti dei presenti.
Ma non
sul mio. Osservo John agitarsi sventolando dei fogli, muoversi verso
Jenna che,
ignorandolo completamente, si avvicina a passo sicuro a me. La fisso un
istante. Un ampio sorriso colora il suo volto mentre le sue mani mi
consegnano
una foto. Ancora un lieve contatto con le sue labbra. La sua schiena
che si
allontana riempie i miei occhi. Rigiro la foto che ho tra le mani,
fissando
quegli occhi che mi scrutano come se li vedessi per la prima volta. I
miei
occhi. La sua calligrafia tondeggiante.
"Io
ti ho visto!
Jen"