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Autore: mamogirl    15/09/2012    3 recensioni
Dodici anni prima ad osservare quella coppia che faceva i primi passi era stato quello stesso lago, benché gli spettatori fossero stati differenti, con una luna ed un cielo che potevano solamente lanciare loro polvere di benedizione per quel nuovo amore. Ora, dodici anni dopo, quel lago non era cambiato e le sue placide acque continuavano a ricordare quelle due anime che si erano incontrate mentre la vita che avevano costruito si rallegrava e danzava attorno a loro.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
- Questa storia fa parte della serie 'For Once In My Life'
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N.d.A.: Nonostante ci sia l'avvertimento nell'introduzione, preferisco ripeterlo. In questa storia, si accennerà alla Mpreg (Male Pregnancy = gravidanza maschile). Se la cosa vi turba o non fa per voi, non proseguite a leggere. Ed evitate di commentare con "oh, non sapevo che era una mpreg" o "ma le cose non sono andate così". Lo so ma è una fanfiction e, nel mio mondo fatato e molto yaoi, Brian e Nick stanno insieme. U.U 
Buona Lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*For Once In My Life*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il cameriere si avvicinò, scusandosi per avergli preso dentro il gomito, e ritirò il piatto ormai vuoto davanti a lui. I bicchieri incominciarono a vibrare sotto i colpi di forchette e coltelli, un metallico rumore che faceva da base al “bacio, bacio” che veniva incitato da tutti i commensali. Al centro della sala, i due sposi sorrisero alla combriccola di amici che aveva dato inizio a tutto e si sporsero l’uno verso l’altro, dimenticandosi per qualche secondo degli applausi e delle urla e rinchiudendosi in quello che poteva essere benissimo il millesimo bacio ma che sapeva come il primo che si erano scambiati anni addietro.
Brian li osservava dal suo posto, senza partecipare alle urla e alle mani che battevano su qualsiasi superficie disponibile. Li osservava, prendendo nota del modo con cui le dita della sposa si appoggiavano sulla guancia del neo – marito e di come l’altra mano, invece, rimanesse sdraiata sul petto. Ciò di cui rimaneva sempre colpito era lo sguardo con il quale lo sposo guardava la donna che aveva appena sposato, nonostante lei si fosse già voltata al suo fianco per scambiare qualche parola con sua madre: era l’espressione di chi ancora non riusciva a credere della fortuna che aveva fra le sue mani; era la luce che faceva brillare i suoi occhi, riflesso della consapevolezza che da lì in avanti non sarebbe mai più stato solo. Ora, infatti, c’era qualcuno al suo fianco in qualsiasi momenti, dal più brutto a quello più bello, anche se pochi avrebbero potuto reggere il confronto con quello che stavano vivendo.
Gli sposi ritornarono a dividersi fra assaggiare ciò che avevano nei piatti e passare fra i vari tavoli. Nell’attesa della successiva portata, la gente aveva incominciato a disperdersi: c’era chi ne approfittava per sgranchirsi le gambe ed avventurarsi per le stanze del castello scelto per la cena, altri che andavano a parlare con persone che non vedevano da anni oppure continuavano a parlare con il loro vicino.
E lui?
Lui era lì, seduto in un tavolo pieno di parole e risate e sentendosi più solo di quanto si fosse mai sentito. Certo, era circondato da amici ma qualcosa mancava, qualcosa che si era insinuato dentro di lui e si stringeva sempre più stretto attorno al cuore, provocando fitte che sapeva che nessun antidolorifico avrebbe potuto annullare. Era la solitudine, nella sua più pura e potente forma, a fargli compagnia e quella non era la prima volta. Nemmeno Brian ricordava quando le loro strade si erano incontrate né quando lui le aveva dato il permesso di seguirlo o affiancarlo in quel viaggio. Sapeva solo che un giorno, guardandosi attorno, si era reso conto di non aver ancora provato che cosa significasse essere toccati. Non da amici, né da sconosciuti e solamente per casualità. No, intendeva quei gesti che avevano un significato dietro la loro apparente semplicità, quelle carezze o un semplice abbraccio in cui nascondersi per respirare. O, anche molto più semplicemente, un braccio attorno alle sue spalle mentre la sua testa si andava ad appoggiare su quella del suo compagno, chiunque esso fosse.
Quel chiunque, però, nella mente di Brian, aveva una fisionomia ben precisa. Aveva un nome ed una personalità di cui Brian ormai era certo di conoscere ogni sfaccettatura, anche la più complessa. Eppure, c’era ancora molto che doveva aggiungere al suo mosaico ma temeva che non sarebbe mai arrivato quel momento. O, meglio, quegli attimi in cui avrebbe potuto osservare quegli occhi illuminarsi con una luce che risplendeva solo per lui, pieno di devozione ed amore che aveva solamente visto ed osservato in altre persone.
Ma mai su stesso.
Il groppo in gola si formò ancor prima di potergli dare un avvertimento, fermandosi lì in gola senza nessun’altra possibilità di rimandarlo ovunque fosse nato. Ma ad ogni tentativo, il groppo cresceva, formando un opprimente peso attorno alla sua testa mentre gocce d’acqua incominciavano a bruciare gli angoli degli occhi. Poteva illudere tutti gli altri che era a causa delle candele o del fumo o di qualsiasi altra scusa plausibile ma non poteva mentire a se stesso. Così, prima di attirare l’attenzione su stesso e distoglierla da chi avrebbe dovuto averla di diritto, Brian si alzò e si diresse verso la porta – finestra, mezza chiusa perché la sposa aveva incominciato a sentire freddo, e si fermò qualche secondo oltre di essa, ringraziando la brezza fresca che sembrava solo un sollievo sopra la sua pelle.
