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Autore: Diana924    15/09/2012    6 recensioni
sviluppo della sesta drabble di " Le sei volte che ... ", mi sono divertita a immaginare come le cose sarebbero andate se Maria Antonietta d'Asburgo avesse sposato Paolo I invece di Luigi XVI, che all'inizio doveva sposare sua sorella Maria Carolina. Sia chairo: io adoro Caterina II, ma suo figlio Paolo la detestava, e pertanto mi sono dovuta adeguare
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Autore: Diana924
Fandom: Originale Storico
Titolo: La Granduchessa Maria Antonieta
Personaggi: Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, Paolo I Romanov Caterina II di Russia, Giuseppe II d'Asburgo, Nikita Panin, Grigorij Orlov, Aleksej Orlov, Aleksej Grigorevich Bobrinskij, Caterina Nelidova, Andrej Razumovsky, OC inventati per l'occasione, i volti sono su wikipedia
Rating: Giallo
Note: Quando ragiono a mente fresca sulle cavolate che scrivo, e scrivo cavolate ancora più grandi
Note2: Ricordate la mia fic " Le sei volte che Maria Antonietta si è sposata e quella in cui è veramente successo? ", bene, ho elaborato e allargato la drabble che riguarda la Russia
Note3: OOC, WHAT IF, Caterina's boys ( gli amanti di Caterina II sono citati )
Nota4: Per i nomi dei bambini non ho avuto alternative, era Caterina a imporli a Paolo e a Maria pertanto li ho lasciati, tranne l'ultimo perché nato quando ormai Caterina è morta. Dimenticavo: quando parla di suo padre Paolo parla sia del padre biologico: Sergej Saltikov, chè del padre legale: Pietro III
Nota5: la Paolo I / Toinette è da sempre la mia OTP, sono così emozionata. L'incontro con Fersen doveva esserci sebbene non sia stato dei migliori, piccola nota nella nota: Gustavo III di Svezia era considerato da tutte le corti europee omosessuale e si diceva che tra i suoi favoriti ci fosse proprio Fersen.
Nota6: Come anni ho scelto quelli che per la Maria Antonietta storica sono stati importanti, ho saltato il '93 per terminare col 1795 e includervi l'incoronazione.
Nota 7: Paolo eToinette li ho sempre visti compatibili, forse per il carattere o per la disitima in cui erano tenuti dalle madri e credo che insieme sarebbero stati felici. Nota nella nota: nonostante i tanti figli che ebbero Paolo ebbe una lunga relazione con Caterina Nelidova, relazione molto discreta tra le altre cose, qui è a discrezione del pubblico capire se i due hanno o meno una relazione.
Nota 8 : Il nome da ortodossa di Toinette risponde alla logica di volerle lasciare parte del suo, infatti il suo nome completo è Maria Antonia Josepha Joanna, e siccome solo il primo e l'ultimo sono traducibili in russo li ho lasciati, rendendola pertanto Maria Ivanova. Paolo la chiama Tonia in quanto era un'ammiratore della cultura germanica e ho pensato che avrebbe potuto inventarle questo diminutivo, lei invece lo chiama Paulchen come lo chiamava Maria Fedorovna, la VERA moglie di Paolo. Vi sono anche altri dimunitivi russi, non preoccupatevi sono tutti semplici da ricordare

 Recensioni e critiche sono le benvenute,e fatevi sapere se devo fare una mini long prima della versione spagnola e poi di questa

 

  

1768:

Era nato come una sorta di scommessa tra sua madre e Giuseppe eppure alla fine erano riusciti a convincere la zarina Caterina che lei sarebbe stata un’eccellente moglie per il granduca Paolo. Lei non conosceva per nulla il russo ma era una cosa a cui si poteva facilmente rimediare e in quanto alla fede ortodossa sua madre sperava che avrebbe potuto mantenere la sua confessione cattolica.

Amelia sarebbe stata duchessa di Parma, Giovanna regina di Napoli e Carlotta sarebbe divenuta regina di Francia alla morte del vecchio Luigi, ma lei … lei sarebbe diventata la zarina di Tutte le Russie, sarebbe stata come sua madre.

La zarina Caterina aveva sollecitato una sua visita, accompagnata da uno dei suoi fratelli ma era stato deciso che sarebbe andata da sola, andava a sposarsi, non a farsi valutare: lei era perfetta.

