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Autore: Kira0    14/09/2012    1 recensioni
Breve one-shot su Chizuru e Hijikata che parla di un risveglio un po' movimentato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chizuru Yukimura, Toshizou Hijikata
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction, quindi se non vi piace non vi fate problemi a dirmelo, comunque non ho alcuna pretesa e so benissimo che non è venuta molto bene, però spero che vi piaccia comunque e di ricevere recensioni e consigli per migliorare. Buona lettura! :-)







おはよございます (buongiorno)


Sentiva una voce, sembrava la voce di suo padre: la stava chiamando, le stava implorando aiuto, le stava chiedendo di andare da lui... Chizuru tentò di andare nel luogo dove credeva derivasse la sua voce, ma non ci riuscì poiché sembrava che venisse da tutte le parti. Dopo un po' di tempo il suono della voce, da forte e vicina, si affievolì e diventò sempre più distante per poi alla fine svanire, lasciando posto all'oscurità ed al più completo silenzio, che accompagnò Chizuru in un abisso senza fondo.

Dopo un tempo che sembrò interminabile, Chizuru riuscì a toccare il suolo e si accorse di trovarsi nel cortile del quartier generale della Shinsengumi, circondata dai petali dei ciliegi che ogni anno sbocciavano a primavera, emanando un dolce profumo che entrava sempre in tutte le stanze dell'edificio, rilassando i samurai al ritorno da missioni faticose.

Si guardò un po' intorno e vide seduti sulla ringhiera e sui gradini davanti all'entrata i suoi amici; tutti erano seri, con le braccia incrociate e con lo sguardo attento fisso su un punto imprecisato come se stessero aspettando qualcosa che non sembrava arrivasse mai. Le sembrò strano questo atteggiamento: di solito litigavano o scherzavano ed avevano sempre un ghigno strafottente stampato in volto come se ogni cosa per loro fosse solo un gioco troppo facile da giocare. Facendo finta di niente li salutò, ma loro appena si accorsero della sua presenza, la guardarono male, come se li avesse svegliati da un sonno profondo. Si alzarono andandole vicino con aria minacciosa e con passo lento e sicuro, lo stesso passo del cacciatore quando sta per uccidere la sua preda quando sa che essa non può sfuggirgli, estraendo piano le spade. Allora Chizuru, non essendo in grado di pronunciare neanche una sillaba dal terrore, li guardò meglio in volto e vide che i loro capelli erano diventati bianchi, mentre i loro occhi... erano rossi.

Allora sentì la voce di Hijikata-san pronunciare il suo nome, ma non riusciva a capire dove lui si trovasse finché...


“Chizuru! Chizuru svegliati! Chizuru!”

Chizuru si svegliò di soprassalto dando per sbaglio una testata a Hijikata-san che in quel momento si trovava sopra di lei e le stavo stringendo leggermente le spalle poiché non riusciva a svegliarla.

“Hijikata-san!?!” Chizuru si accorse solo in quel momento che tutto ciò che aveva appena vissuto era stato solo un incubo e si accorse pure che aveva fatto volare ad un metro di distanza da lei il vicecomandante della Shinsengumi con una testata, facendolo pure spaventare per il suo gesto improvviso.

“Hijikata-san, mi dispiace! Io non volevo assolutamente farle male, mi perdoni non era mia intenzione!” disse la ragazza velocemente, alzandosi nel frattempo dal suo futon ed inginocchiandosi con le mani sulle gambe e la testa china a tal punto da far sfiorare ai capelli il pavimento.

Dopo un po' che stava in quella posizione e rendendosi conto che non aveva ancora ricevuto nessuna risposta dal malcapitato che aveva sbattuto la testa, alzò leggermente lo sguardo e vide che lui la stava guardando stralunato con ancora la mano destra, che prima stava usando per massaggiarsi il punto dove probabilmente poco dopo sarebbe apparso un bernoccolo, appoggiata sulla fronte. La sua mano, a rigor di logica, avrebbe dovuto sfregare la testa in un tentativo di far passare il dolore, invece era ferma immobile, come anche il resto del corpo. L'unica cosa che non era ferma erano gli occhi che stavano vagando su di lei e che, soprattutto, stavano cercando di non incrociare il suo sguardo. Un'unica altra cosa non stava ferma, cioè il colore delle sua guance, anzi, di tutto il suo viso. Era come se tutto il calore del suo corpo stesse cercando di fuggire passando per la faccia. A Chizuru sembrava quasi di vedere piccole tracce di fumo uscire da lui. Solo allora si accorse di una cosa, molto importante, che all'inizio le era sfuggita: in quel periodo dell'anno era appena iniziata l'estate, quindi c'era molto caldo, anche di notte, quindi la sera precedente lei non si era messa il pigiama ed era rimasta in intimo, stando però sotto le coperte in modo che non avesse né caldo né freddo. Immediatamente anche il suo viso si infiammò e raggiungendo le coperte per coprirsi alla bella e meglio, si scusò, nuovamente, con Hijikata-san che, nel frattempo, sembrava avesse ricordato una delle nozioni più importanti e fondamentali per continuare a vivere, cioè respirare. Lui la guardò un attimo negli occhi, un attimo che a lei sembrò un'infinità e disse con un tono di voce estremamente imbarazzato:”Ero venuto qui per svegliarti dato che era tardi e gli altri si stavano preoccupando che tu non stessi bene. Comunque adesso che sei sveglia e che è tutto a posto ritorno al mio lavoro”.

Si alzò in piedi e riprendendo il suo solito atteggiamento distaccato e freddo fece per uscire dalla stanza, ma quando stava per aprire la porta si fermò improvvisamente, come se avesse dimenticato una cosa molto importante, e si girò verso di lei dicendo:”Posso sapere come mai mentre dormivi tremavi e ti rigiravi nel futon?”.

Lei lo guardò negli occhi e disse cercando di nascondere la paura che il solo ricordo del sogno le trasmetteva:”E' solo che avevo caldo e non riuscivo a dormire bene”.

Lui le rispose:”Non sei brava a mentire, era un incubo vero?”

“Come fa a saperlo?”

“Stavi tremando come se avessi voluto fuggire da qualcosa; inoltre... stavi dicendo il mio nome...”

“Sul... sul serio...? Ahah ma no, si deve essere sbagliato... è … è impossibile... insomma... io... io non posso aver detto una cosa simile... eheh... dico sul ser...”. Ma prima che potesse anche solo finire la frase, lui in pochissimi millesimi di secondo si era avvicinato ed inginocchiato di fronte a lei e l'aveva baciata. Era un bacio dolce, non aveva nessuna pretesa al suo interno. Era solo una prova dell'amore che entrambi provavano nei confronti dell'altro. Una promessa che aspettavano da tanto ma che non erano stati in grado di dimostrarsi...


...almeno fino a quel momento

  
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