Scivolò giù dalla piccola collina e, stando attento sul sentiero sterrato, raggiunse la riva del lago. La notte era scesa da qualche ora, permettendo al blu scuro del cielo di confondersi insieme a quello simile al nero dell’acqua. Non c’erano onde, solamente i riflessi della luna alta in cielo e quello proveniente dalle luci che dipingevano le montagne attorno al lago, come in uno di quei presepi che aveva sempre adorato fare durante la sua infanzia. Si domandò chi abitasse in quelle case, specialmente in quei piccoli punti così in alto e lontano da tutti gli altri, si domandò se vi abitavano persone che come lui erano ancora alla ricerca di una compagnia, persone che come lui si mettevano ad osservare il mondo fuori dalla finestra cercando una speranza nella stelle. Molto più probabilmente, molte di quelle case erano abitate da famiglie, da coppie di persone che si erano trovati ed avevano incominciato a camminare su un nuovo sentiero, uno che avrebbero costruito insieme passo dopo passo, aspettandosi di tanto in tanto delle cadute ma sapendo che la destinazione ne sarebbe valsa la pena. Come Kevin e Kristin e, santo cielo, se li invidiava! Invidiava il coraggio che avevano avuto a farsi avanti e smetterla di nascondere i loro sentimento verso l’altro; invidiava la complicità che li legava, quegli sguardi che valevano più di cento “ti amo” mormorati senza pensarci troppo; invidiava la fiducia e sicurezza che riponevano nel loro futuro, qualcosa che lui aveva smesso di crederci quando aveva provato sulla sua pelle che cosa significasse non averne uno. E, per quanto sapesse che bisognava vivere nel presente invece che perdersi nel passato o in sogni futuri, non poteva fare a meno di quel piccolo tarlo nella sua mente. Voleva quello per sé? Voleva un futuro in cui la sua unica compagnia sarebbe stata la solitudine intervallata da piccoli spruzzi di amicizia?
In realtà, l’unica cosa che voleva era anche la stessa di cui aveva più paura. Perché un conto era lasciarsi accarezzare dall’idea di avere lui al suo fianco, magari anche in quel momento seduti sul terriccio ed impegnati solamente a respirare l’atmosfera attorno a loro, ed un altro era venire a conti con la reale possibilità di vedere quel sogno distrutto da una semplice sillaba. Un rifiuto sarebbe bastato per distruggere qualsiasi speranza lo faceva ancora stare a galla ed era impensabile che potesse esserci un’altra possibilità al posto di quel no di cui lui era così terrorizzato.
Già, come poteva anche solo pensare di poter catturare non solo l’attenzione ma anche il cuore di Nick? Nick, il cui sorriso faceva letteralmente impazzire chiunque si trovasse nel raggio di pochi chilometri. Nick, con quei capelli biondi in cui avrebbe voluto perdersi senza mai voler ritrovare la strada di casa. Nick, che in poco tempo gli era entrato dentro ed aveva sconvolto ogni sua convinzione e morale.
Eppure, se in quel cielo stellato fosse apparsa una stella cadente, il suo unico desiderio sarebbe stato proprio quello, ritrovarsi di fronte Nick che lo guardava con il suo stesso sguardo, quello che lui sapeva era così facile da decifrare ogni volta che i suoi occhi ricercavano e poi trovavano il ragazzo.
Sapeva, però, di non avere quella fortuna. La sua era solamente una speranza, un piccolo sogno a cui aggrapparsi di tanto in tanto ed una lama tagliente che molto più spesso di quanto immaginava lo feriva a colpo freddo. Perché per Nick sarebbe stato sempre e solo il suo fratello maggiore, colui che gli aveva insegnato quasi tutto, dal come farsi la barba senza tagliarsi a come conquistare una ragazza. Beh, forse in quel campo Nick lo aveva decisamente superato, tenendo conto che lui aveva avuto solamente due storie prima di rendersi conto che il suo cuore batteva solo per una persona. Mentre Nick... oh, Nick non aveva avuto più bisogno dei suoi consigli dopo nemmeno una settimana, soprattutto visto che in breve tempo aveva superato il suo record. E tutto quello che lui aveva potuto fare era rimanere in un angolo nell’ombra, sperando che un giorno potesse notare che nel suo sguardo c’era sempre stato qualcosa di differente.
Già, ed ecco spiegato perché ora si ritrovava seduto sul terreno, gli occhi lucidi mentre il groppo in gola cresceva sempre di più, impendendoli quasi di formare pensieri logici e coerenti se non quello di buttare fuori tutta quella tensione che stava premendo contro le sue tempie. Era solo, al buio, poteva tranquillamente piangere invece le sue mani incominciarono a stropicciare gli occhi chiusi, cercando di cancellare quelle gocce. Si sentiva stupido ed oltremodo ridicolo, c’erano tanti e ben più gravi motivi per cui una persona dovesse piangere e nessuna di quelle includeva un matrimonio e una solitudine che non aveva senso esistere. O forse lo aveva ed era solamente la sua mente, masochista e sadica, che voleva non prendere soddisfazione nel lasciarlo sfogare senza prima farlo sentire in colpa.
“Brian?”
Il ragazzo alzò il viso nel sentirsi richiamare, incontrandosi con quello di Nick che lo stava osservando a qualche metro di distanza. Ovviamente, doveva essere lui a venire a cercarlo, come se avesse percepito quell’aura di solitudine che si era lasciato dietro mentre usciva dalla sala. Ma la sua presenza non era confortante in quel momento, anzi, era un’ennesima pugnalata che allargava quel vuoto che già si stava impossessando dei tessuti più vicini al suo cuore. Perché la solitudine più grande viaggiava assieme al pensiero, anzi la convinzione, che l’unica persona che poteva cancellarla via era anche la stessa che non avrebbe mai avuto. D’altronde, come poteva anche solo sperare? Come poteva riporre una flebile speranza di poter catturare l’attenzione di un ragazzo come Nick? Non assomigliava di certo a tutti quei modelli e modelle con cui era solito uscire e ormai le loro strade si erano separate, divise da differenti interessi e diverse compagnie.
Si passò una mano sul viso, asciugando via con il dorso della mano quelle lacrime che rendevano di sicuro lucidi i suoi occhi, prima di ricambiare il sorriso. “Già annoiato dalla festa?”
“Kevin si stava chiedendo dove tu fossi finito.”
“Kevin è troppo occupato con la sua sposa per preoccuparsi di me.”
“Touche. – Ribattè Nick con un mezzo sorriso mentre si avvicinava all’amico. – Ero io che ero preoccupato.”
Brian osservò Nick sedersi accanto a lui, imitando alla perfezione la sua postura. Per anni, Howie lo aveva preso in giro ma quella era l’unica cosa sulla quale Nick non ribatteva mai, come se fosse conscio di quello che faceva e non se ne vergognasse. “Perché?”
“I tuoi occhi.”
