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Autore: AnGeL_DrEaMeR    15/09/2012    6 recensioni
–C’era una volta, migliaia di anni fa, una bellissima città, i cui palazzi risplendevano di un bianco immacolato. E i suoi abitanti non erano umani, ma draghi, i veri padroni della terra a quel tempo. E sai come si chiamava questa stupenda città? –
La bambina seduta sul letto sorrise. Guardò il padre, seduto sul letto accanto a lei, con gli occhioni verdi luccicanti. –Draconia. – rispose lei prontamente.
L'uomo sorrise. –Esatto. –
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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             C'era una volta...


–C’era una volta, migliaia di anni fa, una bellissima città, i cui palazzi risplendevano di un bianco immacolato. E i suoi abitanti non erano umani, ma draghi, i veri padroni della terra a quel tempo. E sai come si chiamava questa stupenda città? –
La bambina seduta sul letto sorrise. Guardò il padre, seduto sul letto accanto a lei, con gli occhioni verdi luccicanti. –Draconia. – rispose lei prontamente. Ogni sera il papà della bambina gli raccontava una storia, e quella che le stava per raccontare era la sua preferita. L’aveva sentita tante volte, ma non si stancava mai di ascoltarla.
L’uomo sorrise. –Esatto. Era un luogo magico, lì vivevano tutti i draghi. E con loro anche alcuni umani prescelti. Vi era anche il re dei draghi, ma soprattutto vi erano i Draghi della Guardia. Che custodivano…–
–L’Albero del Mondo e i suoi frutti. Tutti di colore diverso. – lo interruppe la piccola.
Il padre sorrise ancora. –Ma brava! E sai dirmi di che colore erano? – le chiese sfidandola.
La piccola annuì, raccogliendo la sfida. –Erano cinque i frutti. Ed erano: uno celeste, uno rosa, uno dorato, uno viola, e…– la bambina indugiò.
–E? – la sollecitò l’uomo.
–E uno verde. – finì una terza voce. Una donna entrò nella cameretta della bimba. La mamma della bambina aveva capelli rossi e lunghi fino alla vita, ora erano stretti in una lunga treccia, e portava una vestaglia che la faceva sembrare una donna greca.
Per la bimba sua madre era bellissima, soprattutto quando sorrideva, perché quando la mamma sorrideva sembrava che i suoi occhi verdi si illuminassero. E ora lo stava facendo, la piccola rimase incantata, sperava tanto di essere come la sua mamma da grande.
–E tu – disse rivolta alla figlia, distogliendola dai suoi pensieri –dovresti essere a letto da un pezzo, mentre tu – disse rivolta al marito –sai benissimo che non dovresti tenerla sveglia fino a tardi. –
Lui abbassò lo sguardo colpevole.
–Ti prego mamma possiamo finire la storia, ti preeegooo! – la supplicò la piccola.
Lo sguardo della donna si addolcì. –E va bene. – concesse. –Solo questa volta, ma poi subito a letto. –
La bambina fece un sorriso enorme, mentre anche la madre si sedeva sul letto. Poi gattonò verso di lei e si chinò sul pancione della donna. –Anche tu puoi ascoltare la storia fratellino. Ti assicuro che è davvero bella. – disse accarezzando la pancia della madre, che scambiò un sorriso col uomo.
–Allora questa storia? – chiese al marito.
–Si, giusto. Allora vi erano in tutto cinque guardiani, e ognuno di loro proteggeva uno dei frutti dell’Albero del Mondo, un albero immenso che manteneva tutto in vita, infondendo energia in tutto il mondo, e i suoi frutti erano i contenitori dell’energia più pura e positiva dell’universo. Il mondo a quel tempo era in armonia. – raccontò il padre.
La bambina, accoccolata tra le braccia della madre, pendeva dalle labbra dell’uomo.
–E poi? E poi? – chiese nonostante sapesse quella storia a memoria. La madre passò delicatamente una mano sui capelli rossi della figlia, così simili hai suoi, e riprendendo da dove aveva smesso il marito continuò a raccontare.
–Ma non a tutti piaceva l’armonia. Vi erano oltre ai draghi delle creature crudeli e fredde, le viverne, sovrane del buio e del gelo. Per secoli, nonostante tutto, vi fu pace. Finché non arrivò Nidhoggr, la viverna più potente di tutte, egli voleva distruggere l’ Albero del mondo, e dominare sul mondo. Fu così che scoppiò la guerra, viverne contro draghi. Da entrambe le parti ci furono tante perdite, la situazione sembrava essersi quietata, finché Nidhoggr non arrivò all’Albero mangiando le sue radici. La pianta cominciò ad appassire ed i suoi frutti caddero. I draghi, straziati da quella vista, attaccarono nuovamente le viverne. –
La donna si fermò un attimo, mentre la piccola esalava un leggero ‘Oooh’.
Fu il marito a continuare. –In questa guerra anche gli umani vennero coinvolti. Mentre con i Draghi si allearono in nome della pace, le viverne li utilizzarono come strumenti. Nidhoggr per controllarli utilizzava il metallo, da cui ricavava anche delle armi. E da degli inneschi la viverna creò gli Assoggettati. Fa attenzione piccola, anche tu potresti diventare uno di loro, costringendoti a impiantarti un insetto di metallo suo corpo! –
