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Autore: BebaTaylor    14/09/2012    0 recensioni
Calliope, diciassette anni, ultimo anno di liceo. Abile nell’organizzare feste. Un dolore arrivato all’improvviso che le lacera l’anima, ma fa credere a tutti di averlo superato. Un ex ragazzo, troppo stupido per capire il motivo per cui è stato lasciato e una ex migliore amica, che non la racconta giusta. Un rapporto da ricucire con Chris e Travis, che erano i suoi migliori amici, prima che lei voltasse loro le spalle per stare con James e la sua cricca.
Zack, ventun anni, meccanico, tastierista e all’occorrenza cantante nel gruppo formato da lui, Chris, Travis, Antony e Matt. Capace di arrivare alle spalle senza farsi sentire.
Clarissa, capo cheerleader, sceglierà di rinunciare ai suoi “privilegi” per seguire quello che le dice il suo cuore.
Chris, pronto a prendere a pugni chiunque faccia soffrire Calliope, con un segreto che ha paura persino a confessare a se stesso.
E poi c’è Jessica, pronta a portare scompiglio nelle loro vite.
Questa è la loro storia.
STORIA SOSPESA maggiori info alla fine dell'ultimo capitolo
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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All Things Come To
Those Who Wait


Dedico questo capitolo a quei quattro (che prima erano cinque) ragazzi che in questi tredici anni hanno riempito la mia vita con le loro voci e le loro canzoni, che hanno reso il 22 Giugno 2012 uno dei giorni più belli della mia vita. Lo dedico anche a quel tizio della sicurezza che con i suoi "bon bon" mi ha fatto ridere, e a tutti gli uomini e le donne della sicurezza che hanno reso le ore d'attesa, sei, per essere abbastanza precisi, divertenti.
Thank you lads.

Capitolo Undici

Callie baciò la guancia di Tracy. «Ci vediamo nel pomeriggio.» esclamò, prese la borsa dal bancone della cucina e uscì in giardino senza degnare di una parola o di uno sguardo Adrian. Era ormai più di una settimana che non gli parlava, anche se lui aveva cercato più volte un contatto con lei. Le aveva restituito il cellulare e il portatile, sperando in un segno di pace da parte della ragazza.
Ma lei aveva sempre rifiutato. Rifiutato le sue parole, le sue scuse, i suoi abbracci. Tanto sapeva che non sarebbe cambiato nulla. Non gli avrebbe mai permesso di vedere, di frequentare Zack. Solo perché lui era più grande di quattro anni.
Per fortuna era riuscita a chiamare Zack e Chris, per dirgli cos'era successo.
E Zack si era arrabbiato con lei. Perché se non avesse mentito ad Adrian tutto ciò non sarebbe accaduto.
E aveva dovuto calmare Chris, che, appena aveva saputo dello schiaffo, voleva correre lì e vedersela con Adrian, anche se quest'ultimo era più grande e forte del liceale.
Callie sospirò, per fortuna che c'era Clarissa che la capiva.
La ragazza non si era accorta di essere arrivata a scuola, persa com'era nei suoi pensieri.
Lentamente si avviò verso l'entrata, dove l'aspettava Chris.
«Gli altri dove sono?» domandò.
Chris non rispose, perso com'era nei suoi pensieri. Guardava davanti a sé, lo sguardo fisso su qualcosa, ma Callie non riuscì a capire esattamente cosa guardasse.
«Ehi, Chris! Ci sei?» Callie agitò la mano davanti al viso del ragazzo.
«Uh, Callie, sei tu.» mormorò lui, accorgendosi di non essere solo.
Callie sorrise. «Cos'hai? Ti vedo strano.» domandò.
Chris scrollò le spalle. «Nulla, non preoccuparti.» rispose accennando un sorriso.
«Ma Travis e Clarissa?» chiese Callie, mentre la prima campanella suonava.
«Non lo so.» rispose Chris.
Callie alzò le spalle e seguì l'amico dentro la scuola. Lo salutò prima di andare verso il suo armadietto.
«Ciao Callie.»
Calliope sospirò a fondo, prima di voltarsi verso James. «Ciao.» mugugnò aprendo l'armadietto.
«Mi manchi.» sospirò James accarezzandole i capelli.
Callie si scostò, infastidita da quel contatto. «Tu no.» Prese un libro e richiuse l'anta.
«Non potremmo ricominciare, per favore?» il tono di James era quasi supplichevole, e Callie non sapeva se dargli uno schiaffo o mettersi a ridere. Decise di stare in silenzio.
«Non sbaglierò più! Lo prometto!» James si era avvicinato a lei.
«No, James, è finita, mettitelo in testa.» sibilò Callie, poi si allontanò, dirigendosi verso l'aula di matematica, infastidita dal comportamento di James e da tutte le sue attenzioni.
Imprecò sottovoce quando un ragazzo del primo anno la urtò, facendole cadere il libro che aveva in mano.
La sua giornata non era iniziata bene.