L’espressione confusa di Brian fu la risposta a quella semplice affermazione. Nick, prima di rispondere, distolse lo sguardo da lui e lo puntò verso un punto imprecisato davanti a lui. “Quando sei triste, cambiano colore. Non sono più azzurri ma diventano di un grigio scuro, come se quello, impadronirsi dei tuoi occhi, sia l’unico modo per la tristezza di farsi vedere al mondo esterno, visto che tu cerchi sempre di nasconderla. – Girò poi il volto, ritornando a fissare Brian. – Questa sera, sono di quel colore.”
Il silenzio si sedette in quel piccolo spazio lasciato fra loro due, lasciando il tempo a Brian di metabolizzare quelle parole. Era quella una delle ragioni più importanti per cui il suo cuore accelerava il suo battito ogni qualvolta i suoi occhi si posavano anche solo sul profilo di Nick: non era solo la bellezza fisica, no. Era la bellezza che proveniva da un animo che riusciva a leggerlo in un modo di cui nemmeno lui possedeva il codice. A volte, quel piccolo dettaglio bastava per illuderlo che ci fosse qualcos’altro dietro quello che poteva semplicemente definire la più pura delle amicizie. Perché solo a lui Nick lasciava intravedere quella sensibilità e gentilezza che, agli occhi del mondo esterno, era invece nascosta dietro ciò che veniva scioccamente letta come arroganza e non come una maschera per proteggersi da chi poteva fargli del male.
“Ti sei mai guardato in giro e domandato quando mai arriverà il tuo momento? Quando arriverà quel giorno in cui incontrerai qualcuno e non sarai più così solo?”
“Bri...”
Brian lo interruppe prima che potesse continuare, avendo già intuito quale fosse la sua obiezione. “Lo so che non sono realmente solo. So di avere la fortuna di avere amici ed una famiglia ma... non è lo stesso. Non è come avere qualcuno che ti chiama anche solo per dirti che sente la tua mancanza nonostante siano trascorse poche ore o con cui trascorrere una serata solamente guardando un film seduti sul divano. Ero lì, seduto a quel tavolo, e tutti avevano qualcuno con cui parlare. Tutti tranne me. Ed è stupido perché non l’ho mai sentito così pesantemente questa cosa. Vorrei solo...”
“... quello che hanno Kevin e Kristin?”
Per un secondo, il mondo sembrò scomparire mentre i loro occhi si incontravano e si lasciavano prendere l’uno dall’altro. “Sì.” Sussurrò Brian semplicemente, distogliendo quasi immediatamente lo sguardo al primo avviso di lacrime.
“Me lo sono chiesto, sai? Quando finivamo i tour ed era ora di tornare a casa, avrei... avrei voluto che ci fosse qualcuno che mi stesse aspettando, qualcuno che aveva sentito la mia mancanza e con cui poter trascorrere i giorni. Non mi ero mai reso conto di quanto grande e silenziosa potesse essere una casa quando non hai nessuno con cui condividerla.”
Brian non seppe dire che cosa lo spinse, proprio in quel momento, ad appoggiare una mano sulla guancia di Nick. Non erano state le sue parole ma più i sentimenti dietro a quella confessione: erano le stesse emozioni che, non più di poco tempo prima, lo avevano costretto ad alzarsi e venire a nascondersi lì, in riva al lago. Erano quei pensieri che, dalla sua mente, si erano sciolti in un groppo che era lì, fermo nella gola e che non riusciva a ributtare indietro, con l’unica conseguenza di aumentare un mal di testa che sapeva solo di tensione che sbraitava per poter uscire.
Ma Nick... Nick lo sorprese con un gesto che, forse, solo nei suoi sogni era mai riuscito a dipingere. Vide il suo volto avvicinarsi sempre di più al suo fino a quando poté sentire il respiro sulla sua pelle mentre le sue labbra incominciavano ad essere accarezzate da quelle di Nick.
Fu dolce quel bacio, e non solo perché sulla bocca di Nick ancora resisteva il profumo del gelato che aveva appena mangiato.
Fu dolce per come era nato, così all’improvviso, e per la tenerezza con la quale le dita di Nick accarezzavano il suo collo.
Fu dolce perché era come se lo era sempre immaginato e, anzi, andava oltre le sue aspettative. Perché era reale, perché stava succedendo e non importava per quale motivo Nick avesse deciso di farlo. Per quei pochi attimi, non importava quando lunghi fossero, Brian si sarebbe lasciato avvolgere da quel calore, beandosi di quell’amore che poteva percepire in quello scambio di carezze e poi, solamente dopo, si sarebbe lasciato prendere dal panico.
Eppure, quel momento, arrivò anche fin troppo in fretta. Perché per quanto Brian avesse voluto continuare a respirare Nick, i suoi polmoni ancora avevano bisogno di ossigeno per continuare a funzionare. Entrambi si staccarono l’uno dall’altro, pochi centimetri mentre le loro mani rimanevano ancorate all’altro corpo, quasi necessitassero il contatto per ripetere a se stessi che era vero, era reale e non stavano sognando.
“Non immagini, Dio, Brian... non hai idea da quanto volevo farlo.” Mormorò Nick, appoggiando la fronte contro quella di Brian.
“Invece lo so. Credo quanto anch’io ho aspettato, quanto ho sperato e... desiderato.”
“Sul serio?”
“Sì. Ma non... non pensavo di poter avere una possibilità.”
Nick strofinò la punta del naso contro quella di Brian, ricevendo in reazione un sospiro che le sue labbra soffocarono immediatamente. “Lo pensavo anch’io. – Mormorò senza respiro a fior di labbra. – Come potrà mai questa creatura angelica volere un misero umano?”
Un tocco di labbra sull’angolo della bocca, ecco come rispose Brian. “Tu sei matto.” Aggiunse con un sorriso.
“Matto? Certo, dal primo momento che mi sono accorto di volere solo te.”
“Non è uno scherzo, vero? Non mi sveglierò domani mattina e tu mi saluterai come se fossi solamente il tuo migliore amico?”
“No, Bri. Non è un sogno e, se anche lo fosse, preferirei che questa realtà continuasse mentre il mondo reale se ne sta imbambolato ad osservarci. Faccio anch’io fatica a crederci ma...” Nick non riuscì a terminare perché, quella volta, le labbra di Brian non si fermarono agli angoli della sua bocca; no, quella volta ritornarono ad accarezzare le loro compagne e Nick non poté far altro che arrendersi e lasciare che il respiro servisse a ben altro, invece che accompagnare parole e frasi.
“Per queste poche ore rimaste, lasciamo da parte le spiegazioni. Domani mattina avremo tutto il tempo per parlare e discutere e decidere. Ora, gustiamoci questi primi baci.”
“Con immenso piacere.”
Dalla sala del ricevimento incominciarono a risuonare le note accompagnate dalla voce di Frank Sinatra. 