 

1770:

 

Non si sentiva pronta, non lo sarebbe mai stata si diceva mentre la carrozza lasciava Vienna. Ferdinando l’avrebbe accompagnata fino alla frontiera con la Russia ma lei avrebbe voluto che restasse con lei fino a San Pietroburgo. Fu terribile salutarlo alla frontiera, come fu terribile sostituire la carrozza con una slitta in quanto era meglio così si era giustificato il migliore amico del granduca Paolo, il giovane principe Andrej Razumovsky. << Se così vuole la zarina obbediremo >> aveva risposto lei separandosi da Ferdinando e salendo sulla slitta.

Il viaggio era durato tre settimane ma erano volate, forse perché la neve aveva iniziato a cadere e il paesaggio le era sembrato sempre uguale.

Era rimasta sorpresa di come i contadini nei villaggi l’acclamassero, non l’avevano mai vista eppure già l’amavano, ed era bellissimo sentirsi amati.

Aveva chiesto ad Andrej come fosse il granduca Paolo, ricevendo solo parole che ne lodavano l’intelligenza e l’amore verso la Germania. Ricordava il ritratto che aveva il quale mostrava un bel giovane dagli occhi celesti, forse un po’ massiccio ma di gradevole aspetto e con il nastro azzurro dell’ordine di Sant’Andrea. << Nel ritratto non si vede, ma il granduca ha avuto il vaiolo, voi fate finta di non notarlo >> la ammonì Andrej quando arrivarono a San Pietroburgo.

Si avvolse nella pelliccia che le avevano donato a Pskov e salì le scale tra due file ordinate di cosacchi. Quegli uomini le facevano paura ma lei era la figlia di Maria Teresa d’Asburgo e non doveva mostrare quel sentimento si ripeteva.

Erano in cima allo scalone, lei in un abito dorato su cui spiccavano l’ordine di Sant’Alessandro e quello di Santa Caterina oltre alla croce del nuovo ordine di San Giorgio; lui in alta uniforme degli ufficiali della Guardia. Lei non sorrideva ma quando fu sui primi gradini lui le sorrise, un sorriso aperto e sincero; era magro e il volto era rovinato dal vaiolo, non come quello di Elisabetta ma pur sempre rovinato.

Non appena ebbe finito di percorrere la scalinata s’inchinò ai due e attese: << Maria Antonia, lieta di avervi qui, mio figlio vi accompagnerà a fare un giro; se avete dei problemi, qualsiasi tipo di problemi, non esitate ad avvisarmi e consideratemi come una seconda madre >> la salutò la zarina prima di fare un cenno al granduca che le diede il braccio.

Paolo non era bello, ma era dotato di grande intelligenza e di un umorismo alquanto bizzarro che la divertì enormemente quel pomeriggio mentre le faceva visitare il Palazzo d’Inverno.

La sera vi fu una cena in famiglia, solo lei, Paolo, la zarina che le era sembrata veramente buona, il precettore del suo fidanzato Nikita Ivanovic Panin oltre alla migliore amica della zarina, la contessa Praskovia Bruce. È quasi una zia per me le aveva detto Paolo quando la zarina le aveva presentate e la frase le fu chiara solamente quando due uomini entrarono nella stanza.

Uno era alto, biondo e col fisico prestante, l’altro castano, bruno e aveva sul volto una grande cicatrice che non si sforzava di nascondere.

<< E così il piccolo Paolo si è fatto uomo e si sposa? Certo che è una bella ragazza l’arciduchessa! >> l’apostrofò il primo in un francese stentato e lei sorrise imbarazzata quando vide Paolo che si tratteneva con forza e Panin che li fissava sconcertato. << Grisa, Aliosha, smettetela di spaventare questa poverina e sedetevi con noi >> li invitò la zarina. Mai sua madre avrebbe fatto una cosa simile. << Perché siedono con noi? >> chiese a Paolo mentre portavano in tavola la carne. << Volete la verità o la mezza verità? >> le chiese lui mentre li servivano. << La verità >> rispose lei, in quanto Asburgo avrebbe accettato solo la verità. << Lui – e indicò il biondo che si era seduto alla sinistra della zarina – è l’amante di mia madre e il padre del mio fratellino Aleksej, l’altro – e le indicò il castano che si era seduto accanto alla contessa Bruce – ha ucciso mio padre >> e detto questo iniziò a mangiare lasciandola senza parole.

