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Autore: Nancy91    31/03/2007    0 recensioni
E' la storia di due angeli, che non sapevano di esserlo finché non si sono incontrati... (Ho cancellato l'altro utente, così sto ho spostato le storie di Supernova sotto Nancy91... è la stessa, senza modifiche)
Genere: Commedia, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un Angelo Virtuale (tratto da una storia vera)

Come al solito Stella stava passando l’ennesimo pomeriggio delle sue vacanze estive su internet; le era arrivato da poco l’adsl, dopo più di un anno passato fra bollette astronomiche e maledizioni lanciate al vecchio e “caro” 56 k, quel modem lento e costoso.
Lei era una ragazza un po’ in carne di quindici anni quasi, che da poco si era iscritta ad un ennesimo forum: dopo quello su fan fiction, su un tennista, Rafael Nadal, su musica, su rugby, ne aveva aggiunto un altro di computer, giochi e tutto ciò che seguiva. Molto bello, conosciuto grazie al precedente di forum. Indubbiamente erano tutti matti scocciati, se ne era accorta da subito, così come da subito aveva notato che era l’unica femmina che frequentasse a tempo pieno il forum.
Di quel forum solo un ragazzo le abitava vicino, ad Ariccia, mentre lei era di Frascati, provincia di Roma.
Si era trovata subito bene, abituata com’era a trattare con i maschi, e subito aveva stretto amicizia con i due admin del sito, entrambi un anno più piccoli di lei e del nord.
Era incredibile la facilità con cui lei faceva amicizia su internet, aveva trenta contatti di gente per lo più mai vista di persona. Ma non era scriteriata, questo no: era sempre stata dotata di un sesto, settimo e ottavo sesto in queste cose: aveva subito la giusta impressione su chi conosceva su internet,e se questa persona non l’ispirava, bhè, la bloccava, la cancellava definitivamente sia dalla memoria del computer che dalla sua.
Nella realtà era una ragazza abbastanza coraggiosa, delle volte anche troppo, si potrebbe dire incosciente, amava rischiare, un minimo di pepe ci voleva nella vita, e lei ce lo metteva. Andava bene a scuola, ma aveva poche amicizie femminili, poiché le oche della sua città non le poteva e soprattutto non le voleva vedere, ma equilibrava ampiamente questa carenza di amiche con il forum di Nadal.
Altra caratteristica di Stella, oltre alla sua capacità di legare, era quella di attaccarsi alla gente, di voler molto bene, anche solo ad un semplice amico, tanto che spesso c’era chi pensava che quello fosse amore, anche se qui si inizierebbe un discorso troppo complesso: Stella non aveva mai trovato l’amore, forse qualche cotta, ma non prendeva sotto gamba questo sentimento, né tantomeno lo attribuiva alle semplici infatuazioni dimenticate da tempo. Non amava perché neanche sapeva cosa volesse dire farlo, o almeno così iniziava a pensare, dato che non aveva ancora avuto un fidanzato, né baciato.
Ma questa era un’altra storia.
Fu aperto un topic in cui ognuna metteva il proprio indirizzo, il proprio contatto in chat; così conobbe Marco, DiSte.

Iniziarono con le domande classiche: "Come ti chiami realmente, quanti anni hai, da dove vieni, che scuola fai, lo sport".
Poi però Marco iniziò a mandare dei messaggi vocali al posto di quelli scritti normali e Stella, sincera come sempre, iniziò a riempirlo di complimenti per la splendida voce, e dopo un po’ gli chiese in numero di cellulare, anche lui vodafone: ottimo, perché aveva le offerte!!!
Marco fece la prima rivelazione, subito, ossia che all’inizio pensava che Stella fosse antipatica, una che se la tirasse, cosa che lasciò un po’ di stucco la ragazza, poiché faceva tutto meno che tirarsela: ma Marco, consapevole del fatto che il suo istinto meritasse un bel check in, decise così di conoscerla, convinto che allora fosse una ragazza simpatica.
Lei invece aveva sempre avuto un ottimo istinto, e glielo disse.
Si scambiarono dei complimenti sinceri, e Stella, come sua abitudine, scrisse Grazie qualcosa come trecento volte, tanto che lui le fece notare ciò, ossia che ringraziava sempre; bhè, era un suo vizio, lo disse, un ottima virtù, la corresse lui.
E così inizio ufficialmente la loro amicizia…

Ufficialmente, che parolone… notti passate a massaggiare, a raccontarsi della propria vita, dei propri problemi, notti passate a dimenticare la distanza, notti passate vicine, quasi come dormire nello stesso letto, perché la distanza era nulla se il cuore batteva all’unisono, la distanza era nulla se il pensiero fisso era l’altro.
Anche quando lei andò quattro giorni al mare, da una sua amica, dove il cellulare non le prendeva mai, il suo pensiero quasi fisso era lui, il suo grande amico appena scoperto, tanto che, appena trovò linea per il cellulare, come prima cosa lo chiamò un attimo, cinque minuti, niente di che, tanti quanti bastavano però per fargli capire che gli pensava.
Poi lui partì per la Sicilia, ma lì il cellulare gli prendeva, così passarono tutto agosto a massaggiare la sera, di giorno, di mattina, sempre.
Lui andava al mare, ma quando non stava in acqua allietava la ragazza con i suoi messaggi, sempre ben graditi: le piacevano quelle attenzioni, per la prima volta riceveva dei complimenti da un ragazzo, complimenti provenienti dal cuore, sinceri. Voleva bene, molto bene a Marco, un affetto praticamente segreto, nascosto, visto che non era nei suoi piani svegliarsi la mattina, dire alla madre “Senti mamma, ho conosciuto un tipo su internet, un ragazzo, molto simpatico, e vorrei vederlo di persona” e finire squartata in buste dell’immondizia nere. Quindi, lo amava, a modo suo, ma segretamente. Così segretamente, che decise di non dire niente neanche alle sue amiche, e in particolare all’unica degna di chiamarsi tale che le abitava vicino, oltre a un’altra ragazza, che però la pensava diversamente da entrambe. Decise di nascondere anche a lei la sua amicizia con Marco, almeno per un po', timorosa di sentirsi dire di essere la solita, di conoscere troppa gente su internet, di non pensare mai cosa sarebbe successo se lui diceva di essere ciò che non era. Lei sapeva che lo diceva per il suo bene, ma sapeva anche chi era Marco, e si fidava di lui, anche perché l’aveva sentito parlare, e aveva constatato la sua età. Poi, quante volte nella vita ci si sentiva dire segui il tuo cuore, fidati del tuo istinto? Il suo istinto non l’aveva mai tradita, e le volte che non l’aveva seguito erano le uniche in cui aveva errato.
Così decise di continuare quest’amicizia, felice di ciò che le aveva donato internet, ossia un amico, un prezioso amico, un confidente, un angelo.