***

«Hai un'idea di chi possa essere stato?» domandò Travis durante la pausa pranzo.
Si riferiva a chi potesse aver detto che Zack era presente alla festa di Travis.
Callie sospirò e posò la forchetta nel piatto. «No. E più ci penso più non capisco chi possa averlo fatto.»
«Qualcuno che era alla festa.» osservò Travis.
«Fino a lì c'ero arrivata anche io!» sbuffò Callie e Clarissa alzò gli occhi al cielo.
«Chris, cosa ne pensi?» domandò Travis.
Il ragazzo non rispose, osservava il suo piatto con gli spinaci ancora intatti.
«Chris!» lo chiamò Travis.
Chris alzò gli occhi dal piatto e guardò Travis. «Eh, sì, cosa?» mormorò.
Travis sospirò. «A cosa stavi pensando?» domandò con un sorriso. «O a chi stavi pensando.»
Chris sbuffò. «Piantala Travis.» replicò acidamente. «Per me è qualcuno che ha delle mire su Zack.»
«Cosa?» esclamò Callie e afferrò la bottiglietta d'acqua.
Chris annuì. «Sì, altrimenti perché l'avrebbe fatto? Sicuramente pensava che la differenza d'età sarebbe stata un problema.»
Callie lo guardò. Il suo ragionamento era giusto. Bevve un sorso d'acqua e si girò verso Clarissa, che era seduta di fronte a lei.
«Jessica!» dissero in coro le due ragazze.
«E come fa a sapere di Adrian?» domandò Chris.
«Bella domanda.» mormorò Callie. «Però ha scoperto il mio cognome.» continuò guardando Chris.
«Ehm... già... scusami.» borbottò lui, le guance rosse dall'imbarazzo.
«Ah, non importa. Non sei tu che hai invitato quella e la sua amica.» disse Callie e accarezzò la mano dell'amico. Chris alzò lo sguardo e ricambiò il sorriso. «Ma se becco Antony giuro che lo prendo a sberle.»
«Ora dobbiamo solo scoprire come ha fatto Jessica a dirlo ad Adrian.» esclamò Clarissa.