 

1771:

 

Dopo un anno di fidanzamento era stata fissata la data delle nozze e prima ancora quella del battesimo ufficiale. Non avrebbe voluto cambiare religione ma erano stati tutti irremovibili e lei si era piegata. Quel giorno nella cappella del palazzo erano solamente lei, Paolo che era stato scelto come suo padrino, la principessa Elizaveta Daskova antica amica della zarina come madrina, la zarina stessa e il pope. Si era esercitata a lungo e quando le portarono il documento firmò come Marja Ivanova, almeno così avrebbe mantenuto parte del suo nome, l’idea era stata di Panin e della zarina.

La corte russa era così diversa da quella austriaca che c’erano dei momenti in cui si sentiva tremendamente a disagio ma la zarina Caterina era sempre pronta ad aiutarla.

Passava delle gradevoli mattine nelle sue stanze assieme alle sue damigelle, poi c’era il pranzo in famiglia o pubblico la domenica, il pomeriggio lo passava con Paolo e i suoi amici e infine la sera dopo la cena c’era sempre qualcosa da fare, un ballo o il teatro. Paolo era amabile con lei e di una cosa si era subito accorta: quel ragazzo voleva piacerle e voleva solo essere amato, non le chiedeva altro. Era divertente uscire a cavallo con lui e Panin e lentamente si stava abituando a tutta quella corte, sontuosa e allo stesso tempo rozza. Chi non riusciva a piacerle erano i cinque fratelli Orlov, specialmente Aleksej con quella sua orrenda cicatrice.

Il giorno del matrimonio fu come un sogno, colpa del troppo incenso e delle parole in slavone che il metropolita diceva e che lei non comprendeva appieno. Come in un sogno lei e Paolo ebbero delle corone sostenute da qualcuno, fecero dei giri attorno all’altare e ascoltarono la benedizione per poi baciarsi in pubblico. Non era la prima volta perché ogni tanto, quando erano soli o vi era solamente la servitù Paolo le dava dei baci leggeri sulla bocca ma quello fu diverso.

La sera vi fu uno dei più grandi banchetti a cui avesse mai preso parte, poi dei balli e sebbene l’abito fosse pesante e la corona le facesse male ballò con grazia. Prima fu il turno di suo marito, poi Andrej, Grigorij Orlov e i suoi fratelli e per finire il giovane Aleksej Grigorevich che era stato fatto venire appositamente per il matrimonio. Era un bambino intelligente che volle a tutti i costi sedersi accanto a lei, << T’invidio Pavel, hai una moglie bellissima >> disse rivolgendosi al fratello. << Prima o poi avrete anche voi una moglie >> disse lei con un sorriso. << Me lo giurate? >> << Si >> rispose lei con una risata. << Pavel, Masa ha promesso che mi troverete moglie >> enunciò Aleksej sporgendosi. << Se lo dice lei Aliosha >> replicò suo marito diplomaticamente. Non si era del tutto abituata ai soprannomi russi, ma le piacevano.

Quando furono soli nella loro stanze le venne spontaneo tremare, Giovanna le aveva scritto che era un’esperienza orrenda mentre Carlotta l’aveva definita una squallida formalità. << Dopo tutti i baci potremmo concederci dell’altro. Masa: io non ti farò mai male >> le rivelò lui prima di baciarla appassionatamente.

 

1772:

 

In quell’anno di matrimonio aveva imparato che molte cose erano delle illusioni: la zarina la disistimava considerandola una ragazzina sciocca e frivola, la corte era un covo di depravati e gli intrighi imperversavano. Inoltre vi si era aggiunta la ribellione di un cosacco del Don, un certo Pugacev che sosteneva di essere il marito defunto della zarina.

<< Ho visto io stesso il corpo di mio padre, quell’uomo mente >> le aveva detto Paolo prima di rivelarle il suo segreto: << Mio padre è morto quando avevo undici anni, e non era Pietro III >>, sapeva bene quel che si sussurrava ossia che il padre di Paolo era Sergej Saltikov ma aveva troppa paura per porre quella domanda alla zarina. Aveva apprezzato Paolo per quel gesto, molto: << Ti ringrazio Paulchen per questa verità >> gli aveva detto con un sorriso.

