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Autore: Neko no Yume    14/09/2012    3 recensioni
Le persone tendono spesso a dimenticare i particolari, specialmente se non li riguardano direttamente.
Non è che lo facciano di proposito, ma è così.
Probabilmente nei recessi della mente hanno un cassetto, di quelli di legno vecchio e tarlato che non scivolano più bene sulle guide e che nessuno vuole aprire, nel quale finiscono tutti i dettagli minori in cui si imbattono.
Era in questo cassetto che tutti stipavano il fatto che Toph fosse cieca.

{Questa storia ha partecipato al "Multifandom Quote Contest" indetto da Alister09 sul forum di EFP}
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aang, Toph
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le persone tendono spesso a dimenticare i particolari, specialmente se non li riguardano direttamente.
Non è che lo facciano di proposito, ma è così.
Probabilmente nei recessi della mente hanno un cassetto, di quelli di legno vecchio e tarlato che non scivolano più bene sulle guide e che nessuno vuole aprire, nel quale finiscono tutti i dettagli minori in cui si imbattono.
Era in questo cassetto che tutti stipavano il fatto che Toph fosse cieca.
Di solito le faceva piacere, non sopportava di venire sottovalutata o trattata con pietà da chi le stava attorno, ma a volte non poteva fare a meno di chiedersi se non avrebbe fatto meglio a insegnare il significato della parola “tatto” ai suoi compagni di viaggio a suon di sassate.
Come quel giorno, per esempio.
A svegliarla fu il calore del sole cocente sulla pelle, segno che si sarebbe prospettata una giornata limpida e decisamente troppo afosa per allenarsi.
Si stirò come un gatto e dalle labbra le sfuggì uno sbadiglio impastato, poi si diresse barcollando verso il ruscello vicino al quale si erano accampati per sciacquarsi il viso.
Fu raggiunta quasi immediatamente dagli altri, che si buttarono nell’acqua poco profonda ridendo e schizzandosi.
Non perse tempo e si gettò nel fiumiciattolo a sua volta, approfittandone della confusione per assestare un pungo alla spalla di Sokka, che la notte prima non l’aveva fatta dormire col suo russare fragoroso.
-Ahia!-, protestò lui indignato, massaggiandosi il punto colpito.
-Ops, non l’ho fatto apposta-, ghignò lei di rimando.
-Ragazzi, guardate!-.
La voce di Katara spezzò il chiasso, richiamandoli a un ordine momentaneo più simile alla quiete prima della tempesta.
-Farfalle!-, esclamò Aang deliziato –Sono tantissime-.
Toph chiuse gli occhi e arricciò le labbra in un’espressione concentrata, ma tutto quello che riusciva a percepire era un leggero frullio d’ali, simile al rumore degli uccelli, ma infinitamente più distante e fragile.
Inafferrabile.
-Che belle… Così colorate-, mormoravano intanto gli altri, incantati.
-È rarissimo vederne così tante tutte insieme, siamo stati fortunati-.
-Toph, non dici niente?-.
-Oh sì, davvero fantastico-, sbottò la Bei Fong stizzita, per poi uscire dall’acqua e incamminarsi a passo di marcia nella foresta.
Poggiare i piedi scalzi sulle foglie secche, l’erba e il terriccio la fece sentire immediatamente meglio, ma la rabbia non cessava e la ragazzina si accorse di aver chiuso le mani tremanti a pugno ed essersi morsa il labbro inferiore.
Si sedette su un vecchio tronco marcio e incrostato di muschio verde e azzurrino, le gambe che penzolavano nel vuoto, e incassò il capo tra le spalle.
Lei non le avrebbe mai viste le farfalle, come non avrebbe mai visto tante altre cose.