***

Callie sospirò, chiuse l'anta dell'armadietto, prese la borsetta che aveva posato pochi minuti prima ai suoi piedi e si voltò.
«Cacchio, Travis! Mi hai quasi fatto venire un infarto!» esclamò trovandosi davanti Travis.
«Scusami!» disse lui passandosi la mano fra i capelli. «Devo parlarti.»
Callie si sistemò la borsa a tracolla e fissò l'amico. «Certo.»
I due iniziarono a camminare verso l'uscita.
«Cosa devi dirmi?» domandò Callie.
Travis sospirò. «Ti sei accorta che Chris è strano?»
«In che senso?» domandò Callie.
Liz passò davanti a loro, li guardò e fece una smorfia infastidita fermandosi davanti alla porta d'uscita.
«Nel senso che è strano, assente...» rispose Travis, guardò Liz, fermò Callie e si chinò verso di lei. «Spesso guarda il vuoto, non risponde.» il tono del ragazzo era preoccupato.
«Uh, sì, ci ho fatto caso.» esclamò lei, tentando di non guardare Liz. Si conoscevano da così tanto tempo; avevano passato molti momenti insieme, a ridere, scherzare, studiare o tentare di farlo, e tutto ciò un po' le mancava.
Ma non poteva dimenticare il modo in cui si era comportata.
«E cosa ne pensi?» le chiese Travis togliendole un pelucco dalla giacca azzurra.
«Niente. Abbiamo diciassette anni, a settembre iniziamo l'università, abbiamo gli esami a fine anno...» Callie si fermò, sospirò e guardò l'orologio appeso sopra la porta. Se non si sbrigava sarebbe arrivata in ritardo.
«Magari è innamorato.» aggiunse spostando lo sguardo sull'amico.
Travis sorrise, e due fossette apparvero sulle guance. «Forse hai ragione!» esclamò.
Anche Callie sorrise. «Devo andare altrimenti arrivo in ritardo.»
«Vai pure, ci vediamo domani!» la salutò Travis e le accarezzò il viso.
Travis si voltò verso destra, diretto alla palestra, dove Clarissa si stava allenando con le cheerleader.
«Posso parlarti?» domandò Liz avvicinandosi a Callie.
«No, sono in ritardo.» rispose Callie e uscì dall'edificio.
«Ti prego!» supplicò Liz.
Callie la ignorò e continuò a camminare verso la sua auto.
«Eravamo migliore amiche!» esclamò Liz.
«Lo hai detto, eravamo.» Callie salì in macchina sbuffando. Una parte di lei voleva andare da Liz, l'altra avrebbe preferito andare da qualsiasi parte che restare lì con lei.
Qualsiasi parte che non fosse il luogo in cui si stava dirigendo.

«Come stai Calliope?»
Callie si guardò le unghie. «Bene.» mugugnò in risposta alla signorina Marie Taylor, la sua psicologa.
Era stato Adrian a mandarla da lei dopo la morte dei suoi genitori.
Callie non era d'accordo con quella decisone, ma ci andava ugualmente.
Rispondeva con poche parole alle domande di Marie.
«Non vuoi raccontarmi nulla? C'è qualcosa che non va?» indagò la psicologa.
Callie alzò il viso e la guardò. Avrebbe voluto urlare che sì, c'erano tante cose che non andavano. Adrian le impediva di vedere Zack, il suo ex che le implorava di riprovarci, Liz che voleva parlarle e le ricordava che erano migliori amiche. E Zack che diceva che non doveva più mentire ad Adrian, che non doveva minacciare di uscire di nascosto. Neanche lui la capiva. E Jessica che era arrivata a rompere le scatole. E Tracy che non diceva nulla e che sembrava stare male. Anche quella mattina l'aveva sentita vomitare.
Questo avrebbe voluto dire, ma non lo fece.
«Non ho nulla d'interessante da dire.» rispose.
«Qualcosa ci sarà.» Marie sorrise.
Callie la guadò per un secondo e spostò lo sguardo su muro bianco dietro la psicologa. Rimase in silenzio. Non voleva parlare con quella donna.
«Ho molto da studiare.» mormorò. Era la verità. Si guardò le mani a lungo, mentre Marie le parlava, decidendo, ancora una volta, di rimanere in silenzio per il resto della seduta.