La novità più gradita era stata senza dubbio l’allontanamento di Grigorij Orlov per far posto a un giovanotto di nome Alekxander Vasilchikov. << Mia madre non mi ama, e offende la memoria di mio padre con questi uomini >> diceva Paolo a gran voce e lei sapeva che si riferiva a Pietro III. Paolo cercava di imitarlo in tutto, dall’amore per la Germania a quello per l’esercito.

Quando aveva scritto a sua madre della Polonia le aveva anche annunciato la sua gravidanza si era sentita rimproverare perché non stava troppo tempo con la zarina, ma le era impossibile, la zarina aveva una sua corte, lei e Paolo un’altra.

Avrebbe voluto chiamare il bambino Petr come il padre di Paolo, o Stefan come suo padre ma non le fu consentito, la zarina aveva detto Alessandro, e Alessandro fu.

Almeno vi abbiamo guadagnato Pavlosk le disse Paolo mentre erano in carrozza ma lei non la pensava così. Un figlio al posto di un palazzo, era questo lo scambio che la zarina aveva imposto loro, e lei che stupidamente pensava che li avrebbe compresi, anche a lei erano stati tolti i figli e invece nulla.

Pavlosk era meraviglioso si disse mentre osservava Paolo e Andrej che si preparavano per la caccia ma lei avrebbe voluto avere il suo Alessandro, e al diavolo tutti i palazzi dell’Impero.

 

1774:

 

Ormai vivevano in pianta stabile a Pavlosk, e d’inverno a Gatcina con qualche rara visita a Mosca o a San Pietroburgo, quando le giunse  la notizia della morte del vecchio re Luigi e l’avvento al trono di Carlotta che era incinta per la prima volta. Lei invece aveva già tre figli, Alessandro, Alessandra e Costantino; ma c’era una notizia più importante per loro.

A oltre quarant’anni sua suocera si era risposata, in gran segreto ma la notizia era trapelata. Il fortunato era un certo Grigorij Potemkin, un piccolo nobile dei dintorni di Smolesk. Come aveva previsto la cosa aveva turbato e poi fatto infuriare Paolo che aveva urlato per tutta Pavlosk che mai e poi mai avrebbe riconosciuto valido il matrimonio di quella donna. C’erano voluti gli sforzi combinati di lei e di Andrej, oltre a quelli del saggio Panin per calmarlo ma restava della stessa idea ossia rancore e odio verso Potemkin. Per la prima volta lo aveva sentito avere parole di elogio per Aleksej Orlov che in una lite aveva accecato Potemik, evento più unico che raro.

Cercava di non pensare a tutte quelle amarezze occupandosi della reggia e degli abitanti del paese vicino che adoravano la signora granduchessa come la chiamavano.

Aveva capito che la frattura tra madre e figlio era insanabile quando si erano recati a Mosca per festeggiare i vent’anni di suo marito e mentre loro erano stati accolti da un tripudio di cittadini che li acclamavano, sentire “ Dio salvi il granduca Paolo e la granduchessa Maria “ ripetevano, qualcuno addirittura “ Lunga vita al futuro zar di tutte le Russie “ ed era stato bellissimo, tutta Mosca li amava. Per la zarina invece vi era stato silenzio, un religioso silenzio ma restava lo stesso un silenzio.

Potemkin però le sembrava un brav’uomo, un po’ troppo rozzo ma di buon cuore. Era strano ma come sempre lei e Paolo erano stati ignorati.

Quella sera avevano improvvisato un piccolo concerto, solo loro, Andrej e la giovane Caterina Nelidova, una delle sue damigelle che lentamente le stava diventando sempre più cara.

Si erano divertiti, lei all’arpa, Andrej al violino, Caterina alla spinetta e Paolo che improvvisava, e doveva ammettere che aveva una bella voce.

Si, non era la felicità che aveva sempre sognato, ma vi andava vicino: il suo popolo l’amava, aveva degli amici devoti e un marito che l’amava e a cui voleva bene.

