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Autore: Gaia Bessie    15/09/2012    7 recensioni
Ho sentito dire che la maggior parte dei Vincitori viene tormentata dai fantasmi delle loro vittime. Io sono tormentato dal fantasma della persona che non sono riuscito a salvare.
Eppure, farei di tutto per riportarla qui da me. Se potessi, piangerei lacrime di sangue, se solo servisse a riportarla qui. Ma, in un certo senso, lei è sempre qui: è nella foto sul comodino, nella mia vecchia tuta degli Hunger Games, negli occhi della bambina che mi fa da governante. A volte, è quasi come se non se ne fosse mai andata. Solo che non è mai veramente e completamente qui. E’ solo un’illusione che non riesco ad ignorare, un incubo da cui non posso svegliarmi.
Lei è sempre qui. Posso guardare una parete e la vedrò mentre lancia i suoi coltelli, con un sorriso soddisfatto sul volto. Posso guardare fuori dalla finestra ed allora la vedrò guardarsi intorno, cercando di capire se ci sono pericoli. Non posso fare niente per impedirlo.
[CatoxClove | Probabile OOC | What if? | One shot]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Blood tears: In my head
 



A Bee, perché i pazzi sono fantastici. Ma le stalker sono adorabili.
A tutti quelli che rimarranno delusi da questa storia.



All’inizio è tutto buio, poi piano piano, inizio a vedere. Clove è stesa accanto alla Cornucopia, respira pianissimo. Sta per andarsene.
Corro per raggiungerla, sebbene le gambe non sembrino in grado di sorreggermi. Cado proprio quando sono accanto a lei e subito mi colpisce la consapevolezza che non potrò fare niente per salvarla.
-Non lasciarmi!- esclamo, le parole che escono dalla pocca prima che io riesca soltanto a pensarle. –Dobbiamo vincere, Clove! Insieme-
Lei mi guarda, con i suoi grandi occhi neri e cerca di sorridere, ma non è difficile capire che non ha la forza necessaria per compiere quel semplice gesto.
-Vinci- sussurra, con un filo di voce, gli occhi che si stanno già spegnendo.
La sto perdendo, la mia unica vera alleata. Sento quasi il rumore delle promesse che s’infrangono, mentre Clove scivola via, senza che io possa fare niente per fermarla. È inevitabile ed è tutta colpa mia: sono arrivato troppo tardi.
-Per tutti e due- continua Clove, prima di chiudere gli occhi.
Le mie parole arrivano troppo tardi, prima che io possa fare qualcosa, ma arrivano lo stesso. Come se mi confortasse quel suono di quelle parole che non abbiamo mai pronunciato.
-Ti amo-
Lei se n’è andata, ma so che se fosse qui risponderebbe con un “lo so”. Perché, in fondo, lo sapevamo entrambi, anche se non l’abbiamo mai detto ad  alta voce.
Rimango davanti alla Cornucopia, anche quando comincia a piovere a dirotto. La pioggia è fredda, sulla mia pelle, mi aiuta a pensare. Ma non è pensare, quello che voglio: voglio la vendetta, voglio morire mentre vendico Clove. Non sarà un gran cambiamento: sono già morto. Esattamente quando è morta lei.
Lentamente mi alzo e stringo in mano la spada. Li ucciderò tutti quanti. Lei voleva che andasse così.
E poi corro, verso il punto in cui ho visto Tresh sparire. Lui sarà il primo a morire: è colpa sua se lei non è più con me.
Non sento nemmeno la terra sotto i piedi, mentre corro, intenzionato ad ucciderlo prima dell’alba. Presto avrò di nuovo le mani macchiate di sangue. Solo per lei.
Il bello dell’essere nell’Arena è che ci si sente come un leone pronto ad attaccare. Sto rannicchiato in un angolo, aspettando l’occasione propizia per stanare i miei nemici. L’aspetto peggiore è che non sono mai solo, nell’Arena: i mei nemici sono qui con me, rinchiusi nella mia gabbia. Aspettano di essere uccisi.
Sento a malapena il rumore del mio respiro, quando lo vedo. Tresh, lui ha ucciso la mia unica alleata. Io devo uccidere lui.
Tiene in mano uno dei coltelli di Clove, ancora sporco di sangue. La pioggia cade sempre più forte, ma non spegne la mia rabbia. E’ colpa sua se non ho più un’alleata, se tornerò a casa da solo.
Vado avanti e non mi lascio uccidere solo per un motivo: quelle due parole che Clove non ha avuto il tempo di pronunciare e per quella parola che  è riuscita a sussurrare, prima di andare via.
Devo vincere. Per me, per il mio Distrettto.
Per lei.