***

Callie sbuffò e finì di sistemare le posate sul tavolo. Era venerdì sera e Adrian aveva invitato un suo collega di lavoro a cena, con la moglie e la figlia. Callie si sentiva incastrata, sapeva che Adrian aveva organizzato tutto solo per farla parlare con lui.
Dalla cucina proveniva il buon profumo dell'arrosto che cuoceva nel forno, l'aveva preparato Tracy. Callie pensò che quello e la torta al cioccolato fossero le uniche cose buone di quella serata.
«Saranno qui a momenti.» sentì dire da Adrian.
Callie tirò fuori il cellulare dalla tasca e sorrise nel vedere un messaggio di Zack, le diceva che l'avrebbe chiamata più tardi.
«Hai finito di preparare la tavola?»
Callie mise il cellulare. «Sì.» rispose alla domanda di Adrian. «Vado a lavarmi le mani.» aggiunse, rivolta più a se stessa che a Adrian.
Entrò nel bagno del piano terra, chiuse la porta dietro di sé e si guardò allo specchio. Aprì il cassetto bianco accanto al lavandino e si pettinò lentamente i lunghi capelli castani. Voleva prendersi più tempo possibile. Sospirò e mise la spazzola al suo posto. Mentre si lavava le mani sentì il campanello della porta suonare.
«Callie, sono arrivati.» si sentì chiamare da Adrian.
La ragazza non rispose, si asciugò le mani e si stampò in viso un falso sorriso.
Uscì dal bagno e andò nella sala da pranzo. Vide Adrian parlare con un uomo più basso di lui, i capelli biondi, con una accentuata stempiatura sulla fronte.
Accanto a lui una donna, più piccola dell'uomo, capelli castani e la corporatura robusta.
«Ecco Calliope!» esclamò Adrian vedendola. Lei continuò a sorridere e si avvicinò ai tre adulti.
«Salve.» esclamò la ragazza. I due sconosciuti le sorrisero.
«Avete proprio una bella casa.»
Callie aprì la bocca sorpresa e lentamente si voltò. «Jessica.» mormorò.
Jessica le sorrise con la testa piegata di lato. «Ciao Calliope!» esclamò allegramente.
Callie si voltò verso Adrian, che abbassò lo sguardo. Improvvisamente Callie capì in che modo Adrian avesse scoperto tutto. Le sembrò così ovvio che si diede della stupida per non esserci arrivata da sola. Voleva informare Clarissa e gli altri, ma sapeva che in quel momento non poteva fare nulla.

Poco prima che Tracy servisse il dolce, Callie si alzò con una scusa. Si chiuse in bagno e inviò un messaggio a Clarissa.
"Il padre di Jessica è un collega di Adrian! Per questo sa tutto! Ti chiamo dopo."
Si appoggiò alla porta e respirò a fondo. Odiava Jessica, odiava Adrian e odiava anche se stessa. Sospirò e s'impose di tornare dagli altri prima che Adrian la venisse a cercare pensando che stesse male.
«Non mangi la torta?» domandò rivolgendosi a Tracy.
La donna scosse la testa. «No, ho mangiato troppo.» rispose con un sorriso, che a Callie apparve finto. Ma non ci badò più di tanto e mangiò la sua fetta di torta. Si sentiva sollevata ora che aveva scoperto tutto.

«Jessica mi sembra simpatica.» esclamò Adrian dopo che Jessica e i suoi genitori se ne furono andati, verso le dieci.
«Tantissimo.» ironizzò Calliope. «Vado in camera mia, sono stanca.» aggiunse e sbadigliò, si voltò e andò in camera sua.
Prese il cellulare che aveva lasciato sulla scrivania e digitò velocemente il numero di Clarissa; mentre aspettava che la ragazza le rispondesse guardò il ripiano della scrivania, invaso da libri, fogli e alcune magliette. Pensò che doveva mettere in ordine.
«Dimmi tutto.»
«Jessica è una vera stronza.» esclamò Callie e si sedette sul letto. «Continuava a sorridere, ed era troppo gentile.» sospirò e guardò la foto di lei e Chris scattata prima del ballo d'inverno. «Oh mio Dio, che bella casa! Ma che buona che è la torta! Tracy è bravissima a cucinare!» aggiunse cercano di imitare la voce di Jessica.
«In pratica una lecca culo.» disse Clarissa.
«E quando le ho mostrato il giardino sul retro ha avuto il coraggio di chiedermi se recentemente avevo visto Zack!» Callie si sdraiò e sbuffò rumorosamente.
«E non l'hai strozzata?» domandò Clarissa.
«Non sapevo dove nascondere il cadavere!» scherzò Callie.
«Già. Devo andare ora.» Clarissa bisbigliò qualcosa che Callie non capì, «Accenno io qualcosa a Travis.»
«Va bene. Ci vediamo domani.» Callie lasciò cadere il cellulare sul letto e sbuffò. Era venerdì sera e lei non poteva uscire, ma sarebbe uscita ugualmente, non le importava quello che le diceva Adrian.
Afferrò la borsa e il cellulare e si guardò allo specchio poi uscì dalla sua camere e scese velocemente le scale.
«Dove pensi di andare?» le domandò Adrian.
«Fuori.» rispose lei mentre indossava la giacca.
«Sei in punizione.» Adrian le si avvicinò e le posò una mano sulla spalle, una stretta forte, sicura e decisa.
«Non m'importa. Ho bisogno di uscire.» esclamò lei e finì di allacciare i bottoni.
Adrian respirò a fondo, cercando le parole.
«Calliope, non puoi uscire.»
«Invece sì.» Callie si scostò e si avvicinò alla porta, ma Adrian fu più veloce di lei e si mise in mezzo.
«Sei in punizione.» Adrian cercò di mantenere il controllo.
«Tu hai solo paura che io lo veda.» sibilò Calliope. «E va bene non esco! Tienimi pure segregata in casa, fammi diventare la sfigata della scuola!» urlò. «Tanto non t'importa nulla se io sono felice o meno!» continuò ritornando di sopra, pestando i piedi ad ogni gradino.
Se Adrian pensava di tenerla chiusa lì si sbagliava, avrebbe trovato un modo per uscire. Si sedette sul letto e si coprì il viso con le mani, scoppiando a piangere. Voleva uscire, voleva vedere Zack, rivoleva la sua vita.