 

1780:

 

Lei aveva appena partorito la granduchessa Elena; Alessandro e Costantino li vedeva poche volte perché erano sempre con la nonna, e Alessandra appariva di salute delicata, quando la zarina decise che lei e Paolo avrebbero dovuto compiere un giro dell’Europa, naturalmente in incognito.

L’idea era piaciuta a lei e a Paolo, ne avevano parlato per giorni e si erano subito organizzati scegliendo il falso titolo con cui avrebbero viaggiato: conti du Nord; e decidendo quali città avrebbero visitato. Paolo le aveva promesso che sarebbero andati a Parigi, a Napoli, a Firenze e a Vienna dove c’erano i suoi fratelli e le sue sorelle, in cambio dovevano fermarsi a Berlino e a Londra, oltreché dal famoso Mesmer. Quell’uomo le sembrava un ciarlatano ma siccome si trovava a Parigi l’avrebbe accontentato.

Tre sere prima della partenza stavano cenando assieme al conte Panin, a volte le sembrava che Paolo gli fosse affezionato come a un padre, che questi se ne saltò fuori con l’idea che il viaggio era uno stratagemma della zarina per escluderli dalla successione.

Sapevano che potevano essere vero così Paolo aveva subito scritto a suo madre affermando che nessuno dei due avrebbe lasciato la Russia e lei aveva immediatamente scritto a Giuseppe invocando aiuto e protezione. Se sua madre fosse stata in vita sua suocera non li avrebbe trattati in quella maniera infamante. E invece era stato peggio, molto peggio.

Paolo era stato letteralmente trascinato dai lacchè mentre lei aveva finto uno svenimento ma erano stati costretti a partire. << Guarda bene Pavlosk Tonia, perché potremmo non rivederla più >> in pubblico la chiamava Masa, Tonia era solo per loro due, nemmeno Andrej e Caterina ne erano a conoscenza.

Per loro fortuna la tappa a Berlino era stata breve. Aveva incontrato l’uomo che sua madre aveva odiato per tutta la vita e se come re le era sembrato interessato alle nuove idee come uomo l’aveva delusa: troppo vecchio, troppo magro e non era un segreto che odiasse le donne.

Per fortuna a Parigi si erano rifatti: la città era veramente bella ed era evidente che né il Palazzo d’Inverno né Ekaterimburg né tantomeno Pavlosk potevano reggere il confronto con la stupenda Versailles. Carlotta e Luigi li avevano accolti con tutti gli onori e sua sorella l’aveva accompagnata all’opera e a Parigi mentre Paolo visitava Les Invalides e Sevres. Aveva voluto conoscere i cinque figli di Carlotta e le sembrava che la primogenita, Maria Teresa, sarebbe potuta essere un’ottima moglie per Alessandro.

<< Si, la bambina è graziosa, ma conosci mia madre: non accetterà mai, sarà lei a decidere >> le aveva detto Paolo quando erano ripartiti. << Non dovrebbe essere così >> aveva risposto lei. << Quando sarò zar sarà diverso, te lo prometto Tonia, sarà tutto diverso: potremmo crescere i nostri figli e fare quel che vogliamo, e naturalmente caccerò tutti quei giovani, sono disgustosi >> sapeva che alla fine Paolo avrebbe criticato sua madre. << Chi è l’ultimo? >> << Sasha Lanskoj, ha appena due anni in meno di te >> aveva risposto lui con rassegnazione.

 

1781:

 

Napoli era stata una delusione dopo Parigi ma Vienna l’aveva rinvigorita, erano anni che non tornava a casa. << Si, si, l’idea è buona, solo che non possiamo applicarla da noi >> rispondeva Paolo ogni volta che Giuseppe accennava a qualche riforma. Era inutile cercare di fallo ragionare, continuava a parlare di sua suocera, di come fosse brillante, di come fosse illuminata e quando Paolo gli aveva comunicato che sua madre era così filosofa da scegliersi come amante un ragazzo di appena due anni più piccolo di lei Giuseppe era scoppiato a ridere, lasciandoli sorpresi e furiosi.

Si erano divertiti unicamente quando avevano assistito all’esibizione del giovane Mozart. << Era un bambino quando si esibì per noi, finito corse da mia madre e l’abbracciò, poi mi guardò e mi chiese in moglie >> aveva confidato a Paolo quando il giovane aveva iniziato a dirigere l’orchestra. << Ma davvero? E dimmi, ti sembra bravo? >> le aveva chiesto, lui s’intendeva solo di marce militari. << Molto, mi piace molto >> aveva risposto lei.