 

For once in my life 
I got someone who needs me 
Someone I've needed so long 
For once unafraid 
I can go where life leads me 
And somehow I know I'll be strong 
For once I can touch 
What my heart used to dream of 
Long before I knew 
Someone warm like you 
Could make my dreams come true 

 

 

Fu Brian ad alzarsi per primo e fu sempre lui a prendere per mano Nick e farlo alzare anche lui. Ignorando lo sguardo confuso del ragazzo, circondò le sue braccia attorno alla vita, obbligando a Nick a fare lo stesso attorno al suo corpo. Solo quando incominciò a far muovere entrambi al ritmo lento e dolce della melodia, Nick comprese qual era l’intento di Brian e scoppiò a ridere, appoggiando poi le labbra sulla sua fronte.
“Potevi semplicemente chiedere.”
“Ma così è più romantico.” Rispose Brian, appoggiando la testa sulla spalla di Nick.
Le parole di quella canzone non potevano non essere più perfette per quel momento, quel delicato attimo in cui due persone riconoscevano nell’altra ciò che il loro cuore aveva sempre desiderato e sognato, e non solamente a livello ipotetico e puramente idealistico.
Forse, quella loro storia si sarebbe disciolta alla prima tempesta o forse sarebbero riusciti a resistere come quelle rocce sorrette dall’acqua: al loro esterno erose dalla pioggia e dal vento ma, dentro, più forti con il passare degli anni.
Ma per ora, per quel momento e per quella notte, Nick e Brian erano contenti di ciò che avevano finalmente trovato. Una risposta alle loro preghiere, quel desiderio di non essere più soli e di avere qualcuno al loro fianco con cui condividere la vita. E non solo nel senso più poetico di quella frase: certo, era romantica come idea, era quel lieto fine a cui erano stati accarezzati da tutte le favole che i loro genitori avevano raccontato nella loro infanzia. Era tutto questo, certo, perché era l’amore che faceva battere i loro cuori e osservarsi di tanto in tanto con una luce totalmente diversa e nuova. Ma era soprattutto condividere le piccole cose, anche quelle più stupide ed entrambi, sia Brian e Nick, non ne vedevano l’ora.
Per la prima volta, avrebbero avuto qualcuno con cui trascorrere quelle pigre giornate dove non c’era niente da fare ed anche una camminata in centro poteva diventare un’esperienza in più.
Per la prima volta, avrebbero avuto qualcuno che li avrebbero sorpresi con una visita, spingendoli poi ad uscire perché era una giornata troppo bella per rimanere chiusi in casa; e magari, poi, la giornata si sarebbe conclusa con una capatina al cinema, discutendo prima amabilmente quale film andare a vedere e chi avrebbe dovuto occuparsi del cibo.
Per la prima volta, non si sarebbero sentiti stupidi ad andare in una libreria o in un negozio di videogiochi, semplicemente perché avrebbero avuto qualcuno accanto a cui consigliare un libro, commentare l’ennesima trovata pubblicitaria per un racconto che anche un bambino avrebbe scritto in modo decisamente più elegante e migliore.
Per la prima volta, avrebbero avuto carezze ed abbracci in quei giorni in cui un mal di testa si faceva più fastidioso o un cibo non veniva non molto apprezzato dal loro stomaco. Quei momenti, immobilizzati in un letto avvolti da coperti e con fazzoletti sparsi confusamente in giro, in cui una carezza, dita fra i capelli ed un bacio potevano essere più confortanti di gelato e cioccolato.
Per la prima volta, avrebbero saputo e conosciuto che cosa significava essere adorati ed amati per ciò che erano, difetti e pregi mischiati insieme in un dipinto che solo ai loro occhi veniva adornato come la più bella delle cornici. Perché quell’amore andava ben oltre la mera attrazione fisica, scivolava dietro i bei occhi o i muscoli o il biondo toccato dal sole, fino a quando non arriva in quell’angolo che era sempre rimasto nascosto, perché nessuno era mai riuscito ad entrare così dentro di loro.
Per la prima volta, ci sarebbe stato qualcuno accanto a loro anche nei momenti più silenziosi, quei momenti che non erano tristezza né malinconia; erano solo attimi in cui un sorriso non sarebbe stato naturale, in cui una rassicurazione sarebbe stata una nota stonata e gli occhi sarebbero diventati un po’ più lucidi, aspettando una spalla in cui nascondersi prima di lasciare libere le lacrime.
E ci sarebbero state tante altre prime volte, situazioni e sensazioni che ancora Brian e Nick non avevano potuto assaporare perché quel mondo, il mondo dell’amore e del reciproco curarsi ed avere cura, non era stato ancora accessibile per loro. Ora lo era, ora quel regno aveva aperto le sue porte ed i pesanti cancelli, lasciandoli passare mentre ancora danzavano a ritmo del piano e della voce di Frank Sinatra in sottofondo.
Ma quella prima volta, quel primo bacio che aveva scoperchiato ciò che entrambi avevano sempre cercato di tenere segreti perché pensavano essere futili e senza speranza, sarebbe sempre rimasta un dolce ricordo che li avrebbe legati per sempre, anche se sfortunatamente un giorno le loro strade si sarebbero divise. Si sarebbero ricordati l’uno come il primo dell’altro, un amore che sarebbe stato custodito con tanta cura ed attenzione nonostante la sofferenza che lo avrebbe avvolto. O forse, in un futuro che ancora sembrava troppo lontano, si sarebbero ritrovati a raccontare di quella notte in cui, grazie ad un matrimonio, loro due erano riusciti ad uscire dal loro nascondiglio ed incontrarsi sotto la luce della luna.
E mentre una folla di persone applaudiva il ballo di una coppia che aveva appena intrapreso un altro stadio della loro vita insieme, un po’ più in là di quella sala il lago, le stelle e la luna applaudivano silenziose lo sbocciare di una nuova coppia.

 

 

*~*~*~*~*~*~*~*~*

 

 

 

12 Anni Dopo

 

 

 

 

 

