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Autore: Bloody Alice    14/09/2012    2 recensioni
Albeggiava.
Il silenzio della notte lasciava spazio ai rumori lievi del risveglio.
L’atmosfera serena di attesa rese più facile ogni pensiero.
I ricordi giunsero nitidi , tra tralcio e tralcio, tra un grappolo e l’altro, salendo veloci dalle radici nodose.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Questa shot non è stata scritta da me. Nelle note alla fine dirò chi è l'autore. Intanto, spero gradiate la storia.]

Titolo: A piccoli sorsi
Genere: Sentimentale.
Rating: giallo.
Parole: OneShot. 675 parole secondo Word.









A piccoli sorsi .

 

Non avere fretta. Siedi accanto a me e non pensare più alla giornata trascorsa, alle azioni incompiute ed alle parole dette inutilmente.
Vorrei che questo momento si dilatasse oltre il calice di vino che ora gustiamo, oltre i sentori di mandorle e fiori, che lusingano i sensi più dei nostri stessi atti d’amore.
Ti chiedo di essere indulgente e di ascoltare questo racconto, mescerlo nel tuo cuore con calma e pazienza.
E’ solo una storia, solo per noi, a piccoli sorsi.

 

 

Albeggiava.

 
Il silenzio della notte lasciava spazio ai rumori lievi del risveglio.
L’atmosfera serena di attesa rese più facile ogni pensiero.
I ricordi giunsero nitidi , tra tralcio e tralcio, tra un grappolo e l’altro, salendo veloci dalle radici nodose.
Li sentì, duemila anni prima.
Vitigno forte e gioioso fu posto sul pendio assolato.
La città nascente nel segno di Marte aveva conquistato quelle campagne, ma
la vita del luogo non era cambiata.
Dopo piogge ed arsure tremende,  erano sacri gli ulivi e preziosi i raccolti.

 

Mille anni dopo.

 

Il colle seguì la sorte del vicino cenobio, nuove esperienze e altre vendemmie.
Preghiera, pace, umiltà e tanto lavoro. Sul grande altare di pietra, tra canti soavi, fu indimenticabile la promessa di essere sangue di eterna salvezza, consacrazione di cuori devoti, ristoro per anime oppresse, conforto per deboli e affranti.

 

 
Poi, l’abbandono.

 

Vennero guerre, devastazioni e carestie. Polvere scossa da tempeste, cantine deserte e mosti traditi, timori diffusi di non vedere più luce.
Cent’anni e poi cento ancora, si perse il senso del tempo nella tristezza.
Tini vuoti e sere solitarie, senza orizzonti segnati per il mattino.

 

Infine, anni di prosperità.

 

Il potente signore di nobile stirpe scelse il colle e lo elesse a dimora per trovare l’amore,  coltivare la saggezza, preparare nozze fastose e lauti banchetti.
I frutti furono provvidi e copiosi, come fertile tornò la terra, rinati i tralci, pieni i grappoli scuri. Secoli di grazia divennero fioriture d’arte e di scienza.

 

All’improvviso, innesti pericolosi.

 

Arrivarono altri padroni, le annate furono diverse, non sempre eccellenti e felici.
Tuttavia, il vitigno era pervicace, legato alla terra da vincoli lontanissimi, creati da divinità sapienti,  nell’età dell’oro e dell’abbondanza, rispondendo a segrete alchimie, unendo fremiti  di vite diverse, magie nascoste da ninfe e da fate
Tutti compresero che vi era l’unione con un mistero infinito.
 


Nulla lo distrusse.

 

Tante novità lo cambiarono al passaggio dei venti di idee straordinarie, di libertà da scoprire, di eredità da lasciare, di rivoluzioni da inventare, di valori da conservare.
Si adeguò ai ritmi di stagioni differenti, a volte più intense, di certo più brevi.
Non  erano più mani, ma aiuti meccanici, scelte precise, attimi brucianti.

 

Eppure, le radici erano lì.

 

Non tradivano la loro missione, scritta nel terreno rossastro e dipinta dal sole, che irradiava  seguendo il naturale dolce  declivio.
Sentì parole sussurrate tra i filari amici, un nuovo amore fatto di sguardi complici per sfuggire al mondo e perdersi solo nel proprio.
 


Finalmente comprese ciò che aveva sempre saputo.

 

Non sono i calici colmi ed i boccali grondanti a fare la storia, ma gli assaggi misurati  le coppe più semplici, i sorrisi di amici, le parole per noi importanti.
Non sono gli eventi grandiosi a cambiare nel profondo uomini e cose, perché il tempo spesso rende giustizia ai gesti minuti, alle cure più assidue ed attente.
 


Non era mai stato inutile restare ben saldo al suo colle.

 

Si inebriò ai primi raggi, lasciò fare alla sapienza del cielo e mostrò i suoi pampini lucidi, ombra leggera di un così grande tesoro, nettare prezioso dal volto rubino.
Vitigno forte e gioioso, dono eterno per fare una storia, come duemila anni prima.

 


Senza pretese, senza paure, a piccoli sorsi.

 
 
Hai apprezzato con me questo vino che ha respirato il soffio dei millenni passati.
Lasciamo scivolare anche questa giornata nella grande casa del tempo e scopriamo insieme nuove ragioni per arrivare al mattino.
Ascoltami.
Il calice sta per finire ma, ti prego, l’ultima goccia di questo tesoro, la più piccola, non trattenerla sulle tue labbra.
Baciami e donala a me.


Ti prometto che ci racconteremo una nuova storia, lentamente, a piccoli sorsi, per tutta la notte .
 




 







/NdA/
La shot ... beh, l'ha scritta mia madre. Già.
Aveva partecipato ad un concorso parecchio tempo fa, e non mi ha mai detto l'esito, per cui non so dirvi se era arrivata tra i primi o meno ...
Sta di fatto che ho ritrovato il documento dopo che pensavo l'avesse cestinato senza pietà, e così l'ho pubblicato, dopo averle chiesto il permesso.
Non ho tanto da dire, ecco, visto che la storia non è mia. A me è piaciuta. Certo, non ha fatto altro che leggermela, e alla fine è diventata noiosa ... ma la prima lettura mi è piciuta molto. Ora. Penso di essere un po' di parte -si tratta pur sempre di mia mamma-, perciò mi piacerebbe sapere cosa ne pensate anche voi.
Un pocchilo commentino. O se proprio non ne avete voglia ... Grazie a tutti coloro che leggeranno.
Alicchan ~

 

   
 
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