Mi sveglio nel mio letto, fra le lenzuola aggrovigliate, il respiro corto. È successo di nuovo.
Ho sentito dire che la maggior parte dei Vincitori viene tormentata dai fantasmi delle loro vittime. Io sono tormentato dal fantasma della persona che non sono riuscito a salvare.
Eppure, farei di tutto per riportarla qui da me. Se potessi, piangerei lacrime di sangue, se solo servisse a riportarla qui. Ma, in un certo senso, lei è sempre qui: è nella foto sul comodino, nella mia vecchia tuta degli Hunger Games, negli occhi della bambina che  mi fa da governante. A volte, è quasi come se non se ne fosse mai andata. Solo che non è mai veramente e completamente qui. E’ solo un’illusione che non riesco ad ignorare, un incubo da cui non posso svegliarmi.
Lei è sempre qui. Posso guardare una parete e la vedrò mentre lancia i suoi coltelli, con un sorriso soddisfatto sul volto. Posso guardare fuori dalla finestra ed allora la vedrò guardarsi intorno, cercando di capire se ci sono pericoli. Non posso fare niente per impedirlo.
Posso sopportare gli sguardi degli altri abitanti, il loro freddo biasimo. Che prima era solo entusiasmo misto ad orgoglio. Non posso sopportare quella frase che non pronunciano mai, ma che sicuramente pensano. “Potevi salvarla”.
Come se non lo sapessi, come se lei non me lo ricordasse ogni giorno della mia esistenza. Come se Clove non mi avesse chiesto di vincere. Come se non fossi già morto.
L’aspetto peggiore della situazione e che io riesco a vederla, ma non riesco mai a toccarla. È sempre un passo avanti a me, che mi incita a raggiungerla. Ed io rimango sempre indietro.
Non vedo quasi mai gli abitanti del Distretto, nemmeno gli altri Vincitori. Loro non capiranno mai.



Corro, senza curarmi della direzione da prendere. È questo il bello dell’Arena: posso prendere qualunque direzione, ma i miei nemici sono con me, e finiremo sempre per scontrarci.
La pioggia non la sento nemmeno, ma so che c’è. A Clove la pioggia piaceva, questo lo ricordo bene.

“Ti piace la pioggia, Cato? Lava via il sangue, il dolore e i sensi di colpa”.
All’inizio non l’avevo ascoltata: lei era un’assassina, non si sentiva mai in colpa. Era come me. Adesso capisco cosa intendeva. Finché la pioggia cade su di me riesco a non pensare a lei. Perché non sono riuscita a salvarla.
Lo vedo, Tresh, con quei due zaini sulle spalle. Deve morire.
Si ferma quando si accorge che ci sono anche io, con lui. In verità, ci sono sempre stato: non si è mai soli, nell’Arena.
Sembra quasi prendersi gioco di me, quando lancia gli zaini sul terreno fangoso e si prepara  per combattere. Ha ancora in mano quel coltello, sporco di sangue.
-Era ora che ti fermassi- quasi urlo queste  parole, la mia presa sulla spada che aumenta.
Le uniche parole che Tresh dice fanno più male di un colpo di quel coltello. –Compagna per compagna, Cato-
Il primo colpo parte prima che io riesca a comprendere cosa sto facendo. Che lo sto facendo per lei. Che l’avrei fatto con lei, se Tresh non l’avesse uccisa.
-Andiamo, Cato- è la prima volta che lo sento pronunciare così tante parole. –Non dirmi che tenevi davvero a quella ragazzina-
Parte un secondo colpo, prima che io me ne accorga. La pioggia lava il sangue, ma non la rabbia.
-Lei era mia- urlo, con tutto il fiato che ho in gola.
Poi, mi avvento sulla sua gola.