Dodici anni erano trascorsi da quella serata e dodici anni dopo, anche se in una non molto calda mattinata di primo settembre, Brian e Nick erano ancora lì, in quel luogo che tanto era diventato importante per la loro storia.
Non era cambiato molto, sebbene il ristorante dove quella sera era stato festeggiato il matrimonio di Kevin ora fosse stato prima chiuso e poi completamente distrutto; al suo posto, ora, vi era una piccola gelateria ed erba verde era ricresciuta sul terreno, trasformando quello spazio in un angolo di parco che poi si buttava nelle rive del lago. La quercia, sulla quale Nick si era appoggiato prima di avvicinarsi a Brian, era cresciuta e ora si alzava ancora più imponente davanti a loro, offrendo un fresco ristoro per sedersi e lasciarsi avvolgere dalla calma del panorama.
Non erano soli quel giorno: più indietro, Kevin e Howie attendevano Aj, ancora impegnato nell’ardua scelta dei gusti per il suo gelato mentre Rochelle, Kristin e Leigh avevano abbandonato per qualche ora per chiacchiere miste a shopping. Brian e Nick si erano allontanati dagli amici, adducendo che avrebbero controllato Baylee e Mason mentre giocavano con James, anche se la vera ragione era che volevano prendersi qualche piccolo minuto per loro e per ricordare dove tutto era iniziato e dove erano arrivati. E di strada, in tutti quegli anni, ne avevano fatta anche se era stata a volte piena di buche e di salite che potevano sembrare quasi invalicabili.
Ma quei primi anni erano stati quasi incredibili, per tutto ciò che il destino aveva riservato loro e per ciò che loro stessi avevano deciso per determinare quel futuro. Dodici mesi dopo quella sera, infatti, Nick aveva portato Brian in un luogo simile a quello, anche se non di fronte ad un lago ma davanti all’oceano. Nick aveva scelto con molta attenzione ogni piccolo dettaglio perché voleva che quella sera fosse assolutamente perfetta. Forse pochi vi avrebbero creduto, Aj era uno di quelli, ma per quei primi mesi tutto quello che lui e Brian avevano fatto erano state lunghe e lunghe sessioni di baci e carezze. Stranamente, quella decisione era nata principalmente da lui, troppo abituato a determinare subito una relazione in base all’affinità sessuale per permettere a quella possibilità di sfuggirgli in un battito di ciglia. Voleva Brian, lo voleva più di qualsiasi altra persona al mondo, ma più di tutto voleva averlo sempre nella sua vita, non solo per qualche mese e per qualche scopata. Ecco perché aveva voluto aspettare, ecco perché aveva voluto creare delle stabili fondamenta prima di chiudere il cerchio e diventare totalmente un’unica persona con Brian.
E quella serata in riva all’oceano era stata più che perfetta. Era stato il miglior modo per festeggiare il loro primo anniversario e la miglior promessa che sarebbero stati l’uno l’anima gemella dell’altro in ogni senso, anche di fronte alle sorprese.
Ed una sorpresa arrivò quasi due anni dopo, dodici mesi seguenti ad una seconda promessa e due fedi scambiate in una cerimonia riservata solo agli amici.
Nick ricordava quella prima volta in cui avevano scoperto quanto speciale Brian fosse. Oh, già lo sapeva ma quella piccola informazione, quel dettaglio che per anni era rimasto sconosciuto a tutti, ora gli faceva amare il ragazzo ancora di più. Ricordava la sorpresa e la confusione, la gioia mista a preoccupazione ed era stata quell’ultima a tenerlo sveglio per le notti successivi, vigile ed attento in quel letto che oramai condividevano da ciò che pareva essere sempre. Aveva letto tutto ciò che era trovabile sull’argomento ed i rischi connessi erano ciò che gli attanagliavano lo stomaco, inondando la sua mente con tutto ciò che sarebbe potuto succedere in quei successivi mesi. E poi... e poi era bastato semplicemente appoggiare la sua mano sulla pancia di Brian, palmo contro la pelle, e sentire quel lieve ma deciso movimento per ritrovarsi avvolto da una sensazione che non aveva eguali. Nick ricordava quel momento, scolpito per sempre nella sua memoria, e di come aveva alzato gli occhi e osservato la fonte di quella gioia, colui che lo stava rendendo l’uomo più felice di quel mondo. Non avevano scambiato nessuna parola, tutte intrappolate nella gola assieme a radici di commozione e lacrime, ed erano rimasti accoccolati ad ascoltare quel piccolo miracolo che avevano creato, una parte di loro che avrebbero consegnato al mondo affinché potesse essere più bello e migliore.
Brian ricordava i mesi successivi alla nascita di Baylee, racchiusi in un angolo che era stato solamente loro. Dopo le prime settimane in cui genitori, parenti ed amici avevano riempito la loro casa per conoscere e viziare all’oltremodo il nuovo arrivato, quella famiglia di tre persone ora si poteva richiudere fra quella quattro mura ed incominciare a trovare un nuovo equilibrio. C’erano state notti che erano sembrate infinite, fra pianti che non volevano smettere e mille tentativi di non lasciarsi prendere dal panico e c’erano state giornate in cui erano stati sul punto di crollare esausti; ma ogni nuova piccola conquista, ogni nuovo piccolo gesto in Baylee era sufficiente a cancellare tutto.
Ed erano stati quei mesi l’unica ancora a cui Brian si era aggrappato qualche anno dopo, quando la fine sembrava pronta per essere scritta in quel libro. Non ricordava qual era stato il punto che aveva incominciato a far crollare tutto e tante volte si era sentito in dovere di incolpare se stesso, troppo preso dalla normalità della loro vita e della loro famiglia per accorgersi che qualcosa era cambiato in Nick. Le prime uscite non avevano destato sospetti, Brian non era il tipo da legare Nick a casa ed impedirgli di uscire con i suoi amici. Forse era stato quello il suo errore, non aver messo dei paletti quando ancora ne aveva avuto la possibilità, ma Nick gli aveva continuamente ripetuto che li avrebbe saltati, tanta era la sua voglia di ribellarsi a quella che, in quei pazzi momenti, sembrava solamente una prigionia. E, per scappare a quella galera, era caduto in un’altra ancora più subdola e le cui catene si erano così strette attorno al ragazzo da cambiarlo completamente, trasformandolo in una persona che Brian non sapeva nemmeno come definire. Non era Nick, non era il suo Nick ma non era nemmeno una persona che poteva odiare o di cui era terrorizzato. Mai, nemmeno nei periodi in cui solamente alcohol e droga teneva in piedi quel corpo, Nick era arrivato ad alzare una mano contro di lui o contro Baylee; scompariva, urlava per poi implorare il suo perdono ma le uniche ferite che Brian aveva portato erano state quelle sul suo cuore e nel suo spirito. Mai superficiali, mai un livido o un graffio a cui avrebbe dovuto dare una spiegazione inventata sul momento.
