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Autore: loustear    15/09/2012    0 recensioni
Bethany Scott, una ragazza di 16 anni di origini britanniche, è stata costretta dalla madre, morta quando lei aveva soltanto 9 anni, ad essere reclusa in un istituto specializzato per orfani, chiamato St. Joseph Institute.
Beth si sente reclusa come in una prigione, e soltanto raggiunta la maggiore età potrà trasferirsi ed andare a vivere altrove.
Ma l'attesa è troppo snervante e, grazie ad un incontro molto particolare con l'amore della sua vita affronterà le difficoltà della vita andando alla ricerca della libertà.
Sei curiosa di chi sia l'amore della sua vita? Leggi!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! benvenuti nella mia nuova fanfic, spero davvero che vi piaccia. Se volete lasciatemi una recensioncina, giusto per farmi un'idea di come sta andando! grazie mille dell'attenzione. <3



Beth POV

Quella domenica, i raggi del sole filtravano delicatamente dalla finestra, ricadendo altrettanto delicatamente sul mio pallido viso, facendomi lentamente aprire i miei grandi occhi nocciola...
Ero lì, stesa su quel dannato letto in quella dannata camera di quello stradannatissimo istituto, senza una famiglia o degli amici, senza... nessuno.
Ero rimasta chiusa lì dentro per quasi 10 anni, gli anni più lunghi della mia vita.
Avevo soltanto 6 anni, quando mia madre mi rinchiuse in quella specie di prigione, non ebbi nemmeno l'occasione di vederla un'ultima volta prima della sua morte, quando avevo soltanto 9 anni ed avevo bisogno di lei più che mai.
Potevo soltanto sperare nell'arrivo di un miracolo, o, meglio ancora, dell'amore, che, come diceva sempre lei, era la soluzione di tutti i problemi.
Ma la mia mente era altamente superiore per ricorrere a questi mezzucci come la speranza, o la fede. Non sarebbero serviti a nulla avendo a che fare con una come me, che riesce ad esternare i propri sentimenti soltanto con la sua coscienza.
Sapevo di essere sicuramente più matura rispetto alla mia età, ero riuscita a cavarmela da sola in situazioni piuttosto importanti, senza alcun aiuto da parte di nessuno.
Tornando alla storia...  Come tutte le domeniche, mi sciacquai il viso al lavandino all'angolo della stanza, afferrai con furia il mio accappatoio e mi diressi verso le docce pubbliche.
Arrivò finalmente il mio turno, mi sciacquai e mi avvolsi un asciugamano sui capelli, mi coprii ed uscii.
Sembrava andare tutto bene, tutto troppo bene per essere domenica...
-Ma guarda un po' chi c'è qui...-
-Uh, ma guarda! la gallina e lo stronzo, ma che sorpresa! sembrava tutto troppo tranquillo...-
-Controlla la tua rabbia biondina, non vorrai farti sbattere fuori a calci anche da qui? non ti è bastato che l'abbia già fatto tua madre?- disse con tono abbastanza divertito.
Il sangue nelle mie vene ribolliva di rabbia, sarei esplosa da un momento all'altro.
Fu la smorfia di quello stronzo patentato che mi fece andare fuori dai gangheri.
Lo presi per il colletto della camicia, sussurrando: -Senti Gulliver, ti credi tanto grande e potente, eh? Il fatto è che non lo sei, mi dispiace aver infranto i tuoi sogni da bulleto da strada...-
Ero pronta ad incentrare tutta la mia forza proprio sul mio pugno, per spaccare lui la faccia.
Non avevo esattamente un carattere calmo, avrei potuto ridurre in polpette anche un panda coccoloso (?), comunque era sempre meglio non avere amici "importanti", o "popolari" che derubare i bambini del pranzo.
Mi liberai di quei due idioti patentati e mi avviai verso la mia stanza, la 224.
Indossai la mia uniforme, una gonna, dei calzettoni e un vecchio maglione infeltrito di colore grigio scuro ed una sciarpona che mi copriva completamente la gola, non era il massimo come uniforme direi.
Presi la mia vecchia sacca grigia con dei libri, dovevo riportarli nella piccola biblioteca dell'istituto, credevo di essere l'unica ad usufruirne.
Non per vantarmi, ma possedevo e possiedo ancora un gran cervello, sapevo fare quasi tutto, l'unica cosa che mi sfuggiva era vivere.
Vivere fuori dagli schemi, riuscire a sentirmi libera almeo per una volta, senza essere seguita da tre pattuglie di polizia, provare ad evadere da quella prigione di merda.
Potevo al massimo uscire in giardino, ad osservare gli uccelli volare ed i ragazzi passeggiare al di fuori di quel maledetto cancello, vedendoli godere della loro libertà.
Non ce la facevo più.
Dovevo resistere altri 2 anni ed il solo pensiero mi faceva accrescere una rabbia dentro indescrivibile, dovevo escogitare qualcosa.
Decisi di scappare, di andarmene da lì, senza essere trovata, dovevo pianificare tutto in ogni singolo particolare, senza distrazioni.
Sì, ero pronta.


  
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