Un angelo, sì, era proprio quella la definizione giusta di lui, Stella ne era sempre più convinta, nonostante fosse atea e non ci credesse, ma l’unica che le venisse in mente era proprio quella.
Iniziò a chiamarlo con questo dolce nome, tanto che all’inizio Marco ci rimase e le chiese cosa volesse dire; dopo la breve spiegazione, ossia che lo chiamava angelo perché per lei era un angelo, lui accettò di buon grado e ricambiò, iniziandola a chiamare anche lui “angelo mio”.
Era bello essere di qualcuno, questo Stella lo sperimentò subito: era bello alzarzi la mattina, accendere il cellulare e leggere “Buon giorno angelo mio, dormito bene? tvttttttb”, oppure la sera mettersi a letto e prima di spegnere il cellulare ricevere “Buona notte, sogni d’oro angelo mio, ti voglio veramente tanto bene”. La faceva sentire bene, le faceva affrontare ogni giornata più serenamente, con un sorriso sul volto, la faceva essere felice, perché niente ti rende più felice di una piccola cosa, un semplice messaggio, proveniente però dal cuore di un grande amico.
Stella imparò cosa vuol dire felicità, imparò la felicità dei piccoli gesti, dei messaggi inaspettati, di quel sentirsi dire “ti voglio bene” quando era triste.
Si creò una sorta di intimità magnifica fra loro due, un leggersi nel pensiero, un essere vicini ma lontani allo stesso tempo; ogni qual volta che lei parlava o chattava con lui, bhè, rideva sempre, e un sorrisino le era sempre stampato sul viso, per una battuta, un complimento, o il semplice fatto che l’altro fosse lui.
E ricominciò la scuola, per lei il secondo per lui il primo; appena fuori dalla “prigione” subito si sentivano, anche solo per sapere se si era sopravvissuti alle lezioni soporifere di fisica o alle filippiche da primo anno dei vari prof.
Un giorno, un pomeriggio del secondo giorno di scuola, lui le scrisse un messaggio che diceva così: “Stavo pensando: tu dici di essere atea ma come può il mio angelo esserlo? Ti voglio tanto bene”.
Stella ci rimase un attimo, poi sorrise e si sbrigò a rispondere:
“Io credo solo in me stessa, e in un altro angelo. Ti voglio tantissimo bene anche io, credimi”
“E chi è che ti concorre? Comunque, non puoi neanche immaginare il bene che ti voglio”
“Sei tu angelo mio”
Non rispose, anche perché in effetti erano le undici e un quarto di sera l’indomani, almeno lei, sarebbe andata a scuola.
In ogni caso non si offese: lui le aveva detto, dopo che Stella si era aperta e aveva raccontato di sé, che solitamente, quando doveva dire molte cose, era di poche parole, ma lei sapeva cosa pensava, sapeva che il cuore dell’amico era di dimensioni sproporzionati, sapeva che lui le avrebbe pensato prima di mettersi a dormire, che avrebbe sorriso alla lettura di quel messaggio.
Certo, non c’era la certezza assoluta, ma almeno lo sperava, e in ogni caso lei gli avrebbe pensato.

Sabato sera pioveva, avevano entrambi appena superato la prima settimana di scuola, anche se effettivi erano stati per uno quattro e per l’altra tre giorni… ma intanto avevano raggiunto, o quasi, la prima domenica.
Stella stava sola a casa col fratello e decise di farsi la pasta col pesto genovese, e ne approfittò chiedendogli quale le consigliasse… però una non la conosceva, una non l’aveva, e allora Stella lo chiamò:
passarono mezz’ora buona al telefono (cellulare) a scherzare, ridere, mentre lei preparava la cena.
Era stata una conversazione piacevolissima, anche perché lei “amava” la voce di Marco, la considerava fantastica, splendida; appena attaccò difatti gli mandò un messaggio di complimenti per la splendida voce… qualcosa come il centesimo complimento per la voce da quando si conoscevano.

“Marco cristo santo ho una splendida, ottima, straordinaria, superba notizia!!!!!!!! Vengo a Genova con la scuola!!!! Tre giorni!!!!! Arrivo venerdì pomeriggio e parto domenica tarda mattinata!!!! Che bello che bello che bello!!! Vorrei urlarlo al mondo intero! Non ci credo! Ci vediamo angelo mio, ci vediamo! Dimmi che puoi venire, dimmi che quando visiterò l’acquario tu starai lì e lo faremo insieme! Dimmi che verrai in albergo da me qualche ora, che se andremo in giro per la città verrai con me! Ti prego!!! Ti voglio bene angelo mio!!!”
E-mail breve e sintetica!
Subito la reazione di Marco: le rispose con una mail che si commentava da sola:
“Sììììììììììììììììììììììììììììììììì!!!!!! Spettacolo!!!!!!!!! Tvttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttrb!!!!!!!!”
Con due mesi di anticipo iniziarono a preparare cosa fare assieme, mentre nel frattempo Stella organizzava alla classe la gita, con grande gioia dei professori, poiché gli risparmiava una fatica: prenotava lei alberghi, musei, tutto, dal computer della scuola, tanto che saltò non poche ore di lezione (c’era un interesse secondario un po’ vile).
E finalmente in gran giorno arrivò. Giovedì. Appena tornata da scuola Stella si chiuse in camera, fra chattare con Marco e fantasticare sui tre giorni che le se paravano davanti e… farsi la valigia!
Prese alcuni dei suoi capi più belli, per far bella figura con il suo angelo, e decise addirittura di portarsi una gonna, che durante l’anno scolastico non toccava per niente, e portò tre delle sue sette paia di stivali, fra cui un paio che le era stato regalato e che non metteva mai, poiché col tacco a spillo, anche se corto. Voleva che il suo angelo fosse fiera di lei! Si portò tre paia di batterie di scorta per la macchinetta digitale, cinque per il lettore mp3, caricabatteria del cellulare (sacro santo!), un libro di scorta e fece una selezione della sezione bigiotteria che possedeva. I trucchi era indecisa se portarli o meno… ma c’era spazio e c’entravano, allora decise per il sì!
Passò allo zainetto da spalla, quello che sarebbe sempre stato con lei: oltre alle cibarie varie per il viaggio e per la sera (le feste serali nelle gite scolastiche erano celebri), quest’ultime messe però per miracolo della sua mente nella valigia prima che la chiudesse definitivamente, mise la macchinetta digitale, il lettore mp3, un buon libro (fantasy logicamente!), un pacchetto di gomme, un block notes (sempre utile) e un pacchetto, un regalo per il suo angelo. Chissà come avrebbe reagito quando gliel’avrebbe dato!! Sperava bene, che gli sarebbe piaciuto, ma era ottimista: in fin dei conti era il suo angelo, lo conosceva bene ormai!
Chiuse anche lo zainetto, poi guardò l’orologio: le undici di sera. Spense il computer, ma non prima di aver chattato un altro po’ col suo angelo. Si mise a letto, tesa. Sapeva che avrebbe dormito poco, o che almeno all’inizio avrebbe stentato, ma le servivano forze, e lì sicuramente avrebbe dormito poco. Spense il cellulare e chiuse la luce. L’indomani sveglia alle sei, sarebbe partita con la classe alle otto e mezzo. Prima di crollare fortunatamente dopo non troppo, un solo pensiero le continuava a girare libero per la testa, Marco…

Drinnnnnnn!!! Drinnnnnnn!! Drinnnnnnn!!
Stella si alzò immediatamente; per le 6 e mezzo già si era fatta la doccia, aveva pettinato la chioma e si era messa in biancheria intima. Aprì l’armadio e scelse una camicetta smanicata azzurra e dei pantaloni a tre quarti bianchi, della Nike (che tra le altre cose portava il suo idolo… robetta da niente). Poi passò alle scarpe, breve indecisione: Stivaletti abbastanza estivi, sandali e le sacre scarpe da ginnastica. Optò alla fine per dei sandali con un tacco di tre cm integrale alla schiava, bianchi.
Passò ai capelli: come metterli? Alla fine li lasciò asciugare da soli, al naturale, e lasciò venire prosperi i suoi ricci ben definiti, per poi smuoverli un po’ e farli gonfiare. Si mise un po’ di bigiotteria (come orecchini dei pendenti azzurri pieni di piume, collana semplice, una catenella con un ciondolo a forma di delfino con gli occhi azzurri e diversi braccialetti metallici azzurri) e passò al trucco: una leggerissima passata di phard e la matita, fine.
E poi mise l’unico anello che possedeva: semplicissimo, in acciaio, con incise una M e una S… le loro iniziali… e il tocco di classe, una cavigliera con ciondolini a forma di lacrime di vari colori. Era pronta!!! Uscì di casa, accompagnata dalla madre e arrivò a scuola con un trolley di dimensioni medie, dove il poco spazio era destinato a quello che avrebbe comprato lì.
Salutò subito Beatrice, la sua unica compagna di classe, la sua migliore amica di Roma, e il resto della classe, tutti, più o meno, maschi. Salirono sul bus della scuola.
Prossima destinazione: Genova!!!