Non mi accorgo nemmeno della silenziosa presenza della ragazzina, che spolvera i mobili. Ha grandi occhi scuri ed i capelli sono nascosti da una vecchia bandana.
-Qual’ è il tuo nome, ragazzina?- domando, irritato da tutto questo silenzio.
Lei non alza nemmeno lo sguardo dalle foto che sta spolverando. –Daisy, signore- mormora, gli occhi fissi sulla foto di Clove.
-Non toccarla- sibilo, irritato. –Lei è mia-
Lei si allontana, con passettini da bambina. –Lo so, signore- mormora. –Credo che lo sappiano tutti-
Non la guardo nemmeno, mentre torno a rifuggiarmi sotto le coperte. –Non hai una famiglia, ragazzina?- domando, quando sento che continua a pulire la stanza, come se non ci fossi.
-No, signore- risponde lei, con una tranquillità disarmante. –Mio padre è morto da tempo, mia sorella ha partecipato agli Hunger Games e non ha vinto, mia madre non riesce più a lavorare. Io porto i soldi a casa-
-Come si chiamava tua sorella?- domando, come se m’importasse. Eppure, so già la risposta. Prima che lei riesca a pronunciare quel nome, vedo quella luce nei suoi occhi scuri, una ciocca di capelli neri che sfugge dalla bandana.
Clove.



Ho di nuovo le mani sporche di sangue. Ma ho ucciso Tresh, che ha ucciso Clove. E lui non poteva ucciderla, non ne aveva il diritto: lei era mia.
Corro per l’Arena. Solo tre persone da uccidere, tre persone da sacrificare a Clove.
Il ragazzo innamorato, la ragazza di fuoco, la ragazza del Distretto 5. Corro e non sento più le gambe.
Torno alla Cornucopia, al vecchio accampamento. Solo che lei non c’è.
E sono solo e voglio vendicarla, voglio vincere solo per uccidere la ragazza in fiamme. Quando mi sveglio ha smesso di piovere.
Prendo le spade ed inizio a correre, verso la foresta. La vedo da lontano, la ragazza dai capelli rossi. Sta mangiando delle bacche. Si volta verso di me, uno sguardo consapevole negli occhi. Ed è a terra, il cannone spara ed il corpo viene rimosso.
Bacche velenose. Siamo rimasti in due, adesso.




-Avanti, dillo- l’aggredisco, appena lei pronuncia il nome di sua sorella. –Dimmi che sono un bastardo perché l’ho lasciata morire. Dillo!-
Lei inclina la testa, la bandana le scopre ancora un po’ i capelli. –Compagna per compagna- dice, semplicemente.
Il suo sguardo è dolce, privo di quell’aria letale che aveva lo sguardo di Clove. Però, le somiglia.
-Lei era mia- mormoro, come se cambiasse qualcosa.
Alza lo sguado e, per un attimo, è sua sorella a guardarmi.
-Tu hai perso un’alleata- risponde, fredda. –Io ho perso una sorella-
-Lei era mia- ripeto, in un sussurro.
Lei sorride ed inclina la testa. –Forse sei tu ad essere suo-



Corro, certo che questa sia l’unica occasione che ho per prendere la ragazza in fiamme. È lei che voglio uccidere.
Stringo la spada. Entro la fine di questo giorno uno di noi due tornerà a casa, morto.
Il ragazzo innamorato la sta facendo salire su un albero, poi, tenta di seguirla. È morto prima che riesca a vedermi.
È per te, Clove, prendilo. Non ho il tempo di farlo soffrire come merita. Come soffro io. La ragazza in fiamme abbassa lo sguardo.
-Scendi- la sfido. Non può uccidermi con le sue frecce.
Stranamente, sorride. Scende velocemente, l’arco stretto in mano.
-Siamo al capolinea, ragazza in fiamme- osservo, la spada stretta in mano. Voglio solo che finisca presto.