Era andato tutto bene, almeno finché l’ambasciatore russo non aveva comunicato loro che la guerra con la Turchia era ricominciata e di nuovo suo marito non aveva alcun comando mentre Potemkin era il comandante supremo. L’odiato principe di Tauride al comando, e lui niente.

E come se non bastasse Lanskoj era morto.

<< E’ stata lei, lei l’ha fatto morire >> aveva proclamato Paolo di fronte a lei e a Giuseppe. << Come potete dirlo? >> aveva chiesto Giuseppe. << L’avrò obbligato a bere qualche afrodisiaco, è una donna viziosa e perversa, ha ucciso mio padre e ha sposato quell’essere disgustoso. La verità cugino Giuseppe, è che io sono un secondo Amleto >>

E dopo quello Giuseppe aveva iniziato a guardarli in modo strano e con tanti piccoli gesti aveva mostrato di non gradire la loro presenza a Vienna.

<< Se non potreste rientrare in Russia qui sarete sempre i benvenuti >> aveva detto loro prima che ripartissero. << Vienna è come la ricordavi Tonia? >> aveva chiesto lui. << Più bella, Giuseppe è rimasto lo stesso di un tempo, tua madre lo adora e lui la trova la migliore sovrana del mondo >> << Noi sappiamo che non è così Tonia, e quando sarò zar la farò finita con tutte queste guerre >>.

 

1785:

 

Yermolov, Mamonov e tanti altri nomi anonimi, ormai sapere che la zarina si era scelta un nuovo amante non la terrorizzava più e sapeva che Paolo non era come lei, mai lo sarebbe stato.

Così fu sorpresa di vedere quel giovane, tal Simon Velikij che le chiedeva un’udienza. Velikij, non ricordava nessuno con quel nome, né di Pavlosk o di Gatcina, era la loro benefattrice aveva dichiarato padre Vladimir la domenica passata, né della corte di San Pietroburgo.

<< Sedetevi prego, e ditemi come posso aiutarvi >> disse sorridendo, quel girono era con Caterina e la figlia di Natalia Nariskina, Anna. << Altezza Imperiale io … >> << Aspettate un secondo >> e fece segno a Caterina di suonare. Poco dopo si udì un rumore, quasi un’esplosione. << Scusate mio marito, il cannone in questi tempi è così rumoroso >> aveva risposto allo sguardo spaventato del giovane prima di cominciare a riderci su, ormai era abituata al cannone, alle esercitazioni e alle marce militari, così come lui era assuefatto a vederla vestita da contadinella o da pastorella.

<< Mi manda la zarina, e sappiate subito una cosa: io ho diciotto anni >> aveva detto il giovane sedendosi mentre Caterina smetteva di suonare. << Siete per caso il suo nuovo favorito? >> aveva chiesto lei con un sorriso, si sentiva un po’ come la madre di quei poveri ragazzi.

<< Come …? No, no, non sono qui per questo. Vedete, il mio patronomico … è Pavlovic >> e detto questo era diventato scarlatto mentre lei impallidiva e Caterina e Anna si alzavano velocemente per osservare con stupore il giovane. << Capisco … mio marito è fuori, gli parlerò di voi. Volete fermarvi a cena? >> aveva chiesto mentre si sventolava con rabbia. << No, grazie, volevo solo consegnarvi una lettera, Altezza Imperiale >> e detto questo era uscito veloce dalla stanza. << Che impudente quel ragazzo >> aveva iniziato Natalia. << Voi lo sapevate? >> aveva chiesto lei osservandole e Caterina aveva risposto dopo qualche secondo: << Sapevamo che la zarina gli aveva trovato una donna per sapere se era idoneo a generare un erede, ma ignoravamo che fosse lui >>. << Grazia Katja, non faremo parola di questo col granduca, ma dobbiamo aiutare quel ragazzo >> aveva dichiarato, avrebbe dovuto supporlo, Simon aveva gli stessi occhi di Paolo, quegli occhi che lei amava.