Un’ora buona del viaggio la passò a dormicchiare con lettore mp3 acceso e le cuffie ben piazzate al posto giusto: in quel lasso di tempo vagò con la mente, e ripensò agli eventi più dolci e originali e belli che aveva condiviso con Marco…


Marco fumava ogni tanto, gliel’aveva detto…Uno dei primi giorni di scuola le scrisse che c’era un gruppo di ragazzi molto simpatici che fumava, e che quindi la prossima volta avrebbe fumato con loro… lei era apertamente contro il fumo, ma si limitò a fargli capire che non approvava così tanto l’idea… Marco le disse però che avrebbe fumato poco perché avrebbe pensato a lei, le disse di star tranquilla, con l’ok? finale per capire se l’aveva convinta… lei disse di sì… poi qualche sera dopo la ragazza tornò dallo spinning e stava distrutta, a pezzi, con i crampi agli addominali… si era messa a letto alle nove e quaranta di sera, col cellulare in mano, e subito mandò un messaggio a Marco, dicendogli che stava malissimo e che tutti i muscoli le facevano male… e lui iniziò a dirle perché e via dicendo, che non doveva fare così, che non doveva esserci una seconda volta, che stava male pure lui e che gli dispiaceva… Stella si sbrigò a tranquillizzarlo, felice in cuor suo che una persona di sesso opposto diversa dal padre e dal fratello si fosse preoccupata di lei così tanto… ma sapeva che Marco era un ragazzo d’oro, dolce all’infinito…
Il giorno dopo all’uscita di scuola arrivò un messaggio alla ragazza, in cui DiSte diceva di aver fumato solo due sigarette e che doveva stare tranquilla… poco dopo, quando la ragazza arrivò a casa, ricevette un altro sms, in cui il povero ragazzo si lamentava e accusava mal di testa e dolori allo stomaco… sapevano entrambi perché… lei gli risparmiò la ramanzina, almeno inizialmente, e lo consolò… ma poi dopo gli disse che non poteva decidere le sue azioni, che non gli avrebbe potuto impedire di fumare… ma almeno di darsi una regolata, e magari di evitare di dirglielo…
Lui allora le disse che non gliel’avrebbe più detto e che si sarebbe subito fermato se avrebbe visto che gli succedeva qualcosa…
Dopo un po’ Stella, combattuta dall’indecisione di chiederlo o meno, gli mandò un messaggio.
“Senti, se mai ci vedremo, fumerai in mia presenza? In ogni caso sappi che non ti dirò niente” lui le rispose subito:
“Stavo per dirtelo… se ti dà fastidio l’odore non fumerei per settimane e settimane prima di vederti…”
E lì rimase ancora una volta colpita, anche se in fin dei conti immaginava che avrebbe risposto una cosa simile… e si rese conto un’ennesima volta quanto valeva, quanto il ragazzo era attaccato a lei… e quanto bene gli volesse… dell’altra gente non gliele fregava niente se fumava, problemi loro se volevano rovinarsi la vita, liberi di farlo… il suicidio è una libera scelta… in ogni caso impediva alla gente, per quanto possibile, di fumare dove stava lei… in classe, durante le ore di buco o quando non c’erano i prof, cacciava dalla classe quelli che volevano fumarci dentro…
Con Marco invece era convinta che sarebbe stato diverso… l’avrebbe lasciato fumare in sua presenza… anche se le avrebbe dato fastidio… anche se avrebbe sofferto nel vederglielo fare… avrebbe sofferto in una maniera clamorosa, come una pugnalata al petto… perché gli voleva bene, e non lo poteva veder fare un gesto simile… ma lui l’aveva capito… e non avrebbe fumato per settimane per lei… per lei, solo per lei… e questo la rendeva felice, e molto…

La sera Stella era sola a casa, non c’era nessuno, solo il cane… decise così di chiamarlo, nonostante avesse pochi soldi… voleva sentire la sua voce… parlarono venti minuti del più e del meno, del fatto che la sera precedente era stata male lei e nella tarda mattinata lui…che lui la prossima volta che si sarebbe preso un colpo perché Stella aveva esagerato con la palestra sarebbe venuto giù a Roma per menarla… ma a quel punto lei lo avrebbe sequestrato…
Quando adorava parlare con lui… era così divertente, dolce, così bello… era fortunata, perché conosceva il suo angelo, e glielo disse…
“Ma tu esageri con tutte queste gentilezze!”
Ma è la verità, avrebbe voluto rispondere così. Era la verità, era un angelo, il suo, era un grandissimo amico, dolce, gentile, simpatico, allegro, riflessivo, dolce, dolce, dolce, romantico, sensibile, eccezionale… il meglio del meglio…il suo angelo segreto, il suo tesoro e, in fin dei conti, il suo amore, o quanto di più simile possibile…
Quella sera Stella formulò un pensiero con alta probabilità di fraintendimento…
“Voglio Marco!” e naturalmente glielo disse, scrivendo “Se ti dico che ti voglio fraintendi?” (la sincerità era il suo forte)… naturalmente appena scritto se ne pentì, e passò i 2 minuti precedenti alla ricezione della risposta di Marco mandandosi a quel paese trenta volte e sussultando quando la vibrazione le fece tremare la mano. Aprì lentamente il cellulare e premette leggi:
“No! tranquilla!”
sospirone di sollievo: aveva rischiato di fare una proposta indecente ad un ragazzo che abitava dall’altra parte d’Italia… che situazione normale!!alle 11 si mise a letto col sorriso sulle labbra, ringraziando internet per averla fatta incontrare col suo angelo…


Stella sorrise al ricordo di quel giorno: che casino immenso, senza internet ma felice grazie a Marco… Cristo Santo, quel ragazzo la rendeva felice come pochi, nel giro di un secondo le faceva cambiare umore come niente… e la cosa andava avanti da agosto… e l’influenza che si esercitavano a vicenda non diminuiva di una virgola…
Si lasciò guidare dai ricordi, e raggiunse uno dei pochi sogni rimasti impressi a vita nella sua memoria: il suo sogno su Marco…