Ciò che li aveva legati, quell’amore che era cresciuto e che si era trasferito in un’altra persona, in quel momento era stato sul punto di cadere in un baratro senza possibilità di rialzarsi: Brian era stanco e per quanto amasse Nick, Baylee veniva prima di qualsiasi altra cosa. Non poteva continuare ad esporlo a tutto ciò, non voleva che i primi ricordi di suo padre fossero immagini sfocate di un uomo che beveva troppo e che si faceva vedere ancor meno dei suoi nonni. E ricordavano entrambi quell’unica volta in cui Brian aveva minacciato Nick, un ultimatum che gli era salito in gola e che aveva pronunciato con una voce che nemmeno apparteneva a lui ma a qualche robot che si era impossessato del suo corpo e che ne muoveva ogni filo. Quell’arresto era stata la goccia che aveva fatto crollare il vaso, in ogni senso e direzione; per Nick, soprattutto, era stata la ghiacciata che gli aveva fatto aprire gli occhi: lì, in una cella fredda e con i vestiti ancora bagnati – nemmeno si ricordava che cosa li aveva resi in quello stato - , con poliziotti che si facevano grosse risate ai suoi danni e Brian che si rifiutava di venirlo a recuperare, Nick aveva compreso il rischio che stava correndo. Stava rischiando di perdere le due cose più belle che la vita gli aveva donato, le uniche ragioni per cui ancora credeva che il mondo fosse e potesse essere qualcosa di bello e positivo. Rialzarsi era stato difficile e ancor di più lo era stato recuperare la fiducia di Brian e di suo figlio. Ma, lottando con artigli e con tutta la forza che aveva in sè, in qualche modo ci era riuscito dopo mesi e mesi di disintossicazione e riabilitazione, terapia e lacrime ed insulti. In qualche modo, erano riusciti a ricreare quella magia che li aveva uniti, forse un velo più forte dopo esser riusciti a superare una tempesta di quella magnitudine. Amicizie erano state cancellate, pubbliche scuse erano state fatte a tutti coloro che Nick aveva ferito direttamente o indirettamente e cambiare vita, ad un certo, non era solo diventata una scelta. Ponderata, certo, ma solo per pochi giorni era rimasta quella, una sua decisione.
Cardiomiopatia. Era stata quella la sentenza che aveva sciolto ogni volontarietà nel cambiare abitudini e stili, era stata quella la diagnosi che aveva aperto davvero gli occhi a Nick con la minaccia di toglierlo per sempre da quel luogo che mai come in quel momento amava più di qualsiasi altra cosa. E c’era solo una persona che poteva, anzi, doveva ringraziare. Brian, come sempre. Era stato lui ad accorgersi che qualcosa non andava, che quella stanchezza non era solamente causata dagli impegni che si rincorrevano uno dietro l’altro e si mischiavano con quelli famigliari. Era stato lui a spingerlo a prendere un appuntamento con il suo cardiologo, dopo che lui aveva fatto riferimento a delle scintille che sentiva provenire dal petto. Era stato con lui per tutto il tempo della visita, una mano stretta attorno alla sua quando la diagnosi era stata pronunciata ed erano state le sue braccia a sorreggerlo fino a casa, quando poi si erano strette attorno a lui in abbracci e carezze. La sua sicurezza, quel continuo ed unico pronunciare “andrà tutto bene”, lo avevano avvolto nella più calda delle coperte e gli avevano fatto ringraziare ancora tutti quei santi che gli avevano mandato quell’uomo nella sua vita. Mai, prima di quel momento, Nick era stato più orgoglioso dell’uomo che amava e che venerava più di chiunque altro: da solo Brian era riuscito a tenere in piedi la loro famiglia, nascondendo il brutto ed il nero dal mondo di Baylee ed aiutando lui ad uscire dal suo incubo, il tutto mentre cercava di guarire il suo cuore spezzato e ritrovare una fiducia che sembrava aver smarrito la sua strada. Ed era stato proprio quel pensiero ad infondere nuova linfa delle sue vene e a non lasciarsi abbattere dagli ostacoli che ancora una volta si erano posti su di loro. Perché anche lui voleva essere quella persona, anche lui voleva essere in grado di sopportare pesi senza cedere nemmeno di un millimetro. Più di tutto, voleva essere quel tipo di partner, quel marito, in grado di poter sostenere l’altro e prendere il suo posto in caso di bisogno.
Voleva essere anche lui un orgoglio per Brian.  
Piccoli accorgimenti resero la transizione molto più morbida: la libreria si era riempita di libri sul vivere sano mentre il frigorifero in cucina aveva incominciato a riempirsi di cibi naturali e salutari, concedendo a Baylee solo il privilegio di indugiare in dolci e biscotti. Svegliarsi presto alla mattina per andare a correre garantiva a Brian qualche ora in più di sonno e permetteva a Nick di rientrare in tempo per preparare la colazione prima che tutti e tre iniziassero la giornata. Un corso di cucina che avevano iniziato a seguire insieme aveva permesso loro di ricucire gli strappi creati nei mesi precedenti; iscriversi in palestra aveva permesso a Nick di costruirsi una nuova cerchia di amici a cui poco importava chi lui fosse per il mondo pubblico e le uscite molto spesso risultavano essere sempre in compagnia dei propri partner. Le domeniche ancora calde venivano trascorse a bordo della sua barca che per troppo tempo era rimasta abbandonata a se stessa: la pelle di Brian che lentamente veniva dorata dal sole, quegli occhi azzurri che diventano quasi dello stesso colore del cielo mentre i riccioli biondi di Baylee diventano ancora più chiari. Erano quelle le nuove emozioni di cui Nick si lasciava inebriare, un differente modo di ubriacarsi ma senza rischiare di rovinare ciò che aveva finalmente ricostruito. Soprattutto, era poter finalmente risentire la risata cristallina e naturale di Brian che guardava lui mentre insegnava nuotare a Baylee, lezioni che finivano sempre con una lotta di spruzzi.
Poi, era giunta la sua occasione di dimostrare quanto era cambiato. Per una volta, il peso sarebbe caduto su di lui anche se entrambi, sia lui sia Brian, avrebbero preferito un’altra occasione. Perché la paura che li aveva avvolti quella domenica di novembre, calma e tranquilla mentre macinavano chilometri di ritorno dal Kentucky, era qualcosa che nessuno di loro aveva mai provato prima d’ora e nemmeno avrebbero voluto. Entrare di corsa in pronto soccorso con un bambino, il proprio figlio, che delirava a causa di una febbre che nessuno aveva previsto: certo, non era stato bene in quei giorni ma chi mai avrebbe potuto pensare che la situazione potesse peggiorare nel giro di poche ore? Ma era successo e per lungo tempo erano rimasti loro due da soli, in una sala d’aspetto piena di gente sconosciuta mentre le loro menti erano rivolte solamente ad un unico pensiero.