La bambina strillò nascondendosi tra le braccia della madre. La donna guardò male il marito. –Fabio! – lo rimproverò.
Lui sorrise. –Si cara? – le chiese sarcastico.
Lei gli lanciò un cuscino in faccia, che lui prontamente schivò ridendo. –Ok ok. Scusa. – disse ancora col sorriso sulle labbra.
–Tranquilla piccola il tuo papà stava solo facendo lo stupido. Nessuno ti farà diventare come uno di quei mostri finché ci sono io. – la rassicurò la madre.
Il viso della bambina emerse dal collo della madre. –Davvero mamma? – chiese piano. La donna sorrise. –Certo. E anche il tuo papà non lo permetterebbe mai. Vero Fabio? – domandò.
Anche lui sorrise. –Naturalmente. Non permetterei mai che qualcuno facesse del male alle mie ragazze, e al mio futuro ragazzo. – disse accarezzando il pancione di lei.
–Come fate ad essere tutti e due così sicuri che è un maschio? Potrebbe essere un'altra femmina. – disse lei.
–Oh no Sofia, deve essere un maschio. Non voglio essere circondato da femmine in casa mia, chiaro? – disse Fabio.
–E io voglio un fratellino. – disse la bambina.
La rossa alzò gli occhi al cielo. –Meglio se continuiamo la storia o finiremo domani mattina. –
L’uomo sorrise. –Giusto. Allora continuiamo. La guerra continuò finché non rimasero solo un Drago e una viverna. Prima di questo, i cinque Draghi della Guardia avevano nascosto i frutti dell’Albero del Mondo, con la speranza di poter un giorno farlo rivivere. I cinque Draghi morirono uno alla volta, e tutti si legarono ad un umano, trasferendo in loro il proprio spirito attraverso l’Occhio della Mente, una gemma che tutti i Draghi possedevano. Così il loro spirito sarebbe rimasto vivo anche per secoli. L’ultimo Drago che cadde fu Thuban – e mentre lo diceva Fabio guardò Sofia, poi continuò –il più potente Drago di tutti, che combatté con Nidhoggr fino alla morte. Con le ultime forze imprigionò la viverna sotto terra, sigillandola per secoli. Quando ormai stava per morire anch’egli si legò ad un umano. E lui e gli altri quattro suoi compagni si addormentarono, in attesa del momento giusto per tornare e finire quello che avevano cominciato. Mentre Draconia, alla fine della battaglia, si separò dalla terra portando con sé l’Albero del Mondo, anche lui in attesa dei suoi frutti per ritornare alla vita, e ritornare a proteggere la natura e i suoi figli. –
–Bene. Hai avuto la tua storia, ed ora a letto. – disse Sofia alla figlia.
–Ma mamma, la storia non è ancora finita! Manca ancora la battaglia finale tra i Draconiani e Nidhoggr. E la resurrezione dell’Albero del Mondo! – si oppose la piccola.
–Si. – confermò la madre. –Ma quella e un’altra storia, e tu devi dormire, è già mezzanotte passata. E poi domani chi dormirà mentre andiamo alla villa del nonno? –
–Domani andiamo da nonno Georg? Che bello! – disse la bambina tutta eccitata. Le era sempre piaciuto andare dal nonno, soprattutto per le escursioni nei boschi d’inverno e i bagni nel lago d’estate che le faceva fare.
–Si quindi a letto! – esclamò Sofia abbracciando la figlia, e posandole un bacio sulla fronte.
–Si mamma. Buona notte papà. – disse lei.
–Buona notte piccola Beatrice. – replicò, dandole anche lui un bacio in fronte.
La bambina si accoccolò sotto le lenzuola e chiuse gli occhioni verdi, mentre i genitori chiudevano la porta.
Fabio e Sofia camminarono abbracciati verso la loro stanza, entrambi sorridenti.
–Credi sia un caso che mi chieda sempre la nostra storia? – le chiese dun tratto lui.
–No. È anche la sua storia dopotutto. – gli rispose Sofia coricandosi nel letto accanto a lui. Fabio annuì pensieroso.
–Credi che lei sia…? –
–Una Draconiana? No, non ha nessun neo sulla fronte. – la donna sospirò. –Ormai il tempo dei Draghi è finito. L’ha detto Thuban. – disse accarezzandogli una guancia. Lui si girò verso di lei, guardandola con quegli occhi neri che tanto adorava.
–Thuban ti manca vero? – le disse.
–Come a te Eltanin. – replicò lei.
Entrambi ritornarono a quei tempi, alle battaglie, alle perdite, ma anche alle vittorie. Fabio accarezzò il ventre di Sofia.
–Ma sono felice che Beatrice e Peter non debbano mai subire tutto quello che è successo a noi. – disse infine.
Lei alzò un sopracciglio. –E quand’è che abbiamo deciso il nome del bambino? – chiese.
Lui sorrise appena. Poi la guardò con uno sguardo tra il serio e il triste. –Era il nome di mio padre, sai lui veniva dall’Ungheria, comunque pensavo… –
Sofia non lo lasciò finire, gli diede un bacio a fior di labbra, e sussurrò un ‘è perfetto’. Fabio approfondì il bacio, felice non solo per il consenso di lei, ma per quella vita che avevano costruito insieme, per la bellissima figlia che avevano, per il prossimo bambino in arrivo, e soprattutto per avere Sofia al fianco sempre pronta a sostenerlo e amarlo.
–Ti amo Sofia. – le sussurrò tra un bacio e l’altro.
–Ti amo Fabio. – sussurrò di rimando lei.






Spero che questa storia vi sia piaciuta. (^.^) Se trovate errori spero che me lo facciatesapere con un commento. Grazie per aver letto!

  
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