 

1788:

 

Era riuscita a far sposare sua nipote Maria Clementina, figlia di Leopoldo, con Alessandro, matrimonio che lei e Paolo avevano visto di buon occhio e a cui sua suocera si era dovuta piegare. Era andato tutto bene tranne che per un dettaglio: Clementina, subito ribattezzata Elisabetta Leopoldovna, aveva avuto la sventura di essere corteggiata dal nuovo favorito della zarina, Platon Zubov. << Sono ragazzi, finché non fanno sciocchezze facciamoli divertire >> aveva risposto la zarina Caterina quando Paolo si era lamentato della cosa. Carlotta le aveva scritto felice di tutto, lei invece si era accaparrata la figlia maggiore di Leopoldo e al momento Elisabetta viveva con loro mentre Alessandro si muoveva tra Gatcina e San Pietroburgo. << Ho sempre amato i bambini, ma mia suocera che è stata una pessima madre decise di essere un’ottima nonna e mi ha portato via i maggiori >> aveva confessato alla nuora un giorno che erano andate a cavallo.

Poi era scoppiata la guerra con la Svezia e siccome Potemikin e Suvurov erano impegnati in Turchia la zarina non aveva avuto altre scelte: il granduca Paolo avrebbe assunto il comando sul fronte svedese, così quella sera avevano festeggiato. Oltre ad Anna, Caterina e Andrej c’erano anche Aliosha, da poco tornato quasi senza denaro da Parigi, e Simon, che lei aveva accettato con piacere e che trovava estremamente divertente.

<< Al nuovo comandante del fronte svedese >> avevano brindato tutti. << A mia moglie, Marja Ivanova, nata Antonietta d’Asburgo, e al reggimento di figlioli che mi ha dato >> aveva ribattuto lui prima di baciarla sulla guancia davanti a tutti, con la piccola Anna che applaudiva.

<< E’ la tua occasione per dimostrare a tua madre che puoi essere il miglior comandante di tutta la Russia >> aveva detto lei quando si erano ritrovati da soli. << Lo so, ma devi andare a San Pietroburgo, la fazione francese è contro di noi >> << Lo saranno sempre >> << Tonia, ma tu ami? >> e le era sembrato di rivedere il ragazzino spaventato che era stato al loro primo incontro. << Certamente Paulchen, e tu? >> << Si, sei l’unica persona che ami >> le aveva rivelato lui.

 

1789:

 

La notizia che in Francia si erano aperti gli Stati Generali era stata meno importante  della farsa che sua suocera aveva scritto per sbeffeggiare il re di Svezia, Il Guerriero Sfortunato, e come questi avesse perso la guerra senza averla quasi del tutto iniziata.

Alessandro aveva quindici anni e Costantino dodici eppure non riusciva a comunicare con loro. Non lo avrebbe mai ammesso ma le risultava penoso vedere i suoi figli comportarsi con distacco con lei per poi correre ad adorare la nonna. Per fortuna c’erano le bambine, anche se Olga stava davvero troppo male per la sua età e doveva trovare un marito ad Alessandra.

Lei e Paolo avevano preso in considerazione il secondo figlio di Carlotta e re Luigi quando Carlotta le scrisse che a causa di alcuni tumulti la famiglia reale aveva preferito lasciare Parigi e che quindi di matrimoni non era il momento di parlarne.

La soluzione le era venuta dalla suocera: il rivale di ieri poteva diventare l’alleato di domani e quindi aveva organizzato il fidanzamento tra Alessandra e l’erede di re Gustavo, il principe ereditario Gustavo Adolfo.

<< Se Carlotta fosse stata più esplicita avremmo potuto ospitarla con le sue figlie >> si lamentò con Paolo mentre osservano Caterina che giocava con Elena. << Forse, ma questo matrimonio è buono >> << Se lo dici tu, io non mi fido degli svedesi >> << Di quel pervertito di re Gustavo non mi fido nemmeno io ma Sandra sposa suo figlio, non re Gustavo >> << Chi lo accompagnerà? >><< L'attuale favorito del padre Munck, il duca di Sodermanland e il conte di Fersen. Fersen è stato il favorito del re e questa è la sua liquidazione, Munck vuol mettersi in luce e il duca li sorveglia entrambi >> << Svedesi tremendi >> << non sono semplici come noi che seguiamo la moda prussiana >>.