Correva… correva con le lacrime agli occhi, disperata… soffriva, in una maniera clamorosa… soffriva dentro, aveva il cuore straziato, e fuori.. sanguinava dappertutto… le gambe erano pesanti, ma lei correva, correva, senza seguire nessuna direzione… scappava dagli altri, scappava da se stessa, scappava dalla sua vita… era terrorizzata, la paura aveva preso il sopravvento, il panico le tempestava il cuore e la testa insistente, non riusciva a ragionare, non riusciva a chiedere aiuto, le parole le morivano in gola, era disperata, stava perdendo la percezione del cemento sotto i piedi, le lacrime iniziarono a scendere ancora più liberamente, sembrava un fiume in piena, sembrava che la diga che aveva costruito in anni e anni di sofferenza era andata distrutta, che il fiume di paure, sofferenze, dolore l’aveva raggiunta, non riusciva a nascondersi, a liberarsene, dovunque andava la raggiungeva. Si fermò, all’improvviso, senza motivo. Pioveva, crollò per terra, si appoggiò ad una panchina, disperata, mentre le tenebre l’inghiottivano inesorabilmente, come una barchetta in balia delle acque di un mulinello, destinata verso la sua distruzione… quando all’improvvisò sentì una voce, una voce inconfondibile, la voce del suo angelo… si fece largo nella paura un sentimento più dolce, la speranza… alzò la testa, scorse una figura sfocata dalle lacrime che le invadevano gli occhi, e lo vide, il suo angelo castano… si alzò, corse verso di lui, l’abbracciò, un abbraccio disperato, come a dire “ti prego aiutami, tirami fuori da questo incubo”… e lui ci provò: la fece sedere, la fece accoccolare fra le sue braccia, la strinse forte, le sussurrò dolci parole all’orecchio, le disse che ora c’era lui, che non doveva preoccuparsi, che era tutto finito… le carezzò dolcemente la schiena… lentamente si calmò, le tenebre si diradarono, la voce del suo angelo si fece sempre più forte e chiara…
“Ci sono io ora, ci sono io… Stai tranquilla, tesoro mio smetti di piangere ti prego, non posso vederti così”…
Improvvisamente com’era iniziato, finì tutto, la paura scomparve, rimase solo il suo angelo… lo abbracciò ancora più forte, alzò gli occhioni lucidi e incrociò lo sguardo del suo angelo, tristi per vederla così, ma carichi di vitalità…le sorrise, e lei corrispose… le scansò dal viso dei ricci bagnati, le carezzò la testa e lei si appoggiò alla sua spalla… lentamente scivolò nel sonno, mentre il suo angelo la rassicurava… “Dormi pure tranquilla ora, ci sono io, ci sarò sempre…”


“Ha mantenuto la sua promessa, l’ha sempre fatto” pensò Stella, mentre ascoltava la loro canzone, “Noi no”, degli Articolo 31… sì, perché lei era diversa dalle altre, e lui diverso dagli altri… si ricordò quella mezz’ora passata a cercare di ricordare da quale delle canzoni degli Articolo veniva fuori della frase, “Io non uso trucco sono come parlo”… alla fine scoprirono che era “Noi no”, e così divenne la loro canzone…

In fin dei conti, rifletté Stella, non sapevano molto dell’altro, e Marco non sapeva com’era lei prima di conoscerlo, o meglio, prima di consacrarsi alla cultura dei forum…
Era fredda, gelida all’estrema potenza, non lasciava trasparire mai cosa le passava per la testa, cosa provava. L’espressione del suo viso era indecifrabile, solo dagli occhi si poteva capire qualcosa, ma in pochi riuscivano a guardarglieli.. erano troppo intensi, troppo carichi di emozioni, di dolore, di tutto, provava emozioni troppo forti per essere lette.
Invece con lui era diversa, ma era diversa con tutti: meno fredda, più calorosa, traspariva un po’ di più la passionalità e l’ardore con cui si buttava nelle cose, come la loro amicizia, per cui dava e avrebbe continuato a dare l’anima. Ora sorrideva di più, era più felice, gli occhi meno mascherati, anche se sempre profondi.
Con lui invece era ancora più se stessa, abbatteva praticamente tutte le sue barriere: era dolce (sì, era anche dolce, nonostante le apparenze, le classiche e errate apparenze su di lei), affettuosa, volendo anche romantica, sincera, premurosa, simpatica quando serviva, lasciava trasparire tutto, di sua iniziativa. Era anche un po’ cambiata, per lui, sì, per un ragazzo. Gli voleva bene, Dio se non era vero, mai fu detta cosa più giusta e reale su di lei. Stella voleva bene a Marco, tanto bene, gli voleva così bene che era cambiata per lui, se ne rese conto ancora più profondamente nel viaggio per Genova, nel viaggio che la portava dal suo angelo.

“Bea, ci siamo… stiamo entrando a Genova, a casa del mio angelo!!!” Stella si iniziava a surriscaldare, anzi, troppo era stata calma: i suoi compagni di classe iniziarono a fare domande, dato che non l’avevano mai sentita riferirsi a qualcuno definendolo “angelo”, precisamente ad un ragazzo.
“Chi è il mio angelo? Semplice!!! Il mio angelo, il mio tesoro dalla voce splendida!!”
“Madò, s’è fumata il cervello questa, e con tutto il cervello che c’ha, la reazione non è per niente confortante”
“Ma chi si è fumato niente!!! Oggi vedrò per la prima volta il mio angelo!!!”
Prese il cellulare e mandò un messaggio a Marco, scrivendogli che stava arrivando e che sarebbero andati subito all’albergo, dato che erano le 5 di sera. Si sarebbero sistemati e poi sarebbero usciti in città, fino alle 7 e 30, quando sarebbero tornati per andare a cena alle 8.
Subito lui rispose entusiasta che l’avrebbe raggiunta all’albergo.
“Bea, non ci credo, sono felicissima!! Vedrai quanto è dolce, è un ragazzo eccezionale!!”
L’altra ragazza sorrideva e diceva agli altri “assecondatela”, scotendo la testa quando si girava.
Arrivarono all’albergo, “Luna Piena”. I ragazzi si accomodarono nella hall con le valigie varie mentre i prof ritiravano le chiavi e controllavano le stanze fatte dalla classe.
Nel frattempo Stella non riusciva a stare ferma, tanto che si mise ad aiutare i prof per passare il tempo. Prese la chiave della stanza sua e di Bea e tornò da lei per dargliela, quando si sentì chiamare da poco dietro, un metro e mezzo circa, “Angelo”. Si girò di scatto e lo vide, il suo tesoro, il suo Marco, bello come sempre con i suoi occhi fantastici e quel sorrisone sul viso.
Senza neanche riflettere lo abbracciò e lui ricambiò appieno, il tutto sotto gli occhi allegri di Bea, felice per l’amica, e sotto lo sguardo incredulo dei ragazzi della sua classe che aprivano e chiudevano la bocca come dei pesci, non capacitandosi che quella ragazza che abbracciava così calorosamente uno sconosciuto fosse la Stella che li prendeva a calci.
“Marco, angelo mio che bello che sei, che bello vederti, quanto sono felice!!”
“Anche io Stella, angelo mio! I tuoi capelli dal vivo sono ancora più belli!”
“Ehm Ehm” Bea richiamò l’attenzione su di lei, imitata alla grande dal branco di pecore che era la sua classe.
“Giusto, avete ragione! Marco, lei è Beatrice, la mia migliore amica, e questo è il lato decelebrato della mia classe, come già sai!”
“Molto gentile, come sempre”
“Quello che ha commentato ora si chiama Gabriele, ed è il più tonto della classe, che riporta cicatrici causate dalle unghie mie e di Bea”
“Il mio angelo si sa difendere!”
“Cos’è questo casino?” la professoressa di Lettere, Tiziana, si avvicinò al gruppo con un foglio e le varie chiavi.
“Professoressa, questo è Marco, un mio amico di Genova. Possiamo stare insieme questi giorni?”
“Ma certo Stella, piacere Marco, trattamela bene”
Entrambi gli interessati arrossirono vistosamente e la prof, notandolo, le sorrise con fare complice.
“Marco, ora io e Bea andiamo a sistemare le valigie. Bea, niente in contrario se viene anche lui?”
“Va bene”
“Ah, ragazzi e ragazze, ora sono le 5 e 50. Alle 6 e un quarto troviamoci qui che facciamo un giro per Genova, con tanto di guida, perché rimani vero Marco?”
“Sì, molto volentieri!”
“Okay, allora andate a sistemarvi”