Le ore si erano trasformate in un giorno ed un giorno si era allungato in due, tre fino ad arrivare ad una settimana. Sindrome di Kawasaki, quella era stata la diagnosi per quanto atipica e completamente nata dal nulla. Ma era stata una pugnalata per Brian, un crudele scherzo del destino che il suo calvario dovesse ripetersi anche con suo figlio. E Nick poteva solo ringraziare di essersi rimesso in riga, di non avere più una nebbia avvolta attorno al suo cervello e occhi, e di poter cancellare quell’espressione tinta di senso di colpa dal volto di Brian. Perché solo la notte in cui avevano riportato a casa Baylee, Brian era crollato, aggrappandosi a lui come se fosse una foglia che stava per essere portata via dalla tempesta. Quanto erano cambiati, era stata quella la prima volta che Nick se ne era reso conto. Forse era stato il fatto che erano cresciuti insieme o forse era perché finalmente Brian era ritornato a fidarsi di lui tanto da ridargli indietro non solo il suo cuore ma anche se stesso. Così quella notte non c’era stato bisogno che Brian parlasse esplicitamente delle sue paure, di quanto si sentisse responsabile perché, nonostante i controlli prima che nascesse, quel suo cuore malato era stato tramandato anche a loro figlio. Quella notte Nick lo aveva semplicemente tenuto abbracciato mentre entrambi vegliavano il sonno di Baylee, aveva accarezzato i suoi capelli con baci e dita e non aveva nemmeno tentato di cancellare le lacrime quando finalmente erano riuscite a sfuggire dalle alte mura di difesa che Brian teneva sempre alte. Non c’erano state parole di rassicurazione, quelle già erano state esaurite durante le notti in ospedale. C’era solo una cosa che poteva rassicurarlo e quella sarebbe arrivata con il trascorrere dei giorni, quando Baylee avrebbe incominciato a lamentarsi di voler uscire invece che rimanere in casa, quando sarebbero passate quelle otto settimane ed il controllo successivo avrebbe confermato che loro figlio era definitivamente guarito e quando lo avrebbe potuto guardare senza sentire il panico incominciare ad alzarsi contro il suo petto. E mentre Brian si sarebbe preso cura di Baylee, lui avrebbe fatto lo stesso con Brian. Ed era quello che aveva fatto, assicurandosi che si staccasse da quella camera per dormire, che riprendesse quei chili che aveva perso e che non poteva permettersi di perdere ancora. In tutta quella confusione, in tutte quelle montagne russe di sentimenti, emozione e paura, nemmeno per un secondo Nick aveva indugiato alla voglia di anestetizzarsi come aveva temuto. Oh, il desiderio era sempre lì, nascosto nelle sue vene che incominciavano lentamente a bruciare ogni volta che si era fermato per qualche secondo per riprendere fiato. Ma c’era sempre qualche altro pensiero che lo fermava, qualche cosa che doveva assolutamente fare e telefonate per rassicurare parenti ed amici. Era stato un test, Nick lo sapeva bene: avrebbe potuto ricadere in quel vortice e lasciare ancora una volta Brian alle prese con tutto.
E Brian... Brian, forse per la vera prima volta, era orgoglioso dell’uomo che Nick era diventato. Quella paura l’aveva avuta, sarebbe stato bugiardo se non lo ammetteva. Fra una notte insonne e troppe tazze di orribile caffè, l’ansia che quella sarebbe stata la goccia che avrebbe scatenato ancora la tempesta lo aveva tenuto stretto fra le sue braccia, incapace di alzarsi e domandargli se poteva fare qualcosa. Si era sempre sentito inutile in quei momenti, come se niente di quello che poteva fare potesse essere abbastanza da tenere Nick ancora sano. Ma non in quel momento, non quando lui stesso faticava a rientrare nella categoria dei sani di mente. Ed era lì che si era sentito orgoglioso di come Nick aveva reagito: sue erano state le braccia a cui si era aggrappato, suo era il corpo contro cui si era accoccolato in quelle poche ore di sonno che si era concesso. Proprio dall’esempio di Nick, Brian aveva imparato che ammettere di essere debole non era una cosa di cui vergognarsi; era stata quasi una liberazione, un peso che si era tolto dalle sue spalle e che lo aveva aiutato a focalizzare tutte le sue energie su Baylee, sicuro che qualcun altro – no, non qualcun altro ma il suo compagno – fosse più che qualificato e pronto per prendersi cura della loro vita. E dopo anni di convivenza, dopo anni di matrimonio, era stata in quell’occasione che aveva veramente compreso il senso più stretto del loro legame: non erano solo documenti firmati e che li legittimava come coppia e non era solamente una casa in cui entrambi vivevano e che avevano costruito insieme. Era quello, invece, quel sostenersi sempre senza mai dover chiedere prima se si era pronti. Era prendersi per mano, anche quando si aveva litigato o urlato o si era stati sul punto di mandare tutto al vento.
Quella nuova convinzione, quell’affermare ancora una volta il loro amore attraverso un altro ostacolo, li aveva portati avanti, resi più forti e persone migliori e più proni a captare ogni benedizione invece che lasciarsi andare ai pensieri negativi e alla tristezza. Perché quella c’era, ogni tanto doveva esserci per compensare la felicità e la gioia, ma non era più così spaventosa perché la si poteva combattere insieme. E non solo lui e Nick, perché ora non c’erano solo loro due.
Ora, lo facevano insieme, come una famiglia.
Ma quella non era stata l’unica volta in cui Nick si era sentito messo alla prova e sapeva, oh, certamente sapeva che se quello fosse successo qualche anno prima, per lui sarebbe stato così semplice e facile rinchiudere tutto il dolore in una bottiglia di liquore e buttarlo giù come se fosse acqua, illudendosi che potesse scomparire assorbito dal suo corpo.
E quello che era successo era qualcosa che, ancora a distanza di mesi, lo prendeva sempre di sopravvento tanto dal fargli perdere l’equilibrio.
Quello era stato annunciato all’improvviso, in un momento in cui le sue vene vibravano ancora per l’adrenalina del concerto appena terminato. La sua mano già stringeva il telefonino perché era il momento in cui avrebbe chiamato Brian, avrebbe dato la buonanotte a Baylee e lo avrebbe rassicurato che tra poco sarebbe tornato a casa, giusto in tempo per organizzare la festa di compleanno di Brian e no, faceva ancora troppo freddo per uscire in barca. E invece a chiamarlo era stato proprio Brian e già da quei pochi secondi di interminabile silenzio, Nick aveva compreso che qualcosa di brutto era successo e l’unico dettaglio che gli mancava, e di cui non voleva nemmeno sapere le iniziali né tantomeno come terminava, era ciò che temeva di più.
Brian si era odiato, aveva odiato se stesso ed aveva odiato il mondo perché non gli permetteva di proteggere l’uomo che amava da qualcosa che lo avrebbe distrutto e di cui lui non era sicuro se fosse riuscito a ricucirne i pezzi. Aveva dovuto ascoltare una voce fredda continuare a pregarlo ed implorarlo che fosse una bugia, lui che di mentire nemmeno era capace. Poi, c’era stato solo il silenzio che lui aveva cercato di coprire continuando a parlare, ricordandogli ogni secondo che stava, no, stavano arrivando e che non lo avrebbero lasciato solo. Non sapeva nemmeno se Nick lo avesse ascoltato in quelle ore, Brian ricordava solamente che aveva continuato a guidare, lo sguardo che a volte guardava nello specchietto Baylee che dormiva ignaro di ciò che era successo, mentre usava una voce che, anche se rauca e bassa, era riuscita ad infilarsi in quella barriere che lo shock aveva innalzato in Nick. Non ricordava nemmeno se aveva fatto il check-in o se la guardia del corpo di Nick li avesse portati direttamente nella stanza del ragazzo; ricordava solamente di aver tenuto stretto a sé suo marito per tutto il resto della notte, quella figura che accanto a lui sembrava essere ritornato un bambino mentre i suoi singhiozzi venivano assorbiti dai riccioli di Baylee. Lezioni ed allenamenti erano stati rinviati, visite e controlli erano state cancellate e nuove prenotazioni erano state fatte agli hotel delle tappe successive: