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Autore: happylight    15/09/2012    4 recensioni
Calma. Non c’era alcun motivo di agitarsi così.
Non si era affatto perso. Solo non riusciva a ricordare con esattezza dove fosse la sala delle riunioni. E non riusciva a ricordare la strada per arrivarci, ecco. Non si era perso. Per niente.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Islanda, Paesi Bassi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse era già passato in quel corridoio. Forse. O forse no?

Non sapeva più dirlo con esattezza. Dopo un’ora abbondante passata a girare e rigirare per i corridoi di quel palazzo immenso Islanda non sapeva neanche con precisione dove fosse andato a finire.

Sbuffò pesantemente e si fermò accanto alla  grande finestra, da cui riusciva a vedere tetti e mura di altri palazzi di Bruxelles, appoggiando la schiena alla parete.

Un respiro, due respiri.

Calma. Non c’era alcun motivo di agitarsi così.

Non si era affatto perso. Solo non riusciva a ricordare con esattezza dove fosse la sala delle riunioni. E non riusciva a ricordare la strada per arrivarci, ecco. Non si era perso. Per niente.

“Ci siamo persi.” gracchiò con decisione Mr. Puffin dalla spalla dell’islandese, la voce roca e graffiante.

Islanda scattò subito. “Ti sbagli. So esattamente dove siamo.” rimbeccò lui, ed il pennuto fece una specie di risata gorgogliante in risposta.

Islanda lo ignorò e riprese a camminare velocemente lungo il corridoio, costringendolo l’uccello a staccarsi dalla sua spalla ed alzarsi in volo per stargli dietro.

Non era colpa sua se quel palazzo era così complicato. Era la prima volta che partecipava ad una riunione a Bruxelles, non era mai stato lì, neanche insieme a Danimarca.

Era diventato una nazione indipendente da così pochi anni. E, cocciuto e caparbio, aveva detto di no sia a Norvegia che a Danimarca quando si erano offerti di accompagnarlo lì.

Sapeva –doveva- cavarsela da solo. Sì, era proprio così, ed era deciso a dimostrarglielo a tutti i costi. Anche in una cosa piccola ed insignificante come quella.

Arrossiva al solo pensiero di cosa avrebbero potuto dirgli se avessero scoperto che si era perso dentro il palazzo Charlemagne. Nore avrebbe detto che era ancora un bambino, sempre nel suo tono calmo e monocorde. Dan sicuramente si sarebbe messo a ridere, ma poi avrebbe trovato una qualche scusa per accompagnarlo alle riunioni successive –cosa che aveva già tentato di fare e che Islanda era riuscito abilmente ad evitare.

Doveva ritrovare quella maledetta sala delle riunioni al più presto, assolutamente.

Fece un altro paio di passi, e si fermò davanti ad una porta. Gli sembrava –vagamente- che la porta che stava cercando da un’ora abbondante fosse simile a quella che aveva davanti agli occhi.

Allungò la mano, incerto se aprirla o meno. E se si fosse sbagliato?

Sbuffò di nuovo ed abbassò la maniglia. Sperava al massimo di entrare in un ufficio e di trovare un impiegato, un inserviente, qualcuno, uno qualsiasi, che gli potesse dare delle indicazioni.

In fondo non c’era nulla di male e nessuno sarebbe mai venuto a saperlo…

Fece un passo dentro, e si bloccò. La stanza non era vuota.

C’era un uomo seduto all’estremità del lungo tavolo, una sciarpa blu e bianca avvolta intorno al collo, una sigaretta tra le labbra e due occhi verdi che lo scrutavano perplessi.

Islanda lo riconobbe subito. Era quell’amico di Dan, Olanda, quello con i capelli stupidi quasi quanto il danese.

Islanda restò fermo, incerto su cosa dire, mentre l’olandese fece ruotare del tutto la sedia girevole, appoggiando i gomiti sul tavolo e mettendosi a fissarlo senza dire nulla.

L’islandese si torturò un attimo le mani, sentendosi addosso lo sguardo fermo dell’olandese e cercando furiosamente una qualunque frase di senso compiuto che non facesse capire all’altro che si era perso.

Olanda dal canto suo rimase immobile, come fosse in attesa, senza aprire bocca e senza distogliere gli occhi.

“Hai… Hai visto Nor e Dan per caso?” chiese alla fine tutto d’un tratto Islanda.

Olanda non rispose subito, si tolse la sigaretta di bocca e soffiò fuori il fumo, lentamente.

“No, non li ho visti. Ho visto solo te.” disse poi pacatamente, lanciandogli un’occhiata divertita.

Islanda aprì bocca, ma l’altro lo precedette.

“Qualcuno ti ha detto che erano qui?” domandò Olanda, una nota di curiosità nella voce e una luce sospettosa negli occhi.

 “Ah, no, no!” chiarì subito Islanda  mettendo le mani davanti a sé e scuotendo il capo.

“Ottimo. Questo è il posto segreto in cui vengo a fumare in pace e non vorrei che qualcuno lo scoprisse.” replicò l’altro soddisfatto, allungando lungo lo schienale della sedia.

Islanda non seppe esattamente cosa rispondere. Lo stava forse prendendo in giro? Forse doveva semplicemente uscire di lì e far finta di niente…

Guardò l’orologio e soffocò un gemito. La riunione sarebbe cominciata tra poco ed ancora non sapeva come fare a raggiungere la sala! Doveva trovare un modo di farsi accompagnare senza che l’altro scoprisse che si era perso.