“Ma che bella stanza!! Tutta azzurra, con i fiori e profumata!!”
“Quoto appieno, è veramente bella!!”
Subito Stella si posizionò sul letto vicino alla finestra (primo piano, con veduta sul mare), e si mise ad ammirare interamente la loro stanza: parete color azzurro pastello, lenzuoli dei letti azzurrini con fiorellini blu, mobili bianchi e un bel vaso di fiori bianchi e azzurri accanto alla tv. Il bagno, anche questo azzurro, piccolo ma carino, con tende azzurre sempre.
“Marco, che per caso hai telefonato all’albergo e hai richiesto come unico colore l’azzurro?” Bea si fermò e non aggiunse “per conquistarla”, anche perché, se la si voleva mettere su questo piano, già l’aveva fatto.
“No, io non ho fatto niente. Se avessi chiamato avrei fatto mettere un computer con tanto di adsl”
“Ma su questo non ti devi preoccupare, volendo ho il mio computer portatile con tanto di modem. È un 56 k, ma meglio di niente!”
Bea spalancò la bocca e Marco scoppiò a ridere.
“Non v’avevo detto che ero internet dipendente?”
“Madò, sei un genio!”
“Bea, che ti devi cambiare?”
“No, andiamo così”
“Perfetto! Allora aspettate che vado al bagno”
“Poi ci vado anche io!”
“Va bene, Marco, anche tu ci devi andare?”
“Magari.. scherzo!”
“Bravo, così ti voglio! E poi andiamo giù”

Intorno alle 6 e 20 tutta la classe uscì dall’albergo, peraltro in città, e fece un giretto. Poi, dalle 6 e 40 alle 7 venne concesso un surrogato dell’ora di libertà; si sarebbero rincontrati davanti a un monumento di Garibaldi.
Beatrice decise allora di fare la sua buona azione quotidiana, lasciando un po’ di stucco Stella:
“Va bene, io vi lascio soli, ci rivediamo alle 7 meno qualche minuto davanti a quel monumento, va bene?”
“Veramente Bea? Grazie mille! Tu con chi vai?”
“Tranquilla, mi aggrego a Francesco, non sia mai troviamo una fumetteria!”
Appena Stella e Marco rimasero soli, lui iniziò con fare pomposo:
“E ora, mia bella dama, dove vuole che la porto?”
“Gradirei, mio bel cavaliere, che lei mi porti in un angolo verde, con delle panchine su cui sedersi”
“Ai suoi ordini” Marco si inchinò, facendo ridere la ragazza. Camminarono 2 minuti fianco a fianco, sfiorandosi le mani “casualmente”. Arrivarono ad un piccolo giardino, con salici piangenti e aiuole di fiori. Si sedettero sulla prima panchina libera e lei aprì lo zaino; tirò fuori un pacchetto con un bel fiocco rosso. Marco spalancò la bocca:
“Ma tu sei matta!! Non dovevi!!”
“Ma si che dovevo! Aprilo su, voglio vedere se ti piace!!”
Scartò eccitato la carta e tirò fuori da una protezione una cornice d’argento con fronzoli e linee curvilinee, che si univano, nella parte superiore, e davano le parole “Marco E Stella”. C’era un foglio inserito dentro, e lui lo tirò fuori. C’era una dedica scritta con carattere elegante e originale:


Il piu' bello dei mari e' quello che non navigammo
I piu' belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti
E quello che vorrei dirti di piu' bello non te l'ho ancora detto

Ti voglio bene Angelo mio, non dimenticarlo mai

Stella


“Allora, ti piace?”
Non fece in tempo a finire di pronunciare queste parole che il ragazzo l’abbracciò subito, scoccandole un rumoroso bacio sulla guancia.
“Ti basta come risposta?”
“Abbastanza angelo mio!”
“Anche io ho qualcosa per te Stella”
“Veramente??? Ma non dovevi!”
Le mise in mano un pacchetto bluastro: lei lo scartò e trovò un contenitore classico da gioielli; le tremavano le mani.
Lo aprì e tirò fuori una collana d’argento fatta a piccole maglie, con un ciondolo elaborato e dei cuori che si alternavano a delle stelle lungo tutta la collana. Il ciondolo era costituito da una M e un serpente che le si attorcigliava attorno, a forma di S, il tutto bordato da un cuore.
“Cristo Santo, hai esagerato!!”
Lo abbracciò caldamente, mentre lui le sussurrò:
“Vali trenta volte questa collana, non ho esagerato minimamente”
Stella arrossì e mise delicatamente la collana nel suo contenitore, timorosa di rovinarla.
“Sai, angelo mio, ci faremo una foto in questi giorni, e il suo posto sarà nella cornice che ti ho regalato. Me ne sono fatta fare una uguale, e appena tornerò a casa la completerò con la parte mancante, una nostra foto assieme”
“Logico tesoro mio. Vieni, incamminiamoci ora verso il luogo del ritrovo”
“Va bene, ma se incontriamo dei negozi carini mi fermo!”
“Logico” Marco le sorrise e le tese una mano, che lei prese volentieri.
Quando ormai si vedeva il monumento, passarono accanto ad un negozio di bigiotteria e la ragazza entrò subito, per trovare qualcosa da abbinare alla collana.
Le cadde subito l’occhio su un paio d’orecchini pendenti a forma di serpente, con un brillante azzurro come occhio; comprò anche un regalo per Beatrice, ossia un bracciale con mini ciondoli che formavano “BEA”, e se ne fece comporre uno con una M e una S.
“Non so perché, ma queste due lettere, vicine, hanno un qualcosa di magico” bisbigliò vicino all’orecchio di Marco, sorridendo e dirigendosi verso il monumento, mentre Beatrice la salutava con la mano.
“Bea, per te” passò un pacchetto all’amica, che lo aprì e subito l’abbracciò:
“Grazie mille Stella!!”
“È stato appena assemblato, pensa un po’!”
Nel giro di qualche minuto tutta la classe si radunò nuovamente e tornarono in albergo.
“Angelo mio, se dopo mangiato usciamo o stiamo qui nella hall ti mando un messaggio, anzi, te lo mando a priori, va bene?”
“Okay, a dopo allora, o almeno spero”
Appena furono nella stanza erano ormai le 7 e 10, e, prima Stella e poi Bea, si fecero la doccia. Mentre entrambe si vestivano, Bea domandò alla sua amica com’era andata. Lei tirò fuori la collana:
“Me l’ha regalata lui. Non è bellissima? È eccezionale come ragazzo, vero?”
“Abbastanza, sei fortunata a conoscerlo. Magari ce ne fossero così nella nostra classe!”
“Già, magari” Stella accompagnò il tutto con un bel sospiro e si sdraiò sul letto.
Decise di vestirsi decentemente, così dopo, se sarebbero usciti, non si sarebbe dovuta cambiare: mise quindi una gonna nera con disegni brillantinati argentei, la cui lunghezza variava da leggermente sopra il ginocchio a poco sotto il ginocchio; sopra mise invece una maglia bianca con maniche lunghe e ampie e una scollatura anch’essa ampia. Come scarpe mise degli stivali neri con un pochino di tacco (integrale logico!). Scese con Bea, e i suoi compagni la videro per la prima volta in gonna; Gabriele stava già per aprire bocca e lanciare un’offesa quando lei sorrise a tutti e disse:
“Niente commenti, altrimenti gli stivali ve li pianto sui gioielli di famiglia”
Semplice, breve e incisivo, tanto che tutti si coprirono la zona interessata.
Finito di mangiare la prof disse che quella sera non sarebbero usciti ma che fino alle 10 e mezzo potevano girare liberi per l’albergo e stare insieme sui divani davanti alla tv.
Subito la ragazza corse in camera e mandò un messaggio al ragazzo, dicendogli di venire e che fine alle 10 e mezzo sarebbero stati insieme. Decise poi di mettere un’ombra di trucco e si mise la nuova collana, con i neo acquisti; prima di scendere prese anche la macchinetta digitale.