non c’era stato nemmeno bisogno di chiedere o pretendere, Brian e Baylee avrebbero seguito Nick anche se questi avesse deciso di ritornare a casa e chiudersi nel suo dolore. E in passato sarebbe stata quella la decisione di Nick, avrebbe racchiuso tutta la sua sofferenza nella musica e nella droga ma non ora. Ora aveva un santuario da cui attingere forza, in cui nascondersi e lasciare visibili le sue ferite sicuro che qualcuno, sicuro che Brian, le avrebbe sanate e poi cancellate via. E così era stato, senza domande o finte parole che invece di rassicurare facevano solamente crescere la rabbia. In silenzio, Brian e Baylee lo avevano curato ed erano rimasti al suo fianco anche quando aveva deciso di non andare al funerale, pur di evitare quello che sarebbe stato un gioco al massacro e la cui unica vittima sacrificale sarebbe stata lui. Leslie non meritava quello, non meritava l’ennesima sceneggiata della famiglia Carter il giorno in cui la seppellivano e le dicevano addio per sempre. Così si era fatto da parte ed era andato con le uniche persone che considerava ormai la sua vera famiglia: in una fredda giornata di febbraio, con Brian sottobraccio e le piccole dita di Baylee attorcigliate alle sue, Nick aveva dato addio a sua sorella, sicuro che in cielo ci sarebbe stato un angelo in più a vegliare sul loro futuro.
Ripensandoci ora, mentre le allegre voci dei bambini si alzavano e spaventavano gli uccelli, era quasi paralizzante rendersi conto quanto lui e Brian fossero diversi da quei due individui che proprio in quel luogo si erano dati il primo bacio. Quella canzone di Frank Sinatra era diventata negli anni la loro canzone, quelle note che avevano accompagnato ogni loro prima volta ed ogni momento più importante, tutti tasselli che si intrecciavano così alla perfezione nel creare la loro storia. La loro vita.
Brian voltò di lato il viso, sorridendo a Nick mentre lui gli sistemava meglio la sciarpa avvolta protettivamente attorno alla gola. Quella era l’ultima battaglia che stavano affrontando ed ancora non sapevano se ne sarebbero usciti vincitori o se qualcuno avrebbe dovuto arrendersi e mettersi da parte. E Nick non voleva pensare che proprio Brian dovesse essere colui che avrebbe dovuto fare quel passo, era strano e alquanto sconvolgente pensare ad un gruppo senza di lui. Non era nemmeno certo che potessero continuare senza la sua voce, nonostante questa avesse deciso di abbandonarlo all’improvviso. La prima volta che era accaduto era stato durante una festa a casa: Brian stava proprio cantando quella loro canzone quando la sua voce si era spezzata su una nota. Nessuno vi aveva fatto, tranne Brian, ma lo aveva dismesso come un semplice mal di gola. Una seconda, una terza ed una quarta volta non potevano cadere nella casualità, anche se era vero che negli ultimi mesi Brian aveva quasi stabilito un record per quanto riguardava raffreddori ed influenze. Ma entrambi sapevano che non poteva essere solo questo, bastava solo la sua espressione ogni volta che accadeva, quelle linee di preoccupazione che arricciavano la fronte in rughe che nemmeno le carezze di Nick riuscivano ad annullare. Così era iniziata la spirale di visite mediche e cure che sembravano essere totalmente inutili, se non aumentare la frustrazione perché invece di migliore, la situazione sembrava peggiorare di volta in volta. L’armadietto dei medicinali in bagno si era riempito di gocce e sciroppi, nuovi vocal coach suggerivano intrugli e tisane che funzionavano solo nell’immediato e un pezzetto di speranza se ne andava via ad ogni buco nell’acqua. E quell’opzione che all’inizio sembrava essere così lontana e solamente un’ultima spiaggia, ora si stava materializzando sempre più di fronte a loro. E tante volte, più di quelle che qualsiasi persona avesse potuto immaginare, Brian era stato sul punto di farsi da parte, anche se Nick sapeva che era la rabbia e la frustrazione a farlo parlare. Quegli scatti, quelle sere in cui spartiti incominciavano a volare per la camera o le valigie venivano fatte con gesti nervosi, solitamente seguivano concerti particolarmente difficili da superare o l’ennesima visita finita in parole e fumo. E tutto ciò che Nick poteva fare, oltre ad aiutare suo marito a rimettere a posto ciò che aveva sconvolto nel loro ordine, era la stessa cosa che Brian faceva sempre con lui: lo avvolgeva nel suo abbraccio, sdraiati nel loro o in qualsiasi letto si trovassero in quel momento, e lasciava che la sua pelle o i suoi vestiti assorbissero ogni lacrima.
Non erano mai stati una coppia di molte parole, avevano sempre lasciato che fossero i gesti a parlare ed esprimersi per loro. Ed esattamente come dodici anni prima, quando era stato un bacio dato all’improvviso che aveva dato inizio a quel bellissimo viaggio, un altro bacio, meno passionale e semplicemente una carezza sull’angolo delle labbra, risvegliò Nick da quel viaggio nel passato. Brian lo guardava silenziosamente, gli occhi azzurri che risplendevano sotto la luce del sole, e per qualche attimo Nick non seppe dire che cosa gli stesse passando per la testa. Non importava quanto tempo fosse trascorso, se un giorno o dodici anni, ma ogni volta che i suoi occhi cadevano su Brian, era come se fosse sempre la prima volta: il suo cuore che perdeva un battito per poi accelerare velocemente, impazzito anche lui da quell’emozione che viaggiava nel suo corpo, rendendo quasi nullo ogni pensiero del suo cervello. Poi, si ritrovò in un abbraccio mentre Brian faceva ondeggiare lentamente entrambi al suono di quella che solo in quel momento Nick si rese conto fosse una musica di un’orchestrina.
“Dodici anni ed ancora non domandi?”
Brian scosse la testa, strofinando poi la punta del naso contro quella di Nick ed appoggiando poi la testa contro la sua spalla, gli occhi rivolti a Baylee, Mason che correvano ridendo attorno al piccolo James.
Dodici anni prima ad osservare quella coppia che faceva i primi passi erano stati quello stesso lago, benché gli spettatori fossero stati differenti, con una luna ed un cielo che potevano solamente lanciare loro polvere di benedizione per quel nuovo amore. Ora, dodici anni dopo, quel lago non era cambiato e le sue placide acque continuavano a ricordare quelle due anime che si erano incontrate mentre la vita che avevano costruito si rallegrava e danzava attorno a loro, insieme a quella vita che, non ancora annunciata e silenziosa, stava incominciando a crescere nel corpo di Brian.  

 

 

 

 

For once in my life 
I got someone who needs me 
Someone I've needed so long 
For once unafraid 
I can go where life leads me 
And somehow I know I'll be strong 
For once I can touch 
What my heart used to dream of 
Long before I knew 
Someone warm like you 
Could make my dreams come true 

 

 

 












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Oh santo cielo, che cosa ho scritto? lol
Questa doveva essere solamente una one - shot di reazione, mia, ad un matrimonio a cui avevo partecipato. Invece, si è trasformata in questa cosa che potrà essere la base per una nuova long. :D

 

   
 
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