Sbuffo e le faccio cenno di andare via. Mi accorgo di aver teso i muscoli, come per attaccare, solo quando lei ha lasciato la stanza.
Torno a stendermi nel letto, senza nessuna voglia di alzarmi. Clove mi scruta, in un angolo della stanza. E’ seduta sul pavimento, giocherella con un coltello. È imbronciata come una bambina, sembra arrabbiata.
-Non dirlo- dico, ad alta voce. Anche se lei non può rispondermi. Alza le spalle e continua a guardare il coltello.
Codardo, sembra dire.
-Non è colpa mia!- esclamo, stringendo la testa fra le mani. –Io ti avrei salvata-
Non risponde, Clove. Non dice niente. Forse sono io che non riesco a sentirla.
-Ti prego- mormoro, piano. E pronuncio quella parola di cui non ricordo il suono. Che non le ho mai detto. –Perdonami-
Passi che riecheggiano ovunque. Solo per un momento penso che sia lei. Ma non è mai lei, come ogni volta.
Un sussurro.
 –Ti ha già perdonato-
Perché le bambine sono così brave a mentire?



Applausi e congratulazioni che non voglio. Sorrisi entusiasti della gente del Distretto 2. La famiglia di lei che non mi guarda, nemmeno per un secondo.
Passi che non riesco a compiere, Brutus che sorride soddisfatto.
-Sei sempre stato il migliore- dice, mentre mi stringe la mano. Bugia. Brutus ha sempre preferito Clove.
-Davvero notevole, Cato- osserva Enobaria, calma.
Io che non riesco a parlare. E la mano di Clove sulla mia spalla, lieve come il nulla, mentre affronto sguardi così simili ai suoi.




-Ti avevo detto di andartene- perfino il mio rimprovero suona patetico, come quella parola che ho pronunciato. –O sbaglio?-
Daisy alza le spalle, calma. Sua sorella non si sarebbe mai fatta mettere i piedi in testa in questo modo.
-Non devi odiarti- osserva. –Se lei fosse qui non ti odierebbe-
Rido, forte. Uno sguardo tagliente, solo per lei.
-Certo che mi odia- rispondo, usando il presente. Perchè lei è ancora qui. Mi sta guardando.
-Clove non ha mai amato nessuno- osserva lei, con aria innocente.
Clove scivola accanto a me, sul letto.
No, non è vero.
La parola che pronuncio è quella che lei sta urlando, in un angolo della stanza. Nella mia testa.
-Vattene-
Questa volta suona definitivo. E Clove sorride, contenta, mentre torna a rannicchiarsi in un angolo della stanza.




Bessie's Corner:
Ci sono delle spiegazioni - più che obbligatorie - da dare. Lavoro a questa shot da qualche tempo. L'ho iniziata, messa da parte, revisionata, continuata, finita. Postata. Ormai non si torna indietro xD
La mia idea nasce... perché? Non ne sono sicura. Perché ho sempre patteggiato per Cato. Perché mi sono chiesta cosa sarebbe successo se lui avesse vinto. Perché lui avrebbe veramente potuto vincere, secondo me. Dicorso complicato, me ne rendo conto. E poi ho sempre creduto di scorgere un barlume di pazzia in Cato. Ed io non faccio altro che scrivere su persone pazze, per ora. E quindi è nata questa storia.
Forse è surreale, OOC o altro. Ma l'ho scritta perché dovevo e volevo. Certe idee non riesco a tenerle per me, mi dispiace. Altra cosa, Daisy è un mio OC. E non toccatela xD
Anyway, sentitevi liberi di stroncarmi a suon di critiche per questa storia. Ma dovevo scriverla, dovevo. E continuo a ripeterlo.
Ah, Cato e pazzo ed ha le allucinazioni, se non si fosse capito xD Non vi dirò se Daisy è un frutto della sua mente o no, scopritelo da soli u.u
Poi... volevo fare un Banner. Ma sono stanca e devo scrivere il cap della mia long. Se ci sono volontari (niente Tributi, eh) mi trovate qui. O su fb e twitter ecc. Trovate i link nel mio profilo.
E... niente, spero che qualcuno recensisca xD
Bess
   
 
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