Dalle 9 alle 10 e mezzo i due ragazzi stettero assieme, e si fecero anche una bella foto, sul divano, abbracciati; poi Stella la mise subito su un cd, che l’indomani mattina Marco avrebbe portato ad un fotografo, così che per domenica mattina, prima di partire, si sarebbero già trovati in possesso della propria copia.
Mentre lei metteva la foto sul cd, Marco entrò nella stanza e si sedette sul suo letto, mentre Bea rimase di sotto, capendo che, in fin dei conti, lei se la godeva sempre l’amica, mentre lui chissà quando l’avrebbe rivista.
“Tieni Marco, ah, il formato delle foto deve essere 12 per 18”
“Va bene angelo mio. Potresti mettere un po’ di musica?”
“Sì, certo. Ascolta questa canzone già che mi sono ricordata! È molto bella, te la dedico”
“Grazie mille”
Dopo qualche secondo partì “Thank you for loving me”, che Stella canticchiò, mentre si sdraiava accanto al suo angelo.


Ti ringrazio per amarmi
Per essere stata i miei occhi
Quando non ho potuto vedere
Per aver aperto le mie labbra
Quando non potevo respirare
Ti ringrazio per amarmi
Ti ringrazio per amarmi
Quando non potevo volare
Oh, tu mi hai dato le ali
Hai aperto le mie labbra
Quando non potevo respirare
Ti ringrazio per amarmi
Ti ringrazio per amarmi
Ti ringrazio per amarmi
Per amarmi


“Grazie angelo mio, grazie anche a te, di cuore, per esserci sempre” Stella arrossì.
“Prego… oggi sei tu che esageri con i grazie comunque!”
“Te li devo”
Stella si accoccolò sulla spalla del ragazzo, che prese a giocare con i capelli.
“Se provo a convincere i miei a trasferirsi a Roma?”
“Magari, guarda sarebbe fantastico. Che brutto che abitiamo così lontani. Pensa che tristezza se non ci fossimo mai incontrati”
“Non lo dire neanche angelo mio, non mi ci far pensare, mi ucciderei”
“Tranquillo, forse era destino angelo mio… in ogni caso non pensiamo con i se… ci siamo noi ora, anche se abitiamo lontani. Ma mentalmente stiamo sempre vicini, e questo conta”
“Già”
“Ti voglio tanto bene, te l’ho mai detto?”
Entrambi scoppiarono a ridere.
“Aspetta che ci penso è… hm.. Mi pare di sì, ma non ne sono sicuro. E io te l’ho mai detto quanto te ne voglio?”
“Mi pare di sì, ma non c’è la certezza matematica!”
Mentre disse questo prese il proprio cell, e aprì un messaggio:
“Ora ripeto io! allora…: tvttttb tvttttb tvttttb tvttttb tvttttb tvttttb tvttttb tvttttb tvttttb tvtttt! Chiaro?”
“Te lo ricordi angelo mio?”
Marco spalancò la bocca; quel messaggio era del settembre dell’anno passato.
“Lo hai salvato?”
“Certo! Per dare una rinfrescata ogni tanto alla mia memoria riguardo il bene che mi vuoi!”
Purtroppo però Stella si era dimenticata quanto erano dementi i suoi compagni di classe, così come aveva lasciato la porta chiusa ma non a chiave…
Mentre stava in una posizione un po’ fraintendibile, entrarono tre suoi compagni di classe, e iniziarono a urlare: “BACIO BACIO!!! E brava la nostra Stella, in tresca con uno sconosciuto!”
La sua reazione fu tremenda, nonostante il fatto che Marco provò a fermarla, peraltro tra le risate, immaginando cosa sarebbe successo. I tre iniziarono a scappare, ma lei si buttò subito all’inseguimento, seguita a ruota dal suo angelo, che per niente al mondo si sarebbe perso lo spettacolo: quando li raggiunse iniziò a prenderli a calci, nonostante la gonna, e poi a conficcare le proprie unghie nella tenera carne delle povere vittime.
“Su, angelo mio, direi che può bastare”
“Angelo? Ma è una furia assassina!”
“Grazie grazie”
Stella mollò la presa, e i tre ne approfittarono per scappare; Marco si avvicinò alla ragazza e le passò un braccio attorno al collo.
“Certo che hanno ragione, madò quanto meni!”
“Lo so, ma non posso farmi mancare di rispetto davanti a te!”
“Stella, Stella!” Bea arrivò correndo.
“Ho visto Gabriele, Alessandro e Matteo correre zoppicanti con segni inconfondibili sulle braccia e dietro al collo. Ne sai qualcosa?”
Stella raccontò com’erano andati i fatti; appena finì Beatrice scoppiò a ridere.
“Hai fatto bene, bravissima! Comunque, sono quasi le dieci e mezzo, le prof iniziano a rompere”
“Uffi… ti accompagno all’uscita Marco, prima però vado a prendere il cd. Aspettatemi nella hall”
Marco si mise ad aspettare nella hall, e iniziò a parlare con i ragazzi.
“Non ho mai visto Stella così, ti giuro. Vestirsi bene per qualcuno, essere dolce con qualcuno. Pensavo fosse impossibile”
“Evidentemente non la conoscete”
“Non so se tu lo sai, ma non è mai stata fidanzata né baciato”
“Certo che lo so, in ogni caso ha qualche importanza?”
“Bhè, potresti essere il primo, la vedo abbastanza disponibile”
“Non mi va, poi la ferirei, perché abitiamo distanti, ci vediamo pochissimo, siamo amici e così va bene”
“Come vuoi, il mio era un consiglio, allora l’onore del suo primo bacio se lo prenderà qualcun altro”
“Faccia come gli pare, a me non servono dimostrazioni carnali dell’affetto che prova per me”
“Madò, parli come lei!”
“Come me cosa?” Stella fece capolino col cd in mano.
“No, dico che parla come te”
“Solamente perché parla come Cristo comanda, e non come i porci comandano, ossia come voi”
“Ciao Angelo mio, io vado allora”
“Ciao, ci vediamo domani, okay? Andremo all’acquario di Genova nel pomeriggio, mentre in mattinata visiteremo un museo. La mattina tu non vai a scuola, vero?”
“No, però ho un paio di giri da fare”
“Va bene, allora ci vediamo nel pomeriggio. Buonanotte!”
“Buonanotte a te!”
Stella gli mollò un bacio sulla guancia, poi Marco uscì.
La ragazza si girò verso Beatrice, e disse:
“Il primo giorno è andato. Notte a tutti!”
Le due ragazze si chiusero in camera e giocarono al computer un’oretta, mentre fino alle tre di mattina andarono avanti con la loro storia.
Stella si coricò, ma prima di addormentarsi iniziò una lettera per Marco, che gli avrebbe dato prima di partire. Poi, la stanchezza ebbe il sopravvento, e decise così di continuarla l’indomani.

“È stato bellissimo, davvero!! è spettacolare, deve essere magnifico poterci venire ogni volta che vuoi!” Stella era in estasi: avevano appena finito di visitare l’acquario di Genova e lei, che adorava l’acqua (idrofila) era felicissima, sia per le spiegazioni della guida che per i chiarimenti di Marco, che aveva dato affettuosamente anche dei nomi agli animali acquatici che stavano lì da un bel po’.
“Pensa, per me fra un po’ è scontato venirci”
“Sì, è definitivo, devo convincere i miei a trasferirsi qua!”
“E io? mi lasci sola?” Bea mise il muso, scherzando logicamente.
“Vieni anche tu!”
“Già va meglio come cosa”
“Adesso avete venti minuti di libertà vero?”
“Sì, perché?”
“Vi porto a mangiare il gelato più buono di Genova!”
“Ma io sto a…” Bea stava per ricordare il fatto di stare a dieta quando Stella la zittì drasticamente, ossia quasi falciandole la gamba.
“Va benissimo!”
Tutti e tre scoppiarono a ridere, che combriccola che erano diventati, i tre dell’Ave Maria.
Camminarono per cinque minuti, fermandosi anche in qualche negozio per comprare cartoline e regali per i parenti, e per se stesse (ehm).
Arrivarono alla gelateria e dopo aver assaggiato il proprio cono, quotarono alla grande ciò precedentemente detto da Marco, tanto che Stella si fece violenza mentale per non prenderne un altro.

