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Autore: itseulalia    14/09/2012    3 recensioni
Presi quel poco coraggio che mi rimaneva e la girai, entrai lentamente, tremando e sanguinando, in quel rettangolo, in quella prigione di momenti belli e di momenti brutti.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ADDIO. ADDIO, AMORE MIO.

 

Toccai il ferro arruginito dalla pioggia, era freddo, freddo come i ricordi che portava sulle spalle, freddo come le parole che aveva dovuto sentire, freddo come me.

Spostai le dita verso il piccolo quadretto di vetro sottile, congelato, dava l'impressione di rompersi al solo ticchettio di un unghia sulla sua superficie, forse era prorpio questo quello che voleva, distruggersi, frantumarsi in minuscoli pezzettini così che nessuno al mondo sia in grado di ricostruilo. Voleva rimanere sul cemento, per essere notato, per far capire ai passanti cosa si provava ad essere un niente, un semplice pezzo ornamentale di una stupida cabina nel bel mezzo della Londra tanto amata e tanto odiata.

Guardai triste la maniglia, portava lo stesso colore del cielo quel giorno, grigiastro ingiallito, una per il tempo e l'altro per i nuvoloni carichi di acqua, pronti a esplodere.

Presi quel poco coraggio che mi rimaneva e la girai, entrai lentamente, tremando e sanguinando, in quel rettangolo, in quella prigione di momenti belli e di momenti brutti.

 

" Mi toccò il fianco, con la paura di potermi fare male, posò le sue labbra sulle mie, con la paura di potermi uccidere, mi strinse a se, con la paura di rompermi.

Legai le mie mani attorno al suo collo, con la decisione di chi finalmente ha avuto ciò che voleva, cominciai a baciarlo con foga, con la decisione di chi, dopo tanto, risorgeva dal nulla.

Le sue dita era morbide sulla mia pelle, strisciavano lungo tutto il mio corpo, lo accarezzavano come fosse seta pregiata.

' Ti amo' sussurrò sulla mia guancia.

'Ti amo' disse a bassa voce, ma io lo sentii quasi come un urlo.

'Ti amo' ripetè come se stesse parlando con un sordo.

O magari come un bambino, che a primo impatto non riesce a capire ciò che gli si sta dicendo.

' Ti amo' pronunciò per l'ultima volta.

Mi sono sempre chiesta come due parole possano diventare così importanti per una persona da un momento all'altro.

Ma soprattutto come una ragazza che non aveva mai creduto nell'amore , da un momento all'altro,possa far entrare nella sua mente, infliggere nel suo cuore, quella minuscola frase, quelle piccole lettere, messe insieme senza senso.

'Ti amo' sussurrai in un grido soffocato.

'Ti amo' dissi ad alta volce.

'Ti amo' ripetei, quasi come una costatazione, come per cinvincere me stessa, come per far uscire quel sentimento nascosto per molto.

'Ti amo' pronunciai per l'ultima volta."

 

Accasciata, nella cabina telefonica, piangevo.

Piangevo ma non riuscivo a capire il motivo, o forse si, ma non volevo farlo.

Volevo urlare, essere presa in giro da quei minuscoli esseri chiamati uomini, che non capivano il mio dolore.

Forse tanto torto non avevano, non riuscivo a capirlo neanche io.

Avevo deciso di non pensare mai più a quel giorno, di non tornare mai più in quel maledetto posto, di non versare mai più lacrime per quel fottuto bastardo che mi aveva fatto pronunciare quelle due parole schifose, che mi aveva fatto innamorare.

Invece eccomi qui, a disperarmi per qualcosa che ormai non c'è più e che continuerà a non esserci.

Il cuore stava esplodendo, faceva male, ma cosa potevo farci, dovevo aspettare.

'Passerà' mi dicevo.

'Passerà' mi dicevano.

'Passarà' e mi convincevo che questo sarebbe successo.

'Passerà' ma io non volevo, non volevo che passasse.

Ero tagliata a metà, un parte sapeva che sarei riuscita dal buco nero in cui ero caduta, l'altra invece non aveva alcuna intenzione di uscirne, aveva bisogno del passato, dei ricordi, del dolore.

L'altra aveva bisogno di LUI.

Solo di lui, di lui e nessun altro.

 

" Accellerai il passo.

Il cuore batteva all'impazzata, si era accorto, aveva capito dove ero diretta, stava per uscirmi dal petto, ma io lo mantenevo fermo, immobile dov'era.

Come biasimarlo, anch'io ero in ansia.

La voglia di vederlo unita alla curiosità mi stavano divorando.

Doveva dirmi qualcosa di importante, chissà.

Da lontano vidi il rosso sgargiante della cabina, della nostra cabina.

A fianco ad essa l'essere più bello che i miei occhi abbiano mai avuto l'onore di vedere, di assaporare, di capire, di conquistare.

Le gambe andavano ormai da sole, si affrettavano, ormai correvano.

'Seth' urlai ansimante, la mano oscillava sulla testa nel vano tentativo di attirare la sua attenzione.

'Seth' strillai con tutte le mie forza.

 

Si voltò.

Orrore.

Mi guardò.

Orrore.

Si toccò i capelli, imbarazzato, disperato.

ORRORE.

Il viso logorato, smunto, quasi impassibile, se non fosse per quella piccola ruga di terrore sulla fronte.

Terrore?

Avevo forse combinato qualcosa di sbagliato?

Terrore?

Facevo paura? Persino a lui?

TERRORE.

Si, puro ed unico terrore.

 

Mossi qualche passo verso di lui.

'Cosa..?' non terminai la frase.

'Devo partire, devo andare via.'

'Tu cosa?' spalancai gli occhi.

'Mi dispiace, mi dispiace Am..Reneè. Mi dispiace.' mugugnò.

 

Lacrime.

Lacrime.

E ancora lacrime.

Terrore.

Aveva il terrore di questo.

Aveva il terrore delle mie lacrime.

 

Voltò lo sguardo verso il grande orologio, il Big Ben.

Stava suonando l'ennesima volta in quel giorno, stava suonado per attirare la nostra attenzione, per farci capire che ormai era giunto il momento.

 

'No'.

Deglutii.

'No'.

Soffocai.

'No'.

Sprofondai.

Chiusi le palpebre, strinsi i pugni.

Inspirai, respirai.

Riaprii gli occhi.

Nulla.

NULLA.

Era andato via.

VIA.

Mi aveva abbandonata.

ABBANDONATA.

Gemetti, sospirai, lacrimai, MORII.''

 

Ancora inerme, a terra, guardavo fuori, il cielo.

Pioveva. Piangeva.

Piangeva con me.

Ma ne avevo abbastanza.

'Svegliati.' mi lamentai con me stessa 'Non tornerà. Lascialo in pace. Lasciati in pace.'

Portai le mani ad asciugarmi il viso.

Mi issai sù.

Coraggio. Forza. Coraggio. Forza.

Ce la puoi fare. Ce la devi fare.

Uscii da quella cabina.

Uscii da quel buco nero.

'ADDIO. ADDIO, AMORE MIO.'

  
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