 

1790:

 

Era andato tutto perfettamente fino a quella maledetta sera. Lei e Sandra erano vestite con i loro abiti migliori, Paolo aveva l’ordine di Sant Alessandro, Alessandro e Costantino facevano da scorta a Sandra, impennacchiati e superbi nei loro abiti, sua suocera indossava il diamante che Orlov le aveva regalato, sembravano passati secoli da allora.

Poi la notizia: Gustavo Adolfo non sarebbe venuto, il fidanzamento era sciolto e Sandra sveniva per la vergogna. Aveva subito convocato il conte Fersen e se riconosceva che era un bell’uomo molto distinto aveva giurato a sé stessa che sarebbe stata impalcabile. << Come si è potuto permettere re Gustavo di rompere il fidanzamento? E non pensate a mia figlia Alessandra che non troverà mai marito?! >> lo aveva aggredito, di solito non si arrabbiava mai ma Alessandra era disperata, Paolo furioso, sua suocera confusa e le avevano comunicato che difficilmente Olga avrebbe superato la notte. << Altezza Imperiale io ho obbedito agli ordini … ma non dovete arrabbiarvi con me, non voi che siete la più perfetta tra le regine … >> << Io sono la figlia dell’augusta Maria Teresa, voi solo un avventuriero e il vostro re è un depravato che non merita di avere mia figlia come nuora. Non siete voi che sciogliete il fidanzamento ma noi perché non vi giudichiamo degni di avere Alessandra come regina >> aveva urlato prima di correre da Olga.

Olga era morta quando la delegazione svedese aveva lasciato San Pietroburgo e lei e le sue figlie erano state inconsolabili mentre la bara veniva portata nella Cattedrale dei santi Pietro e Paolo.

 

1791:

 

Luigi di Prussia non era il migliore dei partiti, ma siccome Carlotta le scriveva che avevano dei problemi per riprendersi il trono avevano subito accettato il matrimonio sebbene lei fosse sicura che sua madre si sarebbe rivoltata nella tomba nel sapere che una sua nipote avrebbe sposato un prussiano, ma come diceva Paolo. “ questa è la politica, e dobbiamo mostrarci grati alla Prussia che hanno voluto Sandra “ e questo era vero, purtroppo Costantino aveva sposato un’oscura principessa tedesca, ribattezzata Anna Fedorovna. Tra tutte queste brutte notizie almeno una la rallegrava: Lisa aveva partorito un maschio, chiamato Paolo Aleksandrovich e avevano scelto lei come madrina.

Come donna era pienamente realizzata: otto figli ancora viventi, un marito che l’adorava, il popolo che l’amava come una madre, dei bravi amici come Natalia, Caterina e Andrej; dei nipoti e lei non avrebbe ripetuto gli errori di sua suocera. Eppure le mancava qualcosa, e lei sapeva cosa: quella corona che doveva essere sua da anni.

<< Trentacinque anni e già nonna >> aveva detto Paolo prima di andare alle esercitazioni dei suoi soldati assieme ad Alessandro e Costantino. << Trentacinque anni e di nuovo madre >> aveva risposto lei con un sorriso. Si, era felice, e forse non le mancava nemmeno quella corona.

 

1795:

 

Non ci pensava più ma quando nella vecchia cattedrale dell'Assunzione il metropolita incoronò Paolo fu certa del suo successo, Paolo era zar e lei sarebbe stata zarina consorte. Accanto a lei c’erano Lisa e Anna Fedorvna che erano raggianti. Accanto a Paolo c’erano Alessandro e Costantino che era stato designato nuovo zarevich. Le dispiaceva per Alessandro ma li aveva traditi e aveva complottato con la zarina Caterina per rubare loro il trono e andava severamente punito per quello, lui e i suoi maestri.

<< E’ fatta >> disse sottovoce. << E’ fatta >> questa volta si rivolse a suo figlio Nicola e a suo nipote Paolo che erano tra Lisa sua figlia Anna. Accanto a Anna Fedorovna c’erano Caterina e la balia col piccolo Stefan osservato da Caterina che sorrideva felice. << E’ fatta >> disse a Paolo quando lui le sorrise e le diede il braccio. Sua madre sarebbe stata orgogliosa di lei.

 

   
 
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