Erano troppo leggere, creature dell’aria che si posavano al suolo solo per qualche breve momento, senza mai darle il tempo di afferrare la loro forma e rialzandosi nel loro volo silenzioso, impossibile da seguire.
-Hey, eccoti-.
Trasalì vistosamente nell’udire la voce dell’Avatar, non l’aveva sentito arrivare senza le piante poggiate sul terreno.
Altro svantaggio dell’essere ciechi, evviva.
-Che c’è, Piedi Rapidi? Già finito di correre dietro alle farfalle come una bambina?-, lo apostrofò.
Avvertì sulla nuca la corrente d’aria provocata da un suo sospiro e capì che le si stava sedendo accanto.
-Scusa, non deve essere stato molto piacevole…-, mormorò Aang, palesemente a disagio.
-Puoi dirlo-.
Passarono alcuni istanti di silenzio impregnato del verde del bosco, l’odore umido e pungente dei licheni e il loro lento respirare, poi il giovane dominatore dell’aria parve illuminarsi.
-Potrei spiegarti com’è fatta una farfalla!-, esclamò, e Toph avrebbe potuto giurare che gli brillavano gli occhi.
-Io non credo che…-, provò a interromperlo, ma lui non la stava più ascoltando.
-Vediamo un po’-, rimuginò ad alta voce –Direi che sono piccole, hanno quattro ali, due più grandi e due più piccole…-.
-Aang…-.
-E la cosa più importante! Sono tutte colorate, ogni specie ha una fantasia diversa-.
-Io non so cosa siano i colori!-, berciò esasperata, scendendo dal tronco con un balzo –Non riesco neanche a immaginare come possano essere e sai una cosa? Non ci riuscirò mai. Perché per quanto mi piacerebbe, nessun discorsetto lezioso potrebbe mai riuscire a farmi capire ciò che per te è così scontato-.
Si accorse di non aver preso fiato neanche una volta e dalle labbra le sfuggì un sospiro stanco, mentre gli occhi vitrei si voltavano nella direzione dove sarebbe dovuto essere l’altro.
-Giuro che se stai facendo una smorfia triste ti picchio-.
-Sssh, non ti muovere-, si sentì bisbigliare di rimando.
-Piedi Rapidi, mi stavi ascoltando?-.
-Presa!-.
-Ma che…-.
Improvvisamente avvertì una lieve corrente d’aria tra le dita, poi qualcosa di incredibilmente leggero le si posò sul palmo, solleticandole la pelle.
-La sto tenendo ferma col dominio dell’aria per non stropicciarle le ali, ma sembra trovarsi a suo agio su di te-, ridacchiò Aang –Forse profumi di fiori-.
-Questa è una farfalla?-, mormorò lei incredula.
-Già-, annuì l’Avatar –Se ti concentri dovresti essere in grado di capire com’è fatta, no?-.
Toph strinse appena le dita attorno all’insetto e chiuse gli occhi, le labbra serrate in un’espressione concentrata mentre faceva appello a tutta la sua esperienza.
-Credo di aver capito… Però fa il solletico!-, si distese in un sorriso e schiuse di nuovo le dita, lasciando il lepidottero libero di volare via.
-Ecco, ora immaginatela ricoperta di tutte le sensazioni che riesci a concepire. Caldo, freddo, qualcosa di piacevole o sfuggente, mischia tutto e avrai le ali di una farfalla-.
-Wow… Che bella-.
I due si scambiarono un sorriso silenzioso carico di complicità, poi la ragazza gli assestò un pungo sul braccio e iniziò a correre a perdifiato verso il ruscello, la sua risata che le si perdeva alle spalle assieme alle proteste dell’amico, leggera e colorata come ali di farfalla.

Yu's corner.
Ave, miei cari!
Che dire, era da parecchio che volevo scrivere qualcosa su Avatar, è una serie assolutamente belliffimajhdfjksglka.
Nonostante non li consideri un pairing, adoro l'amicizia tra Aang e Toph (oltre che Toph in generale because of reasons) e spero che questa storia vi sia piaciuta.
Un grazie a chiunque abbia letto o recensirà. <3
Bye bye, 
Yu.

  
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