“Ragazzi, stasera dopo mangiato faremo un giro per Genova, va bene?” la proposta della prof fu largamente accettata, cosicché i due angeli reciprochi sarebbero stati assieme un altro po’.
“Bea, cosa mi metto?” Stella si era appena fatta la doccia, nel giro di quindici minuti sarebbe dovuta stare sotto, per poi tornarci dopo l’uscita.
“Posso non crederci?”
“???”
“Pensavo tu non mi avresti mai chiesto una cosa simile”
“C’è sempre una prima volta!” mentre disse questa frase, Stella ricordò una conversazione su Msn con il suo angelo…

La ragazza aveva inviato una sua foto a Marco da poco; un giorno lei gli chiese, su Msn, se l’aveva vista. Lui rispose di sì, che era anche carina. Stella collassò e scrisse che forse aveva inviato la foto di qualcun’altra, anche se era certa che era lei quella della foto. La cosa che la fece ridere fu il fatto che lui le diede un consiglio, ossia di mettere un po’ di matita: un ragazzo le stava dicendo come truccarsi, a una ragazza. Sì, poi il fatto che lei non si truccava mai era secondario, e il fatto che non collegasse spesso i nomi dei trucchi al trucco stesso anche.
Stella allora scrisse che stava ridendo come una pazza, felice, perché era la prima volta che riceveva un complimento da un ragazzo; Marco allora le mandò un messaggio vocale in cui diceva: “C’è sempre una prima volta”. Stella se lo salvò, e ogni tanto lo riascolta, ancora incredula de fatto di aver ricevuto un complimento…


“Stella, allora, mi ascolti?” la ragazza si girò di scatto verso Bea.
“Allora, stavo dicendo che ti potresti mettere questi pantaloni neri a tre quarti con questa maglietta azzurra semplice, okay?”
“Va benissimo! E di scarpe? Gli stivali vanno bene?”
“Basta stivali! Ti metti i sandali aperti! Queste infradito vanno benissimo!”
“Sì padrona!”
“E vieni qui che oggi ti trucco io! fammi divertire!”
“Va bene, ma se arriviamo in ritardo per la cena?”
“Niente primo, così smaltisco il gelato di oggi!”
”Va beeeene!”

Quando Marco e Stella si incontrarono davanti all’entrata dell’albergo, la prima cosa che lui notò fu il trucco, che donava particolarmente alla ragazza.
“Angelo mio, ho perso qualche tappa fondamentale della tua parte femminile?”
Lei scoppiò a ridere:
“No, tranquillo, mi ha truccata Bea, le andava e mi ha quasi costretto a farle da manichino”
“Beatrice, fallo anche più spesso!”
“Angelo mio, questa è l’ultima serata, almeno per un bel po’, che passeremo assieme” lo prese sottobraccio e poi disse con la voce più dolce di questo mondo:
“Che cosa romantica!” e scoppiò a ridere.
“Madò che danno che sei!” W la sincerità di Bea, quotata subito da Marco.
“Dai, non si può manco scherzare!”
La professoressa decise di fare una passeggiata lungo la costa, e molti sentirono l’acqua com’era e si misero a lanciarsi la sabbia; Beatrice e Francesco si piazzarono davanti all’unico giornalaio ancora aperto per controllare i loro amati manga, mentre i due ritrovati parlavano a bassa voce seduti su una panchina.
“Sai Stella, sono veramente felice: sei una ragazza eccezionale, in questi giorni ne ho solo avuto un’altra dimostrazione, la tua amica, Bea, è simpaticissima, e i tuoi compagni di classe sono divertenti. Non potevo volere niente di più da questa tua escursione qui a Genova”
”Angelo mio, mi fai arrossire. Sono io che ti devo ringraziare, per avermi mostrato la tua città, per il regalo, per tutto”
“Non ti smentisci mai, stai sempre a ringraziarmi!”
“Già… sto scrivendo una lettera per te, domani te la do, prima che parto, così te la leggi mentre sto in viaggio”
“Grazie, allora stasera te ne scrivo una anche io”
“Magari, così il viaggio non sarà troppo pesante”
Dopo qualche minuto di silenzio, Stella diede voce ai suoi pensieri:
“Sai, se abitassimo vicino credo che le cose fra di noi sarebbero diverse”
“Già”
“Diverse in tutti i sensi, ci sarebbe un rapporto più complesso, mentre osa siamo amici, sì, e anche molto, ma ci conosciamo relativamente poco”
“Invece se abitassimo vicino sapremmo di più dell’altro”
“Già. E quindi forse…”
“…Non per forza saremmo stati solo amici”
“Ma visto che sarebbe una realtà alternativa, neanche ci penso troppo, perché mi creerei problemi inutili”
“Spero che prima o poi ci toccherà pensare anche a questa eventualità”
“Speriamo… Sai, in questi quattro giorni ho imparato ad apprezzarti ancora di più, ho capito che sei ancora più brillante, più intelligente, acuto, dolce di quello che pensavo”
“Io invece ho capito che hai un carattere vario ma spettacolare, vedere poi come sei dolce con me, al contrario del tuo comportamento con i tuoi compagni di classe, mi ha fatto felice, perché mi fa capire quanto sei legata a me. Poi le foto mentono su di te; il tuo sorriso è una cosa meravigliosa, mette allegria”
“Grazie Marco, davvero”
”Grazie a te angelo, dico solo la verità”

“Angelo mio, allora parto, me ne torno a casa”
“Già. È stato un vero piacere”
“Anche per me, credimi, il ricordo di questi giorni sarà sempre con me”
“E con me”
“Logico”
Già era tutto pronto, le valigie già caricate sul bus, mentre la prof stava facendo l’appello. Bea l’aspettava per salire.
“Devo proprio andare, ma non mi va. Se fosse per me rimarrei qui”
“E io ti ospiterei”
“Lo so, e questo mi rende felice”
“Ti voglio bene angelo mio”
“Te ne voglio tanto anche io Marco”
Aveva tanta voglia di piangere, ma non lo fece, anche se i suoi occhi erano vistosamente lucidi.
“Ehi, angelo mio, non piangere, non devi essere triste”
“Non sono triste, sono felice, per averti conosciuta”
“Anche io”
Si abbracciarono, mentre dal bus arrivarono degli applausi.
“Tranquillo, ora che salgo li meno”
“Se ti serve per non piangere fa’ pure, hai il mio supporto”
“Che grande che sei, non smetterò mai di dirlo. Questa è la mia lettera”
“E questa la mia, con dentro la nostra foto. Buona lettura!”
“Anche a te”
“Arrivederci, buon viaggio”
“Esatto, arrivederci, a presto, spero molto presto. Ti voglio bene, non dimenticarlo mai”
Marco si limitò a sorridere, non potevano rimandare ancora. Lei capì e salì sull’autobus, ma non prima di essersi girata verso di lui, e di regalargli un ultimo, per il momento, sorriso.
“Anche questa è fatta”
“Sì Bea, anche questa è fatta, ma prima che mi scordo, dimmi chi è che stava sfottendo”
“Hai presente quelli che hai quasi pestato a sangue l’altro giorno?”
“Certo. Allora aspettami che finisco di regolare i conti”
“Noooo! Ma non si può neanche scherzare con te! Marco invece può”
“Esatto, lui può, voi no però, decido io”
”Dittatrice”
“Alle forche allora!!”
Finito il pestaggio, Stella si sedette accanto a Bea, che notò gli occhi lucidi.
“Gli vuoi tanto bene, vero? Non ti ho mai visto con gli occhi lucidi per un ragazzo”
“C’è sempre una prima volta”
“Già, la mia Stella sta crescendo!”
Scoppiarono a ridere entrambe.
Dopo un’oretta Stella tirò fuori la lettera, e iniziò a leggerla. Appena finì, si ritrovò a ricacciare dentro una lacrima che premeva troppo per uscire.