***

"Non t'importa se sono felice o meno"
Quelle parole continuavano a girare nella testa di Adrian, impedendogli di concentrarsi totalmente sul lavoro che aveva davanti.
Non stava rendendo felice Callie, anche se lui stava facendo di tutto per proteggerla.
Sentì un profumo alla fragola e alzò gli occhi dal foglio che aveva davanti, trovando Jessica davanti a lui. Si domandò perché le ragazza non studiasse o lavorasse, e perché suo padre le permetteva di ciondolare in giro tutto il giorno.
Era stata lei a dirgli tutte le cose che sapeva su Zack, e gli aveva anche detto della festa di Travis. Sapeva che aveva lasciato l'università, che era stato sospeso due volte al liceo, e Adrian non voleva un tipo del genere accanto alla "sua" piccola Calliope.
Adrian sospirò, cercando inutilmente di dare un filo logico alle parole impresse sul foglio davanti a lui.
«Se parla ancora un'altra volta di quel ragazzo potrei sbattere la testa contro al muro.» sospirò Sandy, la segretaria.
Adrian alzò un sopracciglio e la guardò.
«Sto parlando di Zack.» Sandy posò una tazza di caffè davanti ad Adrian e fissò Jessica parlare con il padre.
«Lo conosce...» Adrian afferrò a tazza e la portò alle labbra e si fermò, guardando l'espressione stupita di Sandy.
«Quel ragazzo le piace da quando ha quindici anni, ma a lui non interessa.» disse Sandy a bassa voce, «Farebbe di tutto per stare con lui...» aggiunse abbassando ancora il tono di voce, guardò un'ultima volta Adrian e se ne andò.
Lui la guardò, rimuginando su quello che Sandy aveva appena detto, domandandosi se fosse vero, se Jessica, che appariva così dolce, carina e posata potesse arrivare a tanto, solo per un ragazzo.
«Salve Adrian.»
L'uomo si voltò, e quasi sobbalzò sulla sedia quando si accorse che davanti a lui c'era Jessica; respirò profondamente e abbozzò un sorriso.
«Circa mezz'ora fa ho visto...» Jessica piegò la testa di lato e sospirò, «Callie e Zack, erano in macchina davanti all'officina e di certo non si stavano solo baciando.» Jessica sorrise, si voltò e tornò da suo padre.
Adrian si senti mancare, Calliope gli aveva disubbidito. Con la mano destra si allentò la cravatta, e finì di bere il caffè in un sorso, desiderando che fosse corretto con qualcosa di forte, molto forte.
Guardò l'orologio, mancavano cinque minuti e sarebbe potuto andare a casa; iniziò a sistemare i fogli sparsi sulla scrivania, tanto ormai non sarebbe riuscito a concentrarsi su nulla. Voleva andare a casa, aspettare Callie e parlargli. E, se fosse stato necessario, l'avrebbe mandata in un'altra scuola, magari la stessa che aveva frequentato lui, a New York.