Olanda fece l’ultimo tiro e spense la sigaretta sul piccolo posacenere posato sul tavolo, prima di rivolgergli uno sguardo obliquo.

“Ti sei perso.” disse poi lapidario, senza alcun preambolo, come fosse un’ovvietà.

Islanda si sentì punto sul vivo. “Niente affatto!” replicò subito, e Mr. Puffin, che nel frattempo aveva ripreso il suo posto sulla sua spalla,sottolineò il suo disappunto gracchiando rumorosamente.

“Sì che ti sei perso.” Sogghignò Olanda, scostando la sedia ed alzandosi dal tavolo. “Ti sei perso e non vuoi che Dan o tuo fratello lo sappiano.”

Islanda deglutì a vuoto, spiazzato, mentre Olanda fece tre passi e lo raggiunse, infilandosi le mani in tasca.

Era così ovvio? Lo aveva capito solo guardandolo?

Olanda sorrise osservandolo dall’alto e rivolgendogli un nuovo sguardo divertito. “Allora, ho indovinato?”

Islanda tentennò un attimo. “N-non dirglielo…” sussurrò poi sconfitto, abbassando gli occhi.

Non avrebbe potuto sopportare i loro sguardi, davvero. Avrebbero pensato che non sapeva cavarsela da solo, che era ancora un bambino.

Strinse i pugni, mentre sentiva l’olandese sogghignare, o qualcosa del genere, prima di allontanarsi e raggiungere la porta in due passi.

Olanda abbassò la maniglia ed aprì. Poi si fermò, la mano che ancora stringeva il metallo.

“Allora, vieni oppure no?”

Islanda alzò il capo, e vide che l’altro gli stava porgendo la mano.

Sbuffò tra sé e sé cercando di non arrossire e lo superò velocemente, uscendo dalla stanza ed ignorando la mano tesa.

“Pensavo volessi qualcuno che ti accompagnasse alla sala.”  commentò l’olandese mentre chiudeva la porta e si avviava lungo il corridoio.

Ma sembrava solo a lui che si stesse divertendo?

“Non c’è bisogno di tenermi per mano” replicò l’islandese un po’ indignato, andandogli dietro.

L’aveva forse preso per un bambino?

“Non volevo che ti perdessi di nuovo, tutto qui.” considerò l’altro, mentre svoltava a destra in un corridoio più ampio.

Islanda lo seguì senza degnarlo di una risposta, mentre Mr. Puffin gli chiedeva sussurrandogli all’orecchio se dovesse beccare violentemente oppure no “quell’idiota di un olandese”. L’islandese scosse il capo, e il pulcinella di mare gracchiò qualcosa di incomprensibile verso l’uomo più alto.

Scesero due rampe di scale in silenzio ed Islanda cominciò a riconoscere posti in cui era già passato. Buttò un’occhiata all’orologio. Ancora dieci minuti prima dell’inizio della riunione…

Svoltarono di nuovo ed Islanda capì di essere arrivato; sentiva già le voci delle altre nazioni che litigavano provenire dalla porta in fondo al corridoio.

Olanda si fermò all’improvviso ed Islanda lo superò senza neanche accorgersene, salvo poi fermarsi e guardarlo con aria interrogativa.

“Non dirò a tuo fratello e a Dan che ti eri perso.” affermò l’olandese tranquillamente, guardandolo con i suoi occhi verdissimi “Però tu non dire a nessuno della mia stanza del fumo, ok? Sarebbe una scocciatura doverne trovare una nuova.”

Islanda alzò un sopracciglio, chiedendosi a chi mai sarebbe potuto interessare dove se ne andava a fumare quello lì, e perché poi volesse per forza restare da solo. Ciò nonostante annuì, e Olanda gli sorrise apertamente.

Ed ecco, rapido come un fulmine gli passò per la mente che il suo sorriso era davvero bello.

Islanda si voltò di scatto, per non lasciar indovinare all’altro i propri pensieri, e si avviò verso la sala delle riunioni, sentendosi un pochino arrossire.

Come gli venivano in testa certe cose…

Infilò la porta ed ebbe appena il tempo di vedere Dan che si sbracciava in fondo alla sala per farsi vedere, quando sentì una voce vicino al proprio orecchio.

“Puoi venire a trovarmi qualche volta, se vuoi.”

Girò la testa, e vide Olanda superarlo con calma e raggiungere Belgio, che stava cercando di richiamare l’attenzione di tutti per cominciare la riunione.

Islanda lo seguì con lo sguardo, un attimo confuso, prima di rendersi conto di essere ancora lì in piedi in mezzo alla sala. Si sedette velocemente al proprio posto, accanto al fratello, mentre Danimarca cominciava a chiedergli con insistenza dove era mai finito.

Per fortuna la voce squillante di Belgio lo costrinse al silenzio, ed Islanda cercò di concentrarsi sulle parole del suo discorso.

Un po’ difficile però, visto che si sentiva sempre addosso gli occhi verdi del fratello della belga.

Alzò il capo e lo vide seduto dall’altra parte del tavolo, l’espressione seria ed attenta.

Olanda intercettò il suo sguardo e sembrò rivolgergli un piccolo ghigno, per un attimo.

Islanda distolse gli occhi e cercò di assumere l’aria più distaccata e fredda possibile.

Andare a trovarlo…

Beh, se lo poteva anche scordare, quello lì. Di sicuro.

 

 


Una cosa velocissima che ho scritto mentre ero in viaggio in treno. Spero vi sia piaciuta! Se volete lasciare un pensiero od un commento potete farlo anche sulla mia pagina Facebook [link]

   
 
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