“Mio caro Angelo,
avevo detto che ti avrei scritto una lettera, ed eccomi qui, alle 11 e mezzo di notte, davanti al computer per te.
È incredibile quello che farei per te, veramente.
Verrei a piedi a Roma, anche se magari sarebbe meglio con la moto di mio fratello.
Rinuncerei alla mia città, a tutte le mie amicizie per te.
Non fumerei più per te.
Rinuncerei anche ai miei genitori, a tutto per te.
È strana come cosa, per te farei di tutto, e ti ho conosciuta su internet, per caso quasi. È strana la sorte certe volte, ma con noi è stata clemente. Mi ritengo fortunato per averti conosciuta, perché ho trovato una grande amica, una ragazza di cui posso essere amico e non schiavo, che non mi chiede nulla, se non il mio affetto e la mia onestà, che ti do molto volentieri. Tu chiedi poco, ma dai molto. Ti ho regalato la collana non perché me l’hai chiesto, ma perché l’ho voluto, con te ogni azione che compio o frase che dico rispecchiano la mia volontà. Con te sono sincero, sempre, il mio affetto per te è puro e sincero, viene dal cuore.
Ho passato dei giorni favolosi, mi sono molto divertito; vederti litigare con i tuoi amici è comico. Sai, anche loro ti vogliono bene, a modo loro. Come si può non volere bene ad una ragazza come te? È impossibile.
Sei unica, la gente che non ti ama non ti merita, veramente. Perché il tuo sorriso illumina la persona a cui è dedicato, davvero. sei di una dolcezza e gentilezza fuori dal normale… sei il mio angelo.
Sai, se dovessi scrivere “ti voglio bene” e mettere un tanto per ogni tuo pregio, un tanto per ogni cosa che adoro, amo (anche l’affetto è una forma di amore, no?), un tanto per ogni volta che mi hai reso felice, un tanto per ogni meraviglioso attimo condiviso per te, bhè, non basterebbero tutti i fogli di questo mondo, né tutto questo renderebbe chiara l’idea.
Se qualcuno mi chiedesse quali sono stati i giorni più belli della mia vita, direi questi tre.
Le nostre chiacchierate, la tua voce, sono cose che rimarranno per sempre impresse nella mia memoria.
Grazie angelo mio, per esserci sempre, per volermi bene per quello che sono, per non volermi cambiare, per essere stata mia tre giorni…

T V T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T R B

Marco”



Marco rimase fermo e guardò l’autobus finchè non sparì. Sospirò; era finito quel raggio di luce e di “Stella” (solo così si può definire) che aveva rotto la routine quotidiana. Ma, in fin dei conti, ogni volta che si sentivano rompevano la routine.
Tornò a casa, si mise a fare i compiti e poi mangiò; decise di leggere la lettera prima che venisse il suo amico. Finita di leggerla sorrise…


“Angelo mio! Ho deciso di scriverti questa lettera per finire in bellezza questa mia escursione a Genova.
La tua città è bellissima, o forse dico così perché tu rendi speciale anche il giardino più semplice, perché ricorderò ogni posto che ho visitato con te pensando appunto a te, perché quando sto con te vedo tutto sotto un’ottica diversa, solare all’estrema potenza. Non so bene perché, forse non lo saprò mai. So solo che il tuo pensiero mi rende felice per ore.
Non poche volte ho fantasticato sul vivere vicino a te, e sono sempre giunta alla stessa conclusione: camminare sette metri sopra il cielo, non essere mai sola. Potrei cadere, soffrire, ma tu ci saresti sempre, pronto a tendermi una mano. Quando sono triste penso a te. Quando tutto va storto penso che tu troveresti mille modi per tirarmi su e che ci riusciresti, e così mi faccio forza e reagisco.
Tu dici sempre che ti ringrazio troppe volte, ma non sono mai abbastanza:
Grazie per esserci sempre, per volermi bene come pochi.
Grazie per il fatto che mi riempi di complimenti che forse non merito.
Grazie per essere mio amico e per capire al volo quando ho bisogno d’aiuto.
Potrei sembrare esagerata, forse lo sono, ma preferisco così piuttosto che sminuire ciò che provo per te.
Già, il sentimento che ci lega. Io credo sia veramente particolare.
Se abitassimo vicini forse si evolverebbe anche in qualcosa di ancora più straordinario, ma non voglio niente, non ti chiedo niente, non pretendo l’impossibile.
La realtà è che abitiamo distanti che ci sentiamo grazie a internet e al cellulare, la realtà è che ti voglio tanto bene, come a nessun altro. Perché l’amicizia resiste nel tempo e nello spazio, ma qualcosa di più no…

...nella solitudine, nella malattia, nella confusione, la semplice conoscenza dell'amicizia rende possibile resistere, anche se l'amico non ha il potere di aiutarci. È sufficiente che esista. L'amicizia non è diminuita dalla distanza o dal tempo, dalla prigionia o dalla guerra, dalla sofferenza o dal silenzio. È in queste cose che essa mette più profonde radici. È da queste cose che essa fiorisce…

Sai, una volta lessi un libro (che poi ho riletto più di quindici volte, ma questi sono particolari ^.^), “Il Canto Della Vita”, di O. S. Card. È un libro che si fonda molto sul canto e sull’amore, una storia di dolore e che mi ha fatto piangere stile idrante umano. Più volte viene menzionato il canto dell’amore… te lo dedico, perché l’amicizia è simile all’amore. Sono entrambi due fuochi, ma mente la prima è un fuoco costante e caldo, rassicurante, il secondo è una fiamma in continuo mutamento, che può essere costante, per poi divampare, fino a spegnersi.
Ecco il canto dell’amore, quel canto che viene dal cuore:

Non ti farò mai del male.
Ti aiuterò sempre.
Se sei affamato ti darò il mio cibo
Se hai paura io ti sarò amica
Adesso ti amo e l’amore non finisce mai

Porterò sempre con me il ricordo di questi giorni.
Grazie Angelo mio, di tutto

Se il cielo fosse il foglio
Ed il mare l’inchiostro
Non basterebbe per dirti
Il bene che ti voglio

Stella”




T HE E N D

Finish! Forse il finale può deludere, ma questa storia è in parte vera, in parte è la descrizione del futuro, di come spero che andrà.
La storia è vera, perché Stella sarei io, e Marco è il mio angelo.
La parte riguardante il viaggio a Genova è inventata, ma se un giorno ci andrò con la mia scuola, bhè, spero che andrà così.
Grazie per aver letto questo testo, magari ditemi se vi è piaciuto o qualunque altra cosa…
Ed ecco la mia dedica:
“Angelo mio, Marco, dedico a te questa storia, la nostra storia. Spero ti piaccia, perché l’ho scritta col cuore… Ti voglio bene”

Supernova

Alle ragazze del forum del mitico Nadal, precisamente a quelle che abitano a Genova: scusate se non vi ho menzionate, ma dopo sarei entrata in confusione nello scrivere la storia; in ogni caso, se mai verrò a Genova, non mi dimenticherò di voi, state tranquille, staremo insieme e ci divertiremo tantissimo... Vi voglio Bene...

@Gea.Kristh: vedi che l'ho scritto bene il tuo nome stavolta? Scusa se non te ne ho parlato.. stavo solo aspettando il momento adatto.. e di finire la storia, che ha parlato meglio di me... ti voglio bene!!! Riguardo i manga.. ehm... direi che basta così!!!

  
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