***

«Tracy!» urlò quando rientrò in casa. Lasciò cadere la ventiquattr'ore sul divano, e andò in cucina.
«Non serve che urli, non sono sorda.» Tracy stava tagliando delle zucchine in una grande insalatiera.
«Vuoi sapere cosa stava facendo un'ora fa Callie?» domandò bruscamente Adrian.
Tracy sospirò e posò il coltello. «Guarda che lo so.» rispose. Adrian sbiancò, iniziandosi a sentire male. «Da due ore lei e Clarissa sono di sopra, stanno studiando.» aggiunse Tracy.
«Ma mi hanno detto di averla vista... con Zack, in macchina...» biascicò sconvolto. Non era sicuro più di nulla. Chi gli stava mentendo? Jessica, la figlia del suo collega, quasi socio, o Tracy, sua moglie, la persona con cui condivideva la sua vita da vent'anni?
"O forse ha ragione Sandy"
Adrian scosse la testa, cercando di cacciare quel pensiero dalla sua mente.
«Non vedo Zack da quasi due settimane.»
Adrian si voltò verso la ragazza non si era accorto che lei era entrata in cucina, dietro di lei riconobbe Clarissa.
«È stata Jessica a dirti questa bugia?» continuò Callie e Adrian si limitò ad annuire. «Lei vuole Zack, e farebbe di tutto per averlo.»
Adrian ripensò alle parole di Sandy, e decise di credere a Callie. «Scusami.» mormorò. Si passò una mano sul volto, sentendosi sollevato e stanco. «Ma lei sembrava così sincera...»
«Io devo andare.» esclamò Clarissa.
«Ciao Clarissa.» la salutò Tracy riprendendo a tagliare le zucchine.
«Ti accompagno alla porta.» disse Callie.
«Hai così poca fiducia in lei?» mormorò Tracy.
Adrian si voltò verso di lei e la fissò, si voltò verso la porta da dove erano uscite Callie e Clarissa. «Non so più cosa pensare.» mormorò. «Forse Jessica mi ha mentito questa volta, ma il resto?» si fermò e fissò la moglie.
«Il resto cosa?» domandò lei.
«Non ha finito l'università, è stato sospeso un paio di volte...» Adrian si fermò e sospirò, «e ha quattro anni più di Callie.»
Tracy posò il coltello nel lavandino e si pulì le mani con uno strofinaccio. «Ci sono mille motivi per cui uno non finisce l'università.» esclamò. «E anche tu sei stato sospeso.» gli fece notare.
Adrian annuì, sentendosi in colpa. Anche lui era stato sospeso al liceo, non poteva giudicare negativamente Zack solo per questo.
«E sì, è più grande di lei, ma mi sembra una persona matura.» Tracy si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani. «Diamogli una possibilità.» mormorò guardandolo.
«Non ci riesco.» sussurrò Adrian. «Ho paura che la faccia soffrire e io non voglio.»
Tracy si scostò da lui. «E allora temo che Callie continuerà... a non parlarti.»
Adrian sospirò, sapendo che in realtà Tracy voleva dire che Callie avrebbe continuato ad odiarlo. Lo sapeva, anche se non era quello che voleva, ma quello che desiderava era mantenere la sua promessa.

***

Adrian indossò gli occhiali da sole per ripararsi dal vento, ascoltando il rumore delle foglie mosse dall'aria.
Incurante di sporcarsi i pantaloni s'inginocchiò sul prato, cercando di trattenere le lacrime. Un'altra settimana era passata, altri sette giorni di silenzi, di risposte fatte di monosillabe, di sguardi accusatori e di odio, di preoccupazioni.
Non aveva avuto il coraggio di dire a Jessica che quella che gli aveva raccontato era una bugia, non sapeva il perché, ma quando se l'era trovata davanti, con quell'espressione innocente, si era limitato a salutarla.
Gli tornò in mente una scena che aveva visto pochi minuti prima, quando era sceso dall'auto: una giovane coppia con un lattante di poche settimane, e all'improvviso un ricordo gli tornò in mente.

Adrian guardò quel piccolo esserino che Ellen gli aveva messo in mano. Osservò estasiato le piccole mani strette a pugno, le labbra a forma di cuore appena dischiuse; la paura di farle involontariamente del male, di farla cadere o di stringerla troppo, lo avvolse, alzò il viso per cercare Ellen ma la vide andare verso il bagno accompagnata da Tracy.
«Devo chiederti una cosa.»
Adrian si voltò verso Carl, suo migliore amico e padre della bambina che teneva fra le braccia. «Spara.»
Carl sospirò e sfiorò la fronte di sua figlia. «Devi promettermi che se mi dovesse succedere qualcosa tu ti prenderai cura di lei. Devi renderla felice e proteggerla.»
«Non ti succederà nulla.» disse Adrian.
«Lo so, ma voglio che tu me lo prometta ugualmente.» mormorò Carl.
Adrian guardò il suo amico e sorrise. «Va bene, lo prometto.» esclamò, e tornò a guardare la bambina. Sorrise quando lei gli strinse l'indice nel piccolo pugnetto; abbassò il viso e le baciò la fronte. «Ti renderò felice e ti proteggerò.» sussurrò. «Te lo prometto, piccola Calliope.»

Quando aveva fatto quella promessa non si era di certo aspettato di trovarsi, quasi diciott'anni dopo, inginocchiato davanti alla tomba di Carl ed Ellen; si asciugò le lacrime e respirò profondamente; si domandò se stava proteggendo Callie.
Sì, lo stava facendo, stava cercando di fare in modo che non soffrisse a causa di Zack.
La stava rendendo felice?
No, non lo stava facendo, le impediva di vedere Zack. Le due cose, proteggerla e renderla felice cozzavano fra di loro.
"Non puoi proteggerla per sempre."
Un sussurro portato dal vento. Adrian alzò il viso, si tolse gli occhiali e si passò una mano sul viso. No, non avrebbe potuto proteggerla per sempre, presto sarebbe andata all'università, Callie stava crescendo e lui non poteva comportarsi come se le avesse ancora cinque anni, e sapeva che non poteva fare in modo che fosse sempre felice.
Però in quel momento poteva farlo. Per la promessa che aveva fatto, per Callie, per la sua famiglia.

***

Callie entrò in cucina. «Non è la serata della pizza.» esclamò notando le scatole di cartone sul bancone della cucina. «E poi sono quattro. Perché?»
«Adrian dice che abbiamo un ospite, una sorpresa.» rispose Tracy, prese i piatti per la pizza e li posò accanto ai cartoni e richiuse l'anta con un piede.
«Una sorpresa?» mormorò Callie e aprì il primo contenitore, pizza al salmone e gamberetti con doppia mozzarella.
Il campanello suonò. «Vado io!» urlò Adrian, mentre Callie e Tracy sistemavano le pizze nei piatti, poi le portarono in sala da pranzo.
«Ciao Callie.»
La ragazza ci mise qualche secondo ha capire che quella voce era la sua, che lui era lì e che non era una visione; lo guardò sorpresa, guardò Adrian ancora più sorpresa, urlò e corse verso l'ospite, facendo quasi cadere una delle sedie nella foga.
Lo abbracciò e nascose il viso nell'incavo del collo di lui.
«Zack.» mormorò mentre le lacrime le bagnavano le guance.

Salve! Scusate il ritardo, ma mi sono trasferita e qui non ho ancora internet e la chiavetta funziona da come gira il vento. E non sto scherzando. E sono stata quattro giorni a Dublino…
*ripensa al concerto*
*prima fila del Pitch Standig*
*sono passati davanti a lei e ha sfiorato le loro mani*
*muore*
...
...
...
Passando al capitolo, spero vi sia piaciuto. Ci ho messo tanto a scriverlo perché avveo perso l'ispirazione verso la fine -.-
Sono nove pagine (escluse le note) in Arial 12, quando mi lascio prendere divento un pochino prolissa.
Spero di ricevere qualche commentino.
Alla prossima *agita la manina con cui ha sfiorato i Westlife*
*io c'ero e voi no! gnègnègnègnègnè*
   
 
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